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16 Novembre 2016Il 24 ottobre 2016 Confcommercio, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno siglato un accordo integrativo al CCNL firmato il 30 marzo 2015.
Questo contratto, già criticabile per le ulteriori perdite di diritti (demansionamento, flessibilità oraria) prevedeva un aumento lordo di 85 euro, spalmati su 3 anni in 5 rate. Le ultime due tranche erano previste per novembre 2016 ed agosto 2017. Erano, appunto, perchè questo accordo stabilisce che vengano congelate a causa dell’incertezza economica e la crisi dei consumi. L’accordo prevede che le parti si incontrino di nuovo entro il 5 dicembre. Siamo di fronte ad una cosa che non ha precedenti! Nella sua complessità, la questione è assai semplice. Con la firma del 2015 con Confcommercio, le tre sigle sindacali credevano di avere dato il là ad una stagione di rinnovi contrattuali nell’ambito del variegato mondo del commercio. L’aver dimostrato ancora una volta la propria disponibilità a cedere sui diritti, in cambio di pochi spiccioli, doveva essere propedeutico per il rinnovo dei contratti più importanti del settore, come quello di Federdistribuzione e Coop. Ma questo non è avvenuto perché entrambe non vogliono scucire un centesimo di aumento.
Questa differenza salariale, tra chi aveva riconosciuto degli aumenti e chi no, ha spinto molte aziende aderenti a Confcommercio a uscire dal contratto o a minacciare di farlo, visto che esiste una competizione feroce nel settore. E alla fine Confcommercio ha dovuto cedere e cercare un accordo con i sindacati. E questi, piuttosto che perdere la firma al CCNL del 2015 di cui tanto si erano vantati, hanno preferito farsi umiliare e tradire i lavoratori accettando di bloccare pro tempore gli aumenti.Con questo accordo passa l’idea che i contratti possono essere peggiorati in corso d’opera. Dall’altra parte, i padroni si sentono ancora più tranquilli. Sanno che quel che firmano possono rimetterlo in discussione quando gli pare e piace.
In questa fase di mancati rinnovi contrattuali, questo accordo può essere da esempio anche per altre categorie, storicamente più importanti, come quella dei metalmeccanici.Ma se il sindacato mi toglie gli aumenti salariali, a cosa serve ? E se si è votato per il contratto perchè non si vota anche questo accordo? Queste domande se la faranno molti lavoratori. La perdita di punti di riferimento politici e la chiusura della stagione della concertazione, insieme ad un periodo di crisi economica, ha gettato nel panico i gruppi dirigenti, segnando un distacco ancora più profondo dai lavoratori. Invece di organizzarli e lottare hanno scelto di farsi carico delle “sofferenze” padronali. Questo accordo è un ulteriore tradimento per i lavoratori e chiediamo a gran voce ai dirigenti della Cgil di ritirare la firma.
Tra i lavoratori del settore cova una profonda rabbia e insoddisfazione, c’è voglia di rivalsa verso chi impone queste condizioni in azienda, ma anche verso chi accetta a nome dei lavoratori queste condizioni.Il nostro compito come militanti sindacali (quale che sia il sindacato) è quello di dare voce e una direzione adeguata a questa rabbia.