Iran – Le proteste fanno tremare il regime
25 Gennaio 20184 marzo – Dove sarà presente “Per una sinistra rivoluzionaria”
30 Gennaio 2018La Turchia ha iniziato l’attacco all’enclave di Afrin, controllata dai curdi, nella Siria nord-occidentale. I preparativi per questa operazione sono in corso da mesi. Le forze turche hanno circondato l’area da sud e, tramite i loro alleati – il cosiddetto Esercito libero siriano – da est hanno bombardato l’area e consolidato le loro posizioni nelle ultime settimane.
Per il regime di Erdogan, un’entità curda indipendente ai confini della Turchia è una minaccia perché rafforza il movimento della minoranza curda oppressa all’interno della Turchia.
Non ha mai nascosto il fatto che la sua priorità principale in Siria è sconfiggere il movimento curdo, che è guidato dal PYD, una organizzazione sorella del PKK in Turchia. I mass media in Occidente hanno taciuto su questi eventi. Questi ‘crociati per la libertà e la democrazia’ chiudono gli occhi sul fatto che ci sono 200mila uomini, donne e bambini in balia della brutale macchina da guerra approntata da Ankara. Washington, che ha utilizzato le forze curde per combattere l’ISIS, se ne è lavata le mani, sapendo benissimo ciò che Erdogan stava preparando.
Il portavoce del Pentagono, il maggiore Adrian Rankine-Galloway, ha detto riguardo ad Afrin il 16 gennaio, “Non consideriamo [i curdi] parte delle nostre operazioni di” Defeat ISIS ” (sconfiggi l’Isis, ndt), che è ciò che stiamo facendo qui. Noi non li appoggiamo e non abbiamo nulla a che fare con loro “.
Ovviamente i leader dell’UE, che hanno stretto un accordo osceno con Erdogan per arginare il flusso di profughi disperati provenienti dal Medio Oriente, non hanno detto nulla sull’attacco ad Afrin.
L’ultimo tassello del puzzle era la Russia, che era stata invitata dal PYD ad Afrin circa un anno fa come argine contro un’aggressione turca.
Ma dopo una serie di trattative durate un’intera settimana, la Russia ha deciso il 18 gennaio di ritirare le sue forze: subito dopo ha avuto il via l’attacco turco.
Il regime di Assad, cercando uno spazio in questa nuova situazione, ha avvertito ieri che avrebbe abbattuto gli aerei turchi, ma come ha detto il ministro della Difesa turco Nurettin Canikli venerdì; “La Turchia è ben consapevole che la capacità del regime di Assad di mettere in pratica le sue minacce contro la Turchia è ‘limitata’ “. Il regime di Assad è semplicemente un ostaggio di Russia e Iran che hanno chiaramente stretto un accordo con la Turchia. In ogni caso, il regime di Assad sembra essere stato “neutralizzato”in un modo o nell’altro. Vedendo il ritiro delle truppe russe, si sono diffuse voci secondo cui i leader curdi hanno contattato il governo siriano per il ritorno delle istituzioni dello stato de della bandiera siriane ad Afrin. È stato riferito che il regime ha rifiutato.
Come sempre, le “piccole” nazioni sono delle pedine negli scontri tra le grandi potenze. Una volta che hanno finito di usarli, non hanno remore a schiacciarli o a consentire che lo facciano altri. A un certo punto, gli Stati Uniti, la Russia, l’Iran e il regime di Assad hanno promesso ai curdi una qualche forma di sostegno. Persino Erdogan si appoggiava al movimento curdo in Turchia fino al 2014, quando il partito HDP con base curda divenne improvvisamente una minaccia per il suo governo. Ma la classe dominante non ha amici né nemici permanenti, ha solo interessi permanenti e nessuno dei governanti del Medio Oriente ha alcun interesse in un Kurdistan indipendente, che minaccerebbe l’unità statale della Turchia, della Siria, dell’Iraq e dell’Iran. Ciò che sta accadendo ora è un’indicazione su quale direzione prenderà il processo anche nel resto delle aree controllate dai curdi in Siria.
Il popolo curdo non può fidarsi di nessuno se non di se stesso e degli altri lavoratori oppressi e poveri della regione. La rivoluzione in Rojava è nata come parte della Rivoluzione siriana, nei suoi stadi iniziali e ha avuto successo solo grazie ai suoi metodi rivoluzionari e democratici che avevano fatto appello a larghi settori di lavoratori e poveri nella regione. Questi sono gli stessi metodi che possono oggi salvare Afrin. Innanzi tutto ciò che serve è un appello e una mobilitazione generale delle masse curde in Turchia, Iraq e Iran: un appello per manifestazioni di massa e scioperi in tutte le aree curde, per la fine della brutale guerra unilaterale contro i curdi. In secondo luogo, un appello dovrebbe essere rivolto a tutti i lavoratori e alle masse oppresse di questi paesi per unirsi alle masse curde nella loro lotta contro i governi reazionari, in particolare in Turchia, ma anche in Siria, Iraq e Iran. Infine, in occidente, è dovere dei leader del movimento operaio quello di opporsi al comportamento criminale dei governi occidentali che sono complici dei crimini del regime di Erdogan.
La lotta del popolo curdo per il diritto di vivere liberamente secondo i propri desideri e di avere la propria patria deve essere la lotta di tutti i lavoratori e i giovani contro la classe capitalista, che trascina l’umanità in un pozzo nero di barbarie.
Abbasso la guerra ai curdi!
Abbasso il regime di Erdogan di assassini e ladri!
Abbasso l’imperialismo!
Appoggiamo il diritto delle masse kurde a decidere del proprio destino!
Viva la solidarietà internazionale!