La campagna della Turchia contro i curdi: come l’imperialismo ha tradito il Rojava

LENIN 1924-2024 – seconda parte
17 Dicembre 2024
LENIN 1924-2024 – seconda parte
17 Dicembre 2024
Mostra tutto

La campagna della Turchia contro i curdi: come l’imperialismo ha tradito il Rojava

di Milo Cassidy (da marxist.com)

Nelle ultime settimane, l’offensiva di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), appoggiata dalla Turchia, è riuscita a rovesciare il regime di Assad. Nei media occidentali, ciò è stato generalmente festeggiato. Un fatto che non è stato riportato, però, è la simultanea avanzata turca in una parte della Zona Autonoma Curda nella Siria del Nord-Est (AANES), più comunemente nota come Rojava.

In queste settimane, la Turchia ha continuato a spingersi in territorio curdo, occupando la scorsa settimana Tel Rifaat e qualche giorno fa Manbiji, l’ultima città controllata dai curdi ad ovest del fiume Eufrate. Le forze turche, insieme ai propri alleati jihadisti, hanno bombardato il ponte di Qereqozac, che connette le due sponde del fiume, e hanno verosimilmente provato ad occupare e ad attraversare il fiume, sebbene siano stati respinti. Già giungono notizie di esecuzioni di massa e di stupri. Ad Ain Issa, in un solo giorno sono state uccise otto persone appartenenti ad un’unica famiglia.

Erdogan ha colto l’occasione per promuovere le ambizioni imperialiste della Turchia, finanziando l’offensiva di HTS. È intenzionato a porre la Siria settentrionale sotto il proprio controllo de facto e utilizza il regime che si è appena insediato a Damasco, sotto la guida degli jihadisti, come una propria marionetta. Soprattutto, vuole annientare la zona autonoma curda e spazzare via dal confine turco le milizie delle SDF (Syrian Democratic Forces), legate al partito di sinistra PKK, che per anni sono state una spina nel fianco per Erdogan. È determinato a schiacciare le aspirazioni nazionali curde, spegnendo le speranze della costruzione di uno Stato autonomo curdo in Rojava.

Nel 2014, l’imperialismo occidentale fece affidamento sui curdi, dal momento che erano i combattenti più abili contro l’ISIS. È chiaro che ormai si stanno preparando a tradirli. Ciò conferma per l’ennesima volta che le piccole nazioni oppresse vengono considerate come pedine nello scacchiere dei predatori imperialisti. Esse non possono riporre alcuna fiducia in questi banditi.

L’unico modo in cui il popolo curdo può conquistare una indipendenza durevole e una vera libertà è lottare per il rovesciamento di tutti i regimi corrotti della regione, come parte di un’unica battaglia congiunta con tutti i popoli oppressi e sfruttati, per una federazione socialista del Medio Oriente.

La vendetta di Erdogan contro i curdi

Negli ultimi anni, tutte le grandi potenze hanno contribuito a ridurre la Siria in macerie. Ma Erdogan è stato particolarmente brutale. La Turchia ha investito pesantemente nei gruppi jihadisti, ISIS e HTS, e ha dato loro appoggio, utilizzandoli per promuovere i propri interessi nella regione. A Erdogan non importa quali metodi barbarici questi gruppi usino, solo il vantaggio che può trarne. Dal momento che i curdi combattono contro gli jihadisti in Siria ormai da dieci anni, Erdogan li vede come una minaccia ai propri progetti.

Inoltre, Erdogan considera i curdi come una quinta colonna all’interno dello Stato turco. I curdi, che sono sparsi tra Siria, Iran, Iraq e Turchia, rappresentano il 15-20% della popolazione in Turchia. Pertanto, essi potrebbero costituire una delle principali minacce al suo dominio e al suo sogno di una “grande Turchia”. Le organizzazioni curde controllano numerosi sindacati in Turchia e dirigono l’HDP, un partito politico di sinistra legale, che nel suo picco massimo di popolarità aveva cominciato ad attrarre molti voti da parte di lavoratori e giovani turchi, rivelandone il potenziale di sviluppo oltre la sua base di radicamento a prevalenza curda. Erdogan è intenzionato in particolare a distruggere il PKK (Partito dei Lavoratori Curdi), che è strettamente legato al PYD/YPG (le principali forze curde in Siria).

Di conseguenza, negli ultimi anni Erdogan si è impegnato apertamente nella repressione dei curdi, sia indirettamente, fornendo appoggio all’ISIS, sia con offensive militari vere e proprie. Nel 2015, Erdogan bombardò e attaccò le regioni curde della Turchia, in un’operazione che venne descritta come rivolta ad attaccare il PKK, ma che in realtà colpì diffusamente i civili. Nel 2018, mentre i curdi stavano ancora concentrando i loro sforzi nel combattere l’ISIS, Erdogan scatenò un attacco brutale contro il territorio in mano ai curdi ad ovest dell’Eufrate, assediando e occupando la città di Afrin, che era sotto il controllo del PYD (Partito dell’Unione Democratica). Migliaia di persone vennero uccise nel corso di questa offensiva, denominata “Operazione Ramo d’Ulivo”, che produsse più di 150mila profughi.

Nonostante a Erdogan piaccia presentarsi come anti-imperialista – sulla questione palestinese, per esempio – ciò è totalmente falso. Egli, come il resto dei leader mondiali, rappresenta una classe capitalista corrotta e decadente, che si ostina a trascinare il Medio Oriente sulla via dell’inferno. Se questa aggressione turca nei confronti dei curdi non verrà respinta, causerà senza ombra di dubbio un’altra tragedia.

Alleati inaffidabili

La Turchia è indubbiamente uno Stato potente. Ma chi c’è dalla parte dei curdi?

Il Rojava venne fondato nel 2013, mentre la rivoluzione siriana degenerava in una guerra civile reazionaria da entrambe le parti. Il YPG è influenzato dalle idee del PKK e viene considerato una forza progressista e di sinistra. A causa di ciò, ha ottenuto un’eco di massa. Hanno tratto sempre la loro base di appoggio non da chissà quale potente fazione, bensì dalle masse dei poveri e degli oppressi; e non soltanto nelle regioni curde. Questa rivoluzione avrebbe potuto estendersi in lungo e in largo, se fosse stata connessa a un programma rivoluzionario comunista e ad un appello di classe ai poveri e ai lavoratori di Siria, Turchia, Iraq e Iran, cioè i paesi tra i quali la nazione curda è stata spezzettata.

La direzione curda, tuttavia, diede alla lotta un carattere puramente nazionale e assegnò un carattere strettamente tattico, e non politico, alla questione delle alleanze militari. Gli americani, che avevano dato un enorme appoggio finanziario e militare ai ribelli jihadisti in Siria, contribuendo a creare il mostro di Frankenstein dell’ISIS, avevano bisogno di un punto di appoggio per ricacciare l’ISIS e ristabilire una propria base in Siria. Hanno provato ad utilizzare l’YPG per questo scopo.

Hanno offerto alla leadership curda denaro, armi ed appoggio politico in cambio di un’alleanza. Tuttavia, questo aveva un prezzo. In cambio, gli americani hanno utilizzato i curdi, ma non hanno mai avuto l’intenzione di dare loro reali garanzie.

Dal 2014 in avanti, gli americani hanno organizzato i curdi nelle SDF. Queste dovevano essere un fronte militare indipendente dal PYD/YPG. Ma, in realtà, erano sempre i curdi a trovarsi in prima linea. Gli americani che entrarono a far parte delle SDF andavano in giro senza mostrine e senza indicare le proprie generalità. Operavano con una segretezza quasi totale. Eppure, chiedevano molto ai curdi, decidendo tutti gli obiettivi militari e mandandoli a strappare all’ISIS una città dopo l’altra. In tutto, tra il 2015 e il 2019, sono stati uccisi più di 11mila curdi nei combattimenti contro l’ISIS, rispetto a otto americani.

I curdi erano i più efficaci a combattere contro l’ISIS. Essi cercavano di difendere il proprio stile di vita contro uno dei gruppi più barbarici sulla faccia della Terra. Ma la leadership delle SDF ha sacrificato la propria indipendenza politica in cambio di appoggio militare. Fu questo a preparare la strada al disastro che ora si trovano davanti.

Gli americani non sono mai stati realmente dalla parte dei curdi. Li hanno utilizzati come uno strumento per spostare i rapporti di forza in Siria appena un po’ più a favore degli Stati Uniti, in contrapposizione a Russia e Iran, mentre gli Stati Uniti corteggiavano allo stesso tempo anche la Turchia e finanziavano spudoratamente i gruppi fondamentalisti islamici. Al contempo, erano loro a decidere quali città le SDF avrebbero dovuto conquistare, impedendo ai curdi di provare a diffondere la rivoluzione nelle zone controllate dal governo siriano, o in Turchia.

La reazione scandalosa degli americani all’attacco turco contro Afrin nel 2018 fu quella di suggerire a Mazlum Abdi, generale delle SDF, che Afrin non rappresentava un obiettivo strategico. Il Pentagono dichiarò: “noi non li consideriamo parte delle nostre operazioni Sconfiggi-ISIS’… e non li appoggiamo”.

Soprattutto, i curdi hanno pagato un prezzo politico molto alto per l’appoggio americano. Le forze curde di sinistra avrebbero potuto diventare l’avanguardia di un movimento rivoluzionario nella regione. Rimanendo nei limiti di un movimento nazionale, e non rompendo con il capitalismo – conditio sine qua non dell’appoggio degli americani – la loro azione è rimasta necessariamente circoscritta alla popolazione curda. L’imperialismo americano è la forza più reazionaria sulla faccia della Terra. La polpetta avvelenata dell’appoggio americano ha soltanto isolato ulteriormente la causa dei curdi rispetto alle masse della regione.

Traditi dagli imperialisti

Afrin ha fornito un assaggio di quello che succederà. Da quando l’ISIS è stato respinto nel 2018, gli americani hanno gradualmente ritirato l’appoggio ai curdi. Per un periodo, questo ha lasciato i curdi in un patto implicito di non-aggressione con il regime di Assad, contro la Turchia e i fondamentalisti islamici, ma questo non poteva durare per sempre. È finito il tempo in cui i curdi potevano equilibrarsi tra queste potenze e metterle una contro l’altra.

Truppe delle SDF (immagine: @MedeniDuran007X)

La Turchia ha sostituito gli Stati Uniti e la Russia come principale attore in Siria, avendo armato e rifornito l’HTS. Il prezzo che la Turchia chiederà per questo appoggio sarà quello di esigere che si chiuda un occhio sulle sue operazioni. Per l’imperialismo occidentale, tutto ciò che conta è arraffare tutto quello che si può e i “fatti concreti”. Adesso, faranno sempre più affidamento sugli alleati turchi per ritagliarsi una fetta per sé.

Non solo gli Stati Uniti, ma anche la Gran Bretagna e l’Europa si stanno adeguando ai voleri di Erdogan, quando si tratta dei curdi.

Il giro di vite contro i gruppi curdi in Gran Bretagna nel corso delle ultime settimane lo dimostra. Sei curdi sono stati accusati di appartenere ad un’organizzazione terrorista [il PKK è considerato un’organizzazione terroristica in Europa e in America, Ndt], il che dimostra l’estrema ipocrisia dei governi occidentali, che simultaneamente stanno discutendo di rimuovere l’HTS dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Il mese scorso, la Germania ha sbloccato la vendita alla Turchia di 40 caccia da combattimento Eurofighter Typhoon. Ciò rappresenta una chiara lezione sul modo in cui realmente si comportano i paesi imperialisti rispetto ai “diritti” delle piccole nazioni.

È palese che, sull’onda della recente offensiva turca, Abdi abbia supplicato gli Stati Uniti di intervenire al suo fianco. In tutta risposta, gli Stati Uniti hanno siglato una tregua farlocca, che ha costretto i curdi ad abbandonare la città di Manbij alle milizie filo-turche. Biden una volta ha detto ai curdi che “le montagne non sono i vostri unici amici”. Questo potrebbe essere vero, ma sicuramente Biden non è tra di essi.

Che cosa aspettarsi?

Messi con le spalle al muro, alcuni dei dirigenti curdi stanno adesso prendendo in considerazione la possibilità di collaborare con il nuovo regime. Sono già stati fatti passi in tal senso dall’esercito; ad esempio la nuova bandiera siriana è stata fatta sventolare sugli edifici governativi. Tuttavia, questo tentativo rappresenta un grande errore.

La rapidità del crollo del regime di Assad ha mostrato che il vecchio Stato era ormai marcio fino al midollo. È impossibile dire con certezza cosa succederà. Ma al momento attuale altri gruppi armati stanno riempiendo il vuoto lasciato dallo Stato e il paese è occupato da una miriade di potenze imperialiste e di signori della guerra locali.

Le forze di HTS si sono spinte da Idlib fino a Damasco, ci sono forze controllate direttamente dalla Turchia nel nord, milizie druse a sud, Israele sulle alture del Golan, i Russi nella zona nord-occidentale, gruppi legati agli americani nel sud-est e l’ISIS si sta facendo strada ancora una volta dal deserto. All’interno dello schieramento di HTS, nonostante tutti i loro tentativi di reinventarsi come “moderati”, ci sono non pochi fanatici wahabiti che senza dubbio covano risentimento rispetto agli sforzi di al-Jolani per apparire rispettabile.

HTS deve essere denunciato per quello che è: la reazione aperta, prodotto dell’imperialismo e di un sistema capitalista che in Medio Oriente è ormai putrefatto e in cui nessuna delle fazioni serve gli interessi di un qualsiasi settore delle masse oppresse in Siria. Quello che emergerà non è uno Stato democratico all’interno del quale i curdi potranno trovare spazio, bensì una brutale spartizione su basi etnico-religiose.

Nel suo momento più alto, il “sogno del Rojava” rappresentò un’aspirazione per milioni di persone. Le SDF (più PYD/YPG) controllavano ampia parte del territorio siriano, mentre il PKK e l’HDP controllavano di fatto il potere in tutta una serie di regioni del Kurdistan turco, così come rappresentavano una seria forza di attrazione in Iran e in Iraq. Nel 2015, le masse del Kurdistan turco arrivarono a insorgere, pronte a respingere gli attacchi dello Stato turco. Ma per paura di alienarsi i propri alleati, specialmente gli americani, il PKK fece l’errore di fare un passo indietro, proprio quando avrebbero dovuto combinare l’armamento della popolazione di queste regioni con i metodi della lotta di classe e con un appello rivoluzionario alle masse sfruttate curde e di altre etnie nella regione. Da allora, la direzione ha continuato a collaborare con le potenze imperialiste. Adesso gli imperialisti stanno preparando un tradimento drammatico.

Sono state perse molte opportunità. Considerato quanto marcio fosse il regime di Assad, se i curdi avessero proposto alle masse siriane una posizione progressista e di classe, avrebbero potuto essere loro a rovesciare il regime, invece che HTS, il che li avrebbe messi in una posizione ben più solida. Il regime di Assad era semplicemente uno degli anelli deboli nella catena del capitalismo in Medio Oriente e molti altri regimi non sono meno marci. La trasformazione rivoluzionaria della Siria, guidata dai curdi, avrebbe rappresentato un faro per le masse in tutta la regione.

Adesso i curdi sono sulla difensiva. L’unica via d’uscita possibile è quella di riconoscere che la lotta di liberazione nazionale non può essere risolta puramente per mezzo della lotta armata. La libertà dei curdi può giungere solo attraverso una lotta rivoluzionaria per rovesciare Erdogan e i fondamentalisti religiosi in Siria. Questo può essere ottenuto solo con una lotta rivoluzionaria congiunta delle masse curde e di altre etnie.

Bisogna strappare la classe operaia e la gioventù turca all’influenza della loro classe dominante e dello Stato turco. Con l’inflazione e la disoccupazione giovanile alle stelle in Turchia, la situazione è matura. Nel frattempo, in Siria, le masse possono anche aver odiato Assad, ma sicuramente non hanno un grande amore per il nuovo regime islamico.

I comunisti difendono incondizionatamente il diritto dei curdi all’autodeterminazione. La lotta dei curdi contro gli Stati oppressivi che hanno inflitto loro tante atrocità è in sé una lotta progressista e rivoluzionaria. Ciò trova un’eco e suscita la simpatia di milioni di lavoratori e giovani che lottano contro l’austerità, le dittature e l’imperialismo in tutto il mondo.

Anche adesso, lottare per costruire un partito rivoluzionario che organizzi tanto i curdi come le altre etnie, utilizzando una programma di classe, che connetta le lotte di tutti popoli della regione sotto la bandiera di una Federazione Socialista del Medio Oriente, potrebbe avere successo. Questa è la strada per difendere il Rojava ed estendere la rivoluzione. Ma ciò richiede una rottura completa con l’imperialismo, con la collaborazione di classe e con il capitalismo.

 

 

Condividi sui social