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22 Novembre 2022Coppa del mondo in Qatar – Migliaia di lavoratori migranti espulsi dal paese senza stipendio
La Coppa del Mondo 2022 di calcio è iniziata ieri in Qatar. Mai come in questa occasione è stato svelato al mondo cos’è lo sport nel capitalismo: sfruttamento, morti sul lavoro, , disprezzo per i diritti umani, corruzione, devastazione ambientale. Il tutto per la massima ricerca del profitto, come spiega questo articolo da In defence of Marxism.
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Migliaia di lavoratori migranti in Qatar hanno visto annullati i loro contratti e sono stati costretti a fare ritorno al proprio paese, in molti casi senza retribuzione, quando il governo qatariota ha presentato il suo piano per “massimizzare la riduzione del numero di lavoratori nel Paese” alla vigilia della Coppa del Mondo FIFA 2022.
Una circolare dell’Autorità per i lavori pubblici del Qatar (PWA), intitolata “Piano di gestione strategica della PWA durante i Mondiali di calcio FIFA 2022”, afferma che:
“Alla luce di quanto sopra e in linea con le direttive dell’ADLSA [Ministero dello Sviluppo Amministrativo, del Lavoro e degli Affari Sociali] di riduzione della forza lavoro espatriata inessenziale nel periodo compreso tra il 21 settembre 2022 e il 18 gennaio 2023, tutti gli appaltatori dovranno preparare un piano strategico per il congedo dei lavoratori che massimizzi la riduzione del numero di lavoratori nel Paese durante il periodo. Inoltre, non dovrà avere un impatto negativo sul benessere dei lavoratori migranti e sugli obiettivi dei progetti RPD (Road Projects Department)”.
La verità, tuttavia, è che i lavoratori sono stati rimandati nei Paesi da cui erano stati reclutati sotto spesse nubi di incertezza sul loro futuro. A molti non è stato detto se ci sarebbe stato un lavoro al loro ritorno. Il piano della circolare secondo cui si dovrebbe “non avere un impatto negativo sul benessere del lavoratore migrante” è una frase vuota che gli avvoltoi che si procurano lavoratori migranti facilmente sfruttabili dai Paesi sottosviluppati possono e vogliono semplicemente ignorare.
Il sistema Kafala
Il Qatar ha una forza lavoro migrante di circa 2 milioni di lavoratori, che rappresenta circa il 95% della sua forza lavoro e oltre due terzi dell’intera popolazione.
Negli Stati del Golfo Persico, come il Qatar, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, viene utilizzato un sistema di reclutamento di manodopera migrante noto come “Kafala” (termine arabo per “sponsorship”).
Il sistema Kafala lascia i lavoratori alla completa mercé dei loro “sponsor”. Con questo sistema i lavoratori non possono cambiare lavoro senza il permesso dei loro datori di lavoro.
I Mondiali di calcio del 2022 saranno “i più costosi della storia“. Si stima che il Qatar abbia stanziato 220 miliardi di dollari per le infrastrutture e altri progetti legati ai mondiali. Eppure, i lavoratori migranti sono alla mercé di imprenditori spietati, costretti a vivere nello squallore e a lavorare in condizioni che Human Rights Watch descrive come una forma di schiavitù. Questa è la compassione che i baroni del petrolio e del gas del Qatar hanno per i lavoratori che faticano sotto il sole cocente del deserto.
Questi lavoratori migranti spesso pagano tasse di assunzione per poter ottenere un contratto di lavoro all’estero. “Ho pagato 300.000 (Taka del Bangladesh)”, ha raccontato un lavoratore al Guardian. Si tratta dell’equivalente di quasi 2.900 dollari, una somma enorme per questi lavoratori. Questa tassa di assunzione è illegale in Qatar, ma questo non ferma i furfanti che gestiscono questo sistema.
Il salario medio dei lavoratori che costruiscono gli stadi è di circa 1.000 Riyal del Qatar (circa 275 dollari) al mese. Ciò equivale a un salario di circa 1 dollaro all’ora. Gli addetti alla sicurezza provenienti da Paesi come il Pakistan, il Kenya e il Nepal raccontano di fare turni di 12 ore e di lavorare per 30 giorni al mese, mentre il loro stipendio viene decurtato se si assentano per un giorno.
“Il salario è molto basso, è molto difficile. Posso guadagnare la stessa somma in India”, ha dichiarato un altro lavoratore al Guardian.
Secondo un addetto alla sicurezza keniota, gli agenti della Kafala mentono sul salario che i lavoratori riceveranno una volta portati in Qatar. “È una trappola, perché in Kenya ti dicono una cosa e in Qatar un’altra”, ha detto.
Un gruppo di lavoratori migranti, impiegati da Al Sulaiteen Agricultural and Industrial Complex (SAIC), dopo il turno di lavoro viene condotto per 40 minuti ai margini del deserto. È grazie al duro lavoro di questi lavoratori che è stato costruito lo stadio Al Bayt, che ha la forma di una tenda beduina. Lo stadio è dotato di un lago, di un laghetto, di vasti prati curati, di campi di allenamento e persino di un McDonald’s. Le anatre del lago dello stadio di Al Bayt hanno condizioni di vita più confortevoli e igieniche degli stessi lavoratori migranti, che sono stretti in tuguri squallidi e senza finestre.
Molti lavoratori non saranno in grado di ripagare i loro debiti. Alcuni si ritrovano a chiedere prestiti nel tentativo di ripagare le spese della tassa di assunzione. La pressione dei prestiti ha persino spinto i lavoratori al suicidio, come Mahamad Nadaf Mansur Dhuniya, un lavoratore nepalese trovato impiccato nel suo posto di lavoro.
Oltre a queste condizioni orribili, è stato riferito che circa 6.800 lavoratori sono morti nel periodo precedente la Coppa del Mondo. Si può davvero dire che la prossima Coppa del Mondo in Qatar sia stata costruita su una montagna di cadaveri di lavoratori migranti.
Lotta di classe
In Qatar è di fatto illegale per i lavoratori formare sindacati, fare scioperi e protestare.
Eppure, il 14 agosto, circa 200 lavoratori della Al Bandary Engineering and Electro Watt, sotto l’egida del Bandary International Group, sono scesi in piazza per protestare davanti agli uffici dell’azienda per i salari non pagati. Diversi lavoratori che protestavano sono stati arrestati e, secondo quanto riferito, alcuni sono stati addirittura espulsi dal paese. Gli scagnozzi spietati dei padroni avrebbero spento l’aria condizionata nelle stanze dei lavoratori, dicendo loro che se possono protestare al caldo, possono vivere anche senza l’aria condizionata.
I lavoratori migranti hanno anche utilizzato applicazioni di social media come TikTok per condividere le loro storie e i video di scioperi e proteste.
@sherpa_246 UCC Company Labor Strike For Qatar#sherpa245🇳🇵 #sherpa246 #pemasherpa246 #sp246🇳🇵 #tiktok #foryou #tiktoknepal #ucc #strike #tiktokqatar ♬ गाह्रो छ हो गाह्रो – 𝐉𝐚𝐧𝐚𝐤 𝐆𝐨𝐥𝐞
Un video di TikTok di guardie di sicurezza in sciopero afferma: “e oggi hanno deciso di unire tutte le nazionalità di ogni cantiere e hanno chiesto il boicottaggio”.
@abushanab_001 Qatar security guards striked today in all camps from, Senaiya, Abu Nakhla and Alkhor due to salary deductions #stopcheaplabor #securityguardsdabest😒 ♬ original sound – Twaha
Il sistema della Kafala può essere combattuto efficacemente solo con i metodi della lotta di classe. È in corso un’azione unitaria tra lavoratori di varie nazionalità. I lavoratori migranti stanno perdendo la paura delle rappresaglie. Questi scioperi e proteste dei lavoratori migranti supersfruttati sono un’anticipazione delle future esplosioni sociali che attraverseranno gli Stati del Golfo Persico. In un mondo così strettamente connesso dai social media, è difficile sopprimere le informazioni. Senza dubbio i lavoratori migranti in Qatar sono stati influenzati dalle rivolte sociali avvenute in Sri Lanka, Sudan e Iran. I lavoratori migranti sono spesso strettamente legati alle comunità del Paese da cui provengono. Questi eventi hanno un effetto interconnesso sulla coscienza dei lavoratori di tutte le terre.
L’internazionalismo proletario è la base su cui deve essere combattuta la lotta per i sindacati e i diritti dei lavoratori migranti – in Qatar, negli altri Stati del Golfo Persico, in tutti i Paesi da cui provengono questi lavoratori migranti e nel resto del mondo. Un sistema internazionale di supersfruttamento capitalistico, come la Kafala, può essere combattuto solo con un metodo di lotta internazionale. Le idee del marxismo forniscono le armi ideologiche per combattere queste lotte fino alla vittoria.