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3 Novembre 2021Questo articolo, scritto dai compagni della sezione jugoslava della Tendenza marxista internazionale nello scorso settembre, evidenzia i processi di radicalizzazione avvenuti in Slovenia negli ultimi mesi (culminati nel NO alla privatizzazione dell’acqua in un referendum dell’11 luglio), sintomo dell’inizio di un cambiamento di coscienza fra le masse nell’intera regione.
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Venerdì 28 maggio, quarantamila persone si sono riunite in piazza Prešeren a Lubiana per protestare contro le politiche reazionarie di Janez Janša. In un certo modo, la manifestazione è il punto di arrivo di una serie di movimenti sociali che sono cominciati persino prima che cominciassero le misure di austerità di Janša in Slovenia. Sindacati; associazioni, organizzazioni studentesche ed accademiche, così come il partito Levica, hanno partecipato alle manifestazioni.
Nell’aspetto, si trattava di manifestazioni della società civile emerse nella scia del fallimento del governo di Janša nella gestione della pandemia, e contro misure antioperaie come il tentativo di privatizzare l’acqua, tagliare i sussidi e restringere i diritti dei cittadini stranieri.
Ad un primo sguardo, i manifestanti sembravano provenire da diverse tendenze politiche. Le masse riunite in piazza avevano una composizione di classe eterogenea. Possiamo dire con certezza, però, che il movimento riflette un’intensificazione della lotta di classe in Slovenia, evidenziata dai numeri di queste manifestazioni e dalle rivendicazioni espresse, per un miglioramento delle condizioni di vita di studenti e lavoratori, formulate come rivendicazioni di classe chiare ma mescolate con rivendicazioni di nuove elezioni e per “il rispetto dello stato di diritto”.
Queste manifestazioni sono indicatori di circostanze sociali cambiate e dell’emergere della lotta di classe in Slovenia. Questi processi si svolgono prevalentemente sotto la superficie della società, condizionate dalla crisi economica che si è intensificata con la pandemia e l’incapacità della classe dominante di gestirla. La classe lavoratrice della Slovenia ha ottenuto una piccola vittoria costringendo il governo ad abbandonare la sua intenzione di privatizzare l’acqua e fissare un referendum per l’11 luglio.
Anche il benvenuto ricevuto da Levica (La sinistra, partito appartenente alla Sinistra europea, che ha ottenuto il 9,2% alle politiche del 2018, ndt) alla manifestazione indica il modo in cui la lotta di classe si sta intensificando. Quando il partito è arrivato con le proprie bandiere, con un corteo organizzato, i manifestanti l’hanno accolto con un applauso.
Il clima sta chiaramente cambiando ancora una volta in Slovenia, dopo la vittoria della destra alle ultime elezioni. Era chiaro che i manifestanti presenti riconoscevano Levica come l’avversario principale di Janša e come una potenziale forza parlamentare in grado di portare la società verso un’altra direzione.
La differenza chiave tra questa manifestazione e altri movimenti sociali che abbiamo visto negli anni passati nell’ex Jugoslavia è la presenza dei sindacati e il collegamento che hanno con le organizzazioni di sinistra e studentesche. La presenza della classe operaia organizzata rende queste manifestazioni espressione di una forma più avanzata di lotta di classe, anche se mantengono l’aspetto esteriore di un movimento della società civile.
Alle manifestazioni, Janša veniva presentato non solo come un prodotto della corruzione e incompetenza del governo precedente, ma – nelle parole degli oratori al comizio di Lubiana – come “un simbolo del sistema politico degli ultimi trent’anni”.
Il referendum sull’acqua e Janez Janša
Il referendum di modifica della Legge sull’acqua, tenutosi l’11 luglio, ha mostrato che il processo di radicalizzazione politica in Slovenia è ricominciato. Nonostante un’affluenza del 45.99%, l’86.58% dei votanti (674.114 votanti) si è espresso contro le modifiche, mentre il 13.42% ha votato a favore. Queste cifre testimoniano il fatto che la lotta di classe si è manifestata attraverso una questione realmente importante per la classe lavoratrice in Slovenia. Dall’altra parte, i risultati del referendum hanno messo a nudo l’instabilità del governo di Janez Janša, così come il fatto che il suo governo non gode di un supporto di massa. Janša incarna l’instabilità politica generale della Slovenia. Il risultato del referendum rappresenta un’importante vittoria per la classe lavoratrice, e obbliga il governo a bloccare il processo di privatizzazione dell’acqua in un momento di intensa crisi politica nel Paese.
Queste cifre sono anche indicative di una crepa profonda nella società slovena. Il divario tra le politiche del governo, e l’assenza di supporto dal basso mostra chiaramente che Janša come fenomeno politico è in una posizione molto più debole di Orban, o Trump – due dei politici ai quali viene più spesso paragonato. A differenza di Orban o Trump, Janša non gode di un supporto significativo nella società slovena. Non è arrivato al potere conquistando la maggioranza alle elezioni, ma si è appropriato della poltrona di primo ministro attraverso manovre burocratiche e trattative data l’impossibilità di formare un governo di maggioranza dopo le ultime elezioni. Mentre Trump era una figura contro la quale alla fine la classe dominante americana si è rivoltata, Janša è un uomo nel quale la classe dominante slovena ha tradizionalmente riposto la propria fiducia per stabilizzare crisi politiche che potevano facilmente metterla in discussione. Janša è una figura che ha dimostrato la propria affidabilità durante il processo di restaurazione del capitalismo in Slovenia codì come nell’ex Yugoslavia. È un politico dell’epoca della transizione che ha svolto il proprio dovere fino in fondo, e la classe dominante lo riconosce come fedele alleato.
Possiamo vedere la funzione di Janša nella società slovena e la sua posizione come uomo di fiducia della classe dominante anche nel modo in cui si è comportato verso Levica. Nel discorso pubblico di Janša, Levica è presentata come il pericolo più grande per la società slovena, nonostante la sua influenza relativamente piccola in Parlamento. Questi tentativi di usare Levica nei media come l’uomo nero da cui scappare sono un tentativo da parte di Janša di mobilitare i settori più conservatori della società attraverso un’ideologia anti-comunista. Ma riflettono anche l’atteggiamento della classe dominante, che vede Levica come un pericolo per il proprio dominio. Vale la pena di notare che una delle prima iniziative politiche che Janša ha lanciato al gruppo di lavoro contro il terrorismo al Consiglio europeo, durante la presidenza slovena dell’Unione Europea, è stata una richiesta di criminalizzare di fatto le organizzazioni di sinistra. Il 7 luglio, il Consiglio europeo ha discusso i problemi dei presunti problemi dei cosiddetti processi di radicalizzazione speculari a destra e a sinistra e la necessità per un’azione in tutta Europa contro “la violenza e il terrorismo di sinistra e anarchici”, ponendo le basi per azioni più ampie contro le organizzazioni di sinistra.
Questo ci dice una cosa importante: Janša vede ritiene che il suo avversario principale siano le organizzazioni di sinistra e vuole sbarazzarsi di loro con ogni mezzo possibile. Questo non significa che le organizzazioni di sinistra siano diventate una minaccia per il capitalismo in Slovenia, ma che la classe dominante riconosce gli sviluppi nella situazione e spera di creare dei meccanismi e limiti di legge che possa bloccare un’ulteriore radicalizzazione della classe lavoratrice nel futuro. Non si tratta di una questione di poco conto. Mostra che la lotta di classe è in fase ascendente in Slovenia e che la classe dominante sta preparando le proprie “barricate”.
Considerando come il referendum ha dimostrato che solo il 13.42% della popolazione appoggia pienamente Janša, questo necessariamente pone la questione: chi potrebbe formare un governo alle prossime elezioni? È piuttosto chiaro che Janša non avrebbe abbastanza voti per ottenere la carica di primo ministro. Ma la questione delle prospettive politiche per i marxisti non è limitata alla democrazia parlamentare formale. Nelle condizioni di instabilità, crisi del sistema capitalista e lotta di classe che si sta sviluppando, si pone la questione della direzione della classe lavoratrice.
Una possibilità per Levica?
Paradossalmente, cercando di mobilitare i suoi elettori più leali con la minaccia del marxismo, Janez Janša ha soltanto contribuito alla crescente popolarità di Levica e alla sua importanza agli occhi dei lavoratori e dei giovani. “Se ‘Levica’ è il più grande nemico di Janša, evidentemente stanno facendo qualcosa di buono”, è il ragionamento di molti negli strati più combattivi della società slovena. Levica è quindi entrata nella fase in cui viene messa alla prova dalla classe lavoratrice. Le condizioni che si stanno sviluppando in Slovenia porteranno inevitabilmente Levica ad un bivio. Il partito dovrà scegliere il proprio percorso: o si metterà al servizio della lotta di classe e si aprirà ai movimenti dal basso, o altrimenti dovrà piegarsi di fronte al capitale, riducendo le proprie scelte politiche al livello di calcoli parlamentari.
Quanto Levica avrà successo nel diventare un rappresentante degli strati sfruttati della società dipende da come si presenta alla classe operaia e con quale programma. Il compito più importante da svolgere è radicarsi nel movimento operaio e nella classe lavoratrice – diventare una vera organizzazione della classe operaia collegandosi ai sindacati e ai lavoratori più combattivi. Se Levica non riuscirà ad orientarsi pienamente verso la classe, se non riuscirà a mettere all’ordine del giorno la prospettiva del potere ai lavoratori – cioè, se resterà sul piano del mero elettoralismo e delle rivendicazioni puramente riformiste che saranno difficili da imporre alla classe dominante nel mezzo della crisi capitalista – non sfuggirà al fato di SYRIZA. L’unica altra scelta per Levica sarebbe orientarsi in modo deciso verso la classe lavoratrice ed integrarla nel partito attraverso meccanismi democratici. Il suo ulteriore sviluppo e ruolo nei prossimi eventi dipende dal suo successo nell’assolvere a questo compito.
La Slovenia è stata in una crisi politica profonda per molti anni, con mobilitazioni periodiche della classe lavoratrice e della gioventù nelle strade. Dopo tutto ciò che è successo nell’ultima fase del governo di Janša, oltre all’offensiva aperta della classe dominante alle condizioni di vita della maggioranza, questo Paese sta entrando in una nuova fase di inasprimento della lotta di classe. In Slovenia, i processi politici e le crisi si manifestano su linee di classe molto più nette che negli altri Paesi dell’ex Jugoslavia. Sappiamo dall’esperienza che un mutamento nella lotta di classe in un paese dei Balcani può avere un impatto forte in tutta la regione. Lo stesso partito di Levica è stato costituito nel contesto della crisi generale del capitalismo nella regione nel 2008.
Essere costretti a subire le conseguenze della crisi ha portato la classe lavoratrice greca a mettere SYRIZA al potere. Questa vittoria elettorale a propria volta è stata di ispirazione per molti a sinistra, in diversi Paesi tra cui la Slovenia. Sono stati i processi in Grecia ad essere l’esempio per la fondazione dell’Iniziativa per il Socialismo Democratico (uno dei gruppi fondatori di ciò che oggi è Levica). L’intensificazione della lotta di classe in Grecia ha colpito tutta l’area dei Balcani, e per un certo tempo abbiamo visto una radicalizzazione crescente della gioventù e della classe lavoratrice nella regione, oltre ad un orientamento del clima politico generale verso sinistra. Sappiamo che la maggior parte delle crisi politiche nei Balcani non sono state ancora risolte. Dopo la sconfitta di SYRIZA, la situazione in Grecia rimane veramente instabile. In Macedonia e Bosnia, dopo la catastrofica gestione della pandemia da parte dei rispettivi governi, la popolazione ribolle di rabbia. In Serbia, che sembra aver fronteggiato bene la pandemia, il governo autocratico di Aleksandar Vučić si trova di fronte a mobilitazioni frequenti nelle strade. In Kosovo, il malcontento popolare è stato espresso attraverso la vittoria elettorale di Vetëvendosje sulla base di un programma di riforme sociali.
Lo sviluppo degli eventi in Slovenia è quindi di importanza cruciale per i comunisti yugoslavi. Il conflitto tra la classe operaia slovena e il governo reazionario di Janez Janša mostra un processo che si estenderà a tutti i Paesi confinanti. Nonostante la sua espressione esteriore, possiamo dire chiaramente che l’intensificarsi della lotta di classe è all’ordine del giorno. Come risultato della sconfitta della classe lavoratrice alla fine degli anni Ottanta, e la disintegrazione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, negli ultimi tre decenni ci siamo abituati all’assenza di un movimento di massa dei lavoratori pienamente sviluppato nei nostri Paesi. Ma dopo la crisi globale del capitalismo nel 2008 e la pandemia del coronavirus, nuove circostanze sono emerse. Come abbiamo detto, questi sviluppi porteranno inevitabilmente la classe lavoratrice nell’arena politica nei nostri Paesi. La nostra analisi ci ha permesso di vedere questi processi al loro inizio come una necessità dovuta alle contraddizioni sociali insite nel capitalismo. Lo stesso metodo ci permette di vedere sotto la superficie degli accadimenti, sotto le politiche parlamentari formali, e identificare le condizioni che sono maturate per lo sviluppo del movimento operaio in Slovenia ad un livello di organizzazione molto più alto.
Il fatto che Levica riesca a collegarsi con la classe lavoratrice e a creare un nuovo movimento dei lavoratori nel processo dipende da una serie di fattori oggettivi e soggettivi, ma è importante notare che al partito è stata data una storica opportunità per farlo. Una cosa è certa, la lotta di classe in Slovenia si infiammerà per un po’ di tempo a venire e creerà il potenziale per una svolta storica. Vi invitiamo ad unirvi alla Tendenza Marxista Internazionale con l’obiettivo di sviluppare questo potenziale e creare una nuova forza marxista in Slovenia.