Il governo teme il ritorno della lotta di classe
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7 Dicembre 2024Corea del Sud – Sconfitta in poche ore la mossa disperata di Yoon Suk-yeol di introdurre la legge marziale
di Sung-yang Park, da marxist.com
Una tempesta politica senza precedenti ha avuto luogo in Corea del Sud, dove il presidente ha dichiarato di punto in bianco la legge marziale in nome della “difesa del paese dalle forze filo-nordcoreane”, solo per poi essere costretto a fare marcia indietro nel giro di poche ore. Perché questa manovra inedita si è trasformata così velocemente in farsa e quali forze sono state risvegliate in questo paese immerso nella crisi?
Una “legge marziale di emergenza” dichiarata in tutta fretta
La sera di martedì 3 dicembre, il presidente della Corea del Sud, l’estremamente impopolare Yoon Suk-yeol, ha inaspettatamente dichiarato la “legge marziale di emergenza”. Il presidente in carica ha dovuto convivere per anni con una scarsa popolarità e con la lotta di classe in ascesa. Adesso, Yoon, bersagliato da sempre più numerose richieste di dimissioni, accusa l’opposizione del Partito Democratico di “attività contro lo Stato e trame eversive”.
Ha tentato di giustificare la propria decisione dichiarando che essa era rivolta a “sradicare le forze filo-nordcoreane” e a “proteggere l’ordine delle libertà costituzionali”, proprio nel momento in cui si apprestava a sospendere queste stesse libertà.
Poco dopo questa dichiarazione, gli eventi hanno preso un ritmo frenetico.
Secondo la legge sudcoreana, è possibile revocare la decisione di adottare la legge marziale mediante un voto a maggioranza in parlamento. Dal momento che il partito di Yoon, il Partito del Potere del Popolo, aveva subito una pesante sconfitta alle elezioni legislative di quest’anno e si era così trovato in minoranza in parlamento, non si trattava di un compito difficile per l’opposizione.
In realtà, non sono stati solo i tradizionali rivali di Yoon a dichiarare immediatamente la loro contrarietà alla decisione di implementare la legge marziale, ma anche molti del suo stesso partito. Han Dong-hoon, il segretario del partito di Yoon, come anche Oh Se-hoon, sindaco di Seoul, e altri grossi esponenti del suo partito, hanno pubblicamente condannato la sua mossa.
Il primo obiettivo di Yoon era, pertanto, impedire al parlamento di riunirsi. Camionette della polizia bloccavano le strade che portano al parlamento, mentre alcuni parlamentari tentavano di raggiungere l’edificio. Poco dopo, in parlamento hanno fatto irruzione i soldati, che hanno proceduto ad arrestare i parlamentari dell’opposizione.
Inoltre, sono stati avvistati carri armati e veicoli corazzati aggirarsi nelle strade di Seoul, provocando lo sconcerto delle masse sudcoreane.
Poco dopo la dichiarazione di Yoon, il generale in capo dell’esercito della Corea del Sud, Park An-su è stato incaricato di attuare la legge marziale. Secondo il Korea Times, Park ha allora dichiarato che “sono proibite tutte le attività politiche, incluse quelle relative all’Assemblea Nazionale, alle assemblee regionali, ai partiti politici, alla formazione di organizzazioni politiche, a raduni e proteste”.
Perché Yoon ha fatto questo?
La mossa improvvisa di Yoon di dichiarare la legge marziale rappresenta un’accelerazione scioccante degli eventi. L’ultima volta che venne dichiarata la legge marziale fu nel 1979, quando servì alla giunta militare al potere, appoggiata dagli Stati Uniti, per schiacciare una crescente ondata di lotta di massa.
Questa volta, Yoon, che è stato eletto all’interno del sistema politico democratico-borghese sudcoreano, stava chiaramente tentando un’avventura politica disperata in nome del proprio interesse personale.
La mossa di Yoon, evidentemente, rappresenta una risposta diretta alla bocciatura del bilancio del suo governo da parte del parlamento controllato dall’opposizione.
Ma, in realtà, il governo di Yoon si trova immerso nella crisi ed è stato oggetto di discredito fin dal primo giorno. Era riuscito a trarre vantaggio dalla rabbia delle masse nei confronti del precedente governo liberale dei democratici. Tuttavia, si è immediatamente rivelato, insieme con tutto l’establishment conservatore di estrema destra dietro di lui, altrettanto reazionario, inetto, corrotto e completamente incapace di risolvere la crisi profonda che vivono le masse sudcoreane.
Dopo la vittoria elettorale di Yoon, abbiamo assistito a un coro di lamentele tra i liberali in Corea del Sud e in Occidente. Le masse sudcoreane, tuttavia, si sono comportate in maniera del tutto diversa. L’elezione di Yoon e la sua condotta al potere hanno spinto le masse a una lotta dal basso.
Sotto il governo di Yoon, la lotta di classe organizzata è diventata più intensa e abbiamo visto numerosi scioperi in larga scala guidati dalla Confederazione Coreana dei Sindacati (KCTU), a dispetto della dura repressione statale, e uno sciopero di portata storica degli operai della Samsung, che ha paralizzato le fabbriche di chip, cruciali per il paese.
Al momento, è in corso anche uno sciopero nazionale dei medici, che va avanti da mesi e che l’alto ufficiale nominato a gestire la legge marziale, Park, ha esplicitamente ordinato di interrompere.
Ci sono anche un mucchio di altre questioni che hanno provocato una grande rabbia e hanno dato forza alla richiesta di incriminare il presidente: innumerevoli accuse di corruzione, l’innalzamento della tensione con la Corea del Nord, la propensione di Yoon a mettere a tacere i media. Nel luglio del 2024, una petizione online per l’incriminazione di Yoon ha rapidamente raccolto più di un milione di firme e ha bloccato per traffico eccessivo il sito dell’Assemblea Nazionale. A novembre, più di 100mila persone hanno protestato a Seoul con questa stessa rivendicazione.
A rendere il tutto più grave, stanno continuando ad affiorare scandali che coinvolgono Yoon in persona. Tra di essi, alcuni sono emersi persino durante la campagna elettorale. La moglie di Yoon, Kim Keon-hee in particolare è stata coinvolta nelle polemiche, per aver accettato borse griffate, aver manipolato titoli finanziari e, più di recente, per le accuse di essersi intromessa nel processo di nomina dei candidati del partito di governo alle elezioni parlamentari. L’ultima di queste crisi ha creato una frattura aperta tra Yoon e il Partito del Potere del Popolo.
Tutto ciò ha fatto sì che Yoon, ormai ai ferri corti persino con il proprio partito, fosse essenzialmente sospeso a mezz’aria. Non godeva di alcuna base reale nella società. Alla fine di novembre, un sondaggio di Gallup Corea ha rivelato che solo il 19% dei sudcoreani approva l’operato di Yoon, mentre un altro sondaggio di OhmyNews ha indicato che più del 58,6% delle persone vuole che egli si dimetta prima della fine del suo mandato.
Dovendo affrontare un forte malcontento dal basso e l’isolamento persino tra i propri alleati al governo, Yoon ha intrapreso questa scelta estrema nel tentativo di salvarsi la pelle, nello specifico per evitare un probabile processo giudiziario. Così, mentre affermava che la dichiarazione della legge marziale avveniva nel nome della difesa della Corea del Sud dalle “forze filo-nordcoreane”, in effetti si trattava di un colpo di Stato contro la stragrande maggioranza della società in difesa dei suoi interessi personali.
Il “golpe” di Yoon viene sventato
L’avventura politica di Yoon, stupida e disperata, non è riuscita a intimidire nessuno. Subito dopo la dichiarazione della legge marziale, grandi folle di persone si sono dirette verso il palazzo del parlamento e si sono scontrate con l’esercito e la polizia. Ancor più importante è il fatto che molti sindacati che guidavano scioperi in corso in quel momento hanno immediatamente dichiarato che non avrebbero rispettato la proibizione di azioni collettive.
Sebbene l’esercito avesse preso il controllo dell’edificio dell’Assemblea Nazionale e già girasse la voce dell’arresto di alcuni parlamentari, più di 190 di essi sono riusciti ad entrare in parlamento e a votare per la revoca della legge marziale di emergenza. Tuttavia, è molto probabile che i parlamentari non sarebbero mai stati in grado di entrare nel palazzo, se non ci fosse stata una folla lì presente in appoggio.
Gli Stati Uniti, un attore chiave in Corea del Sud e, di fatto, il vero comandante in capo dell’esercito della Corea del Sud, erano assolutamente contrari alla mossa di Yoon. Alcune ore dopo la dichiarazione della legge marziale, il vicesegretario di Stato americano, Kurt Campbell, ha implicitamente fatto sapere la propria contrarietà, spiegando che gli Stati Uniti osservavano gli eventi in Corea del Sud con “forte preoccupazione” e che sperava che “tutte le dispute politiche sarebbero state risolte pacificamente e in accordo con lo Stato di diritto”, secondo Reuters.
Gli Stati Uniti sono interamente responsabili della situazione in Corea del Sud: a cominciare dalla spartizione della Corea e l’appoggio decennale alle dittature militari nel Sud, fino all’incoraggiamento dato, più di recente, a Yoon a innalzare la tensione con la Corea del Nord.
Tuttavia, gli Stati Uniti sono adesso in una posizione di declino relativo. Non sono più in grado di far prevalere i propri interessi in ogni angolo del mondo e le potenze minori hanno così un maggiore spazio di manovra. Gli Usa si stanno perciò appoggiando a paesi come la Corea del Sud per contrastare la Cina. Per questo motivo, non possono permettere in alcun modo che un alleato così prezioso venga destabilizzato da un giorno all’altro dalle avventure di un politico corrotto.
Poco dopo che l’Assemblea Nazionale aveva votato la revoca della legge marziale, sembrava che le truppe avessero abbandonato l’edificio e rinunciato al tentativo della sua occupazione. Tuttavia, l’esercito ha in seguito dichiarato che la legge marziale sarebbe rimasta in vigore finché il presidente Yoon non l’avesse sospesa personalmente.
In risposta a questa provocazione dell’esercito, la folla fuori dal parlamento si è rifiutata di disperdersi. La KCTU ha a sua volta convocato uno sciopero generale a oltranza fino alle dimissioni di Yoon.
Alla fine, Yoon Suk-yeol non ha avuto altra scelta se non ammettere di essere incapace di soggiogare le potenti forze che si erano sollevate contro di lui.
Alle 4.30 del mattino (ora locale), Yoon, con una ritirata caotica, è comparso in televisione a dichiarare la sospensione della legge marziale. Questo patetico “golpe” è durato nientemeno che 6 ore circa.
La natura dello Stato e la crisi capitalista vengono smascherate!
Sebbene Yoon abbia ceduto sulla legge marziale, egli ha scoperchiato un vaso di Pandora. Con la sua stupidità egoistica, ha smascherato la vera natura della democrazia borghese in Corea del Sud. Anche prima di questa farsa, Yoon e tutti i suoi predecessori di entrambi i principali schieramenti politici sudcoreani hanno usato il leitmotiv della “sicurezza nazionale” per reprimere qualsiasi autentico dissenso che provenisse dal basso, particolarmente dal movimento operaio.
Come in tutte le democrazie borghesi, ci sono sempre alcuni meccanismi di emergenza che la borghesia può usare per restringere in maniera sostanziale la democrazia e che possono essere rivolti contro qualsiasi persona o partito, nel caso in cui gli interessi fondamentali della classe dominante vengano realmente minacciati. Per risultare efficaci, tuttavia, questi meccanismi devono essere tenuti nell’ombra, fino a che non ne sorga il bisogno.
Le azioni di Yoon hanno portato allo scoperto questi meccanismi di emergenza. A peggiorare la situazione per la classe dominante è il fatto che ciò non è avvenuto per salvare il loro sistema, bensì per salvare la pelle di una singola persona. Molti sudcoreani, che possono aver pensato di vivere in un sistema “democratico” e “occidentale”, riceveranno adesso una bella scossa alle proprie coscienze.
A prima vista, avendo implementato questi meccanismi di emergenza con un tempismo totalmente inappropriato, Yoon potrebbe apparire unicamente come un politico incapace. Dopotutto, questa sua mossa, lungi dal difendere la classe dominante, la danneggia.
Allo stesso tempo, però, in tutto il mondo assistiamo a personaggi improbabili che arrivano a governare potenze capitaliste fino ad allora stabili e potenti, oppure a politici un tempo considerati “affidabili” che prendono misure che sono contro i propri interessi nazionali e di classe da un punto di vista razionale. Alcuni stanno perdendo la testa nel tentativo di far quadrare il cerchio della difesa del sistema, come Macron in Francia. Altri, come Yoon, sembrano cani sciolti che mettono a rischio l’intero sistema per i propri interessi personali.
Ma tutto ciò non è altro che il riflesso delle laceranti contraddizioni all’interno delle società capitaliste, dove la classe dominante, come spiegava Lenin, non può più governare come prima.
Yoon Suk-yeol non è nient’altro che la manifestazione di questa realtà in Corea del Sud. Ma queste medesime crisi sociali sono presenti anche in Cina, in Giappone e a Taiwan. La stessa instabilità che è esplosa sotto il mandato di Yoon si ripeterà in tutta la regione e, con essa, l’onda travolgente della lotta di classe.
Rovesciamo il governo e tutto il sistema!
Dopo il suo tentativo velleitario di mettere l’intero paese sotto la legge marziale, Yoon rimane legalmente il presidente della nazione e il suo mandato non terminerà prima del 2027! Tuttavia, sebbene egli abbia ritirato la legge marziale, le cose non saranno più come prima.
Le masse, già profondamente disgustate dal governo di Yoon, non saranno dell’umore di lasciare questa farsa impunita. Come abbiamo già detto, l’appoggio popolare alle sue dimissione era già alto. Dopo questa provocazione, un movimento per le sue dimissioni è inevitabile.
C’è uno stato d’animo che l’opposizione del Partito Democratico sarebbe felice di sfruttare per provare a tornare al potere. A questo riguardo, i marxisti devono lanciare un serio avvertimento ai lavoratori e ai giovani sudcoreani. Non dobbiamo avere fiducia in questa gente neanche per un secondo.
Non dobbiamo dimenticare che il Partito Democratico non è nient’altro che l’altra faccia della medaglia dello schieramento conservatore. Insieme, essi non fanno altro che alternarsi per governare il capitalismo sudcoreano. È stato esattamente questo partito a creare in un primo momento le condizioni per l’ascesa di Yoon.
Sebbene il Partito Democratico sia ora guidato da Lee Jae-myung (이재명), un demagogo che era stato salutato come il “Bernie Sanders sudcoreano”, noi dell’ICR abbiamo spiegato già anni fa (https://marxist.com/south-korea-conservatives-returned-to-power-time-for-class-struggle.htm) come il fatto che egli fosse a capo di un partito capitalista comportava che inevitabilmente si sarebbe piegato agli interessi borghesi. Per l’appunto, fu proprio questa sua sottomissione a giocare un ruolo nella sconfitta sua sconfitta a favore di Yoon Suk-yeol, con un margine risicato, nel 2022.
Al momento, il Partito Democratico ha il vento in poppa. Esso cercherà di rimuovere Yoon dall’incarico… nei limiti dei canali legali offerti dalla costituzione spiccatamente anti-democratica della Repubblica di Corea.
Tuttavia, questo tentativo servirà soltanto a riportare loro e i loro finanziatori borghesi al potere. Essi torneranno a presentarsi come i “difensori democratici del popolo” per mezzo di riforme, solo per mettere poi gli interessi delle masse operaie al margine, una volta che si saranno reinsediati al potere.
I lavoratori e i giovani coreani devono lottare per rovesciare Yoon e il sistema che egli rappresenta utilizzando metodi indipendenti e di classe.
I marxisti sono totalmente a favore della convocazione da parte del KCTU di uno sciopero a oltranza per deporre Yoon. Questa sarebbe il modo per dare ai lavoratori sudcoreani una direzione realmente indipendente per combattere il sistema. Affinché un tale sciopero abbia successo, però, il KCTU deve usare tutte le risorse a propria disposizione. Ciò significa che deve mobilitare tutti i propri iscritti in tutti i settori in cui è presente, in modo da coinvolgere i lavoratori di tutte le aziende. Le sezioni locali del sindacato potrebbero anch’esse sfruttare questa occasione per cominciare a entrare in contatto con i lavoratori non sindacalizzati e coinvolgerli in questa azione collettiva, convincendoli poi a iscriversi al sindacato. Soprattutto, il KCTU dovrebbe proporre un programma sociale che non si esaurisca nella cacciata di Yoon, ma che lotti per una società che liberi le masse dalle grinfie delle grandi multinazionali.
Se il KCTU organizzasse con successo questo sciopero generale al punto da paralizzare la società e fare cadere il governo, ciò rappresenterebbe uno straordinario passo in avanti per la coscienza delle masse sudcoreane, che avrebbero così una dimostrazione concreta del proprio potere e del proprio peso nella società. Ciò costituirebbe anche un precedente esemplare al di là dei confini nazionali.
La direzione del KCTU, che ha correttamente rotto con tutti i partiti borghesi, non dovrebbe perdere altro tempo a concretizzare la sua precedente proposta di fondare un vero partito delle masse operaie in Sud Corea. Tutti i partiti della borghesia si sono dimostrati totalmente avversi agli interessi della classe operaia. È tempo che la nostra classe abbia il suo partito.
Quale che sia il politico capitalista che rimpiazzerà Yoon alla fine di questo melodramma, nessuno di essi potrà risolvere la crisi nella società o arginare l’impatto della destabilizzazione nelle relazioni mondiali sulla Corea del Sud. Per questa ragione, l’instabilità politica non potrà che continuare.
La classe operaia ha un urgente bisogno di una propria alternativa di classe che lotti per un governo operaio, che potrà realmente porre fine alle migliaia di problemi in costante peggioramento che affliggono la vita sotto il capitalismo. L’attuale situazione fornisce un’opportunità storica per ottenerlo.
Se la classe operaia della Corea del Sud si farà avanti e prenderà in mano il proprio destino, ciò avrà un effetto travolgente sulle masse in tutta la regione, poiché la stessa situazione è presente ovunque.
Per questo motivo, noi dell’ICR sollecitiamo tutti i sinceri combattenti della classe operaia che lottano per la democrazia operaia e per la trasformazione socialista della società ad unirsi a noi. Voi avete un ruolo da giocare in questa lotta titanica, e non c’è tempo da perdere.