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Sembrava sul viale del tramonto dopo mille battaglie in difesa del profitto di pochi, ma in questi giorni Guido Bertolaso sembra risorto. Proprio a ridosso della Pasqua lui, uomo vicino all’Opus Dei, è tornato sul campo di battaglia. Ha sconfitto il Covid che lo aveva fermato dopo solo 10 giorni che il governatore Fontana lo aveva nominato consulente speciale per affrontare l’emergenza Coronavirus in Lombardia. Come Napoleone all’Elba non si è rassegnato al tempo che scorre inesorabile e ancora una volta ha voluto utilizzare il “grande evento” della pandemia per scrivere l’ennesima pagina della sua carriera di “manager dei disastri”.
La sua storia è lunga e attraversa il bipolarismo politico-affaristico che negli ultimi 20 anni ha caratterizzato trasversalmente centrodestra e centrosinistra. Dal governo Prodi a quello Berlusconi ha diretto con ruoli di comando, non troviamo un termine migliore, tutti i grandi eventi e le grandi calamità nazionali, sempre al servizio dei grandi affaristi, capaci di trarre profitto dalle occasioni speciali come dagli shock; che siano un terremoto, la paura del terrorismo internazionale o una pandemia poco importa.
Dai vertici della protezione civile ha gestito l’emergenza rifiuti in Campania tra il 2006 e il 2007 militarizzando il territorio, aprendo discariche a colpi di manganello a due passi delle case come nel caso di Chiaiano e avvelenando il popolo di Acerra con la costruzione dell’inceneritore.
L’anno d’oro in termini di servigi resi è certamente il 2009. È l’anno del tragico terremoto a L’Aquila che distrugge la città lasciando sul campo 309 morti, 1.600 feriti e circa 80.000 sfollati. Mentre 8 ragazzi rimanevano schiacciati sotto le macerie della Casa dello studente costruita con la sabbia nel cemento da imprenditori senza scrupoli, il presidente del consiglio Berlusconi pronunciava la frase: “Per governare questo Paese ci vorrebbero sempre i poteri di protezione civile”. La tragedia del terremoto permise a Bertolaso di elevare a sistema il suo potere basato sull’emergenza. Un “potere assoluto” attraverso il quale la Protezione Civile da lui guidata ha governato utilizzando le ordinanze speciali che “l’emergenza” gli permette. Dal 2001 al giugno del 2010 Guido Bertolaso ne firmerà circa 700, più di una alla settimana. Le ordinanze sono atti amministrativi che permettono tra l’altro di scavalcare le normali norme nell’assegnazione degli appalti, una vera manna dal cielo per gli imprenditori amici.
Ma quello stesso anno Bertolaso organizza il G8 all’isola della Maddalena in Sardegna costato circa 1 miliardo di euro… per poi essere spostato a L’Aquila come segno di rinascita della Città terremotata, una città che oltre 10 anni dopo non ha mai ripreso a vivere come prima. L’ultimo regalo alle imprese di costruttori amici del quale “l’uomo della Provvidenza” si è incaricato è il meraviglioso monumento allo spreco dei soldi pubblici che si può ammirare all’ingresso di Roma sull’autostrada Napoli-Roma. Sarebbe dovuta essere una piscina per i mondiali di nuoto del 2009 ma dopo aver speso “solo” 200 milioni di euro pubblici la piscina non è mai stata terminata lasciando uno scheletro di 130 metri d’altezza. Un monumento allo spreco e al degrado che resterà a deturpare il paesaggio per molti decenni, visto che servono 500milioni di euro per terminare i lavori.
L’ultimo capolavoro in ordine di tempo è l’Ospedale Covid che Bertolaso e Fontana volevano costruire a tempo di record nello spazio della Fiera di Milano. La responsabilità è stata data ad Ezio Belleri, manager sanitario e direttore generale del Policlinico di Milano che l’ha subito definita “una struttura che non ha eguali”. Belleri vanta una certa esperienza come manager sanitario, non senza problemi visto che è stato indagato per abuso d’ufficio, indagine poi archiviata, quando era commissario straordinario degli Ospedali Civici di Brescia. Sempre in qualità di commissario aveva lanciato un protocollo di sperimentazione con Davide Vannoni sul lucroso business di Stamina, poi bocciato dalla comunità scientifica.
L’Ospedale della Fiera di Milano partito in pompa magna nelle dichiarazioni di Fontana e Bertolaso si è sgonfiato di giorno in giorno. Nato per accogliere 400 pazienti, il numero è poi sceso a 200 ma ad oggi solo una ventina di posti letto sono occupati, mentre l’attuale capienza è di soli 53.
Intanto secondo la Protezione civile l’emergenza terapia intensiva in Lombardia si va attenuando, visto che il numero di oltre 200 morti al giorno in Regione viene considerato “un trend positivo”.
Un evidente e maldestro tentativo di creare le migliori condizioni di fronte all’opinione pubblica per riaprire tutte le aziende.
Se in termini sanitari l’impresa dell’Ospedale Fiera è un disastro non si può dire lo stesso per il giro di affari che ci gira intorno. Sono stati raccolti oltre 21 milioni di euro con il sostegno di grandi banche come Unipol, della Mapei dell’ex Presidente di Confindustria Squinzi, della famiglia Rovati, noti imprenditori farmaceutici brianzoli che hanno venduto la Rottapharm per 2,3 miliardi di euro, mantenendone solo una piccola quota, e dei fratelli Perfetti imprenditori lombardi che hanno un patrimonio personale di 6,6 miliardi di euro. Nel 2018, la rivista Forbes ha indicato Augusto Perfetti come settimo uomo più ricco d’Italia e duecentocinquantunesimo nel mondo. Ma Bertolaso non ha dimenticato i vecchi amici, permettendo all’Ordine dei Cavalieri di Malta, reazionario ordine militare ospedaliero composto da banchieri, imprenditori e nobili, di entrare nell’affare. Dopotutto, ad emergenza finita con una zona da 25mila mq tirata a lucido qualcosa bisognerà pur farci!
Ma se “la struttura che non ha eguali” non è decollata non bisogna disperare. In fondo la pandemia e la fase 2 offrono altre possibilità per fare profitti e speculazioni… sempre per rispondere alle “emergenze” ovviamente. Chissà che la prossima occasione non siano i test sierologici per il Coronavirus che Bertolaso e Fontana vorrebbero avviare dal 21 aprile. Non c’è tempo da perdere! Serve più carne da macello possibile per la riapertura di tutte le aziende che Fontana vuole regalare ai padroni al più tardi per l’8 maggio.