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20 Febbraio 2023Il dibattito sull’utilizzo del Pos e sul tetto del contante ha visto contrapporsi da un lato chi vede nel denaro digitale una panacea contro l’evasione fiscale e dall’altro i piccoli commercianti che lamentano il prelievo forzoso del capitale bancario sui pagamenti.
C’è il rischio, però, che questo dibattito su furbetti del contante e scontrini fantasma nasconda una realtà in cui, contante o meno, i grandi capitalisti accumulano profitti stratosferici e, grazie alla cosiddetta “ingegneria fiscale” e alla condiscendenza dello Stato borghese, riescono a evadere miliardi di euro.
Secondo uno studio recente, infatti, nel 2019 le multinazionali e i grandi capitali hanno dirottato dall’Italia il 28,9% dei propri profitti verso paradisi fiscali, evadendo il 18% delle tasse dovute, per un totale di circa 7 miliardi di euro. E non è un fatto solo italiano: un rapporto del Tax Justice Network del 2021 parla di un’evasione globale del grande capitale pari a 483 miliardi di dollari ogni anno.
Per quanto riguarda l’Italia, un’inchiesta del Domani ha rivelato una serie di indagini della Guardia di Finanza rivolte a multinazionali e grandi aziende con attività in Italia, tutte colpevoli di evasione in grande stile. Questo è il caso dei giganti della tecnologia Apple, Facebook, Netflix, Amazon e Google, accusati di “stabile organizzazione occulta”, cioè di registrare sistematicamente all’estero i profitti ricavati in Italia. Le indagini sulle aziende BigTech si sono concluse con accordi di “pace fiscale”, che hanno permesso al fisco di recuperare 890 milioni di euro dal 2014 a oggi, una cifra però ben al di sotto di quanto contestato dalla Guardia di Finanza. Temendo di indisporre troppo il grande capitale, lo Stato borghese si accontenta di un recupero parziale dell’evaso e di promesse di buona condotta.
Le indagini non si sono limitate però solo alle multinazionali tecnologiche, ma hanno coinvolto ben 20 società che impiegavano le medesime modalità di evasione e dalle quali il fisco ha recuperato 3,5 miliardi di euro attraverso accordi di pace fiscale negli ultimi cinque anni.
Una cifra tutto sommato modesta, considerando che, secondo stime del 2019 del Ministero dell’Economia, il giro di affari complessivo che riesce a sfuggire alla tassazione corrisponde a 38 miliardi di euro. Così, il colosso assicurativo francese AXA ha dovuto pagare al fisco 30 milioni e un’altra azienda assicurativa, LIA, 52,7. Ma ancora Mediolanum, la banca svizzera UBS, Coca Cola, il gigante petrolifero Aramco, la multinazionale della logistica GLS, tutte hanno dovuto firmare accordi per concordare una restituzione almeno parziale dell’evaso, dai 13 ai 100 milioni ciascuna, mentre la Agenzia delle Entrate ha ultimamente sequestrato 81 milioni a Bartolini e Geodis. Ancora più scandalosa forse è l’evasione di grandi aziende di moda come Kerring, che controlla Gucci e ha dovuto restituire al fisco ben 1,5 miliardi.
Alla fine dei conti, c’è poco da stupirsi: una società in cui governano i grandi capitali non può che essere una società di grandi evasori e, come sempre, i soliti furbetti sono i grandi capitalisti!