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8 Ottobre 2021L’intero continente latinoamericano, il 28 settembre durante la Giornata internazionale dell’aborto sicuro, è stato travolto da cortei e manifestazioni. Migliaia di donne sono scese in piazza in tutta l’America Latina per rivendicare il diritto all’aborto.
Portando striscioni con su scritto “ABORTO LEGAL Y SEGURO” e “DERECHO A DECIDIR“, indossando sciarpe e maglie verdi, simbolo del movimento per la depenalizzazione dell’aborto, i manifestanti si sono radunati in diversi paesi, dall’Argentina al Messico, da El Salvador al Perù, dall’Ecuador alla Colombia.
In molti dei paesi dell’America latina l’aborto è vietato, mentre in altri è consentito solo per motivi medici o in caso di stupro. È soprattutto grazie alla tenacia e alla lotte che le donne di questo continente stanno portato avanti che nel mese di settembre abbiamo assistito a due vittorie epocali, sia in Messico che in Cile.
In Messico, l’8 settembre, viene depenalizzato l’aborto nello stato di Coahuila ed viene bocciato l’articolo 196 del codice penale, che imponeva da uno a tre anni di reclusione per la donna che pratica volontariamente l’aborto. Decisione storica visto che la Corte Suprema ha dichiarato: “E’ incostituzionale penalizzare le donne che abortiscono nella prima fase della gravidanza e il personale sanitario che le assiste”. Una vittoria radicale in un Paese profondamente cattolico, che riconosce alla donna il diritto di decidere.
Solo in 4 Stati del messico su 32 l’aborto era consentito: Citta’ del Messico, Oaxaca, Hidalgo e Veracruz. La novità è che la decisione della Corte Suprema non invalida solo il codice penale dello Stato di Coahuila, ma crea un precedente vincolante. Stabilisce infatti dei “criteri obbligatori per tutti i giudici del Paese”, costringendoli ad agire allo stesso modo in casi simili.
In Cile, proprio il 28 settembre, con 75 voti a favore, 68 contrari e 2 astenuti, la Camera dei deputati ha approvato, il progetto di depenalizzazione dell’aborto entro la quattordicesima settimana.
La battaglia non è ancora finita perché la legge dovrà passare al vaglio della Commissione parità di genere ed essere poi approvata dal Senato. Ma le manifestazioni che abbiamo visto e la pressione sociale che c’è nel paese rispetto alla questione fanno pensare che anche questa battaglia può voncere (secondo alcuni sondaggi 7 cileni su 10 sono favorevoli alla depenalizzazione). In Cile l’aborto è stato proibito senza eccezioni sotto la dittatura di Pinochet, solo nel 2017 si è ottenuta la legalizzazione in caso di stupro, di pericolo per la vita della donna e di gravi malformazioni fetali. Ma da allora la lotta non si è mai fermata e lo scorso gennaio il Congresso cileno ha dato il via alla discussione della legge.
Lo scorso 28 settembre mentre in Cile le donne festeggiavano per questo voto storico, tutta l’America Latina si colorava di verde e scendeva per le strade, perché l’abbiamo imparato: solo la lotta paga!