Rivoluzione n° 12
18 Dicembre 2015Le elezioni in Spagna – Un colpo al sistema
21 Dicembre 2015Le elezioni del 20 dicembre cadranno nel periodo più turbolento della storia spagnola sin dalla fine della Transizione (1978) dalla dittatura di Franco. Il governo di destra di Rajoy è il più antioperaio e corrotto da decenni. In questi anni, le condizioni di vita dei lavoratori sono peggiorate a causa di tagli nella sanità, aumenti dell’80% delle tasse universitarie e del 20% dell’energia elettrica; il salario medio è ai livelli del 2004 e i disoccupati restano 4 milioni. Al contrario, le 35 aziende più importanti godono di una tassazione ridicola (7%), addirittura un quarto di ciò che pagano le altre aziende.
La campagna elettorale fotografa due Spagne che si oppongono implacabilmente. La borghesia spagnola ricorda le mobilitazioni di questi anni e usa tutti gli strumenti di cui dispone per impedire che quelle lotte trovino un’espressione politica ed elettorale maggioritaria nel paese. Il Partito Popolare (PP) porta avanti una propaganda berlusconiana, promettendo crescita economica, aumento delle pensioni e riduzioni delle tasse. I proprietari della grande industria capiscono però che Rajoy è troppo screditato per ottenere la maggioranza assoluta e non è casuale che il principale organo della borghesia, El Pais, sostenga la formazione di destra Ciudadanos (Cittadini), nella speranza che dopo le elezioni formi una coalizione col PP. L’obiettivo è proseguire l’austerità e sbarrare la strada a Podemos.
In questa polarizzazione crescente, il partito socialista (PSOE) prova maldestramente a recuperare una veste di sinistra ma in realtà perde consenso in tutte le direzioni.
Il cuore politico di queste elezioni è l’ascesa di Podemos. Dopo un periodo di difficoltà ed annacquamento del programma, la popolarità del partito di Pablo Iglesias è di nuovo in crescita. Il no chiaro all’intervento spagnolo in Siria ed il riferimento al movimento degli “Indignati” si connettono naturalmente con le aspettative di settori crescenti della popolazione. Il programma di Podemos prevede l’abolizione della controriforma del lavoro ed una serie di riforme sociali, tra cui l’aumento del salario minimo, finanziate con l’aumento della tassazione per le grandi imprese ed i ricchi.
Un ulteriore fattore dell’ascesa di Podemos è la questione nazionale, tema decisivo in questa campagna elettorale. Podemos, infatti, è l’unica forza politica nazionale favorevole al diritto all’autodeterminazione. Ciò sta catalizzando enormi simpatie in Catalogna ed anche in Galizia e Navarra. In Catalogna, nella regione di Valencia ed in Galizia, inoltre, Podemos si presenterà con una coalizione elettorale comprendente numerosi movimenti sociali, come quello contro gli sfratti del sindaco di Barcellona Ada Colau, ed anche la sinistra storica.
L’enorme polarizzazione sta facendo aumentare l’entusiasmo per Podemos, lasciando ai margini la sinistra storica di Izquierda Unida, incapace di svilupparsi oltre un settore ristretto di attivisti malgrado lo spostamento a sinistra del suo segretario Garzon.
Le presenze ai comizi di Podemos aumentano esponenzialmente, assieme alla convinzione che un cambiamento sia possibile. È questo desiderio di cambiamento a spingere avanti Podemos e non il suo programma o il suo leader. Dopo aver provato la strada della mobilitazione , le masse spagnole mettono il loro peso anche sul piano elettorale e politico per cercare una via d’uscita alla crisi della società. E qualunque sia l’esito elettorale, la Spagna si prepara a un ritorno alla mobilitazione e al conflitto sociale .