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16 Luglio 2019Cile – lo sciopero degli insegnanti entra nella quinta settimana. La ministra Cubillos deve dimettersi!
Lunedì 1 luglio lo sciopero degli insegnanti cileni è entrato nella sua quinta settimana. Più del 70% dei docenti ha votato per respingere l’ultima offerta del Governo e vuole continuare la protesta nazionale a tempo indeterminato. Essa ha coinvolto centinaia di migliaia di persone in tutto il Paese, con una partecipazione particolarmente attiva nelle province. Del canto suo, il Ministro dell’Educazione Marcela Cubillos, dopo aver mostrato grande arroganza, solo la scorsa settimana ha accettato di dialogare dopo la bufera di polemiche a seguito dei casi di brutalità della polizia. Dopo che grandi marce di decine di migliaia di partecipanti nelle scorse settimane hanno rappresentato una pietra miliare nel movimento degli insegnanti, il punto più alto è coinciso con il cacerolazo (la protesta politica che consiste nel percuotere ritmicamente le pentole) dei patipelados (i diseredati) il 26 giugno, che ha catalizzato il sostegno e la solidarietà della popolazione nelle strade.
Le richieste a cui il Sindacato degli insegnanti (Colegio de Profesores de Chile) lavorava dal 2018 sono state accolte da una porta sbattuta in faccia, tale comportamento ha scatenato un movimento di insegnanti che continua a sorprendere tutti con il suo spettacolo di creatività, ottimismo e solidarietà.
Le richieste principali includono il “debito storico” (spiegato di seguito), l’uguaglianza nel trattamento contrattuale per tutti gli insegnanti, compresi i maestri di scuola materna (salari che riconoscano gli anni di studio per una professione che è, inoltre, marcatamente femminile), nonché una revisione delle modifiche al curriculum. Inoltre, tra le altre rivendicazioni, vogliono la fine dei sovraccarichi di lavoro, la fine della doppia valutazione dei docenti, la progressione di carriera per gli insegnanti e una nuova legge sull’istruzione pubblica.
È passato poco più di un anno dall’insediamento di questo governo di estrema destra, che difende gli interessi dei padroni e della proprietà privata.
L’attuale ministro Cubillos è la figlia di un ministro della dittatura di Pinochet. Ha studiato in una struttura dell’Opus Dei, l’Università cattolica dove, come seguace di Jaime Guzmán e ammiratrice del dittatore, ha preso parte alla campagna per il “Sì” al Plebiscito del 1988 (il referendum dove si decise la continuazione o meno della dittatura).
Martedì ha di nuovo mostrato indifferenza alle richieste popolari ed è stata assente da una sessione speciale della commissione istruzione al Senato: la giustificazione era l’invito a vedere l’eclissi con il presidente Piñera nel nord del Paese. L’attuale sciopero degli insegnanti sta imperversando in mezzo alle polemiche sulla repressione poliziesca degli insegnanti nelle strade, così come l’irruzione violenta di forze speciali nelle scuole del quartiere di Santiago Central sotto l’egida della politica denominata “Aula sicura”, la quale persegue la linea repressiva e autoritaria del governo.
La Destra mostra una totale incapacità politica e storica di sviluppare le attitudini e le potenzialità della gioventù cilena, la quale è protagonista da molti anni di mobilitazioni dove ha cominciato a mettere in discussione il profitto nel campo dell’istruzione, il maschilismo e l’autoritarismo, fino al regime capitalista che domina il Cile nel suo complesso.
Fin dalla Costituzione approvata dalla dittatura nel 1980, lo Stato non garantisce più l’uguaglianza nell’accesso all’istruzione e ha consegna l’amministrazione delle scuole pubbliche alle amministrazioni comunali, a imprese private e ad enti privati convenzionati. I sussidi vengono assegnati in base alla frequenza media degli studenti formando un mercato intorno all’iscrizione degli studenti invece di fornire un’istruzione di qualità in quanto diritto universale.
Trasferendo le competenze dell’istruzione dallo stato ai comuni, le stesse condizioni di lavoro degli insegnanti sono passate da quelle caratteristiche del servizio pubblico a quelle tipiche del lavoro precario sotto il diritto del lavoro che regola il settore privato. Ciò significa che gli insegnanti non hanno ricevuto l’aumento di stipendio stabilito dal decreto legge 3551 del 1981, il quale avrebbe aumentato lo stipendio base fino al 90% per tutti i dipendenti pubblici. Ora decine di migliaia di docenti, in particolare donne anziane, chiedono a gran voce sia ripagato loro questo “debito storico”.
Da parte loro, dopo la dittatura o durante la transizione, i governi della “Concertación” (la coalizione tra i partiti socialisti e quelli democratici cristiani) hanno concesso riforme “cosmetiche”, come il credito agli studenti sostenuto dallo Stato, il quale avrebbe offerto un aiuto statale ai singoli studenti per pagarsi gli studi e così facendo continua ad arricchire le assicurazioni e gli istituti finanziari privati nella loro morsa di controllo sull’istruzione, legittimando il modello del libero mercato elaborato nella dittatura.
Pertanto, gli studenti sono considerati semplicemente clienti e non persone con diritto all’istruzione pubblica, gratuita e di qualità, quale lo Stato dovrebbe garantire.
L’attuale movimento di protesta si è sviluppato con una particolare forza a livello delle province, nelle quali gli insegnanti hanno mostrato metodi di protesta più combattivi e meno comuni.
Queste caratteristiche sono più accentuate nelle regioni già toccate dalla cosiddetta “ribellione della base” del 2014, quando gli insegnanti di più di 200 comunità hanno protestato contro un accordo del dirigente sindacale Jaime Gajardo, del Partito Comunista), stipulato alle spalle degli insegnanti con il governo Bachelet.
Di conseguenza Gajardo, che aveva guidato il sindacato per due decenni, è stato defenestrato. I dissidenti hanno eletto al suo posto Mario Aguilar del Partito Umanista: da allora, il Sindacato degli Insegnanti ha visto crescere il ruolo al suo interno di una generazione più giovane e combattiva, pronta a schierarsi in difesa dell’istruzione pubblica.
Inoltre, nel 2015, il Progetto di progressione di carriera presentato dal governo di allora venne respinto da oltre il 90% degli insegnanti. Oltre a promuovere un sistema di relazioni più atomizzate e individualista tra i docenti, concorreva a limitare il loro controllo sugli aspetti del curriculum scolastico.
Il modello d’educazione di mercato ereditato dalla dittatura, e mantenuto nella transizione, è uno dei pilastri del modello di accumulazione capitalista in Cile. Le attuali riforme dell’istruzione aumentano l’uso di un linguaggio manageriale ed economicista, piuttosto che metodi educativi e pedagogici che dovrebbero sostenere qualunque cambiamento in questo settore. Il tono sia del Ministro Cubillos che del Governo è a favore dei padroni, difendendo il mancato pagamento degli stipendi degli scioperanti e definendo lo stesso sciopero “illegale”. Solo due settimane prima delle vacanze invernali lo sciopero ha raggiunto un punto critico: tutti coloro che combattono per difendere l’istruzione pubblica hanno dovuto e dovranno dare tutto ciò che hanno. Lo sciopero deve essere esteso a più istituti, sia privati che sovvenzionati, e deve mobilitare il sostegno attivo degli studenti delle scuole secondarie e universitarie, mettendo in prima linea la richiesta di porre fine alla politica della “aula sicura”, che è servita soltanto a inimicarsi sia gli insegnanti che gli studenti.
L’appoggio dell’opinione pubblica allo sciopero è ampio, raggiunge il 69% secondo un sondaggio d’opinione, che indica anche che il tasso d’approvazione popolare della politica educativa del governo è crollato dal 31% al 19%. Per ottenere la vittoria, gli insegnanti devono organizzare e mobilitare questo appoggio.
Sono state convocate grandi cortei per ieri e oggi a sostegno dello sciopero, in concomitanza ad altri settori, compreso il sostegno dei lavoratori portuali. Inoltre, è pianificato uno sciopero dai lavoratori della catena di supermercati Lider (Walmart). Dopo il successo della protesta dei cacerolazo, sintomatica dell’ampio sostegno dell’opinione pubblica in generale per lo sciopero degli insegnanti, è necessario avanzare un piano d’azione che possa culminare in uno sciopero generale in difesa dell’istruzione, ma anche della sanità e delle altre rivendicazioni del proletariato cileno.
Gli insegnanti devono riconquistare il loro sindacato e ricostituire i meccanismi decisionali basati sulla democrazia diretta degli iscritti per esprimere fedelmente le decisioni e le necessità degli educatori. Devono cercare l’unità con il resto della classe operaia e tutti i settori mobilitati in lotta: esse hanno tutto da guadagnare se gli insegnanti saranno vittoriosi rispetto alle loro richieste di migliori condizioni di lavoro. Per una difesa dell’istruzione pubblica al servizio della popolazione e non dei padroni!
4 luglio 2019