Il compagno Alberto Bertoli, militante operaio del PCR bergamasco, ci ha lasciato

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Il compagno Alberto Bertoli, militante operaio del PCR bergamasco, ci ha lasciato

Il compagno Alberto Bertoli, militante operaio del PCR bergamasco, ci ha lasciato.

Alberto si è battuto stoicamente contro la malattia che aveva contratto ma alla fine si è dovuto arrendere. Con grande dolore e commozione lo vogliamo ricordare, attivo e militante fino all’ultimo istante della sua vita, una vita che è stata troppo breve, purtroppo.

Era un entusiasta Alberto, militante tutto di un pezzo, che non si arrendeva di fronte alle avversità. Il suo odio contro il capitalismo e la voglia di riscatto per gli oppressi era indistruttibile. Una vita spesa all’insegna della lotta di classe.

Le nostre strade si sono incrociate nel lontano 1993 in un comizio elettorale di Rifondazione Comunista in Piazza Duomo a Milano. Un giovane operaio bergamasco si presentò da noi alla ricerca di risposte in un contesto politico che cambiava rapidamente. Un compagno che aveva sete di teoria, di capire il mondo che lo circondava. E da allora Alberto, nonostante le pressioni della fabbrica e una salute alterna, non ha mai smesso di studiare e di lottare per la causa del comunismo.

Quel giorno a Milano acquistò Falcemartello e una copia de Il Manifesto del partito Comunista. Da allora ha letto quasi tutti i classici del marxismo, sforzandosi di superare quei limiti che gli derivavano da un’istruzione che si era dovuta interrompere per la sua condizione di proletario, che lo aveva costretto ad entrare in fabbrica troppo giovane. Una fabbrica che gli è sempre stata ostile e che gli ha causato mille problemi di salute fisica e psicologica.

Era dotato di grande determinazione e perseveranza. Ma anche di equilibrio e un forte istinto di classe. Ha lavorato in molte fabbriche metalmeccaniche della bergamasca, come operaio semplice, poi come operaio specializzato, in fabbriche medio-piccole, che spesso, nonostante i suoi sforzi, erano poco sindacalizzate e dove i padroni somigliavano a quelli delle ferriere dell’800.

Ma mai per un solo istante ha permesso che l’arroganza padronale intaccasse la sua dignità e ha sempre cercato di tutelare e organizzare i suoi compagni, anche nelle condizioni più difficili.

Anche se ha conosciuto tanti lavoratori arretrati, che votavano Lega o Fratelli d’Italia o che si identificavano con il padrone, Alberto non ha mai permesso a nessuno di dare la colpa a quei lavoratori. Sapeva fin troppo bene che le responsabilità erano in alto, tra le burocrazie politiche e sindacali. Non ha mai smesso di avere fiducia nella classe lavoratrice.

Si indignava profondamente quando sentiva dire cose a sproposito sulla sua classe e sapeva rispondere con decisione ma anche con educazione e profondità. Amava leggere, approfondire, studiare, e lottava perché la poderosa classe operaia bergamasca prendesse coscienza della sua forza.

Un compagno semplice ma acuto, gentile ma che sapeva prenderti di petto ed essere molto diretto. Sempre pronto a organizzare una diffusione del nostro giornale davanti a una fabbrica, a una scuola, a una manifestazione. Sempre pronto a mettersi in gioco per promuovere le idee rivoluzionare in particolare tra i giovani. Anche quando la malattia continuava a infliggergli duri colpi. Un compagno che non si lamentava mai, stringeva i denti e andava avanti.

Nel periodo del Covid, Alberto proprio per la delicatezza del suo stato di salute, fu costretto a mettersi in aspettativa e andare in Naspi, per circa 18 mesi lasciò la fabbrica ma non restò con le mani in mano. Di fatto si dedicò alla militanza politica a tempo pieno dando un contributo fondamentale alla ricostruzione della sezione di Bergamo del nostro partito.

Con grande dolore ci stringiamo alla famiglia, alla moglie, ai compagni della sezione di Bergamo.

Alberto non è più con noi ma le sue idee, il suo esempio, la sua voglia di vivere e di lottare continueranno a vivere in noi, il suo partito, il Partito comunista rivoluzionario, in cui Alberto credeva profondamente.

Che la terra ti sia lieve caro compagno.

 

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