Palestina, dagli accordi di Oslo ai nostri giorni
3 Settembre 2018Rivoluzione n°47
4 Settembre 2018In queste settimane la Fiom è impegnata a svolgere negli stabilimenti FCA le assemblee per presentare quella che viene definita la “piattaforma rivendicativa per la contrattazione”. Ancora una volta siamo di fronte ad un passaggio epocale nelle scelte dei meccanici Cgil. In maniera nemmeno troppo implicita, la Fiom propone un percorso per riconoscere quel CCSL (contratto di primo livello sostitutivo del contratto nazionale firmato all’epoca da Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Ugl, Aqcf e causa dello scontro di Pomigliano nel 2010) fino ad oggi osteggiato dalla nostra organizzazione. La richiesta di un tavolo unitario di trattativa anche in presenza di più piattaforme, un insieme di richieste volutamente ambigue e generiche che permettano ampi margini di manovra durante la trattativa, i non detti sulle questioni chiave che parlano più di mille parole. Si ripropone esattamente lo stesso percorso che ha portato la Fiom nel dicembre 2016 a capitolare sul Contratto nazionale dei metalmeccanici (CCNL) firmando ed accettando tutto quello contro cui aveva lottato negli anni precedenti.
I punti della piattaforma
Il fatto che già in premessa si leghi esplicitamente la presentazione della piattaforma alla scadenza del Contratto Collettivo Specifico di Settore e si chieda di partecipare a quel tavolo di trattativa anche se con piattaforme distinte dimostra, come per la vicenda CCNL, la volontà esplicita di accettare, riconoscere e sottoscrivere, magari un poco migliorato, il tanto giustamente bistrattato CCSL voluto da Marchionne. Se questo non fosse sufficientemente chiaro, nel capitolo Salario (su cui torneremo tra poco), si specifica chiaramente che l’unica cosa su cui si chiede di uniformare il Contratto FCA a quello nazionale sono i minimi tabellari. Cosa peraltro che come dimostrano innumerevoli sentenze ed il precedente proprio dei CCNL separati metalmeccanici, dovrebbe già avvenire (ma non avviene) per legge nel rispetto dell’art.36 della Costituzione. Null’altro invece vi si aggiunge. Si rinuncia quindi al punto di fondo della battaglia iniziata a Pomigliano nel 2010: rivendicare il riconoscimento e l’applicazione anche in FCA del CCNL in toto come contratto di primo livello. Se poi qualcuno avesse ancora dubbi, la piattaforma nel capitolo sulla contrattazione dichiara esplicitamente: “la negoziazione ed il confronto si articolano su più livelli (nazionale e di stabilimento) nel rispetto delle intese raggiunte”. In un sol colpo si ribadisce ulteriormente che si riconosce, dunque si rispetta, il CCSL e in più si accetta la logica di balcanizzazione e divisione stabilimento per stabilimento da sempre alla base dell’intesa separata. Dunque ci si dice che il CCSL è il contratto nazionale e che stabilimento per stabilimento si faranno contratti aziendali.
Ma l’aspetto più grave e significativo è il totale silenzio sul tema forse più importante, la limitazione al diritto di sciopero prevista dal CCSL. Limitazione strenuamente contrastata e denunciata dalla Fiom all’epoca e negli anni successivi come anticostituzionale. Che in questa piattaforma non si chiarisca inequivocabilmente il rifiuto di quel becero regime sanzionatorio ma anzi vi si stenda sopra un silenzio così assordante, è la dimostrazione lapalissiana della disponibilità ad accettare anche le più indigeste delle condizioni pur di rientrare sui tavoli di trattativa ed essere nuovamente riconosciuti ed accettati dai vertici FCA. L’unica incognita che farebbe saltare questo scenario potrebbe appunto essere una volontà di FCA di continuare ad escludere la Fiom. Tuttavia ci pare che ormai, a maggior ragione dopo la scomparsa di Marchionne, sia anche interesse dell’azienda inglobare l’unica spina che aveva nel fianco.
Il testo presentato può poi essere definito la piattaforma degli “anche”. In sindacalese si sa bene che far precedere una richiesta o un accordo dalla congiunzione “anche” vuol dire lasciare la cosa nell’ipotetico o peggio nella discrezionalità aziendale. Qui abbiamo “anche attraverso la costituzione di bacini”, “anche modificare il numero ed il sistema delle pause in essere” (senza dire di quanto e come), “anche riconoscendo un trattamento salariale specifico per chi è impegnato in lavorazioni vincolate”. Chiunque fa contrattazione sa benissimo che una piattaforma per non essere aleatoria ed inefficace, deve comporsi di proposte precise e concrete. Altrimenti sul tavolo di trattativa si lascia il pallino dell’iniziativa alla controparte che di certo, soprattutto in FCA, non ne ha proprio bisogno. Questa invece si limita ad elencare una serie di buoni propositi non concretizzati. Parlare di piena occupazione dei lavoratori precari cosa vuol dire nel concreto? Il bacino in sé non è garanzia di piena stabilizzazione dei precari, come si declina quindi? Quali sono i criteri di trasparenza che si chiedono per l’assunzione dei precari? In più, ci si permetta, ma come si fa ad essere noi a mettere in una piattaforma la richiesta di utilizzo eventuale della cassa integrazione a tutela dell’occupazione? Caso mai lo si potrà fare nel momento in cui l’azienda dovesse dichiarare degli esuberi, che siano tra i diretti o tra i somministrati. Perchè per esempio non chiedere invece in esplicito l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari attualmente in essere nel giro di un tempo definito, preciso e ristretto per la cui realizzazione poter sì utilizzare il bacino?
Ancora, come ci si può limitare a scrivere che si chiede di “modificare” il numero ed il sistema delle pause? Domandiamo provocatoriamente ma non troppo, modificare per aumentarle o per diminuirle? Siccome supponiamo sia per aumentarle, di quanto? In che modo? Si chiede poi di “rinegoziare il trattamento in caso di malattia”. Come lo si vuol rinegoziare? Per ottenere cosa? Cosa ancor più agghiacciante, non solo non si fa alcuna richiesta in merito alla modifica alla radice di una tra le peggiori organizzazioni del lavoro esistenti, basata sul cosiddetto ERGO/UAS, foriera di condizioni lavorative a dir poco disumane. Al contrario si chiede addirittura di coinvolgere gli RSL e il sindacato nello svolgere corsi di formazione per i lavoratori in cui spiegare come funziona l’attuale organizzazione del lavoro. Peggio quando si arriva a parlare di turnistica. Su questo versante non solo non ci si oppone nemmeno più formalmente ai 18 turni ma anzi si subordina la variazione della disciplina degli orari ad un semplice confronto (ovvero poco più di una comunicazione) e si propone di scambiare il disagio che ne consegue dal punto di vista della qualità della vita con un indennizzo economico naturalmente non quantificato che potrà tramutarsi in fantomatiche riduzioni individuali dell’orario. Chiediamo, dove sono finite le ragioni che hanno portato alla battaglia esemplare che ha visto per protagonisti gli operai dello stabilimento di Sulmona nel 2016 proprio contro la turnistica FCA? Dulcis in fundo sul salario. A parte, come già detto, la richiesta dell’applicazione dei minimi del CCNL, si riconoscono la struttura e i principi politici alla base del salario aziendale così com’è, senza alcuna ulteriore specifica o modifica. Un premio discriminatorio perchè basato sulla presenza effettiva del singolo lavoratore in azienda e di fatto individuale perchè diverso da stabilimento a stabilimento ma anche da lavoratore a lavoratore. Ci si limita a chiedere un incremento, anche qui senza specificare di quanto, delle sue parti fisse chiedendo di aggiungere anche la redistribuzione di quantità non meglio specificate della redditività di gruppo o stabilimento. Immancabile la richiesta dell’introduzione, anche qui senza fare cifre che non sia mai, dei flexible benefits, ovvero del pagamento in natura già presente nel CCNL. Uniche richieste esplicite e precise sono l’aumento del contributo al fondo pensione da parte aziendale al 2% e l’aggiunta di una ulteriore ora di assemblea sindacale annua per parlare di temi inerenti la sicurezza.
Serve una discussione franca
Ci è stato detto che, come per il Ccnl, che dobbiamo pensare a rientrare (senza svendere l’anima per carità di patria!) perché non reggiamo più la situazione negli stabilimenti. Innanzitutto viene da chiedere se a non reggere più sono i delegati, i militanti oppure i gruppi dirigenti e le strutture; in entrambi i casi sarebbe poi utile sapere in che misura e perché. In secondo luogo se davvero è così, almeno si abbia la correttezza di dirlo in maniera esplicita e fare così una discussione franca senza giocare a nascondino negando persino l’evidenza sulla volontà di sottoscrivere il CCSL. Si dica che date le condizioni in cui siamo arrivati, per responsabilità anche nostre da indagare ed approfondire, non riusciamo più a tenere l’organizzazione. Si dica che si pensa che per poter ripartire bisogna ritornare ai tavoli alle condizioni che oggi impone FCA. Non saremo certamente d’accordo ma almeno avremo la possibilità di fare una discussione vera e costruttiva che potrà aiutare l’insieme dei nostri quadri e militanti a capire ed affrontare la fase. Infine chiediamo. Se si pensa di non avere la forza di imporre a FCA l’applicazione del contratto nazionale e quindi si pensa sia necessario temporaneamente piegare la testa, come può la Fiom non porre in esplicito almeno il rifiuto categorico della limitazione al diritto di sciopero?
Conclusione
La rottura con la Fiat a Pomigliano nel 2010, come quella dell’anno prima sul rinnovo del CCNL, rappresentò un passaggio di importanza strategica nella difesa della dignità e dei diritti di tutti i lavoratori, non solo Fiat, come di un’idea di sindacato conflittuale e non complice che con coerenza combatte la brutale arroganza padronale. Quella scelta di contrasto portò la Fiom a diventare un simbolo e un punto di riferimento sindacale e politico tale da andare oltre i soli metalmeccanici e capace di costruire una mobilitazione di massa come quella del 16 ottobre 2010. Se nel 2016 la firma unitaria del CCNL ha rappresentato la capitolazione della Fiom a Federmeccanica, oggi la presentazione di questa piattaforma, se approvata, contribuirà a disegnare lo stesso identico epilogo nella più grande azienda del paese. A quel punto anche sull’ultima questione fondamentale rimasta in sospeso, le relazioni sindacali in FCA, la Fiom si sarà allineata completamente alla Cgil.
Per questo esprimiamo il nostro categorico parere contrario alla “piattaforma” presentata ed invitiamo i lavoratori a respingerla.