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Corsa mondiale alle tecnologie quantistiche

di Gianluca Bellotti

Una parte dello scontro commerciale mondiale si gioca attorno ai settori emergenti legati alle tecnologie quantistiche. Benché non ci sia ancora alcuna applicazione industriale su vasta scala, la ricerca in questo settore ha recentemente messo in moto gli investimenti pubblici di tutte le principali potenze che si sono lanciate in una vera e propria corsa tecnologica.

Una realistica previsione del loro impatto industriale non esiste, ma si ritiene che esse rivoluzioneranno il settore della sicurezza digitale (telecomunicazioni, pagamenti…), militare, ricerca di giacimenti sotterranei, computazione (computer quantistico).

Global Quantum Intelligence ha prodotto un dettagliato rapporto sulla Cina che è possibile consultare al modico prezzo di 2.650 dollari. Ragion per cui ci siamo concentrati sullo stato dell’arte in occidente. Ciò non toglie che la corsa tecnologica è un fenomeno mondiale in cui la Cina siede al secondo posto e ne è il leader se si considerano settori specifici come la criptografia (sicurezza delle telecomunicazioni).

Proprio per il suo carattere mondiale, per il fatto che tutti i principali paesi sono coinvolti, questa corsa prende parte nelle prospettive dei Governi, delle borghesie e della classe lavoratrice. Scopo dell’articolo è delinearne lo stato attuale.

Stati Uniti
Nel dicembre 2018 gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, hanno approvato il National Quantum Information Act con l’obiettivo di porsi alla testa di questa corsa alle nuove tecnologie.

Dal 2019 gli investimenti governativi in questo settore sono stati in costante aumento. Principali sostenitori del progetto sono: il Dipartimento dell’energia, della difesa, la National Science Foundation e i servizi segreti.

Partendo da poco più di 400 milioni di dollari nel 2019 la cifra annua si è attestata stabilmente attorno al miliardo di dollari annui a partire dal 2022; queste cifre non tengono conto degli investimenti del settore privato.Il carattere embrionale di questo settore assegna un ruolo predominante alla ricerca pura. Nel documento redatto dal National Science and Technology Council nel 2018 si legge: “i possibili impieghi commerciali dei dispositivi quantistici sono al momento sconosciuti e devono essere individuati attraverso la ricerca […] potenziali soluzioni richiederanno investimenti ingenti per almeno 10 anni”.
Ovviamente questo non significa che non ci siano investimenti privati. è noto che colossi industriali come IMB, Microsoft, Google, Intel, Huawei conducano ricerca nei loro laboratori e hanno già nelle loro mani numerosi brevetti.

Europa a rimorchio

Anche l’Europa si getta nella corsa, ma come sempre “troppo poco e troppo tardi”. L’equivalente europeo del National Quantum Information Act prende il nome di European Quantum Flagship e consiste di 1 miliardo di euro in 10 anni, un decimo della potenza di fuoco messa in campo dagli Stati Uniti. Le divisioni insormontabili nell’UE fanno si che ciascun paese stia producendo il suo piano nazionale: Francia (1.8 mlrd di euro al 2025), Germania (3 mlrd al 2026).

I problemi per l’Europa non finiscono qui però. Al confine tra ricerca pubblica e industria c’è un sottobosco di start-up private che cercano di accaparrarsi i brevetti per la futura produzione industriale… e qui casca l’asino. Gli Stati Uniti stanno acquistando i brevetti delle start-up europee con dollari sonanti, con il risultato che solo 31% dei brevetti Europei legati alle tecnologie quantistiche appartengono a un’industria con base in Europa, mentre sono il 52% quelli in mano a industrie che fanno base in America. In altre parole l’Europa non è padrona nemmeno in casa sua.

Chi a sinistra si lamenta dell’inettitudine dei politici della loro mancanza di “prospettiva sul lungo periodo”, snocciolando ragionamenti più o meno eruditi e logicamente impeccabili manca il punto fondamentale: l’unica logica del capitale è quella del profitto. La debolezza economica e politica dell’Europa la relega a fanalino di coda e i capitalisti nostrani sono ben disposti a razzolare le briciole che cascano dalla tavola statunitense.

La sferzata ironica della storia si abbatte infine sull’Europa che, come se non bastasse, si trova impedita a portare avanti i suoi progetti per mancanza di manodopera specializzata. Questo è un problema che affligge anche gli Stati Uniti che hanno lanciato un programma di addestramento tra le università con 7.200 borse di studio per progetti legati alle tecnologie quantistiche.

Dopo anni di tagli all’istruzione pubblica l’Europa invece si trova a dover rilanciare investimenti nelle materie STEM (generalmente scientifiche) tradotto: manca un’alfabetizzazione di base.

Quello che abbiamo di fronte è un totale fallimento, non solo del capitale europeo, ma del capitalismo in generale. Nelle mani del capitale il potenziale contenuto in queste nuove tecnologie è trasformato in strumento di assoggettamento. L’intera macchina accademica è stata messa in moto, ma non per nobili scopi. E’ stata messa in moto per prestare i suoi servigi all’imperialismo americano, per le guerre, per lo sfruttamento dei paesi coloniali, per irregimentare la ricerca ai dettami dell’imperialismo.

Solo la classe lavoratrice può risolvere questa contraddizione, distruggendo il dominio della borghesia ed esercitando il proprio controllo sulle industrie e sullo Stato. Allora sì, si potrà parlare di libera ricerca, e la scienza si metterà al servizio della società e non dei capitalisti.

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