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5 Dicembre 2024di Mario Iavazzi (Assemblea generale CGIL, coordinatore area alternativa “Giornate di Marzo”)
Lo scorso 29 novembre, in occasione dello sciopero generale indetto da CGIL e UIL, in oltre 40 città si sono tenute manifestazioni. Importante presenza, nell’ordine delle decine di migliaia, nei cortei regionali, in particolare a Firenze, Napoli (comizio del segretario UIL Bombardieri) e Bologna (comizio di Landini).
Dopo anni di immobilismo e di scioperi rituali o persino inutili, che venivano indetti a cadenza regolare come l’inizio dell’inverno senza, ovviamente, conseguire nessun risultato nemmeno marginale, non era scontata questa risposta.
Se le cose sono andate diversamente non è stato per la mobilitazione degli apparati sindacali, che in troppe categorie e territori si sono avvicinati alla data nel solito modo routinario: pochissime le assemblee, poca propaganda, manifestazioni convocate spesso in piazze piccole, quasi a prefigurare una scarsa presenza.
La differenza l’hanno fatta i lavoratori stessi, che hanno afferrato l’occasione. La rabbia ha preso il sopravvento e ha moltiplicato le adesioni. L’invito alla “rivolta sociale” è stato preso sul serio da un settore importante della classe lavoratrice.
Certamente il successo dello sciopero non si misura nel fatto che il paese è stato bloccato, ma l’adesione in tanti territori e molte aziende, soprattutto grandi, è stato evidente. La combattività nella gran parte delle manifestazioni si toccava con mano. C’è voglia di reagire, di uscire dalla passività.
Le provocazioni di governo e CISL
Obiettivamente le provocazioni del governo, che ha passato diversi giorni a insultare il sindacato, sono state un fattore aggiuntivo, così come l’atto di crumiraggio politico e sindacale della CISL. L’ennesima precettazione dei lavoratori dei trasporti è la sottrazione di un diritto fondamentale come quello di lottare e scioperare. Il decreto “sicurezza” ben rappresenta quanto il governo ci tenga a garantire il diritto al dissenso. Tuttavia non è un fatto nuovo, Salvini si era già prodigato in queste zelanti iniziative. Landini nel comizio in Emilia ha dichiarato a gran voce che gli scioperi non si precettano. Bene, cosa intende fare la Cgil contro quest’infamia?
L’appello alla rivolta sociale del segretario generale, ripreso anche dalle casacche della FIOM Emilia Romagna, ha trasmesso il senso di una maggiore determinazione.
Le forze di governo e i media hanno in più occasioni ripreso il tema della rivolta sociale. Si tenta di intimidire i lavoratori, i giovani, i sindacati, gli attivisti, associando lo sciopero, gli scontri di piazza, la “rivolta”, il “ritorno della violenza”. Ma tutto questo non fa che confermare il nervosismo del governo e dei padroni. Un nervosismo, aggiungiamo, assai motivato.
Proprio il successo del 29 pone il problema di come continuare su un terreno molto più stringente.ù
Il governo fa muro e non smette di provocare. Come un coro stonato ripete che lo sciopero è stato un flop. Sicuramente chi era in piazze che non si riempivano così da anni, chi ha visto le aziende svuotarsi (e sono tante), sa che è l’ennesimo spot.
E ora? Proseguire e ampliare la lotta!
La domanda più diffusa nelle piazze era “e adesso come si prosegue?” Landini, nel comizio finale di Bologna, è stato ascoltato con un attenzione che non si vedeva da anni, c’era il silenzio di chi si aspettava una prospettiva. Il segretario in piazza ha dichiarato che “rivolteremo il paese come un guanto”. Affascinante la figura retorica, ma concretamente cosa vuol dire? Come si darà continuità a questo sciopero? Si alzerà il tiro? Se sì, come? L’attesa dei referendum è francamente tutt’altro che la rivolta sociale. È necessario che il sindacato approfondisca questa lotta, la radicalizzi e metta il governo in ginocchio fino a cacciarlo.
Il grande assente nel programma di questo sciopero è stato lo scontro con i padroni. Non basta ricordare nei comizi il grande problema salariale. Questo problema non lo si affronta di certo solo con le iniziative di lotta contro il governo, tantomeno ripetendo come un disco rotto che i salari si aumentano con gli sgravi fiscali. Alzare i salari significa andare a colpire i profitti, lottare per rinnovi contrattuali che passino all’offensiva e non si limitino a inseguire (senza successo) l’inflazione.
Ci sono milioni di lavoratori pubblici e privati, dalla sanità alla scuola, dalla logistica ai metalmeccanici, che hanno aperte le vertenze per i contratti nazionali. Diversi scioperi sono già in programma. Si deve ripartire dalle piazze del 29 novembre per comporre un fronte di tutta la classe lavoratrice e passare all’offensiva sia contro il governo che contro il padronato.
Il 29 novembre abbiamo ripreso la parola: continuiamo a farci sentire sempre più forte e riconquistiamo salario e diritti!
La nostra presenza nello sciopero generale
Le sezioni del PCR si sono mobilitate intervenendo in oltre 20 manifestazioni locali o regionali: Torino, Genova (regionale), Varese, Legnano, Milano, Bergamo, Brescia, Pavia, Cremona, Crema, Padova, Treviso, Vicenza, Pordenone (reg.), Bologna (reg.), Rovigo, Fabriano, Firenze (reg.), Roma, Napoli (reg.), Lecce, Cosenza.
L’eccellente risultato di 800 copie di Rivoluzione diffuse conferma un forte interesse dei lavoratori a discutere sia dello sciopero che delle prospettive politiche più ampie. Ottima circolazione anche del volantino dell’area alternativa della CGIL Giornate di Marzo. Nei giorni precedenti abbiamo fatto un lavoro sistematico nelle aziende in cui i nostri militanti sono impegnati, promuovendo assemblee, volantinaggi e organizzando anche alcuni presidi la mattina del 29 per raccogliere i lavoratori e andare insieme in piazza.
A Milano i delegati di UPS hanno organizzato anche un comizio davanti al Tribunale, a ricordare le sentenze che condannano le aziende per caporalato e a rilanciare la nostra parola d’ordine: basta appalti, internalizzare tutti!
Siamo anche intervenuti fra i lavoratori organizzati dai sindacati di base.
La recente assemblea di lancio del nostro partito non è passata inosservata e diversi manifestanti ci hanno detto di averne avuto notizia: “Ah, voi siete quelli del nuovo partito!” … In generale banchetti e gazebo con le nostre bandiere sono stati riferimento per discussioni politiche e scambio di contatti. Un intervento diffuso ed esemplare che ci dà slancio per le prossime lotte!