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10 Agosto 2020Come SinistraClasseRivoluzione esprimiamo solidarietà incondizionata al nostro compagno Francesco Giliani, militante della sezione di Modena, che ha recentemente ricevuto un avviso di conclusione delle indagini preliminari dal quale risulta essere indagato per il reato di diffamazione nei confronti di Marco Barbieri, attualmente commissario della Polizia di Stato e, all’epoca dei fatti contestati, vice-commissario della DIGOS di Modena.
Quale sarebbe il crimine commesso da Francesco? L’accusa è di aver affermato, durante il comizio conclusivo di SinistraClasseRivoluzione alla fine del corteo cittadino antifascista del 25 aprile 2019, che: « la Questura di Modena era asservita al potere economico, che all’interno vi erano “tirapiedi”, e che esistevano intercettazioni che dimostravano che il funzionario Marco Barbieri avesse effettuato una telefonata ai Fratelli Levoni [proprietari di GlobalCarni e Alcar Uno] felicitandosi per aver “incastrato” il rappresentante nazionale Si Cobas Aldo Milani ».
Lungi dall’essere illazioni, però, estratti delle intercettazioni di una telefonata tra uno dei fratelli Levoni e Marco Barbieri, avvenuta poco tempo dopo l’arresto di Milani, erano emersi nel corso del processo contro Milani, poi assolto, ed erano di dominio pubblico almeno dal 2 novembre 2018, quando erano state pubblicate dalla stampa locale (si veda C. Gregori, « “Levoni, abbiamo devastato i Cobas”. Così il dirigente Digos », Gazzetta di Modena, 2-11-2018) e non solo.
Questo era il tenore delle “pacate” affermazioni di Barbieri con l’amministratore delegato di Alcar Uno, un importante capitalista del territorio modenese:
« “Ma che scheggia impazzita. Abbiamo devastato i Cobas a livello nazionale, Lorenzo. Abbiamo fatto una cosa pazzesca. Hanno perso la faccia su tutti i fronti. Non ne hai idea”. E ancora: “Abbiamo fatto un bingo che non ne hai idea. Per noi è una cosa pazzesca, Lorenzo. Perché adesso i Cobas… Come arrestare Luciano Lama ai tempi della Cgil d’oro” » (cit. in C. Gregori, ibidem).
Richiesto di fornire una spiegazione per quelle frasi, che lo stesso Barbieri dichiarò di non ricordare di aver pronunciato « in quei termini » (C. Gregori, ibidem), l’ex funzionario della DIGOS è stato chiarissimo:
«Nei mesi precedenti quando ogni giorno io e un carabiniere ci trovavamo davanti ai due cancelli della Alcar Uno per seguire la situazione drammatica notavo nei Levoni una prostrazione psicofisica. E noi davamo conforto [sic!]» (C. Gregori, ibidem).
La « situazione drammatica » era uno sciopero di diverse decine di operai di una cooperativa a cui la Alcar Uno non aveva rinnovato l’appalto. Si trattava, in pratica, di operai in lotta contro la perdita del posto di lavoro. Gli operai licenziati, ci scommettiamo, non hanno avuto diritto a telefonate di « conforto » da parte di dirigenti dell’apparato statale. Anzi. Forse perché in loro non si notava alcuna forma di « prostrazione psicofisica »?
I fatti ci sembrano piuttosto chiari. Noi siamo marxisti e, come tali, convinti che lo Stato sia, in ogni società divisa in classi, lo strumento politico per imporre il dominio della classe sociale proprietaria e sfruttatrice sulla maggioranza lavoratrice della società. Difendiamo e difenderemo il diritto democratico di esporre e propagandare questa tesi del marxismo.
Nel caso specifico, il ruolo giocato dalla Questura di Modena nei conflitti sindacali che hanno riguardato il Si-Cobas è apertamente dalla parte del padronato, a partire dalle cariche sui picchetti e dalle denunce agli scioperanti che, in questi anni, sono divenute una pratica ricorrente.
Gli attacchi ai diritti democratici di chi cerca di alzare la testa contro ingiustizia e sfruttamento sono in aumento.
Tra gli altri esempi recenti, menzioniamo l’irruzione poliziesca nella sede modenese del Si-Cobas avvenuta il 28 maggio 2020, in seguito alla quale un responsabile locale del Si-Cobas, Marcello Pini, è stato trattenuto in Questura per diverse ore prima di essere rilasciato senza alcuna accusa a carico.
La denuncia contro Francesco è un ulteriore attacco contro chi lotta per una società più giusta, al di là dell’organizzazione politica e sindacale di appartenenza. È anche un attacco, non certo il primo, alla libertà di espressione politica e a chi non teme di dire come stanno veramente le cose.
Ci difenderemo in sede legale, convinti che questo tipo di accuse vadano semplicemente archiviate, e facciamo appello alla massima solidarietà politica attorno alla vicenda giudiziaria di Francesco.
Nessuno ci metterà il bavaglio!
Solidarietà con Francesco!