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Un nuovo attacco frontale al lavoro e ai servizi essenziali si sta attuando silenziosamente sotto gli occhi di tutti, con il benestare, quando non con l’incoraggiamento e la benedizione, degli amministratori locali.
Dopo oltre 20 anni di smantellamento generalizzato dei servizi socio-assistenziali pubblici a vantaggio delle cooperative sociali, ora sono queste che, pur di non perdere gli appalti e per adeguarsi ai budget fissati dalle amministrazioni, acconsentono ad esternalizzare i servizi accessori come il trasporto, l’assistenza e la consegna dei pasti a domicilio per anziani e disabili.
Succede anche a Parma, naturalmente, dove la giunta post-grillina di Pizzarotti continua a dare esempi di quali siano le sue reali priorità e di come intenda tutelare il welfare e il lavoro.
Da settembre, infatti, il servizio di trasporto degli studenti disabili è stato affidato, attraverso una scrittura privata, ad una cordata di associazioni di volontariato (con la stessa logica applicata a Ferrara la scorsa estate, dove 12 persone hanno perso il lavoro quando l’Ausl ha dimezzato la spesa per il servizio 118 affidando alle Onlus parte del monte ore).
Il piatto è ricco e le Onlus, in concorrenza tra loro, sono sempre più affamate di soldi e di visibilità. Ma oltre lo stanziamento in ballo (160 mila euro per il prossimo biennio), questa mossa serve a preparare il terreno per ulteriori esternalizzazioni.
Il commento demenziale dell’assessore al welfare non lascia dubbi: “Oggi voltiamo pagina per riportare il servizio al territorio con il coinvolgimento del volontariato […] Abbiamo creato un modello al quale altri territori stanno già guardando con attenzione”.
La capofila è la potentissima Assistenza Pubblica, il cui revisore dei conti è un consigliere comunale, fedelissimo pizzarottiano; segue a ruota la Croce Rossa locale, ora privatizzata e diventata Onlus. In aggiunta a ció, la dirigenza CRI, pur di fornire i servizi garantiti dalla convenzione, è arrivata al punto di mobilitare autisti settantenni e imporre i turni di servizio dei volontari mediante assegnazione d’ufficio (sic!)
Lo scorso anno il Comune aveva già tentato di appaltare i servizi di trasporto, sfruttando in maniera strumentale una polemica con l’Auser (un gigante del volontariato, creato per iniziativa della CGIL) per l’utilizzo di finti rimborsi spese. Si era quindi proposto come intermediario tra le cooperative (che gestiscono una decina di strutture per anziani), e le associazioni (fornitrici di manodopera gratuita), incoraggiando le prime ad eliminare gli autisti per rientrare nel budget imposto dai contratti di servizio.
Il tentativo venne bloccato da alcuni delegati sindacali, ma sicuramente l’asse Comune-Onlus tornerà presto all’attacco di questo appetibile assetto, dato che in provincia questa soluzione è gia una prassi da tempo.
Come se non bastasse, sono finiti nel mirino delle Onlus anche i servizi a domicilio, garantiti finora dagli operatori socio-sanitari (OSS) e che un domani potrebbero essere svolti da volontari “qualificati”.
Proprio a questo business sembra stia mirando la Croce Rossa, dal momento che a livello nazionale è stato recentemente disposto l’avvio di nuovi corsi nell’ambito “Inclusione Sociale”, per formare – anche a Parma – gli “operatori sociali generici” (OSG).
Dopo “ben” 46 ore complessive di corso, la qualifica (creata ad hoc e spendibile esclusivamente all’interno della CRI, almeno per ora) dovrebbe conferire all’esterno una parvenza di professionalità a chi professionista non è, esattamente come il corso per soccorritore di sole 120 ore, superato il quale chiunque puó far parte dell’equipaggio di una ambulanza.
Questa giunta, la cui unica preoccupazione è il “risanamento” dei conti sulla pelle dei lavoratori, dimostra una volta ancora tutta la sua incapacità politica e la sua subalternità alle logiche dei tagli e delle privatizzazioni, come qualsiasi altra giunta borghese. Sono lontanissimi i proclami sbraitati in difesa delle fasce deboli nel comizio di chiusura della campagna del 2012 (con Grillo presente e benedicente), mentre si affida agli affaristi del soccorso la cura dei cittadini più vulnerabili.
Negli ultimi 20 anni Parma è stata trasformata in un laboratorio a cielo aperto dei più svariati processi di privatizzazione: energia, servizi educativi, trasporto pubblico, asili nido, nettezza urbana, case popolari. Perfino il 118 locale è stato privato dei mezzi (e poi degli operatori) di Parma Soccorso e consegnato ai due contractors privati AP e CRI, che assegnano i medici d’emergenza in barba alla normativa, con la connivenza delle burocrazie sanitarie, le quali spesso coincidono con quelle del volontariato.
È necessario fermare questo scempio, denunciando il processo di distruzione del welfare, e organizzandosi per smascherare nel contempo la reale funzione del volontariato nel settore socio-sanitario, promotore di un inaccettabile dilettantismo istituzionalizzato e strumento ipocrita e subdolo dei processi di precarizzazione e privatizzazione, oltreché di sfruttamento mascherato del lavoro.
Fuori le cooperative sociali e le varie Onlus dalla sanità e dai servizi socio-assistenziali!
Il soccorso, le cure e l’assistenza non sono un lusso, ma una necessità fondamentale, e vanno gestite da strutture pubbliche trasparenti e poste sotto il controllo democratico dei lavoratori, opportunamente formati e adeguatamente retribuiti.