Breve cronaca di un comizio a Madrid
14 Dicembre 2015Lavorare senza fine? Diciamo No!
16 Dicembre 2015Podemos presenta un programma elettorale che è in generale progressista e avanzato. Se fosse messo in pratica trasformerebbe radicalmente la vita di milioni di famiglie di lavoratori nel nostro paese.
Prima di tutto è importante sottolineare l’intenzione di cancellare alcune leggi reazionarie promosse non solo dal PP ma anche dal PSOE tra cui:
- la Ley Mordaza (legge “Bavaglio”) che limita gravemente le nostre libertà democratiche e alcuni articoli del codice penale come quelli che penalizzano i picchetti in caso di sciopero;
- le riforme in tema di lavoro promosse da entrambi i partiti che facilitano i licenziamenti, depotenziano la contrattazione collettiva, precarizzano il lavoro e abbassano i salari;
- le riforme pensionistiche promosse dagli stessi partiti, facendo ritorno ai 65 anni d’età pensionabile e all’indicizzazione degli aumenti pensionistici;
- la legge sulle coste che privatizza i nostri litorali;
- la legge sull’aborto che impedisce l’esercizio di questo diritto alle minorenni;
- la legge LOMCE che riporta indietro di 45 anni il sistema educativo e limita le competenze autonomistiche;
- la riforma del Tribunale Costituzionale che lo abilita a destituire eletti a cariche pubbliche;
- la legge sulle amministrazioni locali che taglia le prestazioni sociali dei comuni;
- l’articolo 135 della Costituzione che privilegia il pagamento del debito rispetto alla spesa sociale.
Sorprende tuttavia che non si parli dell’abrogazione dell’ergastolo né della cancellazionedella protesta contro le politiche governative come “atto terroristico”. I compagni della direzione di Podemos dovrebbero correggere questi errori includendo l’eliminazione di queste legislazioni reazionarie nel programma elettorale del partito.
Il programma economico
La proposta di riforma fiscale verte sull’aumento delle imposte per i ricchi e per i fondi d’investimento evasori (Sicavs e altri), sull’eliminazione di sussidi ed esenzioni fiscali per le grandi imprese e sull’aumento delle imposte per i redditi superiori ai 60.000 euro all’anno. In questo modo si spera di incamerare tra i 30 e 40 miliardi di euro. Si propone inoltre la riduzione dell’IVA sugli alimenti al 4% e al 10% quella sui servizi fondamentali, aumentando al 25% quella sui beni di lusso, il cui consumo è cresciuto di pari passo all’acutizzarsi della crisi nonché una ”imposta di solidarietà” di 4 anni per il sistema bancario in modo da recuperare una parte dei 60 miliardi di euro spesi dallo Stato per capitalizzare il sistema finanziario.
La parte più debole del programma economico riguarda debito e sistema energetico. L’obiettivo della ristrutturazione del debito pubblico sarebbe semplicemente quello di “fare luce sul processo di crescita e ricomposizione interna del debito” piuttosto che puntare sul suo ripudio o almeno su una riduzione, che dovrebbe essere invece il primo passo per disfarci dei fardelli più immediati che pesano sulle finanze statali.
Anche le proposte sul sistema energetico sono piuttosto moderate. Chiusura graduale delle centrali nucleari, senza precisarne i termini, mentre non si parla della nazionalizzazione dell’oligopolio energetico che ci condanna al quarto posto tra le tariffe elettriche più care d’Europa.
Il programma sociale
In questo capitolo le misure più importanti si propongono di ritornare ai livelli d’investimento pubblici precedenti alla crisi per quanto riguarda ricerca e sviluppo, e a quelli nel 2008 per spesa sanitaria, educazione e aiuti ai disabili nonché di promovuere una “reddito differenziato” tra 600 e 1290 euro per le famiglie che vivono al di sotto del livello di povertà.
Si garantiscono un’assistenza sanitaria universale e “tariffe sociali” per energía e trasporti, a carico delle imprese somministratrici di questi servizi, sempre a vantaggio delle famiglie in situazione di povertà.
In tema di diritti abitativi si propone la misura della restituzione dell’appartamento in cambio della cancellazione dei debiti ipotecari e si afferma che nessuno può essere comunque sfrattato in mancanza di una soluzione abitativa alternativa. SAREB (la “banca cattiva”, di proprietà del governo, ndt), banche e società immobiliari sarebbero obbligate ad affittare a prezzi sociali gli appartamenti sfitti di loro proprietà. Non è giusto però fissare questi affitti “sociali” al 30% del reddito familiare, qualcosa d’inaccessibile per decine di migliaia di nuclei familiari. Noi proponiamo invece non possano superare il 15%.
In tema educativo si parla di allargare l’educazione pubblica alla fascia 0-6 anni e di trasferire gradualmente alla scuola pubblica le sovvenzioni destinate a quella privata.
Infine, in tema di lavoro, si introduce un salario minimo di 800 euro per il 2017 e 950 per il 2019, un massimo di un anno per la durata deii contratti a tempo determinato, e il principio per cui i contratti a tempo parziale coprano almeno il 50% della giornata lavorativa di un contratto a tempo indeterminato della stessa impresa.
Democrazia e corruzione
In questo campo il programma di Podemos concerne la trasformazione del senato in una camera che si occupi di temi legati alle comunità autonome, l’affermazione del carattere costituzionale della composizione plurinazionale dello stato spagnolo e il “diritto a decidere”.
Si vorrebbe mettere fine ai privilegi economici delle alte cariche politiche e degli eletti e si proibirebbero per 10 anni le “porte girevoli” ai membri del governo che entrano nei consigli d’amministrazione di grande imprese dopo aver lasciato i loro incarichi esecutivi.
Elezione del massimo organo di governo dei giudici, il Consiglio Generale del Potere Giudiziario, con suffragio universale. Anche se, in quanto a condizioni di vita ed estrazione sociale, la maggioranza dei giudici sia più vicina ai ricchi che non alle famiglie lavoratrici, questa misura stabilirebbe un parziale elemento di controllo popolare.
Sarebbero eliminati tutti i simboli franchisti e si riattiverebbero le dissepolture dalle fosse comuni delle vittime del fascismo, si instaurerebbero diritti democratici, quali quelli sindacali, di iscrizione a partiti e di libertà d’espressione, nell’esercito e nella guardia civile,
Siamo ovviamente d’accordo all’idea di separare completamente Chiesa e Stato: sull’ annullamento degli accordi con il Vaticano, sull’eliminazione della religione dalle materie scolastiche e dei servizi religiosi nelle istituzioni pubbliche, sul recupero dei beni di proprietà ecclesiastica o il pagamento dell’IBI (la nostra Ici, ndt) sui suoi immobili.
Politica estera
Podemos s’impegna a non ratificare i trattati commerciali TTIP, TiSA e CETA. Ma la parte più negativa di tutto il programma, che riflette un’inaccettabile cedimento alla pressione dell’imperialismo, è quella riferita alle basi militari nordamericane e alla NATO. Non si parla né dell’abrogazione dell’accordo che prevede la conversione a permanente della base militare di Morón de la Frontera né dello smantellamento delle altre basi sul nostro territorio. Il programma parla soltanto di “riordino” e “revisione” degli accordi militari sottoscritti con gli Stati Uniti.
Ancora più negativa la posizione sulla NATO: “Cercheremo di incrementare l’autonomia strategica di Spagna ed Europa in seno alla NATO…per affrontare i rapporti con i paesi vicini e i problemi globali da una prospettiva esclusivamente europea”. E che cos’è una prospettiva esclusivamente europea? Non sono le mutinazionali del continenete a governare l’Europa? La NATO non rappresenta il braccio armato in comune tra gli imperialismi europeo e nordamericano? Ciò che dobbiamo esigere è l’immediata uscita della Spagna dalla NATO.
Malgrado le debolezze e l’inconsistenza del programma, la tendenza Lucha de Clases è d’accordo con la maggioranza delle proposte economico-sociali e democratiche in esso contenute. Ma c’è un problema. Non importa quanta “moderazione”, “maturità”, responsabilità” e “senso dello Stato” pretendano di mostrare i compagni dirigenti di Podemos per soffocare le critiche provenienti dai mezzi di comunicazione. La classe dominante non accetterà mai tasse più alte per i ricchi, decine di miliardi aggiuntivi alle spese sociali o l’allargamento dei diritti democratici delle masse lavoratrici perché facciano valere i loro interessi perché tutto ciò è contrario ai suoi interessi nel bel mezzo della stagnazione economica e con un enorme debito pubblico cui fare fronte. Su basi capitalistiche anche questo è un programma irrealizzabile, come abbiamo visto in Grecia con Syriza: fin dal primo giorno, un governo di Podemos coerente col suo programma si troverebbe ad affrontare l’opposizione feroce e lo sfacciato boicottaggio economico delle grandi imprese.
Come applicare il programma di Podemos?
Per mettere in atto questo programma, i dirigenti di Podemos dovranno prendere misure contro le grandi banche e i monopoli che sono i veri governanti dello stato spagnolo. La prima cosa da fare dovrebbe essere perciò quella di nazionalizzare queste leve chiave dell’economia, scatenando così l’appoggio entusiasta della maggioranza della popolazione, che vedrebbe finalmente una misura concreta in grado di fornire i mezzi materiali necessari per portare avanti il programma stesso.
Non proponiamo la nazionalizzazione delle aziende medio-piccole. E’ sufficiente controllare i punti chiave del potere economico: le banche, le 100 grandi imprese che dominano la Borsa cominciando per quelle dell’IBEX35 (l’indice della Borsa di Madrid, comprendente i 35 titoli a maggiore capitalizzazione, ndt) e i grandi latifondi. Secondo uno studio del professor Santos Castrovejo (Una aproximación a la red social de la elite del poder económico en España) 1400 individui concentrano nelle loro mani l’80,5% della ricchezza del paese. Chi sono in proporzione ai milioni di lavoratori e famiglie comuni di tutta la Spagna? Solo lo 0,0035% della popolazione, che governa nell’ombra, per il suo esclusivo interesse, contro il 99% restante.
Dobbiamo imparare dall’amara esperienza del governo di Syriza in Grecia. Se si accetta il capitalismo tocca accettare anche le sue regole, il dominio ferreo esercitato sulla società da un pugno di plutocrati. Per non deludere le grandi aspettative di cambiamento riposte in Podemos è necessario aprirsi a una politica e a un programma socialisti. Non ci sono alternative.
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