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La crisi delle abitazioni si intensifica a livello internazionale: espropriamo gli speculatori!

Manifestazione per il diritto alla casa a Madrid, ottobre 2024.

di Arturo Rodriguez

La crisi del capitalismo si manifesta in molti modi: in nuove guerre e conflitti inter-imperialistici, nella distruzione ambientale, nel divario crescente tra ricchi e poveri, nel declino della scienza e della cultura, ecc. Un sintomo particolarmente lampante del fallimento del capitalismo è la sua incapacità di soddisfare l’esigenza umana fondamentale di disporre di un’abitazione adeguata, anche nei paesi più ricchi.

Secondo un recente sondaggio Gallup, più del 50% degli intervistati nei paesi OCSE sono insoddisfatti della disponibilità di abitazioni a prezzi sostenibili. Questo dato rappresenta un drastico aumento da quello precedente (circa il 30%) prima della pandemia. In alcuni paesi, come Stati Uniti, Spagna e Olanda, la percentuale degli intervistati insoddisfatti supera il 60%, mentre in Portogallo questo dato lambisce l’80%.

Secondo il sondaggio, la questione abitativa è ormai diventata la principale fonte di malcontento nei paesi ricchi. Ciò accomuna le diverse fasce d’età. Per i ventenni, lasciare la casa dei propri genitori sta diventando sempre più difficile. Se riescono a farlo, essi si ritrovano spesso in alloggi sovraffollati e dai prezzi esorbitanti.

Neanche per i trentenni o i quarantenni, che potrebbero stare valutando di comprare una casa, la situazione migliora, poiché l’aumento dei tassi d’interesse ha fatto schizzare i mutui alle stelle. Questo rende molto difficile progettare la propria vita e mettere su famiglia.

Per quanto riguarda i più anziani, molti di coloro che hanno già un mutuo hanno visto i tassi d’interesse aumentare in modo inatteso negli ultimi anni. Nelle parole di un commentatore borghese: “Uno dei motivi per cui gli americani [e non solo essi, Ndr] sono così disincantati dal capitalismo è che il sogno americano di possedere una casa non è più alla portata di gran parte della popolazione.

Il drastico aumento del costo degli affitti e dei mutui fa accapponare la pelle. Nel Regno Unito, negli ultimi 25 anni il costo delle abitazioni in relazione al salario medio si è duplicato. Negli Stati Uniti, le rate mensili dei mutui con un basso deposito cauzionale sono cresciute da circa 2mila sterline nel 2021 a 3mila sterline oggi.

Il problema non è solo il costo, ma anche la qualità delle abitazioni. Per riuscire a pagare l’affitto, i lavoratori si accalcano in piccoli appartamenti e, spesso, condividono le camere o persino i letti, in alcuni casi con completi estranei. La forma più estrema che prende la crisi abitativa è quella di trovarsi senza un tetto, condizione che si è allargata drammaticamente in tutti i paesi capitalisti avanzati.

Nell’ultimo anno, il numero di persone senzatetto è cresciuto del 12% a livello internazionale. Negli Stati Uniti, il paese più ricco al mondo, ci sono più di 650mila persone che vivono in strada, secondo le statistiche ufficiali (sebbene i dati reali potrebbero essere più alti). In Portogallo, il numero di persone senzatetto è cresciuto del 78% dall’inizio della pandemia.

Ma non sono tutti insoddisfatti. Al contrario, una piccola minoranza di ricchi parassiti sta sprizzando di gioia! Nelle parole di un banchiere italiano, il 2023 è stato “l’anno migliore di sempre”. Certo, per un pugno di capitalisti l’attuale situazione non potrebbe essere migliore. Banche, proprietari immobiliari, agenti finanziari, fondi di investimento stanno facendo enormi profitti.

In Spagna, per esempio, i profitti delle banche sono cresciuti di quasi il 30% nel corso dell’ultimo anno, a causa dell’aumento dei tassi di interesse sui mutui e sugli altri prestiti. Tutti i capitalisti stanno spremendo la classe operaia: datori di lavoro, proprietari immobiliari, commercianti, padroni delle piattaforme digitali.

Qual è la causa della crisi abitativa? “Fondamentalmente, non abbiamo costruito abbastanza”, risponde un economista capitalista intervistato dal Financial Times. Una risposta semplice, ma che sembra contraddire i fatti. Un breve esame dei dati mostra che l’industria edile non sta con le mani in mano. Nell’Unione Europea, il settore edile si è persino vigorosamente espanso negli ultimi anni (con un’interruzione durante la pandemia).

A risolvere il paradosso ci pensa il Financial Times: “I costruttori [si stanno] spesso focalizzando su abitazioni per i più ricchi, inasprendo la pressione sui redditi inferiori.” In parole povere, le case si stanno costruendo, sì, ma per i ricchi. I capitalisti stanno costruendo seconde case per i ricchi, hotel di lusso, o proprietà da lasciare vuote per fini speculativi. Per contro, i proprietari immobiliari si stanno dirigendo verso altre attività speculative più redditizie.

Questo fenomeno non è nuovo. Come diceva Engels:

La ragione per cui non […] si investe più [capitale in abitazioni per gli operai, Ndt] di quanto avviene, è che le abitazioni di lusso rendono ancora meglio ai proprietari.

L’attuale crisi del capitalismo ha intensificato la tendenza in direzione della speculazione e dello sviluppo di inutili prodotti di lusso. Dopo la crisi del 2008, le banche centrali hanno iniettato miliardi di dollari nel settore finanziario. Ma questo non si è quasi mai riflettuto in investimenti produttivi, perché la domanda reale rimaneva anemica. Questo denaro si è invece fatto strada verso ogni sorta di attività speculative, tra cui quella immobiliare. Allo stesso tempo, le disuguaglianze crescenti spingono il mercato immobiliare ancora di più a favore dei ricchi.

Cosa stanno facendo le istituzioni per affrontare questo problema? Grazie alla pressione di proteste di massa e di una crescente indignazione, alcuni governi hanno introdotto sussidi e sconti fiscali per i proprietari e i costruttori, ma questi regali sono stati scandalosamente trangugiati dalle banche, dai costruttori edili e dai proprietari immobiliari, senza che questi ultimi abbassassero i prezzi. In effetti, le loro “misure” per mitigare la crisi abitativa si traducono in maggiori sussidi per gli stessi parassiti responsabili della crisi.

Questa pratica, per esempio, è stata recentemente smascherata in Portogallo, dove gli incentivi fiscali e i sussidi hanno semplicemente fatto alzare i prezzi. Il diritto alla casa viene sancito in gran parte delle carte costituzionali, ma nessuno Stato lo ha mai applicato. Tuttavia, se le persone comuni dovessero osare smettere di pagare l’affitto o il mutuo, si troverebbero immediatamente la polizia che bussa alla loro porta con un’ordinanza di sfratto. Questo è il carattere dello Stato capitalista: un corpo speciale di uomini armati per la difesa della proprietà privata.

I governi riformisti di sinistra in paesi come la Spagna hanno tentato di stimolare la costruzione di abitazioni a prezzi sostenibili e di ostacolare l’edilizia speculativa ed orientata al turismo; ma con scarsi risultati. Nel consiglio municipale di Barcellona, per esempio, l’amministrazione di sinistra di Ada Colau (2015-2023) promise di risolvere la crisi abitativa ma, sotto il suo mandato, i prezzi delle abitazioni sono letteralmente raddoppiati.

Questo non è da ascriversi alla sua disonestà o corruzione personale. In effetti, Colau ha fatto approvare numerose leggi che tentavano di mitigare la crisi. Il problema risiede nel suo approccio riformista, che provava a fornire una risposta all’interno dei limiti del capitalismo. Ma non puoi controllare quello che non possiedi. I capitalisti investiranno dove si fanno più soldi. I costruttori decideranno di mettere i propri soldi in immobili o in hotel di lusso che danno maggiori profitti piuttosto che in case a prezzi popolari per la classe operaia. I proprietari immobiliari, grandi e piccoli, sceglieranno Airbnb rispetto ad affittare i propri immobili, o li venderanno a un fondo di investimento se così possono fare più soldi. Le riforme, proposte con le migliori intenzioni, si infrangeranno contro queste leggi del capitalismo.

In realtà, le case ci sarebbero per tutti, come ci sarebbero le risorse per costruirne di nuove. Ma finché la terra e il capitale rimangono nelle mani di una piccola cricca di parassiti, i lavoratori continueranno ad essere strangolati da affitti, mutui e sfratti. Per risolvere la crisi abitativa, i capitalisti devono essere espropriati. La loro ricchezza, che la classe operaia ha creato, deve essere messa al servizio delle esigenze sociali attraverso un piano economico razionale.

Come disse Engels in maniera puntuale:

La penuria di abitazioni non può non sussistere in una società in cui la gran massa lavoratrice non ha nessuna altra risorsa che il salario del suo lavoro, da cui trarre tutti i mezzi necessari alla sua esistenza e alla sua riproduzione; in cui i perfezionamenti a getto continuo dei macchinari ecc. gettano nella disoccupazione masse di lavoratori; in cui violente fluttuazioni industriali a ritmo regolare provocano da una parte l’esistenza d’una numerosa riserva di lavoratori disoccupati, dall’altra gettano temporaneamente sul lastrico la gran massa di operai senza lavoro; in cui i lavoratori sono ammassati e pigiati nelle grandi città, e ad un ritmo più rapido di quello a cui, nelle attuali condizioni, possono costruirsi le abitazioni per loro; una società in cui, dunque, si deve trovar denaro anche per pagare la pigione anche dei cortili più abietti; in cui, per finire, nella sua qualità di capitalista, il padrone di casa non ha solo il diritto, bensì, grazie alla concorrenza, anche in un certo qual modo il dovere, di ricavare spietatamente dalla sua proprietà i fitti più alti. In una società del genere la penuria di abitazioni non è un caso, è un’istituzione necessaria, può essere abolita, insieme a tutti gli effetti che sortisce sull’igiene e via dicendo, solo se viene sovvertita dalle fondamenta l’intera società da cui scaturisce.

 

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