Dalla Wartsila alla GKN – Nazionalizzare per salvare il lavoro!
21 Ottobre 2022Ciao Furio
24 Ottobre 2022In un contesto in cui sia l’economia del Regno Unito che il Partito conservatore sono al tracollo, Liz Truss è stata rimossa dall’incarico, come parte di un golpe dell’establishment per riprendere il controllo del Partito conservatore. Ma con l’approfondirsi della crisi del capitalismo britannico, ulteriori esplosioni sono in arrivo.
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Liz Truss, che ha Margaret Thatcher come modello, è stata costretta a dimettersi nel mezzo di una crescente crisi politica.
Solo ieri, gli analisti pensavano che potesse ancora rimanere ancora per un po’ di tempo. Simon Clarke, il Ministro per l’edilizia abitativa, diceva che, nonostante la confusione, la Truss era “sorprendentemente resiliente” ed era determinata a proseguire.
Alla fine, è riuscita a rimanere aggrappata alla carica solo per alcune ore. Con il caos che si è abbattuto su Westminster e l’implosione del Partito Conservatore, la sua autorità politica si era completamente esaurita.
È durato solo 45 giorni, cosa che l’ha resa il Primo ministro rimasto meno in carica della storia britannica.
Mostri in agguato
La Truss lascerà il numero 10 di Downing Street entro una settimana, alla fine della selezione in cui verrà individuato il suo sostituto.
L’elezione di un nuovo leader conservatore e Primo ministro pone un problema. Data la natura reazionaria e folle degli iscritti al partito, l’establishment muoverà mari e monti per escluderli dalla possibilità di scegliere il prossimo leader.
Ma la classe dominante potrebbe non riuscire a rimediare alla situazione. Il “1922 Committee” [il gruppo parlamentare conservatore] si riunisce stasera per decidere le regole. Alla fine potrebbero dare la possibilità agli iscritti Tory di avere voce in capitolo attraverso una votazione online.
E chissà che tipo di mostro potrebbero scegliere questi fanatici…
“Pazzi, cattivi e pericolosi”
La Gran Bretagna, un tempo la più grande officina del mondo, oggi ha tutte le caratteristiche di un paese del terzo mondo. Da paese più stabile d’Europa, il Regno Unito è diventato il più instabile.
L’elezione di Liz Truss come leader dei Tory, avvenuta solo poche settimane fa, era stata annunciata dalla banda della Brexit come la ciliegina sulla torta. Con la Gran Bretagna che si sarebbe infine trasformata in una Singapore-sul-Tamigi deregolamentata e con bassi salari, con il nuovo primo ministro a promettere un’economia “che potrebbe sfruttare le libertà della Brexit”.
Persino la classe dominante era allarmata da quanto questo avrebbe potuto significare nella pratica. I capitalisti vogliono la “stabilità”, pace e tranquillità per continuare a fare profitti. Per loro il disastro della hard Brexit era sufficiente. Mentre invece si sono trovati ad avere un Primo Ministro che offriva di fare terra bruciata e di attaccare briga con tutti, a favore di un programma economico sconsiderato e utopico.
La Truss, scelta dalla base dei Tory con la bava alla bocca, è stata la leader più inetta e stupida che abbia mai soggiornato a Downing Street, un riflesso della degenerazione del Partito conservatore e dei suoi rappresentanti.
“Queste persone sono pazze, cattive e pericolose”, ha affermato Martin Wolf sul Financial Times, parlando a nome dell’establishment borghese. “Se ne devono andare”.
Ritirata e ribellione
Il tentativo di far approvare il mese scorso il “mini budget”, un pacchetto di tagli fiscali per i ricchi senza disporre della copertura finanziaria, ha portato a un crollo in borsa. Tutto ha cominciato ad andare rapidamente in fumo, con la Banca d’Inghilterra costretta a intervenire di fronte alla sterlina che precipitava mentre il costo dei prestiti saliva alle stelle.
Costretta dai mercati a fare una serie di svolte a 180 gradi drammatiche, la Truss ha ricevuto pressioni per licenziare il suo Ministro dell’economia, Kwasi Kwarteng. A questo è presto seguito il ritiro di tutto il suo programma economico.
Ieri ha poi perso il Ministro dell’interno. Suella Braverman ha ricoperto la carica per il periodo più breve dai tempi del Duca di Wellington nel 1834.
Come segno della sua debolezza, le sono stati imposti come ministro delle finanze e ministro dell’interno, Jeremy Hunt e Grant Shapps, due suoi oppositori politici all’interno del partito.
Hunt ha rapidamente cancellato la maggior parte dei tagli fiscali della Truss, promettendo stabilità economica e “decisioni dolorose” in merito alla spesa pubblica.
Contemporaneamente, si è verificata una ribellione aperta dei parlamentari conservatori. C’è stata una rissa alla Camera dei Comuni, comprese urla, spintoni e minacce di espulsione dal partito. Il governo della Truss stava chiaramente finendo in mille pezzi.
Il branco si muove
Il gradimento della Truss nei sondaggi è crollato. Allo stesso tempo, il sostegno pubblico ai Tory è ai minimi storici, con il Partito conservatore che ha circa il 20% mentre il Labour è oltre il 50%.
Centinaia di parlamentari conservatori si trovavano di fronte a una potenziale catastrofe. La fiducia nella sua carica di primo ministro è svanita. E nelle famose parole d’addio di Boris Johnson: “Quando il branco si muove, si muove”.
Queste bestie Tory erano certamente in movimento, alla disperata ricerca di salvare la loro pelle dal punto di vista politico. Un numero crescente di questi deputati ha inviato lettere di sfiducia a Graham Brady, il presidente dei deputati conservatori del “1922 committee”. La pressione si è accumulata. E alla fine la Truss è stata costretta a cedere.
Golpe istituzionale
La mossa è stata fatta con la nomina di Jeremy Hunt a ministro. A quel punto era chiaro che i conservatori “moderati” – sostenuti dall’establishment – stavano pianificando un colpo di stato contro l’ala liberista e ultra-Brexiteer del partito. Da quel momento in poi, la Truss aveva i giorni contati. Era primo ministro solo di nome.
La classe dominante ha perso il controllo del Partito Conservatore. Come loro rappresentanti politici dovevano sopportare gente come Boris Johnson e poi della Truss: leader miopi, egoisti e degenerati.
Ma ora sono determinati a riprendere il controllo, come hanno fatto nel Partito Laburista attraverso Starmer e la destra del labour.
Questo significa fare uno strappo alle regole per tenere gli iscritti Tory lontani da un qualsiasi processo decisionale. L’idea di un candidato unico sembra esclusa, viste le divisioni all’interno del partito parlamentare. Il gruppo di parlamentari euroscettici di destra dell’ERG (European research group, gruppo formato negli anni novanta con lo scopo di uscire dall’UE) ha ancora una notevole influenza.
Sorprendentemente, ci sono voci secondo cui Boris Johnson potrebbe persino partecipare alla corsa per la leadership, “nell’interesse nazionale”. Dopotutto, ha effettivamente vinto le elezioni politiche. Come ha detto un parlamentare Tory: “È ora che il capo torni!”
Entra in scena ‘Sir’ Starmer
La classe dominante sarebbe entusiasta se partecipasse e vincesse qualcuno come Rishi Sunak. Sarebbe “una persona più che affidabile”. Vorrebbero ricostruire il Partito Conservatore sotto la sua presidenza. Ma con l’aggravarsi della crisi economica e con le misure d’austerità che saranno necessarie, questo non è un compito facile.
Un’altra opzione per la classe dominante sarebbe quella di costringere a convocare nuove elezioni che consegnino il potere a ‘Sir’ Keir Starmer. Dopo tutto, i governi laburisti di destra sono stati tradizionalmente chiamati a sistemare la situazione dopo un pasticcio dei conservatori, per poi essere rimossi dopo aver fatto il lavoro sporco.
Chiaramente, Starmer ricoprirebbe con entusiasmo questo ruolo, ancora una volta “nell’interesse nazionale”.
Un tale governo non sarebbe un governo “riformista”, ma un governo determinato a far quadrare i conti. Sarebbe un governo di crisi, come quello di Ramsay MacDonald nel 1931, che preparerebbe nuove convulsioni sociali e politiche.
La Gran Bretagna si trova ad affrontare una crisi totale a tutti i livelli. I nodi stanno venendo al pettine per la classe capitalista.
Il declino del capitalismo britannico significherà tagli al tenore di vita della classe operaia. Il costo dell’energia avrà un’impennata. E il buco di 40 miliardi di sterline nel bilancio del governo verrà colmato a nostre spese, sommandosi alla catastrofe del costo della vita. O almeno questo è il piano.
Tuttavia questa è una ricetta per un aspro conflitto di classe, ora e nel futuro. Non ci sarà un ritorno alla stabilità. Questo è da escludere. Al contrario, la turbolenza e l’instabilità saranno una caratteristica permanente del capitalismo britannico, mentre si trascina da una crisi all’altra.
L’attuale ondata di scioperi è un assaggio di ciò che verrà. I ferrovieri, i portuali, gli impiegati delle poste si sono mobilitati. Gli operatori sanitari e gli insegnanti, oltre ad altri settori, stanno votando per entrare in stato di agitazione. Molti non sono mai scesi in sciopero prima d’ora.
Di fronte all’aumento dell’inflazione, questa combattività a livello sindacale si intensificherà, con i sindacati pronti a impegnarsi in un’azione coordinata. Tutto ciò rappresenta il risveglio della classe operaia britannica.
Se il governo Tory sopravvivesse abbastanza a lungo da introdurre altre leggi anti-sindacali, questo sarà semplicemente come versare benzina sul fuoco.
Un vaso di Pandora
La situazione in Gran Bretagna sta cambiando. I Tory e i padroni hanno aperto il vaso di Pandora. Così facendo, hanno preparato la strada per convulsioni rivoluzionarie.
Resta il compito di costruire un’alternativa rivoluzionaria per porre fine all’incubo della crisi capitalista.
Un altro primo ministro conservatore ci ha lasciato. Era ora! Ma questo non basta.
Come ha affermato Mick Lynch, il segretario generale dell’RMT [sindacato dei ferrovieri e dei marittimi], abbiamo bisogno di una rivolta, che metta l’intero marcio sistema capitalista nel posto che gli spetta ovvero nella pattumiera della storia.
20 Ottobre 2022