Honduras: il movimento di massa chiede le dimissioni del presidente JOH!
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Il 24 giugno scorso l’esercito è entrato nella Universidad Nacional Autónoma de Honduras (UNAH) per reprimere brutalmente gli studenti che protestavano contro il governo illegittimo di Juan Orlando Hernández (JOH). Almeno otto studenti sono rimasti feriti. Questo attacco arriva pochi giorni dopo che un gruppo di marines statunitensi era entrato nel paese centroamericano, evidenziando l’appoggio dell’imperialismo USA a questo governo golpista. Allo stesso modo, le autorità dell’università si erano già rese complici del governo golpista, ma la repressione ha preso forma in modo così brutale che persino il Consiglio dell’Università ha dovuto condannarlo.
L’Honduras è governato da una cricca illegittima, non eletta dal popolo. Questo gruppo difende gli interessi degli oligarchi e sono lacchè dell’imperialismo. La mancanza di appoggio tra la popolazione per i partiti oligarchici e la loro forte opposizione ai cambiamenti democratici, li portò a realizzare un colpo di stato contro il governo di Mel Zelaya. Il prestesto era un referendum autogestito dal governo di Zelaya, con l’obiettivo di capire se la popolazione fosse a favore di un’assemblea costituente. Da allora, le elezioni sono state una presa in giro, in particolare le elezioni del 2017, dove è stata commessa una vergognosa frode, che ha provocato una rivolta popolare che ha messo in discussione il regime.
In questi 10 anni dopo il colpo di stato,la popolazione ha dovuto sopportare violenza e miseria, e decine di migliaia di honduregni sono stati costretti ad emigrare in condizioni difficili. Questa è la causa fondamentale delle carovane di migranti. Gli attacchi contro i lavoratori non si sono fermati, l’ultimo esempio sono le recenti contro riforme per la privatizzazione della salute e dell’istruzione.
Il popolo dell’Honduras è stanco di vivere in questo modo, a cui si aggiunge la repressione sistematica delle proteste. Non si contano gli omicidi commessi dal governo del JOH contro chi manifesta. Le masse non vogliono più morti, pestaggi, sparatorie, né continuare a subire la repressione a colpi di gas lacrimogeno. L’attacco agli studenti universitari del 24 giugno è un riflesso della mancanza di appoggio del governo, l’unico modo rimasto per andare avanti è infatti l’uso della forza.
L’università stessa è un chiaro esempio dell’ambiente nella società. Non c’è una settimana in cui le lezioni procedono come programmato, perché, mentre combattono il regime, gli studenti universitari abbandonano i corsi per unirsi alla lotta. La dirigenza del partito Libre e Mel Zelaya stesso hanno giustamente appoggiato la protesta, anche se le loro rivendicazioni sono in ritardo rispetto a quelli del popolo, che li spingono sempre più avanti con la loro lotta.
Tuttavia protestare non basta. Il popolo honduregno è già sceso in piazza molte volte, ma sono necessarie una strategia e tattiche rivoluzionarie chiare, cosa che né il partito Libre né Mel Zelaya possono offrire.
Ci chiediamo: insegnanti e medici non hanno una ragione per lottare? Non ce l’hanno i lavoratori dei trasporti gli studenti, gli operai e i contadini, le casalinghe e i disoccupati? E gli honduregni emigrati, non hanno motivo di lottare? Certo, la risposta è sì, e la prima cosa da fare è rovesciare il regime del colpo di stato. Dobbiamo unirci in un sol pugno per distruggere il regime e conquistare così le redini della società a beneficio degli oppressi. Abbiamo bisogno di un cambiamento rivoluzionario che stabilisca un’autentica democrazia controllata dai lavoratori, ponendo fine alla farsa della democrazia borghese sotto la quale abbiamo vissuto e da cui è arrivato ciò che abbiamo ora.
Le proteste isolate faciliteranno solo la repressione del regime. Non basta bloccare le strade, la produzione nel suo insieme deve essere bloccata. Se il popolo dell’Honduras scendesse in sciopero generale, potrebbe letteralmente soffocare questo regime golpista, dividere le sue forze repressive e fornire la spinta finale che precipiterebbe la sua caduta.
Pensiamo che in ogni luogo di lavoro, in ogni università, in ogni quartiere operaio e in ogni città, si debbano svolgere assemblee per preparare e organizzare la lotta, eleggendo rappresentanti che si riuniscano a livello regionale e nazionale con l’obiettivo immediato di organizzare lo sciopero generale , accompagnato da blocchi stradali e un appello per una giornata mondiale di solidarietà con il popolo honduregno. Si devono riscoprire le migliori tradizioni rivoluzionarie dell’Honduras, come quelle del 1954. La combinazione dell’esperienza storica con l’audacia della classe operaia giovane è la chiave per abbattere il regime di JOH.
Il popolo dell’Honduras ha il diritto di vivere con dignità, e per ottenere ciò non basterà cacciare i golpisti. Questo bellissimo paese è diventato un inferno sotto l’amministrazione degli oligarchi e degli imperialisti. È tempo che gli operai, i contadini e il resto della povera gente dell’Honduras prendano il potere, e anche la produzione, nelle proprie mani per gestire l’economia a beneficio della popolazione nel suo insieme, e quindi sradicare definitivamente la violenza, la disoccupazione e la fame.
Dal Messico e dal Salvador siamo solidali con i nostri fratelli universitari e respingiamo vigorosamente la repressione nell’UNAH. Inviamo la nostra solidarietà alla lotta del popolo honduregno. Confidiamo che sarà all’altezza dei compiti che la storia ha posto sul suo cammino. Questa è una lotta letteralmente di vita e di morte e sappiamo che saranno in grado di vincere.
Stop alla repressione del popolo honduregno, via gli oligarchi dal paese!
Sciopero generale per rovesciare la dittatura di JOH!
Fuori gli imperialisti dal Centro America!
Per una Federazione di repubbliche socialiste del Centro America!
28 giugno 2019