Spostamenti tettonici nelle relazioni mondiali provocano esplosioni vulcaniche
10 Gennaio 2025
Usa – Il fuoco infernale del capitalismo inghiotte Los Angeles
17 Gennaio 2025
Spostamenti tettonici nelle relazioni mondiali provocano esplosioni vulcaniche
10 Gennaio 2025
Usa – Il fuoco infernale del capitalismo inghiotte Los Angeles
17 Gennaio 2025
Mostra tutto

I capitalisti danesi temono di perdere la loro colonia nell’Artico

di Andreas Nørgård, da Copenhagen

La Danimarca è uno dei pochi paesi del mondo ad avere ancora una colonia, la Groenlandia, che ha sofferto la brutale oppressione del colonialismo danese per più di 300 anni. Il controllo della Groenlandia è l’unico elemento che fa conservare una rilevanza al capitalismo danese a livello internazionale, e la borghesia danese sta tentando disperatamente di tenerselo stretto.

Il comunicato stampa di Trump del 23 dicembre, assieme alla nomina del futuro ambasciatore degli Stati Uniti in Danimarca, ha fatto rabbrividire la borghesia danese.

Nel comunicato stampa, Trump ha espresso la necessità che gli Stati Uniti assumano la sovranità della Groenlandia: “Nell’interesse della sicurezza nazionale e della libertà nel mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta.

La recente dichiarazione di Trump sulla necessità di strappare la Groenlandia dalle grinfie dell’imperialismo danese non è solo un’espressione delle ambizioni di Trump stesso, ma riflette un’ambizione reale dell’imperialismo americano. Dal 2019, quando Trump ha ventilato per la prima volta l’idea di acquisire la Groenlandia, la borghesia americana ha intensificato i suoi tentativi di togliere alla borghesia danese il controllo sul paese.

Le tensioni aumentano nell’Artico

L’accresciuta rivalità tra le potenze imperialiste del mondo ha aumentato le tensioni anche nell’Artico. Ciò è particolarmente evidente in Groenlandia, che ha un’importante posizione geostrategica e riveste un’importanza militare cruciale per gli Stati Uniti.

Negli ultimi anni, la borghesia americana ha rafforzato i suoi legami politici ed economici con l’élite groenlandese e a novembre è stato aperto un nuovo aeroporto a Nuuk, che per la prima volta stabilirà un collegamento aereo diretto tra la capitale della Groenlandia e gli Stati Uniti. Sia a Nuuk che a Washington, il nuovo collegamento diretto è stato definito una pietra miliare che aprirà la strada ad una cooperazione ancora più stretta tra i due paesi.

Il panico è palpabile tra la classe dominante danese, che guarda con ansia e paura alla prospettiva di perdere l’ultimo possedimento coloniale danese. Senza la Groenlandia, la Danimarca sarebbe ridotta a un piccolo Stato insignificante sulla scena mondiale, così come già succede a tante altre nazioni europee.

Tuttavia, non è inconcepibile che l’ultima dichiarazione di Trump faccia solo parte di una strategia negoziale per fare pressione sul governo danese affinché si riarmi nell’Artico perché, come il resto della NATO, Trump ha spinto la Danimarca ad aumentare le spese di difesa al 2% del PIL. Se era questo il caso, ha funzionato. Il giorno seguente alla dichiarazione di Trump, il governo danese ha annunciato che spenderà decine di miliardi per l’armamento sul territorio della Groenlandia e intorno all’isola stessa.

L a base spaziale americana in Groenlandia Pituffik.

Ciò mostra la natura della stretta alleanza tra la borghesia americana e quella danese: la prima come padrona e la seconda come serva fedele. Il presidente americano deve solamente fare un post sui social media prima che il governo danese destini miliardi alla difesa per soddisfare l’imperialismo americano.

La borghesia danese sta cercando di fare tutto ciò che gli Stati Uniti chiedono nella speranza di potersi tenere la Groenlandia, ma sta diventando sempre più difficile. Il mondo emerso dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel quale gli Stati Uniti potevano tollerare che l’imperialismo danese mantenesse il controllo sulla Groenlandia, è definitivamente finito, e la sua abilità di mantenere la colonia si eroderà ulteriormente man mano che la crisi del capitalismo si approfondiràa.

Lo sciovinismo di Christiansborg

Prevedibilmente, la dichiarazione di Trump è stata seguita da un’ondata di indignazione e condanna da parte di Christiansborg [la sede del Parlamento danese]. Per esempio, l’ex ministro delle imprese Rasmus Jarlov del Partito Conservatore ha reagito con una difesa senza mezzi termini dell’imperialismo danese: “La Groenlandia è danese. […] Il controllo sulla Groenlandia non è né discutibile né negoziabile.

Il responsabile per le questioni legali e fiscali del Partito Liberale, Preben Bang Henriksen, ha risposto deridendo l’offerta di Trump, definendola una potenziale “liberazione per i groenlandesi scontenti”, dal momento che li libererebbe “dalla Danimarca che manda approssimativamente 4 miliardi di corone danesi in Groenlandia ogni anno in sovvenzioni”. La sua dichiarazione è in linea con il tipico atteggiamento paternalistico e arrogante dei politici danesi nei confronti del popolo groenlandese, dal quale ci si aspetta obbedienza a Copenhagen come “ringraziamento” per le sovvenzioni annuali.

I politici danesi, tipo Preben Bang Henriksen, sostengono che la Groenlandia tragga benefici dall’essere una colonia della Danimarca per via di questi finanziamenti a fondo perduto, ma in realtà è il capitalismo danese che raccoglie tutti i benefici della relazione tra Danimarca e Groenlandia.

A causa del monopolio commerciale de facto della Danimarca sulla Groenlandia, la maggior parte del sussidio finisce nelle tasche delle imprese danesi — il sussidio è semplicemente un sostegno economico di queste imprese, con la Groenlandia come paese di transito.

Col controllo sulla sua colonia artica, la Danimarca guadagna importanza nella scena internazionale, offrendo alla borghesia danese opportunità che normalmente sarebbero al di fuori della portata di Stati piccoli ed insignificanti come la Danimarca.

Il sussidio annuale è una cifra irrisoria rispetto al valore degli accordi commerciali e all’influenza diplomatica che il controllo sulla Groenlandia conferisce alla borghesia danese.

Non sorprende, quindi, che i partiti di centro-destra si stiano precipitando in difesa della continuazione della sovranità della Danimarca sulla Groenlandia, ma la difesa del dominio coloniale danese nell’Atlantico del Nord permea anche la sinistra parlamentare.

I difensori “socialisti” dell’imperialismo danese

Il responsabile per gli affari esteri del Partito Socialista del Popolo, Karsten Hønge, ha condannato la dichiarazione di Trump come “un’espressione da grande potenza di politica cinica e spietata”. Ma dov’è la condanna di Hønge per la politica rozza e cinica che lo stato danese ha inflitto sul popolo groenlandese per secoli e continua ad infliggere ancora oggi? A differenza degli Stati Uniti, la potenza imperialista più forte al mondo, la Danimarca non è una superpotenza. Ma ciò di cui la borghesia danese manca in termini di forza, lo compensa in aggressività.

Le linee nere indicano l’enorme area nell’Oceano Artico sulla quale la Danimarca rivendica pieno possesso.

Nel 2014, la Danimarca ha rivendicato una vasta area dell’Oceano Artico a nord della Groenlandia, equivalente a venti volte la dimensione della Danimarca stessa. In questo modo, la Danimarca è diventata il primo paese al mondo a rivendicare la piena proprietà del Polo Nord. In una dichiarazione che trasudava megalomania coloniale, l’allora ministro degli Esteri, e membro di Radikale Venstre (partito di orientamento liberale), Martin Lidegaard, ha dichiarato: “Quando questi confini saranno fissati, saranno fissati per sempre. Questa è l’unica volta nella storia in cui abbiamo l’opportunità di influenzare questa demarcazione dei confini.

Quando si tratta di politica delle grandi potenze nell’Artico, la borghesia danese non è affatto migliore rispetto la sua controparte americana, ma questo viene ignorato da Karsten Hønge nel tentativo di presentare l’imperialismo danese sotto una luce più umana e civilizzata.

Tuttavia, la difesa dell’imperialismo danese si estende anche fino all’Enhedslisten [l’alleanza Rosso-Verde, un altro partito di sinistra presente in Parlamento, Ndt]. In risposta alla dichiarazione di Trump, Pelle Dragsted ha scritto: “La Groenlandia appartiene ai groenlandesi. Non alla Danimarca – non a Trump. Ci si aspetta che Lars Løkke [minitro degli Esteri, Ndt] si esprima chiaramente e inequivocabilmente contro le folli dichiarazioni neocoloniali di Trump riguardo al ‘possesso’ della Groenlandia, senza cedere o piegare la schiena.

Ma se la Groenlandia non appartiene alla Danimarca, perché Pelle Dragsted invoca una presa di posizione del ministro degli Esteri danese Lars Løkke contro Trump? L’appello di Dragsted può essere interpretato solo come una richiesta affinché lo Stato danese intervenga all’insaputa del popolo groenlandese per difendere lo status quo attuale, cioè il dominio danese sul paese. Dragsted etichetta la dichiarazione di Trump come “neo-coloniale”, ma omette il fatto che la Danimarca è, attualmente, il vero padrone coloniale della Groenlandia.

Se sei davvero contro il colonialismo, non chiedi a una potenza coloniale di intervenire per difendere il suo dominio sulla colonia, quando potenze più grandi ventilano l’idea di appropriarsene. L’appello di Dragsted affinché lo Stato danese intervenga negli affari groenlandesi in maniera paternalistica è una mera difesa codarda degli interessi dell’imperialismo danese nell’Artico.

I “socialisti” nel parlamento danese sono completamente dalla stessa parte della borghesia danese e agiscono come copertura di sinistra per il colonialismo danese. Assumono l’idea che la Danimarca debba essere un padrone coloniale “umano” a differenza degli Stati Uniti. Ma l’intera storia del rapporto tra Danimarca e Groenlandia è una storia di oppressione brutale. Ecco il motivo per il quale 300 anni di sovranità danese hanno creato nel popolo groenlandese un desiderio ardente di liberarsi da ogni forma di dominio imperialista, primo tra tutti quello danese — e il governo danese ne è consapevole.

Relazioni a un punto di congelamento

La prima ministra danese Mette Frederiksen e Lars Løkke solitamente non si fanno sfuggire l’opportunità di essere sotto i riflettori dei media, ma entrambi hanno rifiutato di commentare il comunicato stampa di Trump e hanno invece indirizzato i media al primo ministro groenlandese Múte B. Egede. L’approccio cauto dei due leader di partito su tutta la questione è dovuto alla relazione storicamente pessima tra Danimarca e Groenlandia.

Pochi giorni prima della dichiarazione di Trump, il primo ministro groenlandese aveva chiesto al governo danese di fermare l’uso di test psicologici controversi sui genitori groenlandesi nei casi di allontamento forzato di minori. Diverse istituzioni, incluso l’Istituto danese per i Diritti Umani, hanno criticato l’uso dei test da parte delle autorità danesi, suscitando manifestazioni sia a Nuuk che a Copenaghen nel mese di novembre.

Nel frattempo, lo scandalo dei dispositivi intrauterini (IUD, o spirali) continua a intensificarsi. Nel 2022, è emerso che fino a 4.500 donne e ragazze groenlandesi — alcune delle quali appena tredicenni negli anni ’60 e ’70 — avevano subito l’inserimento di spirali contro la loro volontà da parte delle autorità danesi. Molte di loro sono diventate sterili a causa di tale abuso, e nel 2024, 143 delle donne coinvolte hanno citato in giudizio lo Stato danese per il trauma permanente subito.

Nel mese di dicembre, il primo ministro groenlandese Múte B. Egede ha accusato la Danimarca di aver commesso genocidio contro i groenlandesi — una descrizione appropriata del disgustoso tentativo del governo danese di rallentare la crescita demografica della Groenlandia. La campagna danese della IUD rivaleggia con gli attacchi barbarici di altre potenze coloniali contro i popoli indigeni in tutto il mondo, e lo scandalo ha comprensibilmente alimentato l’odio in Groenlandia contro l’imperialismo danese, rafforzando il desiderio di indipendenza.

Per il timore di infliggere, oltre al danno, la beffa, il governo danese ha scelto di non commentare direttamente la dichiarazione di Trump, in un momento in cui i rapporti tra Copenaghen e Nuuk sono ai minimi storici. Ma le azioni del governo valgono più di mille parole.

L’ipocrisia dell’imperialismo danese

Poche ore dopo la dichiarazione di Trump, il ministro socialdemocratico dell’immigrazione e dell’integrazione, Kaare Dybvad, ha annunciato che i groenlandesi in Danimarca e in Groenlandia avranno la possibilità di ottenere un passaporto groenlandese, con la nazionalità indicata come groenlandese e danese — si tratta di una concessione estremamente modesta, nonché di un diritto democratico fondamentale che è stato implementato già da tempo per le Isole Fær Øer.

Le azioni del governo sono, ovviamente, un tentativo calcolato di apparire alla popolazione groenlandese come un’istituzione dal volto umanitario che si preoccupa per i loro diritti, tuttavia il tempismo rivela che il governo sta in realtà trattando cinicamente i diritti dei groenlandesi come concessioni da dosare lentamente, quando la borghesia si sente più sotto pressione.

Nella stessa occasione, Kaare Dybvad ha annunciato anche un’indagine per verificare se i groenlandesi subiscano discriminazioni in Danimarca, ma la preoccupazione improvvisa del governo per la violenta oppressione che i groenlandesi affrontano quotidianamente è, nuovamente, pura ipocrisia. Recentemente, nel 2023, sotto l’attuale governo, le Nazioni Unite hanno criticato ufficialmente lo Stato danese per il trattamento riservato ai groenlandesi, dopo che un rapporto ha rivelato che essi erano soggetti a razzismo e discriminazione da parte delle autorità.

Quando il rapporto delle Nazioni Unite è stato pubblicato, non ha indotto il governo a fare alcun esame di coscienza; quindi ci si può solo chiedere a cosa servirà un nuovo studio, quasi identico.

In realtà, l’indagine annunciata da Kaare Dybvad non è altro che un tentativo calcolato di difendere gli interessi dell’imperialismo danese nell’Artico, facendo sembrare che lo Stato danese voglia combattere l’oppressione del popolo groenlandese. Tuttavia, il fatto è che questa è la borghesia danese e questi sono i loro rappresentanti politici a Christiansborg, che da decenni diffondono pregiudizi razzisti contro i groenlandesi per giustificare il dominio del capitalismo danese sul paese — un dominio che ora temono di perdere.

Ditruggiamo l’imperialismo danese!

Man mano che la crisi del capitalismo peggiora e le tensioni internazionali aumentano, l’interesse dell’imperialismo statunitense per la Groenlandia non farà altro che crescere. Per gli Stati Uniti, si tratta di una questione semplice: eliminare l’intermediario e ottenere il controllo diretto su un territorio strategico essenziale per proteggere i propri interessi imperialisti. Tuttavia, la borghesia danese non rinuncerà volontariamente al suo controllo sulla Groenlandia, ma cercherà di aggrapparsi alla colonia artica con tutte le sue forze.

In qualità di rivoluzionari in Danimarca, è nostro compito smascherare la difesa ipocrita dell’imperialismo danese da parte dell’intero parlamento danese — sia a destra che a sinistra —, ed esporre gli interessi reazionari della borghesia danese nell’Artico.

A differenza dei partiti nel Parlamento danese, noi del Partito Comunista Rivoluzionario non difendiamo il dominio della Danimarca sulla Groenlandia, ma sosteniamo con tutto il cuore la lotta del popolo groenlandese per la libertà contro l’imperialismo danese. Noi appoggiamo incondizionatamente il diritto del popolo groenlandese all’autodeterminazione, incluso il diritto di separarsi dalla Danimarca. Spetta esclusivamente al popolo groenlandese decidere quali relazioni desidera avere con altri paesi, che siano gli Stati Uniti, la Danimarca o qualsiasi altro Stato.

A differenza dei capitalisti danesi, la classe lavoratrice danese non ha alcun interesse a opprimere il popolo groenlandese, ed il miglior modo per i lavoratori e i giovani danesi di sostenere la lotta del popolo groenlandese per la libertà è unirsi alla lotta per rovesciare il nostro nemico comune, la borghesia danese. Solo togliendo ai capitalisti il potere sulla società, la classe lavoratrice potrà porre fine all’imperialismo e al colonialismo una volta per tutte!

7 gennaio 2025

Condividi sui social