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24 Settembre 2025Gran Bretagna – La più grande manifestazione di destra da decenni, un atto d’accusa nei confronti della sinistra
									La gigantesca manifestazione di destra “Unite the Kingdom” di sabato 13 settembre nel Regno Unito segna un punto di svolta. La sinistra ha subito una sconfitta umiliante. Ne sono colpevoli i dirigenti della sinistra riformista e del presunto partito “marxista” Socialist Workers Party.
di Revolutionary Communist Party (sezione britannica dell’ICR)
La gigantesca manifestazione di destra “Unite the Kingdom” (“Uniamo il Regno”) di sabato 13 settembre segna un punto di svolta. Alcuni la stanno definendo come la più grande manifestazione di estrema destra nella storia britannica. Questo avvenimento merita un’analisi lucida e meticolosa.
Indubbiamente, si è trattato di un importante arretramento e di una fonte di imbarazzo per la sinistra. La contromanifestazione era significativamente più piccola, di almeno venti a uno.
Lo stato d’animo nella destra, in seguito al loro raduno di massa, è al contrario giubilante. La feccia reazionaria della Gran Bretagna si sentirà senza dubbio ringalluzzita. Ciò significherà più bandiere con la croce di San Giorgio e proteste contro i rifugiati e più attacchi razzisti contro le minoranze.
Come le sommosse [anti-immigrati, Ndt] della scorsa estate, ciò rappresenta una minaccia reale, cui bisogna rispondere con la forza organizzata della classe operaia.
C’è anche un sentimento di paura tra un settore di lavoratori e di giovani, in particolare nelle comunità musulmane, nere e asiatiche.
La vista di centinaia di migliaia di nazionalisti che sventolano le proprie bandiere sfilando per le strade invia il messaggio che la destra è in ascesa, che la reazione è in marcia.
Ma il riflesso superficiale degli eventi può spesso accecare, mettendo in ombra ciò che cova sotto e distorcendo l’immagine reale. È nostro compito, come marxisti, guardare al di sotto della superficie, comprendere i processi più profondi in svolgimento e cogliere la realtà della situazione.
È stata una sorpresa?
Il settore più “liberale” della classe dominante è adesso inorridito davanti alla minaccia dell’estrema destra. Lo spettro dei disordini violenti della scorsa estate li perseguita.
Keir Starmer, da avvocato dei diritti umani qual è, si è affrettato a rilasciare una dichiarazione in cui condannava la manifestazione “Unite the Kingdom” (da qui in avanti “manifestazione UTK”, Ndt).
“La Gran Bretagna è una nazione orgogliosamente costruita sulla tolleranza, la diversità e il rispetto”, ha detto il primo ministro. “La nostra bandiera rappresenta la diversità del nostro paese e non la cederemo mai a coloro che la usano come un simbolo di violenza, paura e divisione.”
Belle parole, davvero. Ma un simile linguaggio appare in netta contraddizione con quello tenuto dal nostro rispettabile primo ministro soltanto qualche mese fa, quando, citando il politico razzista Enoch Powell, ha detto che la Gran Bretagna rischiava di diventare un’“isola di stranieri”, a causa dell’immigrazione crescente.
E che dire dei livelli record del “nostro” governo in termini di deportazioni, di cui i ministri laburisti si vantano sui social media? E che dire della stretta che hanno imposto ai controlli sull’immigrazione? E che dire delle loro promesse di “arrestare e rimandare indietro” i barconi di profughi che attraversano la Manica?
A Starmer diciamo: cosa ti aspettavi? Tu sei responsabile di aver alimentato le fiamme che hanno portato al 13 settembre. Il tuo governo ha attaccato la classe operaia, lacerando il tessuto sociale.
Queste gentildonne e gentiluomini possono puntare il dito dove vogliono. Ma la colpa per l’ascesa della reazione di destra ricade esattamente sulle spalle dell’establishment liberale, che ha fatto sprofondare la Gran Bretagna nel caos. Ognuno deve portare la propria croce.
Per quanto questi eventi possano turbarci, non sono in realtà sorprendenti. Essi sono la logica conseguenza di un governo che porta avanti contro-riforme e attacchi, in combinazione con l’assenza di risposte concrete da parte della cosiddetta “sinistra”.
Nel frattempo, il settore apertamente reazionario della classe dominante, sta gettando ancora altra benzina sul fuoco, nel tentativo di dividere la classe operaia e distrarla dalla crisi del sistema.
Elon Musk, l’uomo più ricco al mondo, ha appoggiato con entusiasmo la manifestazione UTK. Lanciando un messaggio allarmante alla folla lì riunita, il miliardario del settore tecnologico ha dichiarato: “Che scegliate o meno la violenza, la violenza incombe su di voi. Potete o combattere o morire.”
Profetizzando queste immagini da guerra civile, Musk sta giocando con il fuoco. Ma non è l’unico a farlo. Possiamo aggiungere alla galleria delle canaglie razziste personaggi come Nigel Farage, i grandi capitalisti che finanziano Reform UK, i proprietari del Daily Mail, del Daily Express e di tutti gli altri giornalacci di destra.
La crisi del capitalismo potrà solo approfondirsi. A propria volta, la lotta di classe continuerà ad intensificarsi, provocando un’ulteriore polarizzazione a sinistra e a destra.
In questo contesto, la stessa classe dominante si dividerà, con un settore che si schiererà con i demagoghi, i razzisti e gli squilibrati di destra, affidandosi ancora di più all’isteria della “guerra culturale” per dirottare la crescente rabbia di classe nella società.
Tutto ciò rivela l’urgente necessità di una chiara alternativa di classe a sinistra. Sfortunatamente, una simile forza politica è stata finora assente, come si evince fin troppo bene dal 13 settembre.
Dov’era la sinistra?
La manifestazione UTK avrebbe richiesto una dimostrazione di forza da parte della sinistra e delle organizzazioni operaie, per neutralizzare e demoralizzare la destra, come avevamo visto la scorsa estate.
Ma ciò non è avvenuto. Al contrario, la sinistra era tragicamente assente il 13 settembre. Questo esige delle risposte.
I sindacati sono la spina dorsale della classe operaia. I tre sindacali principali – Unite, Unison e GMB – da soli rappresentano in totale tre milioni di lavoratori. Se avessero alzato un dito, avrebbero potuto mobilitare un numero di persone simile alla manifestazione di Tommy [Robinson, politico di estrema destra a capo delle mobilitazioni, Ndt].
Invece, i dirigenti di Unite e di GMB sono rimasti in silenzio. I dirigenti del Trades Union Congress (TUC, Confederazione generale dei sindacati), l’organismo che coordina i sindacati di categoria, non hanno fatto nulla. Forse erano troppo impegnati ad asciugarsi le lacrime per le dimissioni di Angela Rayner [ex-vice primo ministro laburista, Ndt].
Nel frattempo, Unison ha condiviso un unico post sui propri account social, incoraggiando i propri iscritti a partecipare alla contromanifestazione.
Alcuni potrebbero obiettare che non si tratta di una tematica sindacale. A questo rispondiamo: tutto ciò che minaccia l’unità della nostra classe è una tematica sindacale. Tutto ciò che serve a distrarre dalla lotta di classe è un tema sindacale.
Difendere i settori più oppressi della nostra classe dalla demagogia razzista è un dovere elementare di qualsiasi organizzazione dei lavoratori.
I principali beneficiari a livello politico della manifestazione UTK, cioè il partito Reform UK di Farage, se arrivassero al potere, lancerebbero un attacco a tutto campo contro i diritti e le tutele dei lavoratori. Pertanto, questa passività si ritorcerà contro i dirigenti sindacali stessi, se non vi si pone rimedio.
Frattanto, i dirigenti del “Your Party” (YP), il nuovo partito di sinistra lanciato da Jeremy Corbyn e Zarah Sultana, sono rimasti ugualmente in silenzio. A sua parziale discolpa, Sultana ha partecipato e ha fatto un intervento alla contromanifestazione. Ma l’assenza di qualsiasi mobilitazione ufficiale di YP è sconfortante.
Centinaia di migliaia di persone si sono registrate per sostenere YP, alla ricerca di una nuova alternativa allo status quo. Una sola chiamata alle armi da parte di Corbyn e Sultana avrebbe aiutato a ribaltare i rapporti di forza in quella giornata.
Dopo mesi di esitazioni e ritardi nel lancio effettivo di questo nuovo partito, questo fallimento avrà come unico effetto quello di fiaccare ulteriormente le energie e l’entusiasmo dei lavoratori e dei giovani orientati a sinistra.
Allo stesso modo, la Palestine Solidarity Campaign ha organizzato manifestazioni di massa anche di un milione di persone negli ultimi due anni, a partire dal 7 ottobre 2023. Perché questa enorme base non è stata mobilitata per scontrarsi frontalmente con Tommy Robinson e i suoi sostenitori?
La manifestazione UTK era guidata da noti sionisti. Tra la folla abbondavano le bandiere israeliane. Alcuni manifestanti rabbiosi hanno strappato con orgoglio una bandiera palestinese in mezzo agli applausi. La vasta partecipazione alla manifestazione della destra del 13 settembre darà coraggio anche agli elementi più filo-israeliani e filo-imperialisti nella società britannica.
Questi gruppi di sinistra hanno fallito nel contrastare la manifestazione di UTK perché sono paralizzati dal pessimismo. Sono intrisi di pregiudizi pacifisti, di cinismo, demoralizzazione e di illusioni riformiste.
Soprattutto, non hanno fiducia nel potere e nella forza della classe operaia. Non credono che sia possibile un’autentica trasformazione della società. E tremano al pensiero di azioni combattive o di un programma combattivo di classe, che è l’unica cosa che potrebbe mobilitare milioni di persone e sbarrare il terreno all’estrema destra.
Che ruolo ha “Stand Up To Racism”?
Il ruolo più dannoso di tutti è quello giocato da “Stand Up To Racism” (SUTR), un’organizzazione di fronte del Socialist Workers Party (SWP), presuntamente “marxista”, che ha organizzato la contromanifestazione ufficiale di sabato.
Il 13 settembre, il SWP ha fatto appello a “un risveglio della sinistra”. Possiamo solo essere d’accordo. Tuttavia, il SWP, per mezzo dei suoi vari fronti, ha costituito de facto la direzione del movimento antirazzista in Gran Bretagna per decenni. In questo contesto, loro sono la sinistra. Eppure non danno segni di volersi svegliare.
L’approccio di SUTR è di spoliticizzare la lotta contro il razzismo il più possibile, privandola di qualsiasi contenuto di classe.
Vogliono costruire un “ampio ombrello” di organizzazioni: un’alleanza interclassista con dentro tutti quanti, un fronte popolare di capi religiosi e delle varie comunità, di imprenditori e di ogni sorta di elementi liberali e piccolo-borghesi.
Per tenere dentro questi personaggi moderati, SUTR evita le idee e le politiche radicali come la peste.
In concreto, ciò ha comportato mantenere una barriera artificiale tra lotte che sono intimamente connesse: censurare gli oratori filo-palestinesi alle manifestazioni locali contro il razzismo, per ingraziarsi i sostenitori sionisti di SUTR, o allo stesso modo mettere a tacere chi tentasse di criticare Starmer, per imbonire i parlamentari e i consiglieri laburisti, ecc.
È altrettanto scandaloso che ciò abbia fatto scoraggiare la gioventù operaia combattiva nelle comunità musulmane ed asiatiche dall’organizzarsi e mobilitarsi per cacciare l’estrema destra, con l’argomento che ciò avrebbe potuto “acuire le tensioni”.
Inoltre, ciò significa ridurre il programma del SUTR al minimo comune denominatore. Esso può essere riassunto così: il razzismo e l’islamofobia sono brutti; i profughi sono i benvenuti; i migranti sono brave persone.
Questo non è nient’altro che moralismo liberale. È impotente nell’affrontare la crisi migratoria, o le sofferenze dei richiedenti asilo costretti a scappare dalle guerre imperialiste. Ed è impotente nell’affrontare le insicurezze reali delle comunità operaie riguardo all’assenza di alloggi, posti di lavoro e servizi.
Centinaia di migliaia di persone non scenderanno nelle strade, rischiando lo scontro con gli sgherri di estrema destra, sulla base di semplici insulsaggini moralistiche.
Né si conquisteranno i più ampi settori in preda al malcontento – intercettati dalla retorica sciovinistica e di guerra culturale di Robinson e compari – con queste parole d’ordine di una tale vacuità.
Questi settori della società sono disgustati dall’establishment liberale, incluso lo status quo che rappresentano e dalle ciniche politiche identitarie che portano avanti. Legandosi ai liberali, e ripetendo a tutti gli effetti le loro idee, la “sinistra” sta firmando la propria condanna a morte.
Per combattere la destra, abbiamo bisogno di un chiaro programma di classe, rivolto a combattere i miliardari, i proprietari immobiliari, i banchieri e il governo Starmer al loro servizio.
Eppure, una spiegazione e un programma politico coerente era totalmente assente dai discorsi, dai cartelli e dai cori della contromanifestazione, ad eccezione dello spezzone del RCP (Revolutionary Communist Party, sezione britannica dell’ICR, Ndt).
L’approccio romantico e piccolo borghese di SUTR è lungi dall’essere innocuo e privo di pericoli.
Definendo istericamente tutti i sostenitori di Reform UK – insieme con le centinaia di migliaia che hanno partecipato alla manifestazione del 13 settembre – come nient’altro che odiosi “fascisti” e “razzisti”, stanno attivamente dando una mano alla politica di guerra culturale della destra e indebolendo la sinistra.
Mobilitando implicitamente le persone per votare per il Partito Laburista di Starmer, per tenere Reform UK fuori dal governo, come ha fatto SUTR nelle elezioni locali dello scorso anno e alle elezioni suppletive di Runcorn and Helsby, essi stanno de facto aiutando il partito al governo in Gran Bretagna e l’establishment, che sono gli stessi che per primi alimentano le fiamme della reazione razzista.
Fornendo una comoda copertura a sinistra alla burocrazia sindacale, che fa parte del SUTR e lo finanzia, permettono ai vertici del movimento sindacale di stare con le mani in mano e limitarsi a dichiarazioni di circostanza quando si tratta di combattere contro il razzismo.
Fallendo nell’organizzare una adeguata contromanifestazione il 13 settembre, hanno messo le poche migliaia di persone che sono scese in piazza nel reale pericolo di subire aggressioni fisiche. Questa superficialità è da sconsiderati.
A dirla tutta, se non riescono a fare una mobilitazione adeguata, farebbero meglio a non fare nulla. Altrimenti, il risultato finale è solo quello di maggiore demoralizzazione, confusione e imbarazzo per la sinistra.
Per tutte queste ragioni, oggettivamente SUTR gioca un ruolo reazionario: abbassando la consapevolezza, disorientando i lavoratori e i giovani, indulgendo nella guerra culturale, piuttosto che proporre una strategia e un programma di classe.
Questa organizzazione è pertanto un ostacolo al movimento. Il più grande servizio che il SWP può fornire è quello di farsi da parte, sciogliere il SUTR e allentare la sua presa soffocante sulla lotta contro il razzismo.
Il fascismo è in ascesa?
Nella sua analisi, il SWP comincia descrivendo la manifestazione UTK come “uno sciame di più di 100mila fascisti e razzisti”. Una simile isteria non fa altro che seminare confusione.
I marxisti definiscono il fascismo come un movimento che ha come obiettivo la distruzione delle organizzazioni del movimento operaio. Se ci fosse al momento un movimento fascista di massa nelle strade della Gran Bretagna, con una base attiva di centinaia di migliaia di persone, allora ciò ci imporrebbe di trarre certe gravi conclusioni. Se dici A, allora devi dire B,C e D.
Se fosse così, il compito oggi sarebbe quello di formare con urgenza dei comitati di difesa e armare la classe operaia per una resa dei conti tra le forze della rivoluzione e della controrivoluzione.
È questo che il SWP sta realmente suggerendo?
Se invece non era “uno sciame di più di 100mila fascisti e razzisti”, allora qual era la natura della manifestazione UTK?
In primo luogo, dovremmo dire che chiaramente c’era una presenza fascista in questa protesta. Si poteva assistere a saluti nazisti e a cori di “sieg heil!”. E non mancavano teste calde in cerca dello scontro.
Ciò che è più importante è che questa manifestazione è stata organizzata e guidata dall’estrema destra. Tommy Robinson è stato uno dei fondatori della English Defence League. La sua cricca include ogni variante di nazionalisti, suprematisti bianchi ed esaltati.
Ma ciò non esaurisce la questione. Era una manifestazione di centinaia di migliaia di persone. E qualsiasi movimento di massa è eterogeneo per definizione. Lo stesso vale per le proteste “Innalza i colori” [della bandiera britannica, Ndt] di qualche mese fa.
Il centro politico sta crollando. La gente è in cerca di risposte alla crisi profonda nella società. Questo crea un vuoto enorme. E in assenza di una risposta forte a sinistra, personaggi casuali possono canalizzare una parte della rabbia nella società. La rabbia dei lavoratori può esprimersi in maniere contraddittorie, distorte e persino reazionarie.
Gran parte della polarizzazione verso destra è stata intercettata dalla variante di populismo di Nigel Farage. Ma sembra che anche Tommy Robinson stia adesso cercando di capitalizzare la diffusa rabbia contro il sistema.
È degno di nota che la piattaforma politica di Robinson si è allontanata in maniera abbastanza rilevante dal razzismo e sciovinismo puro e semplice di dieci anni fa.
Il corteo del 13 settembre era senza dubbio contro gli immigrati e islamofobico. I suoi slogan principali erano “fermiamo le barche” e “vogliamo riprenderci il nostro paese”.
Ma al fianco di questo, c’era anche un altro messaggio: il governo Starmer non ci sta ascoltando; le persone comuni sono state ingannate e dimenticate; l’establishment e i media sono tutti corrotti; tutto il sistema è truccato; la Gran Bretagna è al collasso e dobbiamo renderla di nuovo grande.
Il chiaro carattere anti-sistema di questa manifestazione non può essere ignorato. Sotto molti aspetti, si è trattato di una rivolta plebea dei settori più arretrati della società contro il governo e lo status quo che esso appoggia.
Ascoltate il tipo di linguaggio che usa Robinson: “La rivoluzione è cominciata e non la puoi fermare”; “la giornata di oggi è la scintilla di una rivoluzione culturale in Gran Bretagna”.
Questo è esattamente lo stesso tipo di retorica demagogica che ha permesso a Farage e a Reform UK di scalare i sondaggi. Soprattutto, la piattaforma della manifestazione UTK era talmente vaga che praticamente qualsiasi gruppo sociale poteva affibbiarle il significato che preferiva.
Il vuoto nella politica britannica ha creato un ciclone, trascinandosi ogni tipo di settori sociali differenti: elementi sottoproletari, elementi della piccola-borghesia arrabbiata, ma anche settori arretrati ed emarginati della classe lavoratrice, di coloro che si sentono lasciati indietro e dimenticati.
La scorsa estate, abbiamo descritto i picchiatori di estrema destra che terrorizzavano le strade della Gran Bretagna come “rifiuti umani”: gli avanzi declassati della società.
Un anno dopo, in assenza di qualsiasi soluzione proveniente dall’establishment politico, questo fenomeno si è ulteriormente sviluppato, evoluto e accresciuto, immettendo ulteriore instabilità nell’equazione di Starmer e della classe dominante.
Come combattere la destra?
Questi eventi ringalluzziranno la feccia razzista nella società britannica. Il movimento operaio deve pertanto rimanere vigile e organizzarsi per andare in aiuto delle comunità musulmane, nere e asiatiche che subissero attacchi dall’estrema destra.
Il compito più complessivo che la sinistra e il movimento operaio devono affrontare è quello di rompere la presa che il populismo di Farage e la demagogia razzista di Robinson hanno su alcuni settori della classe operaie, per neutralizzarli in quanto a forza politica.
Per farlo, serve un programma combattivo di classe che affronti i problemi scottanti che vivono i lavoratori nella propria vita quotidiana, per distruggere il terreno fertile su cui il razzismo e l’estrema destra proliferano.
Farage e Robinson danno la colpa ai migranti per la carenza di alloggi. Dobbiamo dire: la colpa è dei proprietari immobiliari. Espropriamo tutte le case sfitte! Nazionalizziamo la terra e le imprese edili!
Danno la colpa alle minoranze e ai migranti per il crimine e il degrado sociale. Dobbiamo dire: questo intero sistema ci sta trascinando nostro malgrado nella barbarie. Per creare una società in cui valga la pena di vivere, dobbiamo dichiarare guerra al sistema capitalista e ai suoi difensori!
Questo è il tipo di programma di cui la sinistra ha bisogno per levare il terreno sotto ai piedi di questi demagoghi e ciarlatani reazionari. Questo è il programma con cui il RCP lotta per armare il movimento.
Quali sono i reali rapporti di forza?
Ad un primo sguardo, la situazione attuale potrebbe sembrare cupa. Ma non c’è alcun bisogno di sprofondare nella disperazione. Dobbiamo tenere salda la testa sulle spalle.
Il 13 settembre non è stato un riflesso reale dei rapporti di forza nella società. La classe operaia non è mai stata così forte. Se organizzata e mobilitata sulla base di una chiara alternativa di classe, potrebbe spazzare via qualsiasi minaccia che le si presenti davanti.
Stiamo attraversando un periodo di crisi protratta. Ciò significa spostamenti bruschi e repentini a destra e a sinistra. Guardate il movimento combattivo di massa in Francia. Guardate le rivoluzioni in Nepal, Indonesia e Bangladesh. Simili eventi possono riproporsi e si riproporranno da noi, come la notte segue il giorno.
La radicalizzazione a destra è speculare ad una profonda radicalizzazione a sinistra. Tra il 30 e il 40% dei giovani in Gran Bretagna sono aperti alle idee del comunismo. E il Revolutionary Communist Party sta cercando di connettersi con questo desiderio di cambiamento sociale.
Gli eventi del 13 settembre scuoteranno le coscienze di milioni di persone. La frusta della reazione stimolerà ancor di più la radicalizzazione a sinistra di lavoratori e giovani.
Il compito urgente di fronte a noi è di costruire le forze del comunismo autentico, per forgiare un partito rivoluzionario che possa condurre la classe operaia alla vittoria.
