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12 Dicembre 2017Modena – Si vietino i banchetti e ogni agibilità ai fascisti!
14 Dicembre 2017Il 26 novembre si sono tenute le elezioni politiche in Honduras. In queste elezioni si sono visti fronteggiarsi due schieramenti: quelli che hanno sostenuto l’attuale presidente Juan Orlando Hernández (JOH), che è in cerca della rielezione e quelli che hanno sostenuto il candidato dell’Alleanza Contro il Colpo di stato, Salvador Nasralla. Nel primo blocco ci sono le forze più reazionarie, quelle che cercano di mantenere i loro privilegi, a cominciare dalla principale forza politica dell’oligarchia, il Partito Nazionale. Nel secondo blocco, ci sono le masse di lavoratori, contadini, disoccupati, studenti, casalinghe… che non possono più sopportare lo sfruttamento, la povertà, la violenza e la mancanza di democrazia e aspirano a un profondo cambiamento nella società.
Domenica 3 dicembre 2017, c’è stata una delle più grandi manifestazioni nella storia dell’Honduras, paragonabile per dimensioni a quella che il 5 luglio del 2009, di fronte al tentativo del deposto presidente Manuel Zelaya di tornare nel paese nel bel mezzo di un colpo di stato, quello che ha imposto Micheletti come capo dello Stato.
In queste elezioni ci sono state un sacco di irregolarità e sono state completamente truccate per assicurare il trionfo del Partito Nazionale. Tanti voti sono stati comprati e il partito al governo contava su un astensionismo diffuso tra la gente, che è però recata in massa a votare per sconfiggere la reazione. Tuttavia, solo poche ore dopo la chiusura dei seggi, Juan Orlando Hernández (JOH) si è proclamato vincitore, a prescindere dall’opinione della popolazione.
Tutto l’apparato statale è al servizio dell’oligarchia, ma finora non sono riusciti a imporre il loro candidato, a causa della risposta delle masse. Alla fine le elezioni verranno decise dalla lotta nelle strade.
Inizialmente il Tribunale Elettorale Supremo (TSE) avrebbe dovuto riconoscere nel conteggio un vantaggio di circa il 5 per cento a Salvador Nasralla. Mercoledì 29 novembre, il sistema informatico che stava eseguendo tale conteggio si è guastato. Hanno detto che il disco rigido del server era pieno, qualcosa di ridicolo e inaccettabile per un’elezione che è costata milioni di lempiras (la valuta nazionale, ndt) agli honduregni. Quando il sistema è stato ripristinato, JOH è apparso miracolosamente in testa nei conteggi.
Il popolo honduregno ha capito il trucco e in risposta c’è stata un’enorme rivolta popolare che non è stata preparata o convocata da nessuna organizzazione centrale, ma da gruppi locali e soprattutto dall’indignazione che ha spinto i lavoratori all’azione. La risposta dello stato è stata la repressione. È una presa in giro il fatto che ora diano la colpa all’opposizione per “la divisione e la violenza”. Lo stato ha usato i gas lacrimogeni contro le manifestazioni e nei quartieri operai si è sparato contro la popolazione: molte persone sono state uccise. Questo non ha fermato le proteste, che si sono tenute in ogni angolo di questo paese centroamericano.
In risposta a questo inarrestabile movimento rivoluzionario, mercoledì sera Juan Orlando Hernández ha decretato un coprifuoco durante il quale le persone non possono riunirsi, manifestare o addirittura lasciare le loro case dalle 18 alle 6 del mattino seguente. Cercando di intimidire i manifestanti, quella notte le forze armate hanno agito con particolare brutalità. Lo stato ha arrestato un centinaio persone, con i social network che hanno mostrato immagini delle truppe armate che hanno sadicamente picchiato la popolazione nelle strade. Una donna di 19 anni, Kimberly Fonseca, è stata uccisa dopo che i militari hanno sparato al gruppo in cui si trovava. L’immagine drammatica del suo corpo gettato in strada con il sangue che le esce dalla testa è una scena che di per sé ci mostra il vero volto della presunta democrazia honduregna.
Nasralla, il candidato dell’opposizione, fa appello all’OSA, all’Unione europea e agli Stati Uniti per correggere le irregolarità elettorali. Nasralla proviene da un partito che non può essere considerato di sinistra, ma è stato costretto ad affrontare il problema della fame che affligge le masse, promettendo di risolverlo. Così, Nasralla è diventato il canale attraverso il quale si è espresso il malcontento popolare. Le elezioni non sono state vinte grazie a Nasralla, ma nonostante lui. Se la popolazione riuscirà a sconfiggere la dittatura, chiederà una soluzione ai loro problemi. In un periodo di crisi capitalista globale, crediamo che sia possibile risolvere i problemi sociali dei lavoratori solo affrontando apertamente il sistema capitalista, mettendo le leve economiche, ora controllate dai corrotti oligarchi golpisti e dai loro alleati imperialisti, sotto il controllo democratico dei lavoratori e istituendo un’economia pianificata. Per fare questo, è necessario organizzare una tendenza rivoluzionaria che lotti assieme al movimento di massa, difendendo un programma socialista basato sulla democrazia operaia.
Nasralla e la direzione del Partito Libero (Libre) si sono accodati alla gente in lotta. L’unica cosa che hanno organizzato è stata una manifestazione il giorno dopo le elezioni, contro la Corte Elettorale Suprema, ma il movimento si stava sviluppando autonomamente, acquisendo una dimensione nazionale, con centinaia di mobilitazioni spontanee della popolazione in tutto il paese. Si è dovuto aspettare il coprifuoco decretato da JOH perché il direttivo di Libre, attraverso Manuel Zelaya, si appellasse a una qualche azione: sfidare il coprifuoco con il cacerolazos [percuotere pentole e padelle] nei barrios e una marcia nazionale domenica 3 dicembre.
Gli honduregni hanno trovato nel cacerolazo un modo per manifestare il loro malcontento. La risposta è stata enorme. C’è chi confronta quello che è successo giovedì sera con le celebrazioni del Capodanno, in termini di quantità di gente in strada e la quantità di rumore, che ci mostra la natura gigantesca di questa protesta. La gente ha risposto al violento colpo di stato degli oligarchi con la militanza, sfidando il coprifuoco in ogni quartiere operaio del paese.
La debolezza del movimento nelle prime fasi è stata la relativa mancanza di un punto centrale di sfondamento. La marcia di domenica è stata unificante quindi ha avuto un carattere di massa. Le manifestazioni si sono svolte a livello nazionale nelle principali città e dipartimenti come a Tegucigalpa, San Pedro Sula o Choluteca. Ci saranno state almeno 300.000 persone nelle strade (in un paese con una popolazione di circa 9 milioni). È chiaro che questa lotta sta facendo emergere nuovi strati che non erano intervenuti nel 2009 (nella lotta contro il colpo di stato). Tra le persone nelle strade c’è una crescente sfida al regime e una messa in discussione del sistema capitalista.
L’individuo può giocare un ruolo nella storia. Hernández, nella sua ossessione di mantenere il potere, ha accentuato le contraddizioni, generando malcontento persino nelle fila stesse del Partito Nazionale. Non rappresenta nient’altro che il sistema capitalista decadente e insostenibile gestito da un regime corrotto, ma ha anche le sue personali ambizioni. La classe dominante honduregna non è in grado di assicurare la minima democrazia borghese e ogni conquista democratica dovrà essere strappata dagli operai e dai contadini con la lotta nelle strade.
Nasralla dice che prima del guasto del sistema di conteggio, erano stati conteggiati i voti nel 70% dei seggi elettorali ed era avanti di 117.671 voti. Dopo il guasto, i registri sono stati digitalizzati e i voti in favore di JOH. Per fare questo, sono stati stampati nuovi “registri” non firmati e sono stati scansionati nuovi registri dagli uffici del Partito Nazionale, che sono stati poi inseriti nel sistema di conteggio. Per l’oligarchia la democrazia è semplice: se i risultati non ti favoriscono, cambia i risultati.
Nel bel mezzo delle proteste il TSE ha accettato di contare anche i registri con delle irregolarità, che coinvolgono 1.006 dei 12.900 registri totali dei seggi elettorali. Ma l’opposizione chiede che non vengano contati quei 5.179 registri che sono stati aggiunti dopo il guasto del sistema e ne ha fornito un elenco completo. Inoltre, chiede la ripetizione del conteggio in tre dipartimenti in cui il Partito Nazionale ha vinto e l’affluenza al voto è stato al di sopra della media. Questi sono i dipartimenti in cui si è concentrata la frode. Le richieste dell’opposizione sono davvero limitate considerando che ci troviamo nel bel mezzo di elezioni così fraudolente e truccate, ma la TSE si rifiuta di assecondare perfino questi elementari accenni di processo democratico.
Dopo l’enorme mobilitazione del 3 dicembre, la TSE ha accelerato il conteggio dei 1.006 seggi elettorali con irregolarità, dando un leggero vantaggio a JOH con il 42,98% dei voti, mentre Nasralla ha ottenuto il 41,39%. Né l’Alleanza contro la dittatura né il popolo accetteranno quel “risultato”. Combatteranno per il riconteggio di tutte le schede che sono state indicate come contenenti irregolarità. La lotta ha già generato spaccature nell’apparato statale. Un magistrato della TSE, Marco Ramiro Lobo, ha criticato il processo e ha chiesto un nuovo conteggio dei 5000 registri. Lo stato, a causa della forza attuale del movimento di massa, potrebbe cercare di allungare il processo di riconteggio, nel bel mezzo dello scontro, scommettendo sul fatto che il movimento finirà per logorarsi e declinare.
Gli imperialisti vogliono che siano i loro fidati alleati storici a governare l’Honduras, ma la loro enorme perdita di prestigio mette in dubbio il fatto che riescano a tenere tutto sotto controllo, soprattutto dopo aver visto le gigantesche proteste. Quindi gli imperialisti non escludono la possibilità che Nasralla vada al potere e così stanno cercando di legargli le mani in modo da tenerlo entro i limiti di sicurezza. L’OSA ha chiesto che gli oltre 5.000 registri vengano riconteggiati. Ma per loro, per quanto possa essere moderato Nasralla, questa non è l’opzione preferita. Temono le masse che stanno dietro a Nasralla e che non stanno lottando solo per liberarsi del JOH, ma aspirano anche a risolvere i loro pressanti problemi economici e sociali. L’unica garanzia di vittoria è che i lavoratori e i contadini, assieme al resto del popolo, costringano il regime dittatoriale e i suoi padroni imperialisti a fare un passo indietro.
La determinazione delle masse nella lotta ha avuto un impatto anche tra le fila della polizia. L’apparato statale sta iniziando a spaccarsi su linee di classe. Nella capitale Tegucigalpa, un’unità dei Cobra, la polizia antisommossa, si è ammutinata, chiedendo salari più alti e dichiarando di non essere pronta ad attaccare il popolo. La polizia militare ha minacciato di agire contro altre unità di polizia. Gli ammutinamenti tra la polizia si stanno diffondendo in altre parti del paese e ci sono stati casi di fraternizzazione con la gente. Gli agenti di polizia stanno disobbedendo ai loro comandanti e mettendo le loro unità nelle mani degli ufficiali dei gradi intermedi.
Il popolo honduregno ha dimostrato il suo grande potenziale rivoluzionario. La sua lotta è una fonte di ispirazione. Deve contare solo sulle proprie forze e di nessun altro. La leadership di Libre non ha fornito alcun chiaro piano d’azione per i prossimi giorni. Le masse vogliono uno sciopero nazionale. Ma ciò di cui c’è bisogno è un vero sciopero generale, con l’occupazione dei luoghi di lavoro e il blocco della produzione, mostrando la forza della classe operaia. La leadership di Libre e dei sindacati deve organizzare la lotta in questo modo. Lo sciopero generale fa parte della tradizione rivoluzionaria del proletariato honduregno: dobbiamo recuperare l’eredità del movimento del 1954.
Lo sciopero generale deve essere organizzato sulla base di comitati nei quartieri e nei luoghi di lavoro, coordinati a livello locale, dipartimentale e nazionale con delegati eletti e revocabili. Tali commissioni di lotta devono anche prendere le necessarie misure di autodifesa contro l’offensiva brutale e repressiva dello stato.
Infine, la lotta in difesa del risultato elettorale deve essere strettamente legata alla lotta per il lavoro, i diritti sindacali, l’alloggio, l’educazione e l’assistenza sanitaria per tutti e queste richieste possono essere ottenute solo attraverso l’espropriazione delle cinque famiglie dell’oligarchia capitalista. Queste cinque famiglie rappresentano il nucleo di quel 3% della popolazione che controlla il 40% della produzione nazionale e mantiene il 70% della popolazione in povertà. Queste cinque famiglie sono quelle che stanno dietro al colpo di stato del 2009 e all’attuale tentativo di derubare, ancora una volta, i lavoratori della loro volontà elettorale. La lotta per i diritti democratici è quindi inestricabilmente legata alla lotta per l’espropriazione dell’oligarchia.
La Tendenza Marxista Internazionale esprime la sua piena solidarietà al popolo honduregno, la cui lotta è un esempio luminoso per tutti noi e tutti gli occhi degli operai più consapevoli dell’America Latina sono rivolti in questa direzione. Un trionfo del movimento sarebbe una fonte di ispirazione per i lavoratori di tutta l’America Latina e di tutto il mondo e avrebbe un impatto immediato nella regione centroamericana e nel Messico, che affronterà in pochi mesi uno scenario elettorale simile. I compagni della TMI in Honduras stanno già partecipando, per quanto possibile, nel movimento di massa.
Facciamo un appello alla solidarietà internazionale e rompiamo il blocco mediatico su ciò che sta accadendo in Honduras. Le organizzazioni operaie, giovanili e attiviste di tutto il mondo devono organizzare picchetti davanti alle ambasciate honduregne per chiedere la fine della repressione e il rispetto del risultato elettorale, oltre che a denunciare i governi e le organizzazioni internazionali il cui silenzio è complice del colpo di stato preparato in Honduras.
Il popolo honduregno merita di vivere con dignità, di avere un lavoro, un’assistenza sanitaria e un’educazione decente. Se questa battaglia sarà sconfitta, l’incubo continuerà. Questa è una lotta decisiva che può essere vinta. I golpisti non vogliono lasciare il potere, dobbiamo costringerli a farlo con l’azione rivoluzionaria delle masse.
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