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17 Settembre 2025Agro Caleno (Caserta) – Basta mettere i profitti davanti alla salute delle persone!

Assemblea di Pignataro
di PCR Caserta
L’ennesima nube nera si è alzata sopra l’Agro Caleno e con essa si è levata la rabbia di centinaia di famiglie che non ne possono più. L’incendio dell’impianto Campania Energia a Teano del 16 agosto ha consumato migliaia di metri quadrati di rifiuti plastici e gommosi, ha tenuto impegnati Vigili del Fuoco per giorni e ha lasciato dietro di sé una scia di fumo, cenere e paura. I monitoraggi dell’ARPAC sono in corso e le istituzioni parlano di verifiche e campionamenti, ma per chi vive qui la parola più giusta è una sola: biocidio.
Non è un episodio isolato. L’Agro Caleno come larga parte della cosiddetta “Terra dei Fuochi” trascina da decenni una storia di sversamenti, impianti a grappolo, autorizzazioni senza controllo e appalti che profumano di affari sporchi. Documenti, dossier scientifici e inchieste giornalistiche non lasciano spazio ai giri di parole: in queste terre la salute collettiva è stata sistematicamente sacrificata sull’altare del profitto. Da decenni clan camorristici in intesa con istituzioni e padronato, hanno costruito un vero e proprio sistema di smaltimento illecito, interrando e incendiando rifiuti tossici o gestendo in modo criminale discariche e impianti. Le inchieste giudiziarie e i rapporti della Commissione parlamentare d’inchiesta hanno documentato come i traffici illeciti abbiano trasformato l’Agro Caleno e l’intera “Terra dei Fuochi” in un laboratorio di ecomafie, con conseguenze gravissime sulla salute pubblica. Rapporti di Legambiente e monitoraggi dell’ISPRA confermano che il fenomeno non è isolato: è un sistema che ha prodotto un inquinamento diffuso di suolo, aria e falde acquifere. La stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2025 ha riconosciuto che lo Stato italiano non ha protetto i residenti da queste attività criminali, lasciando intere comunità esposte a rischi mortali.
I numeri e i fatti parlano chiaro: decine di impianti di trattamento e stoccaggio, roghi che si ripetono, e cittadini lasciati a respirare aria contaminata mentre i responsabili continuano a fare affari. Anche quando le misurazioni iniziali dell’ARPAC hanno mostrato valori sotto certi limiti di riferimento, la validità di quei limiti, la continuità dell’esposizione e l’effetto cumulativo di decenni di inquinamento sulle generazioni soprattutto sui più vulnerabili non possono essere liquidati come “nervosismi” locali. Il monitoraggio è necessario, ma non può diventare un alibi per chi governa e per chi gestisce il ciclo dei rifiuti.
E mentre il fumo si dirada sui campi carbonizzati, nasce qualcosa di nuovo ed è tutta potenza dal basso.
Il movimento Basta Impianti e i cittadini che vi aderiscono non sono una casualità: sono il risultato di un processo pluridecennale che ha trasformato interi territori in discariche, che ha prodotto un dilagare di tumori mai registrato prima e che ha trasformato l’alto casertano in una miniera d’oro per capitalisti e mafiosi ai danni dei lavoratori che vi risiedono.
La misura è colma, ora è il momento di dire basta!
La storica assemblea di massa a Pignataro di questo agosto e le successive assemblee, gli appelli pubblici, le mobilitazioni passate e future sono il germe di un movimento pieno di potenzialità che finalmente ha capito che la salute, l’ambiente, la dignità non sono merci da svendere!
Per questo come Partito Comunista Rivoluzionario aderiamo con forza al corteo regionale a Pignataro Maggiore del 27 settembre, un corteo che non sarà semplice protesta, ma una mobilitazione collettiva di lotta.
Non è un affare solo dell’Agro Caleno: quello che accade qui è la fotografia di un intero sistema, quello capitalista, piegato alle logiche di profitto che vanno dalla gestione dei rifiuti fino al taglio dei servizi pubblici. È ora di estendere la lotta al di fuori dei confini dell’Agro Caleno, di far scendere in piazza non solo le associazioni ma gli studenti e i lavoratori, tutti coloro che subiscono ogni giorno sulla propria pelle lo stesso meccanismo di sfruttamento.
Chi vive qui conosce bene il prezzo di questo modello: malattie respiratorie, tumori, vite spezzate troppo presto. I dati epidemiologici e i racconti delle famiglie parlano di un biocidio silenzioso. E mentre i nostri ospedali cadono a pezzi e i pronto soccorso non riescono a reggere, lo Stato trova miliardi per armamenti e per supportare guerre imperialiste. Questa è la loro “priorità”: non la salute, ma la guerra; non la vita, ma il profitto delle industrie belliche.
Il movimento Basta Impianti non deve limitarsi a essere un semplice comitato di cittadini indignati. Deve diventare un’occasione di lotta rivoluzionaria contro questo sistema economico marcio, che considera territori e vite sacrificabili. Non basta chiedere controlli, protocolli o compensazioni. Bisogna colpire il cuore del problema: un’economia che mette al centro il guadagno dei privati e scarica sulla collettività malattie, precarietà e morte.
Crediamo che questo movimento debba dotarsi di un programma politico di lotta, che punti ad allargare la battaglia a quei settori non ancora coinvolti e ad ottenere risultati seri che vadano oltre le mille promesse vuote che abbiamo ricevuto negli ultimi anni.
Per questo rivendichiamo a gran voce:
- Un coordinamento democratico e popolare: un movimento che si rispetti non può che essere organizzato. In ogni città coinvolta dobbiamo formare comitati di lavoratori e studenti che organizzino dal basso la lotta, in maniera democratica ed eleggendo delegati per un coordinamento provinciale che possa unificare tutte le realtà coinvolte e dare una direzione reale al movimento.
- Sciopero provinciale: l’unico modo reale per danneggiare le istituzioni e i padroni è intaccare il loro profitto. Solo con il coinvolgimento della classe operaia possiamo sperare di essere incisivi e di venire ascoltati. Rivendichiamo uno sciopero di tutti i settori della provincia, a partire dai lavoratori degli impianti di raccolta rifiuti. Senza i lavoratori non si accende una luce e non gira una ruota!
- Stop a nuovi impianti e riconversione: nessuna nuova autorizzazione, nessun ampliamento, nessun business sulla pelle della popolazione. Lottiamo per una riconversione degli impianti inquinanti.
- Stop alle spese militari: La priorità per questo governo di guerrafondai è la spesa militare (coi nostri soldi) e il taglio ai servizi. Noi non parteciperemo alla mattanza imperialista, che sia in Ucraina o a Gaza! Non un centesimo alle armi, destinare i fondi a sanità, servizi pubblici e a una bonifica del territorio!
- Nazionalizzazione sotto controllo operaio: basta con la gestione privata del ciclo dei rifiuti, la realtà che vediamo è il frutto della logica del guadagno che bypassa ogni parametro di sicurezza e rispetto della salute o dell’ambiente. Gli unici capaci di gestire in modo sicuro e trasparente il ciclo di smaltimento rifiuti sono i lavoratori e le comunità locali. Rivendichiamo la nazionalizzazione senza indennizzo di tutti gli impianti, con il controllo operaio diretto sulle produzioni, sulla loro riconversione e nei processi di bonifica!
Non c’è più tempo da perdere. Non c’è da dare neanche un’oncia di spazio ai padroni e alle istituzioni loro complici!
Non possiamo aspettarci nulla né dal governo né dalle vecchie e nuove facce della politica locale le quali hanno provato a trasformare le assemblee popolari in terreni di scontro elettorale per racimolare qualche voto.
Ogni nuovo incendio, ogni nuova nube tossica, ogni nuova promessa istituzionale tradita confermano che la lotta non può fermarsi. Organizziamoci, allarghiamo il fronte, portiamo studenti e operai in piazza.
L’Agro Caleno non è la pattumiera di nessuno. È terra nostra, ed è terra viva. Difendiamola, difendiamo noi stessi.
Basta sfruttamento! Basta biocidio! Tutto il potere ai lavoratori e alle comunità!