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Maturità: studenti promossi, Valditara bocciato!

di Davide Gallerani

Ha fatto scalpore negli ultimi giorni la protesta “silenziosa” messa in atto da alcuni studenti italiani durante l’esame di maturità. Dopo i casi in Veneto e Toscana, anche una maturanda di Urbino ha deciso di non rispondere alle domande dei professori durante la prova orale, presentando invece le proprie perplessità riguardo l’esame come strumento di valutazione e sullo stato del sistema scolastico italiano in generale. Questa scelta è stata subito tacciata dai vari “intellettuali” da talk show come esempio di “ingenuità” e di incapacità delle nuove generazioni di affrontare i problemi della vita, ma la verità è tutt’altra: i ragazzi avevano già ottenuto i crediti sufficienti per la promozione e hanno comunque deciso di non sostenere l’esame orale per lanciare un messaggio. Gli studenti hanno criticato “l’attuale sistema di valutazione basato su voti e crediti, dove il lavoro di cinque anni viene dimenticato, dando importanza solo a tre prove” e si sono scagliati contro “i meccanismi di valutazione scolastici, l’eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente“.

Opinioni di questo tipo sono ampiamente diffuse: il 36,3% degli studenti italiani non considera il voto un elemento importante, il 24,7% lo ritiene ingiusto e arbitrario, il 9,2% lo giudica “fuori tempo”. Solo il 17,8% lo considera meritocratico, e appena il 10,5% lo considera davvero imprescindibile. Il sistema dei crediti, l’importanza ricoperta da numeri che non tengono conto delle capacità e degli interessi dei ragazzi, hanno poi ricadute importanti sulla salute psicologica: il 75% degli studenti vive episodi frequenti di stress dovuti alla scuola, mentre uno su due soffre di ansia o tristezza riconducibili all’ambiente scolastico.

Come risponde a tutto questo il ministro dell’istruzione Valditara? Condannando il gesto di protesta, invocando al sacro rispetto per le regole e promettendo, a partire dal prossimo anno, la bocciatura per chiunque decida di boicottare l’esame, anche se si avessero i crediti sufficienti per la promozione. Pur essendo vergognose, queste dichiarazioni non stupiscono nessuno. Il governo Meloni, così come i suoi predecessori, sta continuando imperterrito nei suoi attacchi alla scuola pubblica: non solo i disagi quotidiani degli studenti vengono minimizzati e le loro proteste represse con metodi autoritari, ma stiamo assistendo a una vera e propria svendita dell’istruzione a vantaggio del profitto privato.

Una parte della prova orale dell’esame di stato è dedicata all’esposizione dei progetti PCTO (alternanza scuola lavoro), che da quest’anno sono requisito di ammissione alla Maturità. In sostanza, oltre ad un esame che non tiene conto del reale percorso svolto dagli studenti nell’arco dei 5 anni, questi sono anche chiamati a tessere le lodi di un’esperienza di sfruttamento che nel solo 2024 ha causato oltre 2.100 infortuni e un morto. I PCTO non sono “percorsi di formazione”, sono un’occasione per le aziende per ottenere manodopera gratuita che gli permetta di aumentare i propri profitti, poco importa se siano i giovani a doverne pagare il prezzo.

La scuola italiana è da sempre intrinsecamente classista, la risposta contro gli attacchi del governo deve essere una risposta di classe. L’esame di maturità e i PCTO non vanno riformati, devono essere aboliti; le proteste individuali degli ultimi giorni hanno evidenziato per l’ennesima volta un disagio giovanile sempre più profondo, solo incanalando questa rabbia e senso di ingiustizia in una lotta più ampia si potrà garantire una scuola diversa, che metta al centro gli studenti e non le spietate logiche di questo sistema.

 

 

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