Rivoluzione n° 75
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16 Febbraio 2021L’Irlanda che esce dalla Brexit è schiacciata tra le opposte tendenze dell’imperialismo
La Brexit ha solo un mese di vita, ma l’Irlanda è già rimasta coinvolta nel fuoco incrociato dello scontro tra Regno Unito e UE. La minaccia del settarismo protestante sta emergendo di nuovo. Solo la lotta di classe unitaria dei lavoratori protestanti e cattolici può offrire una via d’uscita.
Il 1° gennaio 2021, l’accordo relativo alla Brexit di Boris Johnson è entrato in vigore, e con esso il Northern Ireland Protocol, letteralmente il “protocollo dell’Irlanda del Nord”. L’accordo per la Brexit ha gettato le basi per tutta una serie di futuri scontri tra la Gran Bretagna e l’UE.
L’Irlanda è posta tra queste due potenze imperialiste che si scontrano come un vaso di coccio tra vasi di ferro. In poco più di un mese dalla firma dell’accordo sulla Brexit, si è dimostrato che nessuna di queste potenze ha a cuore gli interessi della classe operaia irlandese. Entrambe sono però ben disposte ad usare l’Irlanda come una pedina per promuovere i propri interessi.
E in questo scontro tra rivalità imperialiste, il mostro di Frankenstein del settarismo protestante sta rialzando la testa.
La frontiera marittima
Affinché i capitalisti europei potessero proteggere i loro mercati dalle merci che entravano nel mercato comune attraverso la Gran Bretagna, avevano bisogno di un qualche tipo di confine. Questa frontiera avrebbe potuto essere sia una frontiera terrestre tra il sud e il nord dell’Irlanda, sia una frontiera marittima tra la Gran Bretagna e il nord dell’Irlanda. Il NI Protocol ha stabilito questo confine lungo la costa dell’isola.
Questa misura ha lasciato il Nord Irlanda in una situazione abbastanza unica. È in “un’unione” per quanto riguarda la circolazione delle merci e delle persone: un’unione con il resto dell’Irlanda e l’UE. Legalmente, politicamente, monetariamente e fiscalmente, però, fa parte di un’altra unione – un’unione che sembra ogni giorno più lacera e logora – con il Regno Unito. Dal punto di vista delle dogane e delle dazi, è in entrambe.
Questo è l'”accordo” della Brexit. Dire che non ha risolto nulla sarebbe sottovalutare le cose. Dopo appena un mese, ha scombussolato tutto!
Dazi e scaffali vuoti
L’impatto della nuova frontiera marittima si è sentito fin dal primo giorno nel nord e nel sud dell’Irlanda. I trasportatori hanno riferito che, in alcuni casi, controlli che duravano tre minuti ora richiedono 12 ore.
Mentre le merci che sono semplicemente esportate dall’UE alla Gran Bretagna o viceversa non sono soggette a tariffe doganali, quelle che sono importate in Gran Bretagna solo per essere riesportate nell’UE sono soggette a pagare queste tariffe.
Questo ha serie implicazioni per l’Irlanda. La Gran Bretagna forma un importante “ponte terrestre” per il commercio tra l’Irlanda e le altre nazioni dell’UE. Secondo l’Institute for Government, le merci trasportate dall’Europa continentale all’Irlanda che usano questo ponte terrestre impiegano circa 20 ore per arrivare a destinazione. Le merci trasportate direttamente via mare possono impiegare dalle 40 alle 60 ore. Per alcune merci deperibili, non c’è letteralmente modo di aggirare il problema.
Quest’anno, nei porti del Nord, il traffico merci era il 20% del suo volume abituale prima di Capodanno. Le cose sono andate poco meglio al sud, con disagi simili al porto di Dublino.
Le cose sono destinate a peggiorare. L’accordo sulla Brexit permette anche all’UE e alla Gran Bretagna di impegnarsi nel “riequilibrio” delle tariffe commerciali man mano che i due mercati divergono. Ma ogni nuova tariffa sarà sentita come un ulteriore colpo in Irlanda.
Tutto questo prima della fine del periodo di tregua sui controlli per i prodotti di origine animale. I giganti del settore dei supermercati sono nel panico. Tesco, Sainsbury’s, Asda, Iceland, Co-Op e Marks & Spencer sono talmente in allarme da scrivere una lettera congiunta a Michael Gove ( politico conservatore che attualmente occupa una carica equivalente a quella di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Ndt), supplicandolo di intervenire, per evitare che il caos totale si abbatta sui loro negozi del Nord in aprile.
Con il passare del tempo, le nuove regole – se rimarranno in vigore – porteranno al riorientamento di molte catene di approvvigionamento; andando parallelamente a far aumentare i costi delle catene di approvvigionamento esistenti; o a interromperle completamente. Questo è già evidente mentre l’economia irlandese comincia a riorganizzarsi.
Alcune aziende che prima operavano in tutto il Regno Unito hanno deciso che è più conveniente porre a termine le loro operazioni in Irlanda del Nord. I corrieri DPD e Hermes hanno optato per questa strada. Sainsbury’s ha cercato di mitigare i problemi rifornendo i suoi negozi con prodotti provenienti dai magazzini Spar che riforniscono il Sud, tagliando fuori completamente la Gran Bretagna. Altri hanno ritirato specifiche gamme di prodotti.
Alla vista degli scaffali dei supermercati vuoti a causa della pandemia, possiamo ora aggiungere gli scaffali dei supermercati vuoti a causa della Brexit!
Chi pagherà il conto? Nel nord e nel sud dell’Irlanda, sarà la classe lavoratrice che dovrà pagare per l’interruzione del commercio, sia per i prezzi più alti dei prodotti che per la perdita di posti di lavoro.
Il DUP umiliato
È difficile immaginare un finale di Brexit più umiliante per il DUP (il Partito Unionista Democratico, un partito lealista di destra, ndt). Costoro prima hanno fatto una campagna per la Brexit e hanno vinto. Poi, alle elezioni del 2017, un parlamento con una maggioranza in bilico ha dato al partito un’influenza senza precedenti. Sono stati per un giorno il partito determinante nella politica britannica.
Dopo aver respinto l’accordo per la Brexit proposto dalla May, il partito ha accolto con tutti gli onori Boris Johnson durante il suo congresso nel 2019. Ora Boris è il leader dei Tory, ma non ha più bisogno del DUP. E per ringraziarli, ha apparecchiato loro un confine lungo il Mare d’Irlanda!
La leader del DUP, Arlene Foster, ha cercato di presentare le cose in maniera positiva. Ha affermato che questo confine è una «porta che apre opportunità per tutto il Regno Unito e per l’Irlanda del Nord». Ma mentre lei era impegnata a «trarne il meglio» e a «addolcire» la situazione, altri nel DUP non erano inclini ad essere così ottimisti sul significato del nuovo protocollo.
L’8 gennaio, il ministro dell’agricoltura dell’esecutivo nordirlandese, Edwin Poots, ha suggerito, invece di una linea di mitigazione e compromesso, che si potrebbe far esplodere una bomba atomica nell’ambito dell’accordo sulla Brexit.
«Ho incontrato alti membri del governo di Sua Maestà, per evidenziare la portata del problema e li ho esortati a prendere provvedimenti fino a invocare l’articolo 16, poiché è evidente che il protocollo sta danneggiando l’Irlanda del Nord a livello economico e sociale», ha twittato Poots.
L’articolo 16 è quella clausola del NI Protocol che permette a ciascuna delle parti di sospendere unilateralmente qualsiasi parte del suo funzionamento ogni volta che la sua attuazione causi problemi “gravi”. L’articolo non menziona cosa significhi “gravi”. Potrebbe essere applicato in modo tale da sospendere completamente i controlli alla frontiera marittima, aprendo di fatto una falla nella frontiera dell’UE.
Tuttavia, permette anche all’altro partner di applicare misure di “riequilibrio” per recuperare le perdite subite come risultato della sua attuazione. In altre parole, potrebbe diventare una bomba nucleare sotto l’intero accordo della Brexit, in attesa di quel politico dal dito impaziente disposto a premere il grande pulsante rosso che faccia deflagrare la situazione.
Forse non sorprende che, conoscendo la tendenza del primo ministro britannico verso la spacconeria e il suo amore per generare dei vespai, Boris sia stato felice di assecondare verbalmente gli integralisti del DUP.
Il primo ministro ha detto alla presidenza della Camera dei Comuni che mentre è sicuro che il NI Protocol stia solo vivendo dei «problemi iniziali», al contrario «se ci sono ulteriori problemi […] se l’UE o i nostri partner insistono su un’interpretazione del protocollo che pensiamo sia ingiusta o non necessaria, allora l’articolo 16 esiste per affrontare questi problemi». Assicurando che lui non avrebbe «nessuna esitazione» ad attivarlo.
Boris ha prima promesso agli unionisti che non ci sarebbe stato alcun confine marittimo. Poi ha accettato un confine marittimo con l’UE. E ora, da buon opportunista, vede la turbolenza che ha causato come un’occasione per provocare l’UE e guadagnare qualche punto politico!
Gli unionisti di oggi potrebbero annuire con rammarico alla lamentela di Carson ( Edward Carson, importante politico borghese irlandese di fine 800, ndt) di un secolo fa: «Che sciocco sono stato! Ero solo una marionetta, e così l’Ulster, e così l’Irlanda, nel gioco politico che doveva portare il partito conservatore al potere».
L’UE ha il grilletto facile
Le minacce di Boris di far scattare l’articolo 16 sottolineano solo l’ipocrisia della sua reazione a ciò che è accaduto in seguito.
Con il gigante farmaceutico AstraZeneca che entra in un conflitto sempre più acuto con l’Unione, i commissari europei sono arrivati a credere che l’azienda stava esportando segretamente dosi di vaccino fuori dalla zona commerciale dell’UE.
Senza nemmeno una chiamata di cortesia al capo del governo del Sud Micheál Martin, il 31 gennaio i commissari dell’UE hanno fatto scattare l’articolo 16 per impedire ad AstraZeneca di esportare vaccini nel Regno Unito attraverso il confine terrestre in Irlanda.
L’intero episodio è uno spettacolo disgustoso che porta a galla il marcio del capitalismo. Sotto questo sistema, i profitti dei padroni e l'”interesse nazionale” di bande di capitalisti rendono impossibile attuare una campagna di vaccinazione pianificata e internazionale per risolvere un’emergenza sanitaria globale. Invece abbiamo solo una spregevole corsa ad accaparrarsi delle dosi.
Far scattare l’articolo 16 è stato comunque un abbaglio politico da parte dell’UE. L’Unione si è resa conto rapidamente del suo errore e ha fatto marcia indietro pochi attimi dopo. Ma avevano già consegnato a Boris Johnson un bellissimo regalo politico. Il primo ministro britannico ha finto orrore (e ha nascosto la sua gioia) per una mossa che «minacciava l’Accordo del Venerdì Santo».
Lungi dall’essere un baluardo di pace e stabilità, l’UE è una zona di libero scambio e un club capitalista, con l’imperialismo tedesco al centro. L’atteggiamento imperioso dell’UE – calpestare una piccola nazione europea per difendere gli interessi nazionali dei suoi membri più potenti – ricorda l’andamento della crisi del debito sovrano di un decennio fa.
All’epoca, paesi come l’Irlanda, la Grecia e il Portogallo sono stati spremuti di tutto quello che avevano su ordine delle banche tedesche, senza pensare alle gravi conseguenze sociali. Gli stessi imperialisti tedeschi hanno dimostrato di nuovo che getterebbero l’Irlanda alle ortiche senza nessun preavviso, se questo desse loro un vantaggio su altri rivali imperialisti.
Non ci si può fidare né dell’imperialismo britannico né di quello europeo. Poche economie al mondo sono così dipendenti dal commercio estero come il sud dell’Irlanda. Mentre la crisi capitalista si approfondisce e acuisce le tensioni tra le potenze imperialiste, l’Irlanda capitalista si troverà schiacciata tra due fronti.
Unionismo in crisi
I lealisti si sono sentiti amareggiati dal NI Protocol. Sostengono che il protocollo aggira i “meccanismi intercomunitari” dell’accordo del Venerdì Santo. In pratica questi meccanismi sono un veto unionista.
Nonostante l’unionismo abbia perso la sua maggioranza nell’Assemblea di Stormont (il parlamento dell’Irlanda del Nord, ndt), il DUP ha usato questo veto con noncuranza per anni come un vero e proprio “jolly” settario.
I negoziatori britannici e dell’UE sapevano che richiedere il consenso della maggioranza dei politici nazionalisti e unionisti per mantenere il protocollo nordirlandese avrebbe permesso agli unionisti di farlo saltare. Così hanno optato per un voto a maggioranza semplice.
I lealisti hanno reagito con indignazione. Billy Hutchinson, il leader del Progressive Unionist Party (PUP), che è legato ai gruppi paramilitari lealisti, l’UVF e il Red Hand Commando, ha minacciato di ritirare il sostegno del suo partito all’accordo del Venerdì Santo, a causa dell’accordo sulla Brexit.
Oltre ad essere diviso al suo interno su come affrontare il nuovo confine marittimo, il DUP sta affrontando la pressione dei paramilitari lealisti, così come di altri partiti unionisti alla loro destra, come il Traditional Unionist Voice (TUV).
In effetti, i sondaggi suggeriscono che il DUP potrebbe avere un’emorragia di consensi come ha subito l’UUP (Partito Unionista dell’Ulster) in precedenza.
A destra, il TUV sta strappando voti al DUP. Il TUV è emerso apparentemente dal nulla, rappresentando i cani rabbiosi dell’unionismo: i bigotti più aspramente settari che vedono il DUP come dei traditori dell’unione.
Jim Allister del TUV ha chiesto una lotta seria contro il NI Protocol e una campagna per interrompere completamente il suo funzionamento. Il partito è balzato dal 2,6% dei voti nelle elezioni dell’Assemblea del 2017 a una proiezione del 10% oggi nei sondaggi.
Questo è solo un lato della storia, tuttavia. Allo stesso tempo, il sostegno all’Alliance Party (un partito liberale pro Remain) è quasi raddoppiato dal 9% nel 2017 al 18% attuale. Distorta attraverso la lente della politica parlamentare, che è divisa dal settarismo e dalla Brexit, l’ascesa di questo partito liberale rappresenta un crescente disgusto verso il settarismo e i politici dello status quo tra un ampio strato di giovani protestanti.
Allo stato attuale dei sondaggi, il DUP è appena un pelo più avanti di Alliance con non più del 19%. Alle prossime elezioni il DUP potrebbe lottare per non scivolare in terza posizione!
Queste elezioni si terranno quest’anno o il prossimo; e secondo le proiezioni attuali, potrebbero produrre un primo ministro del Sinn Féin, amplificando le richieste di un voto sui confini. Questo farà ulteriormente esasperare, fino a gettarli nel panico, i gruppi estremisti unionisti e lealisti.
I paramilitari lealisti
Fin dal voto sulla Brexit nel 2016, l’establishment ha urlato a squarciagola a proposito della possibilità che i repubblicani dissidenti prendano di mira i checkpoint doganali nel caso in cui si concretizzi un confine terrestre tra il nord e il sud dell’Irlanda.
Eppure nessuno di loro ha mai chiesto pubblicamente quale minaccia avrebbero rappresentato i paramilitari lealisti, molto meglio armati e organizzati, nel caso in cui i negoziati sulla Brexit avessero portato a un confine marittimo tra il Nord dell’Irlanda e la Gran Bretagna.
Chi può onestamente dire di essere sorpreso che nessuno abbia fatto questa domanda? Per decenni, il Sinn Féin è stato costretto alla pubblica umiliazione a causa del suo passato legame con l’IRA per “guadagnarsi” anche solo un posto secondario al tavolo del sistema politico dell’Irlanda del Nord. Ma al DUP non è stato chiesto di compiere simili atti di auto-umiliazione a causa dei loro legami passati (e presenti!).
Infatti, i paramilitari lealisti ,che non hanno mai accettato di consegnare le armi, sono trattati con sistematica indulgenza dallo stato britannico e hanno avuto fino ad oggi relazioni positive con il DUP. I gruppi paramilitari hanno formato un utile forza ausiliaria per il DUP in diverse occasioni. Nelle elezioni generali del 2019, sono stati usati per costringere l’UUP a farsi da parte in seggi chiave, dando al DUP una chiara vittoria.
I paramilitari lealisti stanno giocando un ruolo allarmante nella crisi in corso.
Il 15 gennaio, i rappresentanti del Northern Ireland Office (NIO) hanno incontrato il Loyalist Community Council (LCC), un gruppo ombrello per le varie organizzazioni paramilitari lealiste. L’argomento della discussione: la Brexit e il confine marittimo.
Di cosa si è discusso nello specifico? Cosa, se qualcosa, è stato concordato? Forse non lo sapremo mai, ma non è un semplice dettaglio che lo stato britannico riconosca i gruppi paramilitari illegali come legittimi partner negoziali nella disputa di confine in corso.
Il 1° febbraio, dei graffiti sono apparsi intorno al porto di Larne con un messaggio non così sottile verso il personale del porto. “TUTTO IL PERSONALE DI FRONTIERA È UN OBBIETTIVO”, si dichiarava. In un attimo, Edwin Poots ha rimosso il personale dai porti di Larne e Belfast per motivi di sicurezza e i controlli fisici delle merci sono stati sospesi.
La polizia dell’Irlanda del Nord ci ha rapidamente rassicurato che non c’è “assolutamente nessuna informazione” che comprovi le affermazioni secondo le quali i paramilitari lealisti erano coinvolti. Presumibilmente, non c’è nessuna informazione che suggerisca che i paramilitari non fossero coinvolti!
Anche se ci fossero, possiamo essere certi che non indagherebbero comunque. La stessa settimana, la polizia è stata vista scortare pacificamente un gruppo di uomini mascherati dell’UVF attraverso East Belfast senza tentare minimamente di interferire con i loro affari.
«Queste tattiche non hanno posto in una democrazia», ha detto il deputato del DUP Ian Paisley Jr. Ma nell’esprimere le differenze tattiche con coloro che emettono minacce di morte pubbliche contro i lavoratori portuali, si premurato subito di assicurare che i graffitari sappiano che, in fondo, lui e i suoi colleghi del DUP sono pienamente con loro:
«Il protocollo era destinato a causare questi problemi, dato l’approccio trionfale dei repubblicani e dei nazionalisti e la deliberata volontà di ignorare che il 50% della popolazione era contraria al protocollo. È ora che il governo si faccia avanti e invochi l’articolo 16, lo metta da parte (il protocollo Ndt) e torni a un commercio corretto senza restrizioni».
La pressione dei paramilitari lealisti, del TUV e dei suoi stessi integralisti ha messo in riga Arlene Foster. Dalla promessa di far funzionare il NI Protocol, ha ora giurato di aiutare ad cancellarlo.
Un mostro di Frankenstein
Boris Johnson e i Tories sono felici di aggiungere allegramente benzina sul fuoco per quanto riguarda la situazione in Irlanda, se questo aiuta a rafforzarli politicamente. Abbiamo già avuto un assaggio di questa leggerezza nel 2016 con la Brexit.
Ma se la Brexit è andata fuori controllo, il settarismo lealista è un mostro di Frankenstein che da tempo è sfuggito al controllo della classe dominante britannica. Si tratta del prodotto di secoli di divide et impera, ed i rappresentanti più lungimiranti del capitale britannico sono consapevoli dei pericoli che la sua crescita comporta. A Boris, con ogni probabilità, questo non importa.
La borghesia britannica si sarebbe volentieri liberata dell’Irlanda del Nord, per l’ostacolo che rappresenta questo mostro che hanno creato. I demagoghi lealisti si nutrono dei sentimenti di amarezza e di rabbia che esistono tra la classe operaia protestante. Ma questa rabbia è generata dalle stesse condizioni che gravano anche sulla classe operaia cattolica. Tutte hanno la stessa soluzione.
Sotto l’impatto della crisi del capitalismo, milioni di persone sentono che quel poco che avevano conquistato in passato sta scivolando via dalle loro mani, insieme ad ogni stabilità e certezza per il futuro.
L’unico modo per mettere da parte che cercano di condurre questi sentimenti verso una mentalità chiusa nelle comunità di lavoratori protestanti, è iniziare il lavoro di costruzione di una chiara direzione rivoluzionaria della classe operaia.