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ChatGPT ha perso spazio nel mercato per colpa dell’Intelligenza Artificiale
6 Febbraio 2025
“La Costa azzurra del Medio Oriente”: Trump propone una nuova Nakba
7 Febbraio 2025Pubblichiamo il testo del volantino che i compagni di Trieste distribuiranno alla manifestazione sindacale contro le crisi industriali dell’8 febbraio
Dopo la chiusura di Principe e il ridimensionamento di Ferriera e Wartsila, l’attuale crisi che colpisce Tirso, Ublox e Flextronics rischia di essere una pietra tombale alle prospettive di lavoro in questa città. Ora basta aspettare, i lavoratori sono stufi! Serve una strategia di lotta efficace per rispondere all’arroganza delle aziende e alla passività delle istituzioni.
La vicenda della Flex è tra tutte la più emblematica. Dopo anni di tavoli e false promesse la proprietà ha condotto alle spalle dei dipendenti una trattativa segreta per vendere l’intero stabilimento ad un fondo di investimento tedesco. Ai 350 lavoratori rimasti dentro, sfiancati da anni di precarietà, incertezze, cassa integrazione, aumento dei ritmi di lavoro, non rimane che una fabbrica vuota, un futuro incerto e tanta rabbia. Al mercato delle vacche sarebbero stati trattati meglio!
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Se questo succede non solo è perchè i padroni non hanno nessuna intenzione di trattare ma perchè nello scontro in atto le istituzioni non hanno una posizione neutra. Governi e Regione, di centrodestra o centrosinistra hanno sempre agito a tutela della proprietà privata e del “diritto” dei padroni a fare profitti attraverso sostegni economici e infrastrutturali, sgravi e agevolazioni fiscali e non ultimo, fondi diretti come la Cassa Integrazione e i fondi di solidarietà, che le aziende hanno estesamente utilizzato per coprire esigenze produttive, e quindi fare profitti.
Il tutto mentre i nostri stipendi rimanevano al palo erosi dall’inflazione, dall’aumento di affitti, mutui e bollette. I padroni hanno già intascato a sufficienza, mentre noi sputavamo sudore sui loro macchinari, nei loro cantieri e magazzini.
E’ ora di riprenderci quello che è nostro. E’ ora di legare la lotta per la difesa dei posti di lavoro a rischio ad una più generale che metta al centro l’interesse collettivo dei lavoratori, dei giovani e dell’ambiente. Solo la nazionalizzazione sotto il controllo operaio può fornire la base su cui ricostruire un tessuto industriale funzionante, con diritti certi, salari dignitosi, filiere non inquinanti e non orientate alla produzione bellica.
E’ ora di fare sul serio! Trasformiamo questa mobilitazione in un’opportunità di cambiamento.
– Per un coordinamento cittadino delle aziende in lotta, formato da delegati/e dei lavoratori, che discuta democraticamente le forme di lotta da portare avanti, le piattaforme e le rivendicazioni.– Per l’unità e la solidarietà di tutti i lavoratori non solo dell’industria. Costruiamo la solidarietà anche con altri settori della classe lavoratrice: logistica, sanità, scuola, asili nido, commercio…– Cassa di solidarietà gestita dai lavoratori in lotta, per sostenere la lotta, le iniziative, la stampa dei volantini e le eventuali spese legali contro la repressione.– Nazionalizzazione sotto controllo operaio delle aziende che chiudono, inquinano e producono armi.– Vogliamo lavoro e dignità,non bombe e droni ! Contro il governo guerrafondaio che finanzia la guerra e sostiene il genocidio in Palestina!