
“Rivoluzione in Serbia. Le masse scrivono la Storia!” – Presidio e assemblea pubblica a Trieste
11 Giugno 2025di Francesco Merli (da www.marxist.com)
Nelle prime ore di venerdì 13 giugno, Israele ha lanciato un massiccio attacco contro l’Iran, eliminando parte del suo comando militare e colpendo alcune delle sue strutture nucleari. Al momento della stesura di questo articolo (13 giugno, Ndt), è in corso una seconda ondata di attacchi israeliani che sta colpendo obiettivi a Teheran, Keraj e Qom, oltre che, per la seconda volta, l’impianto di arricchimento nucleare di Natanz. Questo atto di aggressione spudorato rischia di scatenare una conflagrazione regionale micidiale con conseguenze di vasta portata.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è dotato delle proverbiali nove vite di un gatto, almeno dal punto di vista politico. È appena sopravvissuto a un altro voto di sfiducia e a una crisi di governo in atto sull’allargamento della coscrizione militare agli ebrei ortodossi.
Come molte volte in passato, Netanyahu ha dimostrato la sua capacità unica di perseguire i propri obiettivi e imporli ai suoi alleati e ai suoi nemici. Ha quindi colto immediatamente l’occasione offerta dallo stallo nei negoziati nucleari tra Stati Uniti e Iran per lanciare una serie di attacchi contro l’Iran, prendendo di mira impianti nucleari, siti militari e funzionari con ruoli chiave, in quella che Israele dichiara essere l’inizio di un attacco prolungato denominato “Operazione Leone Nascente”.
Non è ancora chiaro quale forma assumerà l’inevitabile ritorsione iraniana, ma una cosa è certa: l’attacco di Netanyahu all’Iran rischia di far precipitare l’intero Medio Oriente in una guerra su vasta scala.
Qual è la posizione dell’imperialismo statunitense?
È chiaro che l’amministrazione statunitense era ben consapevole dei piani di Netanyahu e molto probabilmente era a conoscenza dei tempi dell’attacco. Sarebbe stato impossibile per Israele attaccare senza il via libera di Washington. Il presidente degli Stati Uniti Trump ha riconosciuto in diverse occasioni che Netanyahu stava pianificando un attacco all’Iran da parecchio tempo.
Tuttavia, è anche chiaro che il disprezzo deliberato di Netanyahu per le richieste di Trump di non procedere all’attacco è un segnale che non permetterà a nessuno, compreso Trump, di determinare le priorità della sua politica. È chiaramente fiducioso di poter spingere all’estremo le relazioni con Washington, senza che queste raggiungano un punto di rottura.
Questo è stato chiaramente il caso del cessate il fuoco a Gaza, che Netanyahu è stato costretto a firmare, ma che ha deciso fermamente di sabotare fin dal primo giorno. Quando Netanyahu ha deciso di violarlo unilateralmente, Trump non ha avuto alcun problema a rinunciare a ulteriori richieste di cessate il fuoco. Da allora, Trump ha permesso a Israele di continuare la sua guerra genocida contro i palestinesi, compresa l’attuale politica di fame di massa a Gaza, di conquistare ulteriori territori nelle alture del Golan siriano e di annunciare una serie di nuovi insediamenti in Cisgiordania. L’imperialismo statunitense e Trump non hanno alcun interesse a proteggere il sostentamento dei palestinesi, che continuano ad essere usati come pedine nei giochi delle grandi potenze nella regione.
Tuttavia, Netanyahu ha bisogno di qualcosa di più della continuazione della guerra genocida a Gaza per salvarsi la pelle e mantenere il controllo del governo. Ogni volta che la pressione della guerra sulla società israeliana viene messa in secondo piano, la profonda crisi interna a Israele viene alla ribalta e la presa di Netanyahu sul potere viene minata. Per questo motivo, Netanyahu è più che mai determinato a intensificare il conflitto in Medio Oriente, con l’obiettivo preciso di trascinare gli Stati Uniti in una guerra con l’Iran. Ora ha lanciato la sua sfida.
Ma qual è l’interesse dell’imperialismo statunitense? Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha formalmente preso le distanze da parte degli Stati Uniti rispetto a Netanyahu, affermando che Israele ha intrapreso un’azione unilaterale contro l’Iran. “Noi non siamo coinvolti”, ha detto Rubio, e ha ribadito: “Voglio essere chiaro: l’Iran non deve prendere di mira gli interessi o il personale degli Stati Uniti”. Questa dichiarazione mira a proteggere le basi statunitensi nella regione, ma potrebbe anche essere interpretata come una minaccia diretta all’Iran.
Trump, nel frattempo, sta insistendo nel suo proposito di raggiungere immediatamente un accordo con l’Iran, che a suo parere impedirà a Israele di compiere attacchi “ancora più brutali”. Tuttavia, sta anche lanciando minacce aperte, incolpando l’Iran per l’attacco di Israele, perché ha rifiutato di accettare gli accordi precedenti. È significativo che Trump stia promettendo esplicitamente ulteriori forniture militari statunitensi a Israele.
Cosa significa ciò? Trump sembra sostenere temporaneamente la decisione di Netanyahu al fine di utilizzare Israele come un’arma carica puntata alla testa del regime iraniano, fatto che potrebbe costringere a un accordo più favorevole per l’imperialismo statunitense. Il punto fondamentale per Trump sembra essere ancora il raggiungimento di un accordo con l’Iran. Tuttavia, per Netanyahu, il punto fondamentale è un’escalation della guerra. Trump e Netanyahu stanno giocando un gioco molto pericoloso, che potrebbe portare a un’escalation totale della guerra in Medio Oriente.
Nel frattempo, Macron, parlando a nome dei leader europei – che hanno dimenticato le loro blande critiche agli “eccessi” di Israele a Gaza – ha esortato tutte le parti a “allentare la tensione” (il che significa che l’Iran diventerebbe l’aggressore se decidesse di reagire), dando pieno sostegno al “diritto di Israele di difendersi”. Per una volta, Macron è stato superato dal ministero degli Esteri tedesco, che “condanna fermamente l’attacco indiscriminato dell’Iran al territorio israeliano”. Entrambe sono manifestazioni di estrema ipocrisia.
Cosa ha ottenuto Israele?
L’attacco di Israele all’Iran ha coinvolto più di 200 aerei da guerra, che sono tornati alle loro basi senza perdite. Gli attacchi hanno perforato il sistema di difesa aerea russo dell’Iran, un fatto che molto probabilmente avrà causato imbarazzo e ripercussioni più ampie a Mosca e oltre. Israele si vanta che le difese aeree iraniane siano state neutralizzate da droni che erano stati precedentemente introdotti clandestinamente in Iran a tale scopo I servizi segreti israeliani hanno dimostrato ancora una volta, dopo l’assassinio nel luglio 2024 del leader di Hamas Ismail Haniyeh mentre era ospite delle Guardie Rivoluzionarie a Teheran, di avere accesso diretto alle informazioni segrete di più alto livello riguardanti il regime iraniano. L’uccisione di diversi generali iraniani di alto rango, come i maggiori generali Mohammad Bagheri, Hossein Salami e Gholam Ali Rashid, insieme agli scienziati che guidavano il programma nucleare, ne è una prova.
Tuttavia, Israele ha una lunga storia di omicidi mirati di alti funzionari e scienziati iraniani. Questi attacchi non hanno mai rallentato o intaccato in modo significativo il programma nucleare iraniano. Questo attacco, più di quelli precedenti, sembra essere stato concepito come una provocazione, piuttosto che come un tentativo di ostacolare le capacità nucleari dell’Iran.
Quale rappresaglia può mettere in atto l’Iran?
La capacità dell’Iran di mettere in atto una rappresaglia diretta contro Israele è stata dimostrata il 1 ottobre 2024, quando sono stati lanciati più di 300 missili e droni in risposta all’assassinio di Haniyeh da parte di Israele. Nonostante l’avvertimento preventivo dato dall’Iran, decine di missili iraniani hanno attraversato le difese israeliane e hanno colpito ripetutamente i loro obiettivi, comprese le basi militari. La risposta dell’amministrazione Biden all’epoca rifletteva il panico causato dal fallimento delle difese aeree israeliane. Per dare un vantaggio a Israele, ha deciso di inviare immediatamente un centinaio di soldati statunitensi nel paese per gestire un sofisticato sistema di difesa aerea statunitense.
La rappresaglia dell’Iran, tuttavia, potrebbe andare ben oltre una risposta diretta. Hezbollah non sembra essere nelle condizioni di attaccare Israele. È stato indebolito dagli attacchi e dall’invasione del Libano da parte di Israele in ottobre e sta ancora riorganizzando le sue forze, anche se detiene ancora un enorme arsenale di missili e droni. Israele si è dimostrato vulnerabile agli attacchi a bassa quota, su larga scala, con droni e missili. Naturalmente, qualsiasi attacco da parte di Hezbollah provocherebbe immediatamente una nuova escalation della guerra di Israele contro il Libano.
Gli Houthi hanno promesso di intensificare la loro rappresaglia dallo Yemen. A maggio, una massiccia campagna di bombardamenti statunitense contro gli Houthi, durata un mese, è stata sospesa da Trump, perché era diventato chiaro allo stato maggiore americano che i bombardamenti non avevano intaccato minimamente le difese o le capacità militari degli Houthi. Trump ha rinunciato a uno scontro diretto e ha firmato un accordo separato con gli Houthi per impedire attacchi alle navi statunitensi nel Mar Rosso. Va notato che l’accordo non includeva le navi israeliane.
Se gli Stati Uniti aiutassero Israele nella sua difesa contro la rappresaglia iraniana, ciò avrebbe probabilmente ancora una volta conseguenze di ampia portata sul traffico nel Mar Rosso. Le navi e le basi militari statunitensi nella zona potrebbero essere nuovamente esposte ad attacchi.
Ciò avrebbe gravi conseguenze sui prezzi del petrolio e sulle rotte commerciali internazionali, in un momento in cui l’economia mondiale è già sull’orlo di una profonda recessione. Se l’Iran decidesse di chiudere lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale passa il 20% delle forniture petrolifere mondiali, l’impatto sarebbe ancora più grave.
Nel frattempo, gli Houthi hanno ripetutamente dimostrato di essere in grado di colpire obiettivi in Israele. In precedenza, diversi loro missili a lungo raggio hanno attraversato le difese israeliane, costringendo persino alla chiusura dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
La forza delle milizie filo-iraniane in Iraq è sostanzialmente intatta e potrebbe essere utilizzate anche per vendicarsi contro Israele o le basi statunitensi nella regione.
Una conseguenza ovvia dell’attacco è che l’Iran intensificherà immediatamente il suo programma di armi nucleari. È improbabile che l’attacco di Israele abbia potuto impedire o anche solo rallentare il proseguimento di tale programma. Infatti, mettendo i bastoni tra le ruote ai negoziati nucleari in corso tra Stati Uniti e Iran, Netanyahu sta ottenendo il risultato opposto a quello che si era prefissato. Ciò dimostra ulteriormente che il suo vero obiettivo è l’escalation della guerra in Medio Oriente.
L’Iran ha affermato di aver acquisito le prove di quello che è stato definito il “segreto peggio custodito” di Israele, ovvero il programma nucleare militare israeliano. L’Iran ha minacciato di divulgare documenti che provano l’assistenza e il coinvolgimento di terzi nel consentire a Israele di sviluppare capacità nucleari.
Tuttavia, la prova di quello che è un segreto di Pulcinella non cambierebbe sostanzialmente la situazione.
L’attacco di Israele ha messo ancora una volta in luce la vulnerabilità dell’Iran e ha deliberatamente messo in imbarazzo il regime iraniano. Una ritorsione è più che probabile. Nell’ottobre 2024 era chiarissimo che l’Iran voleva inviare a Israele un serio avvertimento, ma non voleva un’escalation. Anche questa volta è chiaro che Israele non ha la capacità di proteggersi senza il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e una certa collaborazione da parte della Giordania e degli altri regimi arabi reazionari della regione.
Se dovesse scoppiare una guerra su vasta scala tra Israele e Iran, ciò avrebbe gravi conseguenze per la stabilità di tutti questi regimi ed esporrebbe le basi statunitensi nella regione a ritorsioni, trascinando così gli Stati Uniti ancora più a fondo nel conflitto.
La Marina degli Stati Uniti ha già ordinato alla USS Thomas Hudner, un cacciatorpediniere dotato di capacità di difesa antimissile balistico, di salpare verso il Mediterraneo orientale. Anche un secondo cacciatorpediniere è stato incaricato di levare le ancore, a disposizione per un potenziale impiego se richiesto dalla Casa Bianca.
Netanyahu ha ancora una volta accelerato bruscamente la crisi in Medio Oriente, che avrà profonde conseguenze per la stabilità della regione e per l’economia mondiale. Ciò rischia di riportare all’ordine del giorno il pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nella regione.