La scuola lavoro miete la prima vittima
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25 Gennaio 2022Occupazioni e proteste studentesche sono tornate in tutta Italia. Hanno cominciato gli studenti romani, seguiti da Catania, Bari, Napoli, Milano e altre città. Gli studenti esprimono la loro rabbia e frustrazione nei confronti del governo che ha gettato la scuola in una situazione insostenibile.
Draghi e il ministro Bianchi si sono gonfiati il petto dicendo che la scuola avrebbe riaperto regolarmente. Poi sono tornati nei loro bei palazzi e le scuole ovunque sono entrate nel caos.
Niente screening di massa, niente aumento dei trasporti, niente aumento delle aule: la solita storia. Ormai è chiaro che le istituzioni non hanno nessun interesse a risolvere la situazione. Piuttosto di spendere, eliminerebbero tutti i criteri di sicurezza, come propone il sottosegretario Costa: “Basta tamponi agli asintomatici, basta scuole chiuse anche nei comuni in zona rossa, alunni vaccinati restino in classe indipendentemente da quanti positivi ci sono”. Di fatto significa far circolare liberamente, senza dirlo, la variante Omicron.
Il disagio è tale che molti studenti chiedono la Dad, ed è davvero tutto dire se pensiamo all’incubo che ha significato per milioni di noi. Ma la scelta non è solo fra questo caos e la Dad come vorrebbero farci credere. Si può studiare in sicurezza e con qualità, ma lo si può fare solo se si investe pesantemente nella scuola, e per ottenere questo l’unica via è la lotta collettiva degli studenti. Attivarsi, discutere, organizzarsi insieme è l’unica alternativa al venire strapazzati quotidianamente da questa gestione criminale, che ad oggi vede circa metà delle classi in Dad, totale o parziale.
Ministero, presidi e polizia contro gli studenti
Ministero e presidi gradiscono usare una “linea dura”. A Roma è intervenuta la polizia in antisommossa con tanto di denunce di molestie sessuali. Ci sono stati presidi che hanno usato la Dad per impedire un’occupazione. A Napoli il collettivo del liceo Vico ha organizzato un sit-in per chiedere maggior sicurezza, mascherine e tamponi gratis, e la preside ha chiamato la polizia che ha picchiato gli studenti, sequestrato il megafono e fatto disperdere con la forza la protesta. Al Brera di Milano in seguito ad una protesta per il riscaldamento rotto, la preside ha sospeso 60 studenti e chiamato i carabinieri. E l’elenco è lungo.
Non possiamo avere nessuna illusione verso queste istituzioni. Un cambiamento può essere conquistato solo grazie ad una mobilitazione ampia e organizzata, con un programma chiaro e metodi che vengano sottoposti al controllo democratico degli studenti, attraverso discussioni e votazioni nelle assemblee.
È necessario che le scuole non si muovano in ordine sparso, che la mobilitazione sia coordinata per concentrare le forze.
Per prima cosa è necessario discutere delle rivendicazioni condivise attorno a cui lottare. Come base da discutere nelle scuole e nelle assemblee, a partire da quella che si terrà a Roma il 5 febbraio, proponiamo dei punti che sono stati discussi in diverse scuole in mobilitazione.
1) Tamponi regolari e gratuiti nelle scuole. Basta con la speculazione dei privati sulla salute.
2) Mascherine Ffp2 giornaliere per tutti gli studenti.
3) Impianti di ventilazione e aerazione. Non possiamo limitarci a tenere le finestre aperte tutto l’anno.
4) Rafforzamento e gratuità del trasporto pubblico. Raddoppio della frequenza nelle linee cittadine esistenti e assunzione di nuovo personale.
5) Aule con massimo 15 studenti e reperimento degli spazi. Serve un vero piano di investimento per l’edilizia scolastica. Si usino gli edifici pubblici vuoti o spazi abbandonati. Lo Stato dovrebbe prendersi la responsabilità di requisirli anche imponendosi sui privati, pensiamo alle vaste proprietà della Chiesa, delle grandi immobiliari, o alle strutture degli istituti privati.
6) Personale medico/infermieristico nelle scuole. L’allestimento di infermerie e spazi di isolamento dedicati e attrezzati fermerebbe la gestione assolutamente farsesca del contenimento.
7) Assunzione di docenti e personale scolastico necessario a garantire classi più piccole e una didattica di qualità.
8) Raddoppio dei fondi destinati all’istruzione, che nonostante i miliardi del Pnrr rimane, con la sanità, agli ultimi posti.
9) Le misure da prendere nella singola scuola non devono essere imposte dall’alto, ma decise da un comitato democraticamente eletto di studenti e lavoratori.
Tutti i diritti li abbiamo ottenuti con la lotta e con la lotta ci prenderemo una scuola e un mondo migliore!