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di Salvatore Veltri
Catanzaro, 10 maggio 2025 – Lo scorso 10 maggio Piazza Prefettura si è riempita di studenti, lavoratori, operatori sanitari, cittadini comuni e comitati territoriali che hanno costruito una giornata di mobilitazione in difesa della sanità pubblica calabrese con lo scopo di dare corpo e organizzazione alla rabbia di una intera regione. È lì, in mezzo alla piazza, non sul palco, che si è alzata la voce vera del popolo calabrese.
I comitati autorganizzati sono il vero motore della lotta non le screditate forze politiche calabresi. Molti comitati autorganizzati sono infatti sorti in questi anni in diversi territori della regione devastati dalla crisi sanitaria: Cariati, Polistena, Praia a Mare, San Giovanni in Fiore, Acri, Serra San Bruno, Soverato e decine di altri. Realtà nate da assemblee spontanee, presìdi, occupazioni e lotte lunghe mesi o anni.
Questi comitati non si sono limitati a denunciare, ma hanno costruito reti, consapevolezza e capacità di mobilitazione. Nei momenti di maggiore forza delle mobilitazioni hanno assunto la fisionomia vere e proprie assemblee popolari permanenti: orizzontali, inclusive, fondate sulla partecipazione diretta e sulla discussione collettiva; tutti questi elementi hanno costituito la base per una lotta generale fondata su una idea di sanità pubblica, di qualità, di massa e libera dalla soffocante morsa degli interessi privati.
Una piazza che non delega: contestati i sindaci sul palco
La manifestazione si è svolta sul binario di una contrapposizione di fondo. Le enormi potenzialità che i comitati esprimono si sono scontrate con la maggioranza degli interventi istituzionali e politici; interventi inchiodati su un profondo moderatismo e sull’incapacità di legare l’allargamento della lotta per la sanità pubblica al ribaltamento delle politiche sanitarie calabrese; politiche ingabbiate nel connubio perverso fra privato (lautamente finanziato) e pubblico ( sempre più impoverito). Se la piazza chiedeva sanità pubblica ed efficiente, la fine della presenza tentacolare dei privati nel settore sanitario; la maggioranza dei soggetti politici che si alternavano sul palco rispondevano con le zuppe riscaldate delle politiche del centrosinistra. Alcuni sindaci hanno tentato di occupare simbolicamente il palco, trasformando un momento di lotta in una tappa elettorale. Ma la piazza ha reagito: non è il tempo delle parole, ma della coerenza.
“Non siamo qui per la vostra campagna elettorale. Siamo qui perché la gente muore senza cure e deve andarsene per operarsi. Dove eravate prima?” – ha gridato una studentessa dal microfono autogestito in mezzo alla piazza.
Assemblee permanenti, radicamento sociale, sciopero generale
La forza che i comitati hanno espresso in questi mesi ed anno non deve essere dispersa. È ora di fare un salto in avanti. La proposta che circola tra i comitati è chiara:
• Costituire comitati di difesa della sanità pubblica in ogni comune, quartiere, ospedale, scuola, università e luogo di lavoro;
• Tenere assemblee regolari, dove discutere non solo delle emergenze sanitarie, ma del modello di sanità e società che vogliamo;
• Collegare le lotte locali in una rete regionale permanente;
• Preparare uno sciopero generale che paralizzi la Calabria e faccia sentire che il popolo è pronto a fermare tutto per far ripartire ciò che conta: la salute come diritto, non come business.
Sanità pubblica, non profitto privato
La mobilitazione del 10 maggio ha ribadito con forza che l’attuale gestione regionale, commissariale e privata ha fallito. Ospedali chiusi, personale ridotto all’osso, tempi d’attesa infiniti e migliaia di calabresi costretti ogni anno a curarsi fuori regione, a proprie spese.
Ogni euro speso per la mobilità passiva o per finanziare le strutture private convenzionate è un euro tolto alla sanità pubblica. Ed è proprio il privato, con le sue logiche di profitto, a rappresentare il vero carnefice della sanità pubblica.
Il 10 maggio può segnare l’inizio di una nuova fase nella misura in cui c’è una rottura di fondo con i partiti di centrosinistra e con la loro idea di sanità. La Calabria si è messa in cammino. Non aspetta più. Chiede ascolto, ma soprattutto agisce. Dalle piazze alle assemblee, dai comitati alla proposta di sciopero, si costruisce un’alternativa reale.
Come Partito Comunista Rivoluzionario siamo intervenuti con un volantino, diffondendo oltre 40 copie di Rivoluzione e discutendo con un settore di giovani lavoratori determinati, a conferma dell’interesse e della voglia di lottare che si respirava.
Perché la salute non si delega. Si conquista. Insieme.