
Fermare il genocidio a Gaza – Rovesciare Netanyahu e lo Stato sionista (volantino)
4 Settembre 2025
Appello per lo sciopero generale – Solo la lotta di classe internazionale può fermare il genocidio a Gaza
10 Settembre 2025di Parti Communiste Révolutionnaire
[Originariamente pubblicato in francese su marxiste.org].
La caduta di François Bayrou è stata celebrata ieri sera con “feste di addio” organizzate davanti a numerosi municipi. In generale, è stata accolta con soddisfazione da milioni di giovani e lavoratori.
Come consolazione, Bayrou può sempre vantarsi di essere durato sei mesi in più del suo predecessore, Michel Barnier. Il “merito” di ciò va ai leader del Rassemblement National (RN), del Partito Socialista (PS) e della maggior parte delle confederazioni sindacali (attraverso il “conclave” sulle pensioni), che hanno offerto a Bayrou una tregua all’inizio del 2025, consentendo l’adozione di un bilancio di austerità.
Quest’estate, Bayrou ha esagerato, con l’annuncio di una legge di bilancio ancora più reazionaria per il 2026. Contava sul sostegno del RN e/o del PS. Di per sé, questa era già una scommessa molto rischiosa, perché sebbene i leader del RN e del PS siano fedeli servitori della classe dominante, non sono del tutto disponibili a commettere un suicidio politico. Ma è stato l’emergere del movimento del 10 settembre a dare il colpo di grazia al governo Bayrou. Programmando la propria caduta per l’8 settembre, egli ha cercato innanzitutto di disinnescare un movimento sociale sostenuto da una larghissima maggioranza della popolazione.
All’apice della sua colossale impopolarità, Macron ha informato la brava gente che avrebbe nominato rapidamente un nuovo primo ministro. Tuttavia, come abbiamo scritto nell’ultimo editoriale di Révolution:
“Un nuovo primo ministro proveniente dalla ‘Socle commun’ [la coalizione di governo composta da partiti di destra e dell’establishment], nominato su semplice designazione del Presidente, sarebbe molto impopolare fin dall’inizio. Sarebbe una provocazione, un motivo in più per ‘bloccare tutto’“.
er inciso, lo stesso varrebbe se Macron nominasse un primo ministro presumibilmente “di sinistra”, che annuncerebbe immediatamente… una politica di destra (austerità).
I mercanteggiamenti, i giochi di prestigio e i calcoli meschini sono ripresi a tutto spiano ai vertici del RN, del PS, dei Verdi e del Partito Comunista Francese (PCF). Da parte loro, un numero crescente di deputati de Les Républicains (LR) si sta preparando a un’alleanza formale con il RN, in vista di elezioni legislative anticipate: da qui i 13 voti contrari e le 9 astensioni di ieri del LR. Ma per ora l’attenzione è rivolta altrove: nelle piazze e nei luoghi di lavoro. Se sarà potente e, soprattutto, se innescherà un movimento di scioperi ad oltranza, il movimento del 10 settembre spazzerà via il groviglio di manovre contraddittorie che stanno agitando le alte sfere della vita politica.
Oggi i deputati de La France Insoumise (FI) presenteranno una mozione di impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica. Allo stesso tempo, Mélenchon e i suoi compagni invitano il popolo a mobilitarsi in massa, a partire dal 10 settembre, per costringere Macron a dimettersi. Questo approccio offensivo contrasta con la moderazione del resto della “sinistra” parlamentare. Detto questo, alla vigilia del 10 settembre, dobbiamo andare ben oltre.
Come abbiamo scritto di recente:
“La questione fondamentale posta dal movimento del 10 settembre, se riuscirà a “bloccare tutto” in maniera duratura, supererà di gran lunga le sorti di Emmanuel Macron. Se riusciranno a bloccare l’economia, i lavoratori dimostreranno a tutti – e in primis a loro stessi – che sono loro la forza decisiva della società. Non si accende una luce e non gira una ruota senza il loro gentile permesso. Il loro lavoro è anche l’unica fonte degli enormi profitti della classe dirigente che, in nome di tali profitti, esige un piano d’austerità drastico e la distruzione dei servizi pubblici.
Dal momento che sono i lavoratori a creare la ricchezza, possono e devono dirigere la società. Da qui la nostra parola d’ordine: “Per un governo dei lavoratori”. A prima vista, può sembrare astratto, fuori portata. Ma in realtà, questo motto si imporrà alla coscienza di milioni di lavoratori quando la loro mobilitazione collettiva – in uno sciopero massiccio e ad oltranza – dimostrerà che, senza di loro, la vita economica e sociale si ferma.
La tappa successiva, che ne deriva direttamente, è la convinzione che la società funzionerà assai meglio una volta che sarà liberata dalla manciata di parassiti giganti che la saccheggiano. I lavoratori al potere sapranno riorganizzare l’economia su basi razionali e democratiche. Inizieranno espropriando l’alta borghesia, i grandi mezzi di produzione e di scambio, che saranno messi al servizio dei bisogni dei più. Una volta soppressa l’infernale corsa al profitto, le enormi ricchezze industriali e tecnologiche permetteranno di eliminare rapidamente tutte le forme di miseria e di ridurre gradualmente i tempi di lavoro.”
Questo è il punto centrale del programma che il Parti Communiste Révolutionnaire difenderà nelle mobilitazioni del 10 settembre e dei giorni successivi.