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29 Novembre 2017Amazon Piacenza, finalmente i lavoratori alzano la testa!
Cgil Cisl Uil e Ugl hanno convocato nel giorno del Black Friday uno sciopero di 24 ore dei dipendenti Amazon del sito di Castel San Giovanni a Piacenza.
Ci si domanda come è che questi sindacati che hanno sottoscritto le domeniche lavorative in Esselunga, i turni su 24 ore in Carrefour e tanti altri peggioramenti delle condizioni di lavoro in nome della competitività aziendale, questa volta abbiano deciso una forma di lotta così radicale e conflittuale.
Venerdì siamo andati al presidio e abbiamo trovato la risposta.
Lo stabilimento esiste da solo 6 anni, è in continua crescita, ora conta 1600 dipendenti più una fisarmonica attorno ai 2mila interinali o tempi determinati a seconda dei cosiddetti picchi produttivi. Il problema è che ormai i picchi sono tutto l’anno: “iniziamo con i libri scolastici, poi c’è Halloween, poi la settimana speciale, poi Natale e se non c’è una festività, si inventano qualcosa che fa impennare le vendite. Siamo costantemente sotto pressione. I cartellini verdi (così si chiamano i precari a differenza dei lavoratori a tempo indeterminato che hanno il cartellino blu) fanno il nostro stesso lavoro, ma hanno più facilmente di noi il rischio del licenziamento“.
Lo stabilimento è accogliente, c’è l’aria condizionata, una convenzione con la piscina e i dirigenti fino a qualche anno fa facevano le assemblee generali per coinvolgere e motivare la forza lavoro. Davanti agli incredibili successi chiedevano agli astanti di fare a se stessi un bell’applauso di riconoscimento. Stufi di applaudirsi qualcuno ha preso coraggio e ha iniziato a fare qualche domanda. I dirigenti hanno così smesso di fare assemblee generali, ma solo di reparto e a chi ha qualche problema gli si suggerisce di rivolgersi al proprio capo. E quali sono questi problemi? “La legge dice che il peso massimo di un collo è di 20 kg, io sono allo smistamento sulle linee, ne sollevo, in 8 ore, 3 mila. Certo non sono tutti di quel peso, ma sono ininterrottamente tanti! E mi dicono che siccome ho fatto la pausa fisiologica, non ho diritto ad altre pause. Poi la pausa, di 30 minuti, vogliono che sia fatta la mattina presto quando ci sono meno richieste, a inizio turno, non a metà per spezzare la fatica. Durante un picco di Natale abbiamo lavorato per 14 giorni con turni pazzeschi, a volte quelli del pomeriggio si prolungavano fino a mezzanotte e quando attacchavi alle 4.30 ti toccava restare fino alle due. Una volta che smontavo a mezzanotte, ha nevicato, ho spalato la neve per recuperare l’auto, dormito un’ora e sono ritornato qui a lavorare. Ovvio che ci si ammala“.
“Sono anni faccio solo il turno di notte, sei giorni su sette, non ho più una vita, ho disturbi del sonno e guadagno appena 1.400 euro. È una follia, qui si pensa solo alla produttività, non siamo considerati nemmeno esseri umani. Con i miliardi di profitti che fanno grazie al nostro lavoro, a loro non costerebbe praticamente nulla farci lavorare sei ore e magari pure con un aumento di stipendio, e invece? Per il lavoro notturno e le domeniche abbiamo una maggiorazione di appena il 15%, non c’è alcun riconoscimento del nostro lavoro“.
“Qui il motto è ‘l’ossessione per il cliente’, io dico che l’ossessione è una malattia e questa gente dovrebbe farsi curare”.
I lavoratori hanno preso coraggio e si sono organizzati, un anno e mezzo fa hanno iniziato a iscriversi al sindacato e lo hanno costretto ad organizzare una vertenza per difendre i loro diritti.
“Qui se ti lamenti, ti dicono ‘se non ti va bene te ne puoi anche andare, qui fuori c’è la coda per sostituirti, è un’umiliazione continua!”. E infatti in questi anni in tanti se ne sono andati, ma l’epoca delle umiliazioni è finita.
Lo sciopero di venerdi scorso è stato un successo, almeno la metà dei dipendenti a tempo indeterminato ha aderito.
Nonostante sia stato annunciato giorni prima e Amazon sia riuscita a trasferire parte delle merci su altri magazzini e vanti di non avere subito danni, in realtà ritardi nelle consegne ci sono stati.
Tuttavia il successo più importante è che è iniziata una nuova fase.
Queste giovani lavoratrici e lavoratori che in circa duecento hanno animato il presidio dalle cinque del mattino sono determinati a vincere, sono consapevoli di poter essere un punto di riferimento per altri lavoratori e lo sciopero in contemporanea in altri sei magazzini di Amazon Germania dà loro fiducia di non essere da soli.
Lunedì è previsto l’incontro con l’azienda e, mentre scriviamo, i lavoratori stanno di nuovo presidiando il magazzino e sensibilizzando tuttal la zona industriale circostante, lungo la provinciale Piacenza Pavia.
Le richieste sono quelle di un contratto integrativo che preveda un miglioramento sensibile delle condizioni, più pause e un adeguato riconoscimento economico.
L’azienda finora ha mostrato una chiusura totale, per costringerla a più miti consigli i lavoratori che hanno preso in mano i loro futuro devono discutere democraticamente in assemblea i metodi più adeguati per proseguire questa lotta.
Aggiungiamo infine che al presidio era presente anche una delegazione del Si.Cobas che ha portato la sua solidarietà e ha fatto appello ai lavoratori a promuovere il blocco delle merci. Per quanto non condividiamo i metodi spesso avventuristi di questo sindacato, è stato grave che la delegazione sia stata tenuta a distanza con un cordone della polizia, manco fossero dei criminali.
I blocchi sono solo uno dei metodi di lotta, e solo da un confronto democratico fra tutti i lavoratori può emergere il metodo che consente il maggior danno possibile al padrone con la minore esposizione ai lavoratori. Siamo certi che chi lotta non ha bisogna di essere “tutelato” dalla polizia, e anche i lavoratori di Amazon sapranno riconoscere con la loro esperienza l’importanza dell’unità, della solidarietà e il ruolo di tutte le organizzazioni sindacali.
In Amazon si è aperta una nuova era, e questo non è che l’inizio.