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10 Giugno 2025di Revolutionary Communists of America (sezione statunitense della ICR) – Los Angeles
Nel fine settimana del 6 giugno, Los Angeles (LA) è stata il teatro di una serie di retate coordinate della Immigration Customs Enforcement (ICE, polizia anti-immigrazione, “la migra” per i latinos, Ndt). Agenti federali in assetto militare, armati con fucili d’assalto e pistole lancia-lacrimogeni sono stati coadiuvati dal Dipartimento di polizia di Los Angeles (LAPD). Decine di agenti sono piombati sui luoghi di lavoro dei quartieri operai ad alta densità di immigrati, nel centro e nella zona orientale di Los Angeles, arrestando almeno 44 persone.
Questi rastrellamenti rappresentano un’intensificazione dei tentativi violenti e provocatori di deportazioni da parte dell’ICE, che si erano finora concentrati su Chicago, Minneapolis e California meridionale. Si tratta di un tentativo spregiudicato da parte di Trump per apparire duro e risoluto, in un momento in cui incorre in un fallimento dopo l’altro, mentre prova a portare avanti un mandato impossibile: far arricchire i suoi amici miliardari e, allo stesso tempo, migliorare le condizioni di vita dei lavoratori americani.
Appena si è sparsa la voce delle retate, migliaia di lavoratori e di giovani si sono riversati nelle strade e hanno provato spontaneamente a impedire ai veicoli dell’ICE di allontanarsi con gli arrestati. Un uomo è stato quasi schiacciato in un tentativo disperato di fermare i veicoli; solo per dare un esempio del coraggio dimostrato dai residenti di Los Angeles nel fronteggiare questi attacchi. A cinque anni dalla rivolta per George Floyd, che costrinse Trump a nascondersi nel bunker della Casa Bianca, le sue provocazioni rischiano di scatenare un altro movimento di massa.
Nei giorni successivi, migliaia di persone hanno manifestato a Los Angeles e alcune delle proteste hanno superato i 10mila partecipanti. Queste proteste sono state perlopiù dichiarate assembramenti illegali e sono state represse con armi antisommossa. I video sui social media mostrano agenti di polizia in tenuta antisommossa sparare lacrimogeni, proiettili di vernice e granate stordenti contro i manifestanti. Alcuni veicoli dell’ICE e di altri corpi di polizia sono stati distrutti e incendiati. Nel quartiere di Paramount, con una grossa popolazione latinoamericana, i manifestanti hanno saputo che l’ICE stava prendendo di mira i lavoratori giornalieri fuori da un Home Depot [catena di magazzini di bricolage, Ndt] e ne è seguita una battaglia durissima. I quartieri di Los Angeles sono da allora diventati un campo di battaglia vero e proprio.
BREAKING: An enormous peaceful protest has broken out in Los Angeles in defiance of Donald Trump’s ICE raids. This is how it’s done. pic.twitter.com/HQeRwMrlnd
— Democratic Wins Media (@DemocraticWins) June 8, 2025
In reazione a tutto questo, per la prima volta dal 1965, Trump ha messo sotto controllo federale la Guardia Nazionale [che dovrebbe essere sotto il comando dei governatori dei singoli Stati, Ndt] contro il volere del governatore dello Stato. Su raccomandazione dello “zar delle frontiere”, Tom Homan, sono stati dispiegati nella città 2mila soldati. Il segretario della difesa Pete Hegseth ha minacciato di mandare i marines in servizio nella vicina base di Camp Pendleton.
Il sindaco di Los Angeles Karen Bass e i membri del consiglio comunale si sono affrettati a piangere lacrime di coccodrillo per l’aggressione dell’ICE. Si congratulano per il duro lavoro dei residenti di LA senza documenti, che i loro sostenitori miliardari sfruttano brutalmente. Esclamano a piena voce che Los Angeles è una “città santuario”, in cui i poliziotti locali non coopereranno mai alle deportazioni. Ma la verità è davanti agli occhi: la LAPD ha facilitato con comportamenti violenti gli attacchi dell’ICE nelle strade, spacciando tutto questo in maniera arrogante come “controllo del traffico”. L’idea che una qualsiasi città possa essere davvero un “santuario” per i lavoratori iper-sfruttati, sotto il governo dei democratici o dei repubblicani, è stata crudelmente smentita.
Spargere il terrore è un elemento fondamentale, non un’aberrazione, nella politica migratoria di entrambi i partiti. I capitalisti e i loro partiti politici vogliono mantenere i lavoratori immigrati come un bacino di mano d’opera a basso costo da sfruttare sotto la minaccia costante della deportazione, per vanificare i loro tentativi di organizzarsi e lottare. Come spiegò una volta l’arci-capitalista Milton Friedman con trasparenza, “l’immigrazione va bene solo finché è illegale”.
Terrorizzare i settori più sfruttati e con le mansioni più dure della classe lavoratrice è anch’esso diventato un affare lucrativo. GEO Group e CoreCivic, due aziende monopolistiche nel settore delle prigioni private, hanno fatto una fortuna grazie ai contratti governativi per i propri campi di detenzione. Entrambe hanno contribuito in maniera importante alla campagna elettorale di Trump, e la seconda ha visto un aumento del 50% delle proprie azioni dopo la rielezione di Trump.
Con il ritorno al potere di Trump, gli azionisti hanno ottenuto quello per cui avevano investito: una commessa lucrativa con i soldi dei contribuenti americani per costruire strutture per più di 100mila detenuti. Dopo decenni a sollecitare contratti con le attività in costante espansione dell’ICE, sotto i governi di entrambi i partiti, Geo Group è riuscita alla fine ad accedere alla mangiatoia pubblica e si sta abbuffando. L’azienda prevede un aumento dei ricavi annuali di 1 miliardo di dollari per quest’anno.
I democratici deplorano l’impiego della forza bruta e le tattiche “deliberatamente provocatorie” del regime trumpiano, preferendo un approccio parimenti devastante, ma più chirurgico, per intimidire i lavoratori immigrati. Quale che sia il partito al potere, si porta avanti una politica contro gli immigrati. Trump ha rifilato ai lavoratori arrabbiati la menzogna che la crisi del capitalismo americano è colpa degli immigrati, per aizzare una guerra culturale e dividere i lavoratori autoctoni da quelli immigrati. Ma le ciniche prese di posizione pubbliche dei democratici sono nient’altro che una presa in giro. I presidenti democratici Obama e Biden hanno rispettivamente deportato più persone di quanto non abbia fatto Trump nel suo primo mandato.
Sebbene si presenti come la “resistenza” a MAGA, il governatore della California Gavin Newsom ha proposto di escludere gli immigrati illegali dall’accesso alla sanità, per mezzo di Medi-Cal [programma di assicurazione sanitaria pubblica californiano, Ndt]. Appena prima delle retate, Newsom ha tagliato i fondi ad un programma per fornire consulenze legali ai bambini immigrati. I democratici californiani menzionano orgogliosamente le leggi impotenti che, a loro dire, impedirebbero l’ingresso dell’ICE nelle scuole e negli ospedali. In una telefonata con Donald Trump, il governatore Gavin Newsom ha assicurato al presidente che avrebbe domato i disordini con i propri corpi di uomini armati dello Stato della California. Dopo che Trump ha messo la Guarda Nazionale sotto il controllo federale, Newsom ha chiesto al presidente di farla ritirare, in una lettera con parole dure. Ma non ha messo in discussione minimamente la politica delle deportazioni.
Nel momento in cui milioni di lavoratori nella città, nello Stato e nel paese, vedono che i genitori vengono strappati dai figli e chiunque abbia da ridire è oggetto di repressione, è diventato chiaro che nessun partito serve i loro interessi. L’unica difesa contro queste retate verrà dai lavoratori stessi.
Il movimento operaio, specialmente quei sindacati che rappresentano migliaia di lavoratori senza documenti a LA, devono dimostrare con l’azione e non solo con le parole che difendono i diritti dei lavoratori. Lo Stato ha già represso duramente il movimento operaio, picchiando e arrestando nel corso delle proteste David Huerta, presidente del sindacato SEIU California e SEIU-USWW (un sindacato che rappresenta, fra gli altri, i lavoratori delle pulizie e dei servizi di sicurezza, Ndt). Huerta è stato ospedalizzato per una ferita alla testa, prima di essere trasferito nella prigione federale cittadina, Metropolitan Detention Center, dov’è tuttora recluso.
Il SEIU ha 700mila iscritti in 17 sezioni locali in 58 contee californiane, di cui 205mila solo nell’area di Los Angeles. Ora è il momento di trasformare lo slogan “un’offesa a uno, è un’offesa a tutti” in una realtà! Come ha raccontato il The New York Times:
“Lunedì, il SEIU ha pianificato di organizzare manifestazioni a Los Angeles e in più di una dozzina di altre città, per chiedere la liberazione di Huerta. ‘Il suo arresto ha risvegliato anche gli elementi più conservatori nel movimento operaio’, ha detto Dubal [Irvine, professoressa di legge all’Università della California, Ndr]. ‘Se possono perseguire lui, il capo del più grande sindacato dell’economia più grande in uno Stato conosciuto come a favore dei sindacati, chi è al sicuro dalla persecuzione governativa?”.
Numerosi sindacati hanno pubblicato dichiarazioni in cui chiedevano la liberazione di David Huerta, incluso l’ILWU (sindacato dei lavoratori portuali, ndt) e la confederazione nazionale AFL-CIO, che rappresenta circa 15 milioni di lavoratori. La solidarietà a parole deve trasformarsi in solidarietà con i fatti. L’AFL-CIO della California ha le risorse per mobilitare i suoi 2,3 milioni di iscritti e lanciare un movimento di massa contro gli attacchi di Trump. A livello nazionale, potrebbe coordinare lo sforzo per sindacalizzare milioni di lavoratori autoctoni e immigrati da una costa all’altra. L’unico modo in cui un simile movimento possa essere efficacemente organizzato è che una direzione con i metodi e la prospettiva di una guerra di classe conquisti la fiducia delle masse mediante l’azione.
I Revolutionary Communists of America, sezione americana dell’ICR, appoggiano la coraggiosa dimostrazione di solidarietà nelle strade e i tentativi dei lavoratori comuni di affrontare l’ICE. Tuttavia, come ha mostrato l’esperienza del 2020, lo spontaneismo di massa è insufficiente per lanciare una lotta efficace contro i corpi armati dello Stato. Quello che serve è l’azione e l’organizzazione operaia di massa. Queste proteste dovrebbero porre le basi per lo sviluppo di assemblee di massa, non solo per resistere alla campagna di terrorismo di Stato, ma per discutere come possiamo rovesciare il sistema che lo produce.
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Dovrebbero essere organizzati comitati di difesa nei quartieri, come quelli che abbiamo visto durante la rivolta per George Floyd, in tutta LA e ovunque vi sia la minaccia di attacchi dell’ICE. Bisognerebbe formare comitati eletti democraticamente e collegarli per coordinare a livello nazionale proteste e scioperi. Gran parte delle munizioni che vengono usate contro i manifestanti vengono prodotte in California. I delegati di questi comitati potrebbero rivolgersi agli operai delle fabbriche di munizioni e fare appello a incrociare le braccia e scioperare.
A Los Angeles, e ovunque, i lavoratori sono di gran lunga più numerosi dell’ICE e delle forze di polizia locali. Questo è, in parte, il motivo per cui Trump ha mandato la Guardia Nazionale. Nei suoi calcoli, questa dimostrazione di forza gli avrebbe dato prestigio politico tra la sua base di fanatici anti-immigrazione. Descrivendo alcune parti del paese come “ingovernabili”, egli tenta di andare oltre i limiti del potere esecutivo. Tuttavia, sta giocando con il fuoco. Mettere truppe part-time [la Guarda Nazionale è composta da riservisti, Ndt] contro le proprie comunità è un gioco pericoloso.
Nell’estate del 2020, i soldati della Guardia Nazionale fraternizzarono con i manifestanti. In una registrazione in diretta trasmessa dal corrispondente della BBC a LA, si potevano udire i manifestanti appellarsi alla Guardia Nazionale, chiedendo: “È per questo che ti sei arruolato? So che non è possibile… Non preferiresti essere a casa con la tua famiglia? È per questo che siamo qui, ragazzo. Vogliamo proteggere il nostro popolo”.
Un ex-capitano dell’esercito americano, diventato ora comunista, ha passato in rassegna i post sui social media pubblicati dai soldati della Guardia Nazionale della California sotto controllo federale e ha fatto la seguente osservazione:
“È simile alle conversazioni che avevamo nel 2020 quando mandarono una brigata di paramilitari della mia divisione a Washington DC nel corso delle proteste per George Floyd. Si finì semplicemente a dormire in alcuni enormi magazzini e a rimanere ‘reperibili’, ma avevamo le stesse discussioni riguardo a se fosse legale attivare truppe federali sul suolo americano, su come ciò avrebbe distrutto la fiducia che la gente aveva nell’esercito, su come non ci fossimo arruolati per reprimere le proteste… le conversazioni sono ora molto più nette di quelle che avevamo cinque anni fa.”
Trump si sta preoccupando perché i suoi consensi crollano. Cerca disperatamente di apparire forte e determinato, specialmente contro i propri nemici politici. Per distrarre dai gravi problemi che attanagliano il capitalismo americano in patria e all’estero, egli sta gettando benzina sul fuoco della xenofobia, in un tentativo di consolidare la propria base. Allo stesso tempo, il suo “Big Beautiful Bill” (la nuova legge di bilancio proposta da Trump, Ndt) taglierà Medicaid e altri servizi essenziali per un settore importante dei suoi sostenitori.
È impossibile dire se la scintilla di Los Angeles porterà ad una conflagrazione più generalizzata. Ma una cosa è certa: il clima combattivo che è esploso di fronte a queste retate è un segno degli eventi futuri. Quello che manca non è l’abnegazione e l’eroismo spontanei della classe lavoratrice, che sono già stati ampiamente dimostrati, ma una direzione che possa riallacciare tutti i fili della crisi del capitalismo, fornirne una spiegazione e indicare un’alternativa rivoluzionaria per sconfiggere l’ICE e il sistema capitalista di cui è al servizio.
Molti lavoratori tenteranno inevitabilmente di “andare all’assalto dei palazzi del potere” per la disperazione. Ma per sconfiggere l’ICE, è necessario costruire un enorme ariete: un partito comunista rivoluzionario radicato in ogni città. Mediante un’azione strategica coordinata a livello nazionale, un simile strumento può abbattere tutte le barriere che impediscono ai lavoratori di conquistare il potere economico e politico. Dopo aver rovesciato il principale baluardo della reazione nel mondo, una Federazione Socialista delle Americhe e la fine di tutte le frontiere artificiali diventerebbero una realtà.
I Revolutionary Communists of America (RCA) stanno costruendo questo ariete. Marciamo fianco a fianco con la nostra classe nella lotta, non solo contro questo governo razzista e xenofobo, ma contro il sistema capitalista marcio di cui è servo.
• Se colpiscono uno, colpiscono tutti!
• Nessuna fiducia nei democratici! Abbasso entrambi i partiti della classe dominante!
• Formiamo comitati di autodifesa operaia in ogni luogo di lavoro e quartiere preso di mira dall’ICE!
• Costruiamo un partito che possa sconfiggere l’ICE e il sistema capitalista una volta per tutte!