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Con la legge del 23 dicembre 1978 viene introdotto il Sistema Sanitario Nazionale. Una grande conquista che garantisce l’assistenza sanitaria gratuita a tutte le persone.Questa conquista non cade dal cielo, non è erogata per grazia divina, ma è figlia delle lotte di lavoratori e studenti iniziate dieci anni prima con l’Autunno Caldo, che hanno portato a molte conquiste sociali nel corso degli anni ’70.
Niente però è conquistato per sempre… E infatti con il dlgs 502/1992 si modifica la natura delle allora USSL in ASL, cioè in aziende sanitarie e si reintroduce il privato nella sanità pubblica con l’accreditamento delle strutture private.
Anche in questo caso, le cose non avvengono per caso. Ricordiamo che i primi anni ’90 sono anni di crisi economica, con il rischio di bancarotta dell’Italia, che hanno portato arretramenti per il movimento operaio, dalle finanziarie di lacrime e sangue all’eliminazione definitiva della Scala Mobile dei salari. Con tutti questi elementi in campo, la scusa della mancanza di soldi (un evergreen) e la necessità di una modifica della struttura sanitaria, reintrodurre i privati nel sistema sanitario è gioco da bambini.
Qui inizia il processo di privatizzazione della sanità italiana e la Lombardia si trova in prima fila. Dal 1994 la Lombardia è governata dal centro-destra che ha spinto moltissimo nella direzione del privato e del privato accreditato (copiato dal centro-sinistra emiliano romagnolo): la cosiddetta eccellenza sanitaria lombarda.
Nel corso di questi anni, a seguito di scelte politiche nazionali sia di centro-destra che di centro-sinistra, la sanità privata/accreditata ha preso sempre più piede ed ancor di più da quando nei contratti collettivi nazionali di lavoro si sono siglati, purtroppo, accordi per la sanità integrativa e il welfare aziendale.
Secondo la Fondazione Gimbe, nel 2024 il 6,8% delle persone ha deciso di non curarsi per la lungaggine delle attese ed il 5,3 % ha smesso di curarsi per problemi di natura economica. Questo insieme di cose ha spinto molte persone e molti lavoratori a far riferimento a questi servizi “alternativi” perché garantiscono, per ora, tempistiche di attesa decenti a differenza delle lungaggini della sanità pubblica. Un sistema che è propedeutico alla privatizzazione totale della sanità. Un cavallo di Troia.
Il processo di privatizzazione ha compiuto infatti un altro passo in avanti con il DGR 4986 del 15 settembre 2025, con il quale la Regione Lombardia consente agli ospedali pubblici di sottoscrivere convenzioni con fondi sanitari privati, mutue e assicurazioni per erogare prestazioni nell’ambito dell’assistenza sanitaria integrativa. In questo modo chi usufruisce del Servizio Sanitario Nazionale si vedrà passare davanti non solo chi, come oggi, può pagare le prestazioni private accreditate, ma anche chi è iscritto ai fondi integrativi privati, ha un’assicurazione, ecc. Sostanzialmente i fondi privati entrano a pieno titolo nella sanità pubblica o ribaltando la chiave di lettura, la sanità pubblica viene definitivamente privatizzata.
Così i tempi di attesa nelle strutture pubbliche si allungheranno ulteriormente a dismisura. Chi non avrà una sanità integrativa aziendale perchè pensionato, disoccupato o studente, o troppo povero per stipulare un’assicurazione privata, dovrà aspettare tempi improponibili per curarsi, o forse smetterà di curarsi. L’Istat ci ricorda che ci sono sei milioni di poveri assoluti!
Così non si può andare avanti.
Nel 2024 in Italia si è investito il 6,3 % del PIL in sanità. Il quattordicesimo posto tra i 27 paesi europei dell’area OCSE., ultimo tra i G7. La media europea è del 6,9 %. La Germania è al 10,6 %!
La presidente del consiglio ci dice che il governo ha messo più soldi in sanità, ma la verità è che i fondi stanziati non coprono nemmeno l’inflazione. I dati rivelano che la percentuale del PIL destinata alla sanità si è abbassata rispetto al 2022, quando si assestava al 6,7% (dati Fondazione Gimbe).
Questi dati ci confermano che il governo di destra taglia la spesa sanitaria, altro che chiacchiere, a contempo si appresta ad arrivare al 5% del PIL sulle spese militari! In pratica più armi, meno salute.
Noi pensiamo che vada invertita la rotta. Aumentare drasticamente i fondi pubblici destinati alla sanità, anziché investire miliardi di euro in armi. Nessun finanziamento alla sanità privata, sotto qualunque forma. Nazionalizzazione delle strutture sanitarie private con internalizzazione dei lavoratori. Assunzione di operatori sanitari per andare a coprire tutte le mancanze di organico. Eliminare il numero chiuso ai corsi universitari di medicina. Assunzione di medici di base: sempre secondo la Fondazione GIMBE mancano 5.500 medici di base in Italia; secondo il CNEL addirittura 10.000; di questi, poco più di 1.000 nella ricca Lombardia, secondo le stime della Regione stessa.
Queste sono rivendicazioni urgenti e immediate per risollevare la nostra sanità, ma sapendo che nessuna conquista, come ci insegna la storia, anche la storia della nostra sanità, sarà mai per sempre sotto il sistema capitalista. Solo il superamento del capitalismo per una società socialista potrà garantirci una sanità di qualità, gratuita e per tutti!
