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30 Novembre 2020A 200 anni dalla nascita di Friedrich Engels, avvenuta il 28 novembre 1820, ricordiamo la biografia del compagno di Marx. Una vita trascorsa nel movimento operaio, tra pensiero e azione.
di Antonio Erpice
Agli inizi degli anni ’40 dell’ottocento la svolta conservatrice e assolutista operata di Federico Guglielmo IV impone il ripristino dell’ordine anche sul terreno accademico e culturale. Con questo scopo è chiamato ad insegnare a Berlino Schelling, il vecchio filosofo idealista prima amico e poi avversario di Hegel. A seguire le sue lezioni c’è anche il primogenito di un ricco industriale di Barmen: Friedrich Engels. Berlino è la città che il giovane Engels sceglie per il servizio militare dopo aver trascorso un periodo di apprendistato a Brema, destinato come è ad ereditare l’azienda paterna; ha interessi letterari e filosofici, e ben presto politici, che lo spingono lontano dall’oppressivo e ristretto contesto familiare. A Berlino Engels entra nell’orbita del circolo dei Liberi, i giovani hegeliani che criticano radicalmente l’autorità dello Stato e della chiesa e, come altri di questi, aderisce con entusiasmo al comunismo.
Prima e meglio di altri della sua generazione, Engels può uscire dall’atmosfera di pura polemica teorica. Il padre vuole che il figlio termini il proprio tirocinio nel cotonificio di cui è socio a Manchester, la città simbolo della rivoluzione industriale. Engels conosce i primi rivoluzionari proletari, frequenta i cartisti e i seguaci di Owen. A Manchester raccoglie il materiale per pubblicare La situazione della classe operaia in Inghilterra. Soprattutto, vede con i suoi occhi, nella più libera e conflittuale società britannica, il peso decisivo che i fattori economici hanno nei processi sociali e politici, nello scontro tra le classi. Seguendo la lotta diretta dei lavoratori si dedica, prima di Marx, allo studio dell’economia scrivendo I lineamenti per una critica dell’economia politica: uno “schizzo geniale”, come lo definirà Marx.
L’inizio della collaborazione con Marx
Engels lascia Manchester nel ’44 e passando per Parigi incontra Marx: è qui che sboccia l’amicizia tra i due. È Marx che fornisce ad Engels una visione generale ed originale, forte del superamento filosofico dell’hegelismo e dei suoi epigoni. Engels, con l’umiltà che gli appartiene, ne riconosce la superiorità e il genio, considerandosi al suo fianco il secondo violino. Insieme lavorano per chiudere i conti con i giovani hegeliani (La sacra famiglia), gettano le basi per la concezione materialistica della storia (L’ideologia tedesca) e si buttano anima e corpo nell’analisi scientifica e nella propaganda comunista, che ancora non ha una solida base teorica.
La centralità che Marx ed Engels attribuiscono alla teoria non li distoglie dalla necessità di partecipare alla lotta politica. Engels torna nella sua terra di origine, il Wuppertal, e fa le prime esperienze da agitatore. Fa in tempo a intervenire in qualche assemblea prima che attiri l’interesse della polizia e si veda costretto a scappare a Bruxelles, dove si trova anche Marx, espulso da Parigi. Sono gli anni che precedono la rivoluzione del ’48, fatti di chiarificazione teorica e politica. Il programma dei comunisti deve rappresentare la lotta autentica di una classe che va organizzandosi per i futuri conflitti politici. Nel loro mirino ci sono tanto i socialisti utopisti francesi e inglesi quanto la loro variante tedesca e filosofeggiante: il Vero socialismo, che fa dell’amore universale la propria religione. In Germania vi è anche il socialismo degli artigiani, quello del sarto Weitling, considerato il fondatore del comunismo tedesco e membro della Lega dei giusti. Questa organizzazione è l’unica ad avere un seguito tra i lavoratori, Marx ed Engels vi ci si orientano e ne criticano la fumosità teorica e la logica cospirativa. Alcuni capi operai di origine tedesca emigrati a Londra, divenuta il centro dell’attività dell’organizzazione, condividendo la loro analisi, chiedono a Marx ed Engels di entrarvici. La Lega sceglie così di eliminare i residui del periodo cospirativo e di trasformarsi in una società di propaganda. Cambierà anche nome e diverrà Lega dei comunisti. A Marx ed Engels viene affidato il compito di redigerne il programma. Ne viene fuori uno dei libri più letti e più influenti della storia dell’umanità: Il Manifesto del partito comunista. Pochi mesi dopo esplode la tempesta: arriva la rivoluzione!
La rivoluzione in Germania
Nel ’48 la rivoluzione divampa dalla Francia al resto d’Europa. Engels e Marx ritornano in Germania e si stabiliscono a Colonia, dove danno vita alla Nuova gazzetta renana. Engels si rivela un giornalista brillante. A lui viene affidato il compito di seguire le ripercussioni della rivoluzione tedesca all’estero.
Engels però è un uomo d’azione e non combatte solo con la penna. A Barmen, nella sua città natale, scoppia una rivolta a causa della scelta del governo di mobilitare le milizie popolari. Nella vicina cittadina di Elberfeld si ergono barricate e la città diviene il teatro dello scontro armato. Engels si unisce alla rivolta di Elberfeld, dove viene messo a capo della Commissione militare, col compito di difendere la città ma appena i borghesi ne vengono a conoscenza riescono a farlo rimuovere. Fa in tempo a partecipare ad un’altra battaglia, questa volta nel Palatinato invaso dai prussiani, ma il tentativo di resistenza militare fallisce in poco tempo.
Nel trarre il bilancio dei moti a cui ha partecipato Engels analizza i limiti della rivoluzione tedesca scavando nella storia della Germania e studiando la rivolta dei contadini del 1525. Arriva insieme a Marx a conclusioni fondamentali per la loro teoria della rivoluzione. La piccola borghesia, a cui appartengono i principali leader della rivoluzione, non è stata capace di giocare un ruolo decisivo. Al contempo i borghesi tedeschi, spaventati dalla lotta delle classi subalterne, preferiscono essere soggiogati dalla nobiltà, tradendo completamente la rivoluzione per non rischiare di perdere il proprio potere.
Con la sconfitta del ‘48 Londra diviene il centro principale degli esuli politici europei. I comunisti tedeschi si dividono in due correnti: una è per passare all’azione ad ogni costo; l’altra, costituita da Marx, Engels e pochi altri, arriva poco per volta alla conclusione che una nuova rivoluzione non è imminente. Sono in minoranza, capiterà per quasi tutta la vita.
Engels riprende la carriera commerciale a Manchester, può così farsi carico del sostentamento economico di Marx e della sua famiglia, affinché l’amico possa dedicarsi interamente al lavoro e agli studi, in primo luogo quelli economici.
Anche per Engels sono anni di studio. La sua visione è enciclopedica e i suoi interessi vastissimi. Le sue doti di scrittore emergono notevolmente. È dalla rivoluzione del ’48, quando verifica che manca l’adeguata preparazione, che in lui nasce l’esigenza di dedicarsi allo studio della scienza militare, tanto da essere soprannominato il Generale! Segue e commenta, spesso con profetiche previsioni, i principali avvenimenti politici e militari: dalla guerra di Crimea a quella franco-prussiana, passando per l’unificazione italiana e la guerra civile americana. Agli inizi degli anni ’50 Marx comincia una collaborazione con la New York tribune e per diversi anni Engels scriverà anche gli articoli a sua firma.
La Prima internazionale
L’Associazione internazionale dei lavoratori viene fondata nel 1864. Alla prima Internazionale aderiscono forze eterogenee come i radicali francesi e i sindacati inglesi. Engels nei primi anni ‘70 dà un contributo di rilievo nella polemica teorica contro Bakunin e nello scontro con gli anarchici. Mentre questi ultimi criticano ogni forma organizzata e centralizzata di potere, Engels pone la questione dell’autorità in termini concreti: “supponiamo, – scrive – per collocarci interamente dal punti di vista degli antiautoritari, che la terra e gli strumenti di lavoro siano divenuti la proprietà collettiva degli operai, che li impiegano. L’autorità sarà scomparsa, o non avrà essa fatto che cambiar di forma?”
Per gli anarchici è lo Stato che ha creato il capitale; il capitalismo ha il suo capitale solo grazie allo Stato. Sopprimendo lo Stato il capitale scomparirà. Da un punto di vista marxista i termini sono invertiti. Com’è noto, questa polemica, insieme agli scritti sulla Comune di Parigi, sarà poi decisiva per il Lenin di Stato e Rivoluzione, mentre sarà lo stesso Engels a chiarire ulteriormente il rapporto tra la divisione in classi e la nascita dello Stato ne L’Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato.
Nel processo di unificazione della socialdemocrazia tedesca, Marx ed Engels lavorano, scontrandosi più volte anche con i loro seguaci in Germania e il loro approccio conciliatorio, per adeguare il programma della socialdemocrazia tedesca ai principi della lotta di classe e dell’internazionalismo, al fine di estirpare in primo luogo le influenze lassalliane.
All’interno della socialdemocrazia ben pochi hanno una conoscenza approfondita delle concezioni di Marx ed Engels. Nel partito trovano sempre più spazio le idee di un filosofo positivista dell’università di Berlino, Eugen Dühring. Dopo un’iniziale ritrosia, Marx ed Engels cedono alle richieste di fornire una disamina delle teorie del filosofo tedesco. Engels è immerso nei suoi studi di scienze naturali ma è lui ad occuparsene così che Marx possa portare avanti la scrittura del Capitale. Ne emerge per la prima volta una sintesi sistematica del loro pensiero in diversi campi, che chiarisce aspetti decisivi del socialismo scientifico. È difficile sovrastimare l’importanza che ha l’Antidühring per la storia del movimento comunista. Questo testo, e i capitoli da esso estratti che compongono l’opuscolo L’ evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza, formeranno generazioni di rivoluzionari in tutto il mondo.
Dopo la morte di Marx, Engels diviene il principale riferimento dei dirigenti dei partiti operai delle diverse parti del globo, con cui tiene corrispondenze regolari e discussioni. È l’epoca dei partiti di massa della classe operaia ed Engels ne segue l’inarrestabile ascesa fino alla fondazione nel 1899 della seconda Internazionale.
Vale la pena accennare al dibattito sulla Russia, le cui ricadute saranno gigantesche. Già a partire dall’abolizione della servitù della gleba nel 1865, Marx ed Engels seguono con estrema attenzione quanto accade, dove sempre di più vendono i segnali di una possibile rivoluzione che spazzi via l’autocrazia zarista. La loro attenzione cresce ulteriormente quando un piccolo gruppo, guidato da Plechanov, si stacca dai populisti per dar vita al primo nucleo dei marxisti russi. I populisti ritengono possibile l’instaurazione del socialismo in Russia a partire dalla tradizionale comune contadina, senza passare quindi per il capitalismo. Il punto di partenza di Engels è l’impossibilità di costruire il socialismo in un paese arretrato. Marx in diversi scritti, e insieme ad Engels nella prefazione all’edizione Russa del Manifesto del 1882, apre alla possibilità di costruire una società senza classi a partire dalla proprietà comune rurale russa solo a patto che questa sia collegata alla rivoluzione proletarie nei più sviluppati paesi occidentali. La prospettiva delineata da Engels è che la Russia avrà il suo 1789, a cui seguirà il suo 1793.
Un lascito gigantesco
Engels vive gli ultimi anni della sua vita con l’assillo di pubblicare il secondo e terzo volume del Capitale, che escono rispettivamente nel 1885 e nel 1894, l’anno prima della sua morte.
Con l’Antidühring, il Feuerbach e l’incompleta Dialettica della natura, Engels fornisce un contributo fondamentale all’elaborazione della filosofia marxista.
Nel lavoro senza sosta di traduzione e pubblicazione delle opere sue e di Marx fino all’ultimo elabora introduzioni e commenti che aggiornano la loro visione. Una di queste, l’introduzione a Le lotte di classe in Francia di Marx del 1895, viene ad essere coscientemente mutilata dalla socialdemocrazia tedesca, al fine di far apparire Engels, che protesterà veementemente, come un campione della legalità: un Engels riformista. Citando questo episodio siamo già nel campo delle falsificazioni. Ce ne saranno tante quante le calunnie: dall’Engels padre dello stalinismo all’Engels dogmatico, idealista e volgarizzatore di Marx.
A 200 anni dalla sua nascita l’omaggio migliore che possiamo tributargli é quello di studiare le sue opere. Per le rivoluzioni che verranno avremo bisogno del pensiero e dell’esempio di questo rivoluzionario energico dal portamento militaresco, dotato di un grande senso dell’umorismo e di un incrollabile ottimismo.
A settanta anni, dopo aver visto dall’alto sfilare una gigantesca manifestazione operaia a Londra scriverà: “Tenni la testa orgogliosamente eretta di diversi centimetri, quando scesi dal vecchio magazzino” e ancora: “Cosa darei perché Marx fosse ancora vivo per vedere quest’impressionante risveglio!“.
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