Domeniche lavorative ? No, grazie !
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26 Novembre 2018Il 24 novembre a Roma si terrà la manifestazione nazionale per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Da qualche anno questa giornata ha riacquistato connotati di un momento importante di mobilitazione e di lotta a livello internazionale. Anche quest’anno le motivazioni che ci vedranno in piazza sono tante.
In Italia assistiamo a continui attacchi ai diritti delle donne e a un aumento delle violenze e dei femminicidi.
Nei primi sei mesi di quest’anno sono state uccise il 30 per cento di donne in più rispetto al 2017. Nel triennio 2015-2017, l’Istat stima che il 4,1 per cento delle ragazze che oggi hanno meno di 30 anni hanno subito una violenza sessuale quando erano minorenni. Nel complesso quasi una donna su tre, cioè il 31,50 per cento, ha subito qualche forma di sopruso: 652mila donne hanno subito uno stupro; 746mila hanno avuto un tentativo di stupro. Più dell’80 per cento di queste violenze è stato commesso da un italiano. Questo dato va sottolineato a dispetto della continua campagna razzista che si fa, per cui chi violenta e stupra sono solo gli immigrati. Questi dati tenderanno sempre di più ad aumentare perché sono il prodotto di una crisi economica, sociale e di un abbrutimento dell’uomo che vive ormai in una condizione di assoluta barbarie.
Tutti i governi che si sono alternati in questi anni hanno strumentalizzato con ipocrisia il tema delle violenze e dei femminicidi, gridando allo scandalo e alla disumanità quando veniva commesso un omicidio, ma hanno trovato sempre l’occasione giusta per attaccare le conquiste fatte negli anni precedenti, cercando di ricollocare la donna al ruolo arcaico di moglie e madre.
L’ultimo esempio è il disegno di legge Pillon che rende sempre di più difficile e costosa la separazione coniugale e l’affido dei figli a difesa
della famiglia tradizionale e patriarcale. Il senatore Pillon, esponente della Lega, ha più volte attaccato senza mezze misure conquiste importanti delle donne come la legge 194, sostenendo:
“Via l’aborto, prima o poi in Italia faremo come l’Argentina”.
L’ipocrisia di questi signori è imbarazzante e proprio contro il ddl Pillon lo scorso 10 novembre si sono tenuti presìdi in tutta Italia. L’appuntamento di sabato 24 novembre sarà un momento importante di incontro, confronto e mobilitazione in cui donne, uomini, giovani potranno far sentire la loro voce contro chi attacca ogni giorno
i propri diritti.
Sicuramente le date del 24 novembre e dell’8 marzo stanno assumendo un’importanza e una tradizione di lotta per tante persone. Il movimento Non una di meno è stato in grado di intercettare la rabbia e l’indignazione di tante donne e giovani stanchi di questo sistema fatto di barbarie e violenza. L’assemblea
nazionale di Non una di meno che si è tenuta ad ottobre a Bologna ha rivendicato come strumento di lotta lo “sciopero femminista di produzione e di riproduzione” per mobilitare le donne alla giornata dell’8
marzo prossimo.
Noi rivendichiamo lo strumento dello sciopero come forma di lotta, ma uno sciopero va costruito nei posti di lavoro con assemblee, presìdi, coordinamenti non solo di donne ma anche di uomini che vogliono, insieme alle donne, ribellarsi alla violenza di genere.
La lotta per l’emancipazione femminile va di pari passo con la lotta generale e la presa di coscienza della necessità dell’abbattimento di questo sistema economico.
Una effettiva liberazione di risorse per la socializzazione del lavoro domestico e delle attività di cura, con asili, mense, lavanderie pubbliche, si scontrerebbe inevitabilmente con il perseguimento di profitti privati da parte di un pugno di capitalisti; ma se ci liberassimo da questo vincolo, producendo esclusivamente per soddisfareni bisogni reali, non solo metteremmo fine a disuguaglianze e discriminazioni ma si porrebbero le basi perché ogni donna e uomo possa esprimere appieno il proprio potenziale e le proprie aspirazioni e per relazioni realmente libere.
Il 24 novembre saremo in piazza e vogliamo che da quella piazza parta non solo una marcia che esprima la rabbia delle donne, ma sia l’inizio di una mobilitazione generale contro gli attacchi alla 194 e tutti gli attacchi ai diritti delle donne e agli oppressi di questa società.