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26 Agosto 2021Lina, Toni, Anna ed Antonio sono i personaggi principali de “La fabbrica“, un romanzo di Rossana Carturan.
Il romanzo ci immerge nell’atmosfera della periferia operaia torinese del 1962.
Periferia in piena trasformazione con l’arrivo in massa degli immigrati dal sud Italia in cerca di occupazione che la fabbrica prospetta. La fabbrica a Torino non è nient’altro che la FIAT.
Rossana Carturan ci conduce in quella atmosfera con apparente leggerezza, come se si galleggiasse, in una rappresentazione di quasi realismo cinematografico. Ci avvolge con l’atmosfera di quelle strade, del grigio torinese, del clima carico di umidità, di nebbia estiva, di calura.
Ci descrive il clima di ostilità dei torinesi nei confronti dei meridionali, considerati un po’ come persone di serie B. Lo stesso ambiente ostile che si respira in fabbrica, con la risultante di essere oppressi, dal padrone, attraverso i vari capetti, ed emarginati dagli operai piemontesi che si sentono un po’ “l’aristocrazia operaia”.
Il libro, attraverso le vicende di vita delle due famiglie, spesso drammatiche, sottolinea le difficoltà a comunicare ed a vivere serenamente quando le condizioni economiche e sociali sono precarie. Il tutto aggravato da condizioni di lavoro oltre il limite di sopportazione.
Le storie personali si intrecciano con le vicende politiche e sindacali che porteranno alla rivolta di Piazza Statuto del 7/8/9luglio 1962. Un passaggio della lotta di classe del proletariato italiano molto importante, seppur poco studiato.
Sarà un primo assaggio di ciò che poi esploderà con tutto il suo fragore nel biennio ‘68/’69.
La voglia di riscatto operaia resta per molto tempo soffocata dalla moderazione del gruppo dirigente della CGIL e del PCI, e dalla paura dei lavoratori FIAT ad alzare la testa e contrastare il “potere assoluto“ rappresentato dalla famiglia Agnelli. Equilibrio che si rompe con la discesa in campo dell’operaio “massa”, proveniente dal sud. Spesso giovane, che contamina anche una parte degli studenti iniziando quel processo di avvicinamento tra proletari e studenti.
Rossana Carturan riesce a coniugare in modo semplice, diretto e scorrevole il lato umano, sociale e politico dei personaggi del libro, senza nasconderne le debolezze. Nessuna mitizzazione della classe operaia come fosse una entità superiore e del ruolo rivoluzionario della donna che comunque è presente (in modalità differenti) in Lina, in Anna ed anche nella giovane ed intraprendente Gabriella.
Una bellissima lettura che potrebbe essere lo spunto per poi approfondire gli eventi di quei giorni e la rivolta di Piazza Statuto.
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