Il disastro della DANA a Valencia: i colpevoli sono il capitalismo e la gestione criminale della Comunità autonoma

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Il disastro della DANA a Valencia: i colpevoli sono il capitalismo e la gestione criminale della Comunità autonoma

di Organización Comunista Revolucionaria (Spagna)

Le previsioni indicavano già l’arrivo di una DANA (depressione isolata ad alto livello) o “goccia fredda” nelle zone vicine al Mediterraneo, soprattutto nel nord di Valencia e nel sud di Castellón. Già lunedì 28 ottobre, l’AEMET (Agencia Estatal de Meteorología) aveva indicato un livello di allerta rosso per queste zone per martedì, nonché un livello arancione in gran parte del País Valencià. Tuttavia, l’allerta della Protezione Civile – dipendente dalla Generalitat Valenciana (la comunità autonoma della regione) – è arrivata ai nostri cellulari poco dopo le 20, quando le piogge torrenziali stavano già spazzando via ponti, travolgendo auto e allagando piani terra, zone industriali e commerciali da ore. La cosa peggiore è che, al momento in cui scriviamo, sono stati confermati 70 morti. [L’ultima cifra aggiornata indica che il bilancio delle vittime è di 95.]

Secondo il Centro di coordinamento operativo integrato (CECOPI), 68 dei morti sono stati trovati nella provincia di Valencia e gli altri due in Castiglia-La Mancia (uno nella provincia di Albacete e l’altro nella provincia di Cuenca). Nella provincia di Valencia si continuano a cercare sei persone, mentre si parla di decine di dispersi. Oltre alle vittime, centinaia di persone non sono ancora riuscite a rientrare nelle loro case, rimanendo intrappolate sulle strade colpite e nelle aree allagate. Le piogge torrenziali hanno raggiunto anche l’Andalusia, soprattutto a Malaga e Almeria (dove la grandine ha causato molti danni).

Molte strade sono state distrutte. La circolazione dei treni suburbani e ad alta velocità è stata sospesa, con danni che potrebbero richiedere settimane per essere riparati. Molte città sono state quasi isolate a causa del crollo di numerosi ponti. Le interruzioni di corrente sono state generalizzate nelle aree più colpite. Sembra che tutto questo fosse inevitabile, ma con un bilancio di vittime così alto e il calvario che tante persone hanno subito (e continuano a subire), sorge spontanea la domanda: la gestione dell’emergenza non poteva essere migliore?

La gestione disastrosa della Generalitat

Il Presidente della Generalitat, Carlos Mazón, si è degnato di rilasciare una dichiarazione solo dopo le 21 di martedì. Di fronte a decine di video su internet di ponti che crollavano, strade interrotte, terreni allagati e uragani, il presidente Mazón non ha trovato di meglio che chiedere ai suoi cittadini di rimanere nelle loro case (naturalmente, quelli che erano a casa e non erano in mezzo al nulla a lottare per la loro vita!) perché “la notte sarà lunga”. Pedro Sánchez, da parte sua, si è rivolto alle persone colpite dalla DANA dicendo che “non vi lasceremo soli”. Basta sapere cosa è successo con il vulcano La Palma (si riferisce alla distruzione provocata dal suddetto vulcano nell’isola omonima delle Canarie nel 2021, Ndt) e altre catastrofi per individuare l’ipocrisia di questa frase.

Già nelle prime ore del mattino, Mazón ha insistito che il 112 era l’unico numero da chiamare e che non era crollato. Le decine di richieste di aiuto sui social network da parte di persone intrappolate nelle loro case o sui tetti dimostrano la sfacciataggine del governo del PP (il più perfetto rappresentante di imprenditori e banchieri) e quanto sia scollegato dalla realtà, o meglio, come gli eventi nelle strade dimostrino la brevità dei loro discorsi giorno dopo giorno. La UME (Unidad Militar de Emergencias) ha dispiegato più di 1.000 truppe nelle zone colpite, ma l’impatto della DANA era già in pieno svolgimento. L’unica soluzione sarebbe stata quella di anticipare gli eventi.

È in questo momento che l’attuale governo ha svelato tutte le sue mancanze. Una delle prime misure adottate da Mazón al momento della sua elezione a Presidente è stata l’eliminazione dell’Unità di Emergenza Valenciana, oltre a tagli in tutto ciò che riguarda i servizi di emergenza. Qual era il suo obiettivo? Aumentare la dipendenza del Pais Valencia dagli enti governativi centrali? Tagliare in settori che considerava meno importanti? La “goccia fredda” è un fenomeno ricorrente sulla costa valenciana. Tagliare sui servizi di emergenza è un chiaro errore, perché sono fondamentali per salvare vite umane nei soccorsi.

Le ruote del capitale non smettono mai di girare

Credere che la cattiva gestione politica sia l’unica causa di questa tragedia è comodo, ma sbagliato. Il contesto in cui si verificano queste catastrofi, sempre più frequenti e imprevedibili a causa dei cambiamenti climatici, non è altro che quello della società capitalista. Una società che privilegia il profitto sopra ogni cosa. Sebbene sia impossibile saperlo con esattezza, si può ipotizzare che la maggior parte delle persone che si trovavano lontano da casa durante il picco della DANA stessero recandosi o tornando dal lavoro, oppure stavano svolgendo in quel momento la propria attività lavorativa.

Martedì ci siamo svegliati con le immagini di un autista di Alzira che è rimasto intrappolato in un’area allagata e ha dovuto essere salvato dai servizi di emergenza. Era al volante di un camion verde di una nota catena di supermercati: Mercadona. Cosa hanno fatto i media borghesi? Hanno nascosto il logo nelle immagini che stavano diffondendo. Sembra che abbiano ricevuto tutti la medesima chiamata nello stesso momento. A Mercadona non è passato nemmeno per la testa di interrompere il servizio di consegne di fronte alle piogge più intense degli ultimi decenni. E le conseguenze per l’azienda: nessuna. Ma questo non è stato un caso isolato. Ci sono decine di video di persone intrappolate sulle autostrade piene di camion che, ovviamente, non hanno interrotto la loro attività. La situazione nella metropolitana di Valencia è stata deplorevole: il servizio è completamente collassato, con lavoratori e passeggeri rimasti su alcuni treni per tutta la notte, completamente isolati.

Con la previsione di un’allerta rossa di qualsiasi tipo, tutte le attività lavorative dovrebbero essere sospese. L’insistenza dei rappresentanti istituzionali sul “non uscire di casa” è un insulto ai lavoratori. Nessuno aveva alcuna base legale per non andare al lavoro, e non farlo avrebbe messo a rischio il posto di lavoro di molti di loro. Non possiamo aspettarci alcun tipo di compassione dalla classe capitalista. Nessuno deve credere che Juan Roig (il presidente della catena Mercadona, ndt) pagherà di tasca propria per salvare uno dei suoi lavoratori. Molte persone sono ancora intrappolate in zone industriali, centri commerciali e persino scuole. Nonostante l’allerta diramata dalla Protezione Civile alle ore 20, molte persone hanno dovuto continuare i loro turni pomeridiani o notturni.

Non importa se il cielo sta crollando: il capitale deve continuare a circolare. Alcuni lavoratori hanno avuto la possibilità di non andare al lavoro, salvandosi così la vita. Altri lo hanno fatto perché non avevano alternative. Alcuni non ci hanno nemmeno pensato.

A nessuno verrebbe in mente di fermare per un attimo la macchina del capitale. E con i morti ancora sott’acqua, dobbiamo ascoltare il “ritorno alla normalità” o, peggio ancora, che “non è il momento di cercare i colpevoli”. Tra qualche settimana continueremo a seppellire lavoratori mentre lo Stato sovvenziona i datori di lavoro colpiti. Dicono che è il datore di lavoro ad assumersi il rischio. Vediamo se la prossima volta tutta l’acqua cadrà sui loro uffici lussuosi.

L’unica via d’uscita: porre fine al capitalismo

Sebbene il cambiamento climatico sia un dato di fatto la cui esistenza non dipende da noi, l’azione dell’uomo, soprattutto a partire dall’industrializzazione, ha influito notevolmente sul suo sviluppo. Se il pianeta, in circostanze normali, ha determinati cicli, ma noi aggiungiamo enormi quantità di gas nell’atmosfera e rifiuti di ogni tipo, è chiaro che stiamo alterando questo sviluppo. La conseguenza più evidente è l’aumento dei fenomeni estremi, sia per numero che per l’impatto che generano. Ciò pone tutta una serie di sfide che non possono essere risolte nel contesto della società capitalista.

Molte città non sono preparate ad affrontare eventi come questo DANA. Il divario crescente tra città e campagna rende a sua volta le infrastrutture delle aree rurali molto più fragili e suscettibili a questo tipo di fenomeni.

In molte località, le inondazioni hanno causato distruzione nei confronti di tutto ciò che si trovava per la loro strada, con le interruzioni di corrente e il crollo di ponti e altre infrastrutture, lasciando migliaia di persone praticamente tagliate fuori dalle comunicazioni.

La chiusura preventiva dei luoghi di lavoro avrebbe evitato i morti (e questo sarebbe stato importante) ma non tutto il resto.

La classe politica gestisce l’apparato statale in modo che il capitale continui a circolare, i lavoratori obbediscano e il mercato soddisfi le cieche esigenze dei capitalisti. Il fatto che di fronte a fenomeni estremi di questo calibro non si parli nemmeno di stato di emergenza per impedire alla gente di lasciare le proprie case è una buona prova del fatto che ciò che abbiamo ora non è altro che barbarie. Noi lavoratori siamo merce e, per i nostri padroni, non valiamo più di quanto sia facile sostituirci.
L’unica via d’uscita è porre fine al capitalismo attraverso l’organizzazione indipendente dei lavoratori, con l’obiettivo di prendere possesso dei mezzi di produzione e di sostentamento e metterli al nostro servizio. Solo così potremo rompere con la logica del capitale, prendere in mano il destino e sviluppare tutti gli strumenti necessari per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico. Come diceva Marx: “Il capitalismo tende a distruggere le sue due fonti di ricchezza: la natura e l’essere umano”. Lottiamo per una società che garantisca il nostro sviluppo come specie in armonia con la natura, grazie ad essa e non a dispetto di essa.

30 ottobre 2024

 

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