Lo scioglimento del Partito comunista italiano
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1 Febbraio 2016Questo è il testo del volantino che diffonderemo oggi pomeriggio a Parma, alla manifestazione contro la repressione delle lotte nella logistica.
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Padroni, mass media, Lega Nord, Partito Democratico, tutti contro i facchini… Perché?
Perché la loro lotta è la lotta per la difesa dei diritti dei lavoratori, che in questi anni di crisi economica e di politiche di austerita’ sono passati sotto il tritacarne dell’attacco padronale, fra politiche di riduzione dei salari, aumento dei carichi di lavoro e tagli delle tutele contro i licenziamenti.
L’accordo sottoscritto fra il padrone e i dirigenti Cgil e Cisl infatti prevede:
– il mancato riconoscimento del 4° livello di inquadramento previsto nell’appalto precedente, ovvero una real riduzione del salario;
– la cancellazione dell’anzianità di servizio, consentendo così l’applicazione del Jobs Act nella parte in cui si prevede la cancellazione dell’articolo 18, aprendo la strada a possibili tagli dei posti di lavoro.
Sempre nell’accordo si legge “non vi è un corretto dimensionamento del personale impiegato rispetto ad dimensionamento ottimale delle risorse. L’analisi sui volumi movimentati risulta permettere un assorbimento complessivo medio di n. 50 risorse.” Una valutazione di questo tipo non può certo sorprendere se viene fatta dalla CAL srl, società della logistica che punta a “eliminare i costi fissi del personale” e “incrementare la produttività del magazzino” (come si può leggere sull’homepage del Consorzio). Sorprende invece che venga tranquillamente sottoscritta anche da dirigenti sindacali consapevoli che fino ad una settimana prima i lavoratori impiegati erano circa 60.
A tal proposito, non vede un attimo di sosta l’atteggiamento irresponsabile e la strumentalizzazione che il gruppo dirigente della Cgil sta facendo della lotta dei facchini della Bormioli. Dopo aver incolpato i lavoratori e gli attivisti politici solidali di mettere in pericolo il futuro lavorativo di tutti gli altri lavoratori della Bormioli, la burocrazia della Cgil ha grottescamente impiegato il suo tempo a mettere in piedi manifestazioni e incontri pubblici contro la lotta dei facchini, anzichè assumersi la responsabilità di ascoltare i lavoratori ed organizzare e rappresentare le ragioni della loro sacrosanta protesta.
I funzionari Cgil e Cisl hanno sottoscritto l’accordo ignorando completamente la volontà della stragrande maggioranza dei lavoratori coinvolti dal cambio di cooperativa, lavoratori che in quel momento erano in sciopero davanti ai cancelli, indisponibili ad accettare proprio quel contratto.
È forse questo il tipo di democrazia a cui fanno riferimento certi funzionari Cgil? Imporre ai lavoratori in lotta un accordo che quest’ultimi ritengono inaccettabile?
Una sconfitta della vertenza significherebbe una cessione di diritti acquisiti fino a ieri e un incremento della produttività. Questo costituirebbe per il padrone un’arma che potrebbe essere utilizzata già da domani per continuare a tagliare su quelli che vengono considerati costi relativi ad altri settori di personale. Per questo la lotta intrapresa non riguarda solo i facchini direttamente coinvolti, ma è strettamente legata alle condizioni di chiunque lavori presso la Bormioli
La crisi fa paura e la propaganda padronale dice che ci si salva da soli o fregando il compagno di lavoro. I sindacati compiacenti ci dicono “accontentatevi”, mentre ci stanno togliendo ogni conquista fatta con le lotte nei decenni scorsi. Appalti e subappalti, categorie e inquadramenti diversi, sono tutti strumenti di chi ci comanda per metterci uno contro l’altro!
La vertenza dei facchini Bormioli sta dimostrando che la lotta, anche quella più eroica e combattiva, non può essere vinta da una minoranza isolata. Per vincere c’e’ bisogno del coinvolgimento di tutti i lavoratori, inquadrati in tutte le categorie che lavorano in un dato stabilimento.
È necessario dunque un programma che non riguardi solo i facchini, ma che parli a tutti i lavoratori. Una piattaforma di rivendicazioni unificante che rivendichi più diritti, più salario, migliori condizioni per tutti, facchini e operai, dipendenti della Bormioli e delle ditte appaltatrici.
Questa piattaforma non cade dal cielo ma deve essere proposta da chi lotta e si pone l’obiettivo di vincere! È necessario discuterlo assieme in assemblee e riunioni democratiche dove si costruisca l’autorganizzazione dei lavoratori e iniziative di lotta comuni, al di là delle sigle sindacali di appartenenza.
Gli esempi da seguire non mancano, come quelli della Motovario di Formigine e della Carpigiana di Modena dove i lavoratori sono riusciti a trovare una piattaforma comune, al di là della categorie e delle sigle.
I padroni ci vogliono dividere tra facchini e operai, tra bianchi e neri, tra garantiti e non garantiti. Se passano oggi tra i facchini della Bormioli domani attaccheranno tutti i lavoratori anche quelli che oggi pensano di essere al sicuro.
Per questo va perseguita l’unità di classe. La lotta dei facchini oggi è domani la lotta di tutti i lavoratori della Bormioli e di tutta la classe lavoratrice.
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