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10 Giugno 2020“Oggi si muove tutto molto più velocemente e i virus non fanno eccezione. Se la Sars avesse seguito il perverso modello dell’influenza, l’epidemia del 2003 non sarebbe stata rubricata fra i casi fortunati e non saremmo qui a congratularci per l’efficacia delle contromisure. La storia avrebbe avuto effetti più tragici.
C’è un’altra vicenda terribile da sviscerare, ma non riguarda, probabilmente, il virus della Sars. È ipotizzabile che la prossima Grande Epidemia (il famigerato Big One), quando arriverà si conformerà al modello perverso dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi. In questo caso si sposterà da una città all’altra sulle ali degli aerei, come un angelo della morte.”
Queste righe non sono state scritte qualche settimana fa, ma nel 2012, da David Quammen nel libro “Spillover” (Adelphi, 2014). Divulgatore scientifico e giornalista del “National Geographic”, nel suo lavoro si incentra sulla descrizione delle “zoonosi”, vale a dire le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo. Sono le malattie emergenti: già nel 2005 uno studio rilevava come il 58% delle specie note di patogeni umani sono di origine animale. Praticamente tutte le epidemie e le pandemie più devastanti degli ultimi decenni (da Ebola ai vari tipi di influenza, passando per la Sars fino all’HIV) sono zoonosi e sono state responsabili di 30 milioni di morti dall’inizio degli anni ottanta ad oggi.
La pandemia del Covid-19 è tutt’altro che un evento inaspettato. Lo stesso Covid-19 fa parte della stessa famiglia dei Coronavirus, come quello della Sars, ma ha un altro tipo di evoluzione.
Quammen in tutte le oltre 500 pagine del suo lavoro, spiega che la diffusione dei virus non sono fatti accidentali, ma sono la causa di precise azioni dell’uomo. I virus esistono da milioni e milioni di anni, infinitamente prima della comparsa dell’Homo sapiens. Per milioni di anni avevano quasi sempre raggiunto una sorta di compromesso con l’ospite e si replicavano lentamente e continuamente senza dare grandi segni della loro pericolosità. Si sono adatti all’ambiente, ma cosa succede quando questo equilibrio viene spezzato?
Lo sconvolgimento di interi ecosistemi, la distruzione di foreste, lo spostamento forzato di specie animali. L’esportazione di animali estranei all’habitat al posto dei nativi, gli allevamenti intensivi e il bombardamento degli animali con antibiotici e altri farmaci. Questi e altri fenomeni, cresciuti notevolmente durante la globalizzazione capitalista, fanno incontrare specie che non erano mai venute a contatto prima. Specie che ospitano virus e altri agenti patogeni per loro innocui, ma che possono essere letali per altre, tra cui l’uomo.
Quammen fa numerosi esempi oltre a quello della Sars. Da quello nel capitolo introduttivo, dove spiega come Hendra, un virus antichissimo ospitato dalle volpi volanti in Australia, abbia trovato nel cavallo arrivato nell’isola-continente solo nel 1798, un formidabile “ospite di amplificazione”, (l’animale dove un virus o un altro patogeno di moltiplica in maniera straordinaria), ed è diventato letale per l’essere umano.
Oppure quando parla della malaria da Plasmodium knowlesi, un parassita che aveva compiuto il salto da tempo, ma nessuno se ne era accorto. È trasmesso da una zanzara, e in genere si trasmette da scimmia a scimmia, “ma può pungere gli essere umani, se ne ha l’occasione. E poiché le foreste del Borneo vengono abbattute per ricavare legname o terre da coltivare e i macachi muoiono o scappano, le occasioni e le necessità sono in aumento”
In un passaggio particolarmente illuminante Quammen attacca i ragionamenti pseudoreligiosi o mistici all’insegna della “rivincita della foresta” I virus non dispongono di una volontà: “tutto si riduce alle chance di successo; non sono loro a cercarci, semmai siamo noi a cercare loro”.
Il capitolo che descrive la storia della Sars nel 2003, che è uno di quelli che parla in maniera diretta alla tragedia di questi mesi, fa piazza pulita dei pregiudizi sugli usi e costumi dei cinesi come causa principale dello scoppio della pandemia di Covid-19:
La diffusione dei wet markets e la cultura dello yewei, vale a dire il consumo di specialità esotiche diffusa nel sud della Cina ha origini recenti:
“Seguire la moda delle specialità selvatiche è considerato un modo per acquisire prestigio (…) Mangiare animali selvatici, spiegava Greenfeld, non era che un aspetto dei nuovi bisogni di ostentazione e consumo di beni di lusso, che ad esempio prevedevano la frequentazione di bordelli dove mille donne erano offerte dietro una grande vetrina.”
Tali nuovi bisogni sono quelli della nuova classe capitalista cinese e si inseriscono certamente in una precisa tradizione culinaria, ma la distorcono e la piegano ai capricci dei nuovi miliardari, che fanno arrivare sul territorio cinese centinaia di specie mai viste prima da ogni angolo del Sud-Est asiatico e le fanno incontrare.
Quammen ha assolutamente ragione quando scrive nelle pagine finali di Spillover che “in quanto esseri umani siamo parte della natura e che la stessa idea di un mondo naturale distinto da noi è sbagliata e artificiale.” La pandemia di Covid-19 ce l’ha ricordata in maniera crudele.
Lo stesso autore tuttavia cade in errore quando invoca un cambiamento delle scelte dei singoli (“che hanno grande importanza”) per prevenire nuove catastrofi.
I comportamenti descritti all’interno del libro non sono il prodotto della natura umana ma bensì responsabilità del modo di produzione e accumulazione esistente, quello capitalista. È la sete di profitto che distrugge boschi e foreste e crea le megalopoli dove milioni di persone vivono in condizioni inumane. Sono le multinazionali che impongono le coltivazioni e gli allevamenti intensivi. È Big Pharma che ha interrotto le ricerche di un vaccino per debellare la Sars, perché non redditizio. Se migliaia di ricercatori e medici sapevano, ma nessuno ha agito, è perché i governi e la classe dominante lo hanno impedito coscientemente.
Non possiamo tuttavia chiedere a Quammen né ai brillanti scienziati che ha intervistato per Spillover più di quanto si siano proposti come giornalisti o epidemiologi.
Per uno sviluppo armonico delle risorse di questo pianeta e per una ricerca scientifica a servizio dell’umanità, è necessaria una rivoluzione sociale che strappi le leve del potere economico dalle mani di un pugno di miliardari.
Per impedire nuove catastrofi e nuove pandemie, costituisce una necessità assoluta.