Covid, Rsa e business dell’anziano
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15 Maggio 2020In un rapporto pubblicato lo scorso 29 aprile, l’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) prevede che 1,6 miliardi di lavoratori nel settore informale perderanno il 60% del loro reddito dopo un mese di crisi. Nei paesi più colpiti, il tasso di povertà fra i lavoratori informali aumenteranno dell’84%. Mentre la crisi morde, i lavoratori con un impiego precario dovranno affrontare un vero e proprio disastro.
Negli ultimi decenni, gli apologeti del capitalismo hanno battuto la grancassa ripetto a un loro presunto successo nella riduzione della povertà. Mentre centinaia di milioni di persone si trasferivano dalle campagne alle città, i loro redditi (almeno sulla carta) crescevano. Molti di questi lavoratori sono entrati nel settore informale nelle metropoli, un settore che è cresciuto fino a comprendere oltre due miliardi di lavoratori. Ora, quello stesso sistema sta riducendo questi lavoratori nella povertà più miserabile.
Ad eccezione di quelli che l’ILO definisce paesi a reddito medio-alto (principalmente la Cina), l’impatto sarà disastroso. La povertà relativa (i lavoratori che ricevono meno della metà del reddito medio) è destinata ad aumentare tra i lavoratori del settore informale dal 28 all’80% nei paesi capitalisti avanzati e dal 18% al 74% nei paesi più poveri (a reddito basso e medio-basso).
In un sol colpo, gli operai che erano usciti in teoria da una situazione di povertà hanno visto i loro livelli di sostentamento tagliati in maniera drastica. L’ILO sta valutando che i guadagni mediani dei lavoratori informali scendano da 480 a 88 dollari nei paesi a reddito basso e medio-basso e da 1.800 a 450 dollari nei paesi ad alto reddito. Questo è valido in tutto il mondo, in Africa, nelle Americhe, in Europa e in Asia centrale.
Ciò significherebbe che il reddito medio del lavoratore nei paesi a reddito basso e medio-basso nel settore informale scenderebbe al di sotto della soglia di povertà fissata dalla Banca mondiale a 3,20 dollari. Questo settore è composto da circa un miliardo di lavoratori, principalmente nell’Asia meridionale. Questo crollo delle entrate ha già costretto milioni di lavoratori poveri a lasciare le città per provare a tornare ai villaggi. Quelli che restano nelle metropoli vengono lasciati in una situazione disperata, senza entrate e in balia dei proprietari di case nelle baraccopoli che probabilmente non obbediranno alle disposizioni governative.
Questo è il modo in cui il capitalismo tratta i lavoratori migranti. In particolare, quando le cose vanno bene, vengono fatti emigrare dalle campagne e portati a lavorare nelle fabbriche con salari da miseria. Quando le cose vanno male, vengono trattati come un mucchio di rifiuti. Se prima i capitalisti lasciavano qualche briciola ai poveri di tutto il mondo, oggi non sono disposti a distribuire nemmeno quelle.
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Note
L’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite per il partenariato sociale, un organismo dedicato a riunire datori di lavoro e leader sindacali per la stabilità del capitalismo.
Classificazione dei Paesi dell’ILO:
Il rapporto dell’ILO: As job losses escalate, nearly half of global workforce at risk of losing livelihoods