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10 Agosto 2015Il 14 agosto si aprono le votazioni per eleggere il nuovo leader del Partito laburista in Gran Bretagna. Le procedure di voto termineranno il 10 settembre e due giorni dopo sarà annunciato il vincitore. Per la prima volta nella storia del Labour party, il segretario del partito sarà eletto con un sistema del tutto simile alle elezioni primarie nostrane.
Oltre agli iscritti al partito, chiunque potrà partecipare al voto, iscrivendosi come «Labour supporter» e versando 3 sterline. Il sistema, architettato dalla destra blairiana per diluire il peso degli attivisti nella marea dei votanti del partito, sta creando non pochi problemi all’establishment. Jeremy Corbyn, deputato della sinistra, giunto alla candidatura quasi per caso e grazie alla concessione di una serie di firme «democratiche», sta catalizzando la rabbia e lo scontento di tanti giovani e lavoratori ed è balzato in testa a tutti i sondaggi. L’articolo dei nostri compagni inglesi de il «Socialist Appeal» spiega molto bene tutto il processo.
L’altra sera 2500 persone si sono riunite a Londra per ascoltare l’alternativa alle politiche di austerità proposta da Jeremy Corbyn, ultima tappa di una serie di dibattiti con partecipazione di massa che hanno attraversato il paese. L’incontro era talmente partecipato che, nonostante il Centro Camden fosse stipato all’inverosimile e altre due sale fossero state attrezzate per accogliere i sostenitori di Corbyn, in centinaia sono stati costretti a restare fuori dall’edificio.
Per nulla turbato dalla grande partecipazione, Corbyn ha parlato per quattro volte, una in ognuna delle sale all’interno, e un’ultima all’esterno, salendo sopra una camionetta dei vigili del fuoco, messa a disposizione dal loro sindacato, che sostiene la candidatura di Corbyn alla leadership del Partito Laburista.
C’è così tanta voglia e interesse per le idee di Corbyn che diversi gruppi di adolescenti si sono arrampicati sulle finestre che davano sulla via per sentire anche solo un poco del suo discorso nella sala principale. Corbyn ha lucidamente descritto l’impatto devastante che le politiche di austerità stanno avendo in Gran Bretagna, parlando dei milioni di persone che devono andare nelle mense dei poveri, e di una emergenza casa che di fatto si sta traducendo in un allontanamento coatto dei poveri da Londra. Così come ha delineato la sua alternativa, una società fondata sugli interessi di chi davvero crea la ricchezza, e cioè i lavoratori.
Owen Jones (editorialista del Guardian, ndt), dopo aver raggiunto Corbyn sul palco, ha detto che per quanto la campagna sia stata fino qua impressionante, non deve fermarsi. Sia che Corbyn vinca o perda, questa campagna deve diventare un trampolino di lancio per un movimento generale per cambiare la società.
Anche Mark Serwotka, segretario del sindacato dei dipendenti pubblici PCS, è intervenuto all’assemblea. Ha espresso tutto il suo sdegno per gli attacchi a Corbyn provenienti dalla destra laburista e per i loro tentativi paternalistici di convincere i suoi sostenitori della sua ineleggibilità. Al solo menzionare il nome di Blair tutto il palazzo è esploso in un coro di fischi, a dimostrazione del disprezzo che c’è nei confronti dell’ex primo ministro.
Questa assemblea di Londra ne seguiva altre di non minore successo. 1500 si sono riuniti a Liverpool e altre assemblee di massa c’erano state a Birmingham e a Coventry la settimana prima. Allo stesso tempo la campagna è molto vicina a raggiungere il suo obiettivo per la raccolta fondi di 100.000 sterline, e ormai quasi tutti i più importanti bookmakers danno Corbyn come più probabile vincitore. Forte dell’appoggio ricevuto del sindacato UNISON, sempre del settore pubblico e con 1,3 milioni di iscritti, la campagna sembra aver acquisito uno slancio inarrestabile.
I blairiani lanciano fango
Questa crescita della campagna sta avvenendo nonostante gli attacchi torrenziali di cui è oggetto Corbyn sia da parte della destra laburista, blairiana, sia da parte dei mass media. Il primo ministro ombra Chris Leslie si è di recente aggiunto al coro dei lanciatori di fango, dicendo che le misure economiche che Corbyn propone in realtà farebbero diventare i lavoratori più poveri. A completare l’orrorifica galleria dei critici di Corbyn c’è Neil Kinnock, ex leader del Partito Laburista, che ha fatto sfoggio di tutto il suo bagaglio maccartista incolpando i “maledetti trotskisti” per la crescita del sostegno della campagna, senza mancare ovviamente di deridere Corbyn etichettandolo come “ineleggibile”.
Ciò che salta agli occhi è quanto questi politici in carriera si sono screditati agli occhi dei militanti del partito, come di tutta la società. Ogni attacco portato avanti da questi personaggi non fa che rafforzare la campagna. Il sentimento generale sembra essere quello che dice “Se Blair è contrario, allora lo devo sostenere!”83c8e558-3a1d-11e5-_952035c.jpg
I leader della destra, così come la stampa borghese, sono completamente isolati dalla realtà della società. Di conseguenza, non riescono a capire l’enorme cambiamento che è avvenuto nelle coscienze durante l’ultimo periodo. Già dal 2008, la gente comune in tutta Europa e nel resto del mondo ha cominciato a porsi delle domande, su quanto sia necessario o meno un sistema che pretende un peggioramento del loro livello di vita per pagare una crisi di cui non hanno colpa.
Milioni di lavoratori sentono il bisogno di un’alternativa ma, fino ad ora (almeno in Inghilterra), la bancarotta dei gruppi dirigenti del Partito Laburista e dei sindacati ha impedito che questo sentimento trovasse un espressione compiuta. Lo si è visto in Scozia, dove il referendum sull’indipendenza e la crescita esponenziale del SNP è stata una chiara espressione di questo bruciante desiderio di cambiamento.
La campagna per Corbyn sta dando adesso una voce a quello stesso sentimento in tutta la Gran Bretagna. Non è però un fenomeno che riguarda soltanto la Gran Bretagna, come ha fatto notare Stella Christou, una militante del Socialist Appeal, in un intervista al Guardian:
“In tutta Europa stanno emergendo nuovi partiti e nuovi leader e adesso sta accadendo qua. Stanno scuotendo le fondamenta stesse della socialdemocrazia. Jeremy Corbyn sta riunendo le persone disilluse, demoralizzate e apolitiche.”
Chi sarebbero gli apatici?
La cosa decisamente più interessante di questo fenomeno è il grande numero di giovani che vi prende parte. I mass media ci raccontano di continuo dei giovani che sono apatici e disinteressanti alla politica. Ma gli adolescenti con le orecchie appoggiate alle finestre del centro dove si teneva l’assemblea di ieri ci dicono tutt’altro. Infatti, all’assemblea di ieri sono intervenuti molti volontari della campagna. La maggior parte di loro aveva meno di 20 anni ed era approdata solo di recente all’impegno politico, spinti del desiderio di lottare per una società migliore. Questo dimostra anche che la campagna per Corbyn sta attirando gli stessi settori di giovani che erano scesi nelle piazze per protestare contro i conservatori subito dopo le elezioni.
E’ sempre più evidente che stiamo assistendo alla nascita di un nuovo movimento politico, che, se Jeremy Corbyn dovesse vincere, ha il potenziale per attrarre centinaia di migliaia di persone per lottare contro l’austerità. Si tratta probabilmente di uno degli sviluppi politici più significativi che l’Inghilterra abbia conosciuto negli ultimi tempi, di sicuro dal movimento contro la guerra in Iraq, se non dal movimento contro la Poll Tax. La cosa più degna di nota di questa campagna è il grande entusiasmo e l’ottimismo che permea chiunque ne sia coinvolto, che sia giovane o vecchio, una cosa che manca totalmente dalle altre parti.
Come militanti del Socialist Appeal condividiamo questo entusiasmo e sosteniamo completamente la campagna per l’elezione di Jeremy Corbyn, ma non dobbiamo essere ingenui su quello che questo comporta. Se Corbyn dovesse vincere, inizierebbe di sicuro una sorta di guerra civile all’interno del Partito Laburista. I blairiani non potrebbero mai accettare un risultato del genere, e non tanto perchè, come dicono loro, Corbyn è ineleggibile ma perchè questo movimento entra in contraddizione con gli interessi della classe dominante che loro rappresentano completamente con il loro sostegno alle politiche di austerità.
La destra laburista inizierebbe immediatamente una campagna di sabotaggio per cercare di far dimettere Corbyn, in un modo o nell’altro. Non possiamo pensare di ricevere questi attacchi senza fare nulla, dobbiamo prepararci a sostenere la battaglia a testa alta e a difendere la volontà della maggioranza degli iscritti al partito e ai sindacati.
Vota per Corbyn! Lotta per il socialismo!
In questo senso, non condividiamo le parole che Corbyn spende per “l’unità del partito”. Il Partito Laburista infatti, è stato per anni abitato da due diverse e opposte tendenze: chi combatteva nel nome e nell’interesse della classe lavoratrice; e i veri infiltrati, quelli che rappresentavano gli interessi dei padroni. Se Corbyn vorrà realizzare il suo programma, dovrà per forza di cose lottare contro i tentativi di sabotaggio dei blairiani e liberarsi di tutta la cricca carrierista e opportunista presente nel partito. Solo così potremo davvero essere uniti nella lotta contro i conservatori.
E anche se Corbyn dovesse perdere, questa è una battaglia che dovremo fare lo stesso. Non dobbiamo permettere che le migliaia di persone che si sono riversate di nuovo nel partito poi si brucino e se ne vadano. Dobbiamo invece lottare per organizzarle in una forza capace di imporre un cambiamento radicale della società.
Quale che sia il caso, il genio è ormai uscito dalla bottiglia. Migliaia di persone si sono avvicinate all’impegno politico. La rabbia e il desiderio delle masse dei lavoratori e dei giovani per un cambiamento radicale ha assunto una forma concreta e tangibile. Dotato di un programma militante, combattivo e socialista, questo movimento sarebbe impossibile da fermare.