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19 Aprile 2016Fin dal loro lancio a Parigi il 31 marzo, il movimento delle “Notti in piedi” (#NuitDebout) è stato un enorme successo. Si è diffuso molto rapidamente in altre città francesi.
La massiccia occupazione degli spazi pubblici richiama chiaramente gli Indignados in Spagna, “Occupy Wall Street” negli Stati Uniti e l’occupazione di Piazza Syntagma ad Atene. Tutti questi movimenti hanno avuto luogo nel 2011, sulla scia dell’esplosione rivoluzionaria in Egitto, dove l’occupazione di piazza Tahrir ha avuto un ruolo centrale.
Radicalizzazione dei giovani
A quel tempo, in Francia ci fu il tentativo fallito di occupare la Esplanade de La Défense. Cinque anni dopo, durante la lotta contro la legge sul lavoro, “Notti in piedi” ha acquisito immediatamente un carattere di massa. Questo movimento ha fondamentalmente le stesse caratteristiche di quelli del 2011. Si basa principalmente – ma non solo – sulla gioventù, che è stata radicalizzata dalla crisi del capitalismo e dalle politiche di austerità. Ogni sera a Parigi, Place de la République si trasforma in una grande assemblea che esprime il rifiuto di un sistema fallito che avvantaggia solo una piccola minoranza della popolazione (“l’uno per cento”).
“Notti in piedi” esprime anche un profondo rifiuto di tutto il sistema politico e i suoi partiti tradizionali tra cui, naturalmente, il Partito Socialista al governo. La “democrazia” borghese viene criticata. Questo movimento è stato una sorpresa per gli “osservatori” e gli “esperti” dei principali media, che hanno interpretato la massiccia astensione dei giovani alle ultime elezioni come un sintomo di “apatia” politica, o anche come espressione del loro “l’individualismo”.
Molti di coloro che partecipano costantemente a questi incontri, non hanno alcuna esperienza nei partiti politici. Ma molti di loro sono impegnati in associazioni o movimenti che lottano contro questa o quella ingiustizia. Condividono le esperienze, spiegano le proprie difficoltà e fare un appello a tutti quelli che sono interessati a unirsi a loro. Il ritiro della Legge sul lavoro viene presenta come una delle richieste, ma in realtà, il movimento è contro tutto il sistema. Le implicazioni rivoluzionarie di questo movimento sono evidenti. La mobilitazione dei giovani è sempre un segnale che mostra i grandi eventi politici e sociali che si stanno preparando in Francia.
Prospettive
Nonostante il movimento della “Notte in piedi” abbia un carattere in prevalenza spontaneo, gli attivisti e gli intellettuali hanno preparato con determinazione per settimane la notte del 31 marzo e hanno formulato due idee corrette: 1) il problema non è solo la Legge sul lavoro, ma “il loro mondo”, vale a dire, l’ordine economico e sociale che richiede questo tipo di contro-riforma; 2) la lotta contro questa legge è essenziale, ma il governo non cederà di fronte ad una serie di “giornate di azione” senza alcun piano chiaro. Il docente universitario Frédéric Lordon è stato applaudito fragorosamente quando, in Piazza della Repubblica, ha spiegato che un “sciopero generale” era l’unica possibilità di raggiungere la vittoria.
Questa è la stessa idea di cui abbiamo discusso in un recente articolo sui punti di forza e di debolezza del movimento contro la Legge sul lavoro. Il governo non si ritirerà a meno che non si trovi di fronte lo sviluppo di uno sciopero generale “riconvocabile” [in Francia è tradizione militante che la decisione di continuare uno sciopero sia votata su base giornaliera dalle assemblee] che abbracci un crescente numero di settori economici – o che almeno, si veda che tale movimento sta per cominciare. La mobilitazione dei giovani è stata repressa brutalmente proprio per il timore che sarebbe stata da stimolo per l’azione gli operai. Tuttavia, i leader dei sindacali confederali non hanno la minima intenzione di preparare uno sciopero riconvocabile. Al movimento, non offrono altro orizzonte che l’ennesima giornata di mobilitazione del 28 aprile. Cosa verrà dopo? Un altro “giorno di azione”? E dopo quello …?
Il movimento “Notte in piedi” non può sostituirsi organizzativamente, in ogni luogo di lavoro, a un movimento di sciopero riconvocabile. Ma può spingere in quella direzione collegandosi con il movimento operaio. Inoltre, costituisce una formidabile esperienza politica per le decine di migliaia di giovani e dei lavoratori che partecipano al movimento. Soprattutto, mostra la strada per l’intero movimento operaio verso una rottura con il “sistema”. Questa idea corretta, che i leader dei partiti di sinistra e dei sindacati hanno abbandonato, deve essere sviluppata nella forma di un programma rivoluzionario. Sì, dobbiamo spazzare via il “mondo della Legge sul lavoro” e sostituirlo con un altro mondo, un mondo in cui i giovani e i lavoratori controllano democraticamente l’economia e lo Stato, in modo che vengano gestiti nell’interesse della maggioranza – e non di quello di qualche miliardario. Un mondo “socialista”, nel senso marxista del termine.