Per una nuova scala mobile dei salari!
30 Giugno 2022Cina: spaccature al vertice mentre il regime si prepara alla tempesta economica
5 Luglio 2022Lo scorso congresso, nel gennaio del 2018, si era concluso con parecchie aspettative nella base per l’elezione di Landini a segretario generale. Quattro anni dopo il panorama è di un drammatico immobilismo del principale sindacato italiano.
Da trent’anni la condizione dei lavoratori in Italia peggiora. La politica della concertazione e l’assenza di conflitto sindacale hanno spostato i rapporti di forza a favore del padronato. Non a caso questo periodo è coinciso con la perdita dei salari reali in Italia del 2,9%, l’unico paese tra quelli Ocse.
Negli ultimi 10 anni, tuttavia, il peggioramento drammatico delle condizioni di vita dei lavoratori ha assunto dimensioni senza precedenti. Le legge Fornero ha trasformato il sistema previdenziale italiano nel peggiore d’Europa, il Jobs Act ha cancellato ciò che rimaneva dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori e ha ulteriormente precarizzato il mondo del lavoro. Scuola e sanità hanno subìto pesanti tagli. Quest’ultima ha subìto un definanziamento di 37 miliardi di euro. La privatizzazione dei servizi pubblici si è approfondita. In questo processo la Cgil ha di fatto accettato l’analisi della classe dominante, come nel caso della teoria che a causa dello spread alto bisognava mettere mano alle pensioni, o si è limitata a un’opposizione virtuale
La Cgil di Landini non ha cambiato la situazione. Il crollo dei salari, la precarizzazione e le politiche antipopolari sono proseguite. La tanto promessa riforma della “Fornero” rimane una chimera.
Carne da macello nella pandemia
Durante la pandemia i lavoratori sono stati trattati come carne da macello. Solo l’azione spontanea dal basso con gli scioperi del marzo 2020 ha posto un freno alle pretese di Confindustria, che ci voleva immolati sull’altare della produzione a tutti i costi.
Oggi Draghi finanzia la spesa per gli armamenti aumentando i fondi al 2% del Pil mentre taglia sul fondo del servizio sanitario nazionale lo 0,6% del Pil all’anno fino al 2025. Con una crescita dell’inflazione che non si vedeva da quasi 40 anni in Italia, concede briciole lasciando al palo i salari, mentre regala miliardi di euro alle imprese con lo strumento del Pnrr.
La Cgil e la Uil hanno proclamato uno sciopero generale il 16 dicembre scorso, a legge di bilancio praticamente approvata, senza dare alcuna continuità alla lotta.
Non stupisce che la stessa segreteria nazionale della Cgil, allarmata, dichiari un importante calo del tesseramento, un trend che va avanti da un decennio, da quando dichiarava oltre 5,5 milioni di iscritti. L’ultimo dato risalente al 2020 era di poco superiore alla soglia psicologica di 5 milioni di iscritti. Ad oggi non è ancora noto il dato dei tesserati al 31 dicembre 2021.
Verso il congresso Cgil 2022
Il 31 maggio scorso è stato votato, con 6 voti contrari e 1 astenuto, il regolamento che dà inizio al 19esimo congresso della Cgil. La riunione del 20 giugno ha visto contrapporsi il documento presentato dalla segreteria, intitolato “Il lavoro crea il futuro”, e quello presentato da 6 componenti del Direttivo compreso chi scrive, “Le radici del sindacato. Senza lotte non c’è futuro.”
La ragione della contrapposizione si trova in quanto spiegato in precedenza: col documento alternativo intendiamo chiamare i lavoratori a pronunciarsi per un radicale cambio di strategia rispetto a quanto visto in questi anni. A passare dalla concertazione al conflitto; dall’attendismo a un serio piano di mobilitazioni per difendere salari, diritti, stato sociale; da una pratica sempre più verticista a una gestione democratica che dia la prima e l’ultima parola ai lavoratori e ai delegati.
Come già nello scorso congresso il regolamento assegna ben poco tempo per svolgere i congressi di base nei luoghi di lavoro: dal 26 luglio al 8 ottobre, con il cospicuo ostacolo del periodo di agosto a limitare la partecipazione o a causare una concentrazione delle assemblee di base in pochi giorni sul finale. È invece una “novità” la norma che riguarda la limitazione del diritto per gli iscritti di presentare nelle aziende il documento alternativo, che viene limitato ai soli componenti degli organismi dirigenti. Un segnale di debolezza da parte della maggioranza del gruppo dirigente dell’organizzazione, che sa di avere il nervo scoperto della critica diffusa nei posti di lavoro. Su questo punto tuttavia ci batteremo per una rettifica da parte della commissione, che riconosca i pari diritti di tutti gli iscritti.
Siamo parte del documento alternativo
Come area Giornate di marzo siamo inseriti nel percorso che ha portato alla presentazione del documento “Le radici del sindacato”.
Nelle parole del dispositivo votato dall’esecutivo nazionale della nostra area che si è riunito il 9 giugno: “(…) Pur valutando che il documento è il risultato di una mediazione tra le diverse aree e sensibilità e che quindi non rappresenta a pieno le posizioni della nostra area, l’esecutivo nazionale di Giornate di Marzo conferma, unanimemente, l’adesione al documento. Riteniamo infatti necessario un programma e un metodo alternativi a quelli avanzati dalla maggioranza in questi anni, che si sono dimostrati incapaci di impedire il generale peggioramento dei salari, della drastica riduzione dei diritti e il peggioramento generale delle condizioni di vita e di lavoro. Saremo impegnati in questo congresso per avanzare ai lavoratori e alle lavoratrici tale programma”.
Sarà il congresso, inoltre, un’occasione per proporre al dibattito la centralità di una battaglia come quella che abbiamo costruito assieme a tanti delegati e lavoratori, di una nuova Scala Mobile dei salari, con un appello che davanti ad oltre 100 luoghi di lavoro ha raccolto oltre tremila firme. Una campagna che ha riscontrato tanto entusiasmo tra i lavoratori e che ha dimostrato una volta di più cosa potrebbe accadere se fosse la Cgil, la principale organizzazione della classe lavoratrice, a sviluppare campagne partendo dai luoghi lavoro su rivendicazioni che fossero davvero in grado di rispondere ai bisogni dei lavoratori. Una Cgil che, così facendo, offrirebbe una risposta alla domanda “quando si comincia a lottare?”. È questo lo spirito col quale lavoreremo e ci impegneremo nel congresso della Cgil.