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Repressione a Oaxaca, fermiamo la controriforma dell’Istruzione e questo governo di assassini!

Da sette giorni gli insegnanti e il popolo di Nochixtlàn, Oaxaca, hanno innalzato barricate e bloccato le strade per impedire alla polizia federale e alle forze dell’ordine di entrare nella capitale dello stato, oggi alcuni poliziotti hanno rimosso il blocco in maniera violenta, usando anche armi da fuoco. Bilancio: 5 persone assassinate, 51 feriti e 21 arresti. La violenza usata dalla polizia ha portato alla costruzione di altre barricate nelle strade della capitale; insegnanti, organizzazioni sociali e popolari si preparano per l’arrivo dalla polizia.

La controriforma dell’Istruzione

La riforma dell’Istruzione, condotta dal governo federale e approvata nel 2013 , ha portato gli insegnanti a mobilitarsi in massa, mobilitazioni che hanno avuto l’epicentro soprattutto nelle regioni dove è presente il Coordinamento Nazionale dei Lavoratori e dell’educazione (CNTE) , settore democratico e dissidente del Sindacato Nazionale dei Lavoratori e dell’Educazione (SNTE).

La cosiddetta riforma,criticata e messa in discussione da professori, accademici, ricercatori e giornalisti, si concentra sulle questioni lavorative: si pretende che gli insegnanti vengano valutati in base al loro rendimento scolastico, tuttavia non si specifica chi valuterà, su quali criteri e soprattutto con quanta trasparenza, poiché è chiaro che questo sistema cerca di eliminare solo quel settore dissidente degli insegnanti che da sempre è un sassolino nella scarpa per lo Stato.

Come dice Luis Hernandez Navarro, uno dei giornalisti che ha criticato la riforma educativa, la prima fase dell’esame di valutazione presentava già molti errori:

questi errori si evidenziano già dalla pietra angolare del processo: l’esame. Nei fatti, prima della sua realizzazione massiccia, avrebbero dovuto effettuare prove sperimentali per verificare se l’esame era adeguato o necessitava cambiamenti. Non è stato così. Per la fretta si è applicato a forza e il risultato è stato pessimo. Molti insegnanti sottoposti all’esame hanno dichiarato pubblicamente come molte delle domande erano assurde, scritte male e ambigue”.

L’applicazione della prima fase di valutazione ha provocato il licenziamento di più di tremila insegnanti. A causa delle mobilitazioni a Oaxaca, Michoacàn, Guerrero e Chiapas, sono state militarizzate gli istituti scolastici al fine di garantire l’applicazione dell’esame di valutazione che in alcuni casi è fallito a causa della scarsa partecipazione.

A proposito della cosiddetta autonomia di gestione della riforma dell’Istruzione Hernandez Navarro ci spiega:

la legislazione lascia aperte le porte perché, in nome di questa autonomia e con il pretesto di coinvolgere i genitori nella gestione e nel mantenimento delle scuole, si legalizzano di fatto le tasse, si permette l’entrata di imprese negli istituti scolastici e il principio costituzionale che garantisce l’educazione pubblica diventa solo un insieme di parole vuote. Tutto ciò ha un nome: privatizzazione.

La cosiddetta riforma dell’Istruzione si riduce a questo; come sostengono gli insegnanti, non si parla di una riforma della didattica o che porti a miglioramenti delle infrastrutture scolastiche, non si parla di come si risolverà l’analfabetismo di 32 milioni di persone nel paese; si tratta di una riforma del lavoro che con il pretesto di valutare gli insegnanti punta a licenziarne migliaia a livello nazionale.

In più con questa riforma si permetterà un intervento sull’educazione di base da parte dei privati e una parte del finanziamento all’Istruzione ricadrà sulle spalle delle famiglie attraverso il pagamento di tasse e la legalizzazione di rette scolastiche.

La riforma è stata voluta da persone come Claudio X. Gonzalez, imprenditore ex “salinista” (da Salinas de Gortari, presidente del Messico dal 1988 al ’94, autore di feroci misure liberiste), unito a un gruppo di “organizzazioni cittadine” i cui interessi sono asserviti a un gruppo di uomini d’affari che sono stati i principali promotori della riforma, in primo luogo il ministro dell’Istruzione Pubblica, Aurelio Nuño, detto il “sergente”. Qual’ è l’obbiettivo? Convertire l’educazione in merce, portare avanti modelli educativi basati sulla competizione e stabilire una valutazione standardizzata con la finalità di preparare gli studenti al mondo del lavoro e soddisfare i requisiti richiesti dagli imprenditori che necessitano mano d’opera, eliminando così l’idea di un’educazione complessiva, critica, che permetta all’alunno una analisi adeguata dell’ambiente.

In sintesi, la riforma dell’Istruzione l’ha voluta fortemente un settore di imprenditori appartenenti alla borghesia messicana, i suoi esecutori sono funzionari del governo asserviti ai loro interessi.

La resistenza della CNTE e degli insegnanti

La CNTE è la corrente e la sezione democratica del SNTE, è nata nel 1979 e dal quel momento ha mantenuto una lotta frontale contro la burocrazia, la corruzione e il charrismo (il legame con lo stato) nel sindacato; i suoi metodi assembleari e di mobilitazione per ottenere diritti sindacali mantengono all’interno della propria base una grande tradizione di lotta democratica e rivoluzionaria.

Attualmente la CNTE è presente maggiormente nelle regioni di Guerrero, Michoacàn, Oaxaca, Chiapas, dove dirige le sezioni sindacali, tuttavia esistono attivisti della CNTE praticamente in tutto il paese.

Coraggiosamente ha proclamato uno sciopero nazionale a partire dal 15 maggio e convocato una serie di mobilitazioni negli stati in cui è presente, ottenendo anche l’appoggio alla lotta da parte delle famiglie. In più ha un punto di ritrovo nazionale in Città di Messico, che in più occasioni è stato sgomberato dalla polizia e che ora è stato spostato a Plaza de la Ciutadela.

Lo sciopero degli insegnanti è stato caratterizzato da occupazioni di strade e di edifici pubblici, la risposta del governo federale è stata quella di negare un dialogo anzi, ha optato per la repressione aperta. Enrique Peña Nieto e il ministro dell’Istruzione pubblica prima di qualsiasi tipo di negoziazione hanno posto, paradossalmente, la condizione che la CNTE accetti la riforma dell’Istruzione.

Uno dei punti di forza nello sciopero degli insegnanti è rappresentato dalla sezione XXII di Oaxaca, il movimento democratico che dirige il settore da più di 10 anni, che dopo l’insurrezione nel 2006 con l’Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO) ha confermato le tradizioni democratiche e rivoluzionarie.

Lo stato ha cercato di fermare la resistenza degli insegnanti con la repressione aperta: lo scorso 12 giugno è stato arrestato il segretario della sezione XXII della regione dell’Istmo di Theuantapec, più tardi anche il segretario generale Rùben Nuñez in Città del Messico e questa settimana hanno arrestato l’ex segretario generale della sezione di Michoacàn.

Immagini di guerra possiamo vederle oggi domenica 19 giugno: distaccamenti della polizia federale hanno attaccato il blocco stradale di Nochixtlàn, gli insegnanti e la popolazione si sono difesi valorosamente, armati solo di pietre e bastoni hanno resistito ore all’attacco codardo della polizia che ha usato armi da fuoco, gas lacrimogeni e elicotteri; il bilancio della repressione è di cinque morti, decine di feriti e di arrestati.

In una guerra unilaterale, la polizia non ha rispettato nessun protocollo per i diritti umani, i suoi feriti sono stati trasferiti in un ospedale locale, il quale è stato occupato per far sì che i feriti tra gli insegnanti e la popolazione non venissero soccorsi, mentre questi sono stati trasportati nell’atrio di una chiesa. In nessuna fotografia circolata sul web vengono ritratti poliziotti con armi da fuoco o con fucili di grosso calibro. La popolazione di Oaxaca ha percepito la repressione come un intento di sterminare tutti quelli che resistono in prima linea contro la riforma.

Ad Hacienda Blanca hanno innalzato barricate, e fino all’ultimo hanno risposto alla polizia federale che con i suoi elicotteri ha sorvolato la città e le barricate che resistevano sulle strade. Anche nella capitale di Oaxaca i membri della sezione 22 si dichiarano pronti ad affrontare l’arrivo della polizia federale.

Anche se la resistenza della popolazione e degli insegnanti è esemplare , il governo federale vuole imporre i piani aziendali nell’ambito dell’istruzione, a costo di spargere sangue e morte. L’assassinio di tre persone non deve rimanere impunito, la morte dei nostri compagni ci riempie di coraggio, tristezza, rabbia e indignazione; questi assassini hanno nomi: Aurelio Nuño, Enrique Peña Nieto e i governanti che hanno avvallato la repressione.

La riforma di tagli all’Istruzione deve essere fermata e il governo assassino di Peña Nieto deve cadere.

Il fronte unico di lotta contro il governo della repressione

Gli insegnanti hanno resistito valorosamente alla offensiva repressiva del governo, alcuni dei suoi dirigenti sono stati trasferiti in carceri di alta sicurezza dove sono stati detenuti lo scorso 7 giugno 2014. Il governo della borghesia e dell’oligarchia è disposto a imporre la riforma a tutti costi.

Frederick Engels, grande compagno in armi di Karl Marx, spiegava che lo Stato è in ultima analisi il distaccamento di uomini armati a servizio della proprietà, in questo caso la proprietà della borghesia, dei banchieri e degli imprenditori; anche nel Manifesto Comunista si spiega che il potere politico è il potere organizzato di una classe per opprimerne un’altra.

Quello che vediamo con la riforma dell’Istruzione è una resistenza esemplare di un settore della classe lavoratrice, gli insegnanti, contro i disegni e le riforme strutturali dei rappresentanti all’interno del governo del grande capitale. Quelli che avevano firmato l’atto di morte della lotta di classe si sono sbagliati.

La borghesia con i suoi burattini all’interno del governo ha utilizzato tutti gli strumenti a suo favore per scoraggiare la resistenza degli insegnanti, ha messo in piedi una campagna di diffamazione attraverso i grandi mezzi di comunicazione, diffondendo messaggi di odio verso gli insegnanti e, in questa prospettiva, in questo momento è peggio essere un insegnante in sciopero che un criminale.

Ha utilizzato tutto il potere dello stato per reprimere, colpire, cacciare e assassinare i manifestanti; in tutte le mobilitazioni migliaia di poliziotti procedono nel loro compito, in Chiapas, Michoacàn, Guerrero e Oaxaca.

Si è rivelato il carattere di classe dello Stato come strumento di oppressione al servizio della borghesia e del potere.

Proteste ad Oaxaca il giorno dopo il massacro

Proteste ad Oaxaca il giorno dopo il massacro

Le cosiddette riforme strutturali rappresentano il volere delle grandi aziende e delle banche in ambito lavorativo, educativo, finanziario etc.. il governo di Peña Nieto è il suo esecutore.

Questa riforma è parte integrante dei piani della classe dominante nel nostro paese che non è disposta a cedere facilmente. E’ necessaria l’estensione della lotta a seguito dei fatti di Oaxaca. Se lavoratori, giovani, poveri e oppressi si uniranno potremo vincere la lotta.

Ci sono state diverse mobilitazioni in solidarietà agli insegnanti, l’ Uniòn Nacional de los Trabajadores è stata alla testa di una manifestazione contro la repressione dove si è unita anche la NCT (Nueva Central de Trabajadores), recentemente studenti dell’IPN del settore professionale hanno scatenato uno sciopero studentesco, nella Valle di San Quintino i braccianti hanno manifestato in solidarietà agli insegnanti, Andrès Manuèl Lopez Obrador e l’ MRN (Movimiento Regeneraciòn Nacional – Morena, il principale partito di sinistra) hanno convocato una manifestazione per il 26 giugno.

Le riforme strutturali hanno colpito allo stesso modo minatori, studenti, operai, impiegati etc… La riforma del settore energetico ad esempio prevede il licenziamento di migliaia di lavoratori del settore petrolifero.

Sebbene le lotte dei settori contro le riforme hanno portato ad ottenere alcuni risultati il governo non si è fermato, è necessario un Fronte Nazionale di Lotta dei lavoratori dai campi e dalle città dove sono presenti organizzazioni popolari, sociali, sindacali, studentesche e contadine, dove si possa discutere un piano di azione in solidarietà con gli insegnanti e l’unificazione delle lotte contro le riforme elettorali estendendo gli scioperi degli insegnanti agli altri settori del lavoro.

Cancellare la riforma dei tagli all’Istruzione ma anche far cadere il governo assassino di Peña Nieto è il primo passo per intraprendere una lotta per il potere al popolo e ai lavoratori, per essere noi a decidere l’andamento della società e non un pugno di impresari con i loro governi.

Lottiamo contro la riforma dell’Istruzione, il governo di Peña Nieto e il capitalismo!

La solidarietà di tutti i giovani e lavoratori italiani è necessaria!

 

Inviate messaggi di protesta a:

Presidente della Republica Enrique Peña Nieto [email protected]
Governo Federale [email protected]
Secretaria de Gobernación  [email protected]
Secretario de Educación Pública [email protected]

con copia a
[email protected] [email protected]  [email protected]

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