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No al golpe made in Usa! Giù le mani dal Venezuela!

L’editoriale del nuovo numero di Rivoluzione

Anche se i media ci raccontano un’altra storia, quella a cui assistiamo in Venezuela è una vergognosa operazione di ingerenza internazionale nei confronti di un paese che non vuole piegarsi alla volontà degli Usa. Da vent’anni il Venezuela è attraversato da un processo rivoluzionario che spaventa tutti coloro che vogliono tenere le masse latinoamericane sotto il giogo dello sfruttamento imperialista.

Gli Usa hanno così disposto il rovesciamento del governo Maduro e messo in campo una grottesca messinscena riconoscendo un personaggio autonominato, Juan Guaidò, come legittimo presidente del Venezuela. A questa presa di posizione si sono immediatamente allineati l’Ue, l’Osa (Organizzazione degli Stati americani) e una ventina di governi, che si sono affrettati a riconoscere il burattino di Washington.

Poco importa che il 20 maggio scorso Nicolas Maduro sia stato eletto presidente con quasi il 70% dei voti.

Quella del Venezuela viene presentata come una dittatura totalitaria ma si tratta di una dittatura ben particolare, visto che parliamo di un paese che dalla prima elezione di Chavez nel 1999 ha tenuto 24 competizioni elettorali, più di una all’anno! Pretendono di stabilire chi dev’essere il presidente venezuelano, come se questa non fosse una decisione che spetta al popolo venezuelano e a nessun altro.

Il governo italiano, che inizialmente si era mantenuto in silenzio, dopo aver subito la pressione della comunità italiana in Venezuela (composta in gran parte da reazionari), di Mattarella e della Lega, si è unito anch’esso al coro dei banditi imperialisti, guidato da Donald Trump.

“Democratici” con le mani sporche di sangue

Il golpe è stato preparato negli Usa nei minimi particolari.

I conti correnti della compagnia petrolifera nazionale Pdvsa negli Stati Uniti (per un valore di 6 miliardi di euro) sono stati congelati; contemporaneamente la Banca d’Inghilterra ha sequestrato le riserve auree venezuelane depositate a Londra (per 560 milioni di dollari). Parlano di “crisi umanitaria” quando con queste decisioni stanno strangolando e affamando il popolo venezuelano. Si tratta di una verità talmente evidente che persino il vicedirettore del Sole 24 Ore, Alessandro Plateroti, non certo un pericoloso rivoluzionario bolscevico, ha dichiarato che: “Stiamo legittimando il sequestro dell’oro venezuelano a Londra contro ogni norma di diritto internazionale”.

Guaidò ha viaggiato lo scorso dicembre negli Usa dove è stato ricevuto da alti funzionari governativi da cui ha ricevuto istruzioni precise. I personaggi coinvolti in questa vicenda rispondono ai nomi di noti reazionari quali: Mike Pence, Mike Pompeo, John Bolton e da dietro le quinte, il senatore Marco Rubio, portavoce della mafia cubana di Miami.

Per giunta Donald Trump ha designato Elliott Abrams quale responsabile dell’operazione tesa a “riportare la democrazia” in Venezuela.

Abrams è noto alle cronache per aver mentito al Congresso degli Stati Uniti ed è stato condannato da un tribunale americano per lo scandalo Iran-Contra nel quale era direttamente implicato. Ha sostenuto e coperto regimi criminali e squadroni della morte in Guatemala e Salvador negli anni ’80, coordinato le operazioni controrivoluzionarie contro il Nicaragua sandinista, occupandosi personalmente dei finanziamenti alle bande criminali della Contra. Ha inoltre organizzato l’invasione in Iraq e da più parti viene considerato l’esecutore del tentato golpe contro il presidente Chavez che si realizzò in Venezuela nel 2002.

Questi personaggi con le mani sporche di sangue non hanno niente a che vedere con la democrazia e quando parlano di “crisi umanitaria” in Venezuela, non fanno che della spregevole ipocrisia. Se si preoccupassero di questo le loro attenzioni andrebbero a paesi come l’Arabia Saudita, una monarchia assoluta, nella quale esiste un finto parlamento, nominato dal monarca, che non a caso è chiamato Assemblea Consultiva, in quanto può essere consultato ma non ha potere decisionale su alcuna materia decisiva.

Il programma di Guaidò: svendere il paese

La verità è che Trump vuole approfittare della sfavorevole congiuntura economica venezuelana per dare la spallata a un governo che ha rappresentato una spina nel fianco degli Usa in tutti questi anni.

Non solo sono interessati alla prima riserva petrolifera al mondo, all’oro e al coltan (un minerale utile alla fabbricazione di condensatori usati in telefoni cellulari e computer). Quello che preme loro più di ogni altra cosa al mondo è liberarsi di ogni residuo della rivoluzione bolivariana.

Se avessero successo trasformerebbero il Venezuela in un protettorato degli Usa, e avanzerebbero misure che rappresenterebbero un disastro per le masse venezuelane.

Guaidò ha annunciato il suo programma che essenzialmente prevede:

– La privatizzazione di tutte le aziende nazionalizzate (acciaio, telecomunicazioni, cemento, elettricità, ecc.)

– La restituzione delle terre espropriate ai latifondisti che le possedevano prima dell’arrivo di Chavez e delle sue riforme agrarie.

– Licenziamenti massicci nel settore pubblico.

– Lucrosi contratti petroliferi per le multinazionali americane a scapito del popolo venezuelano.

Un governo del genere non potrebbe far altro che distruggere le conquiste residue della rivoluzione bolivariana: su tutte l’istruzione, l’assistenza medica gratuita universale e l’edilizia pubblica (con la costruzione di oltre due milioni e mezzo di case negli ultimi 10 anni).

Le conseguenze nefaste della vittoria del golpe si avvertirebbero in tutta l’America Latina e anche oltre. Ma per evitarlo non è sufficiente sostenere Maduro.

Sconfiggere il golpe con misure rivoluzionarie!

La crisi economica che ha devastato il paese negli ultimi 4 anni (crollo del Pil del 50% ed inflazione all’800mila%) ha minato gravemente le basi di consenso del regime demoralizzando gli attivisti bolivariani. Una crisi provocata dal crollo del prezzo del greggio ma che è stata aggravata dalla corruzione e dall’insipienza della burocrazia del Psuv che ha svuotato da dentro il processo rivoluzionario favorendo l’iniziativa della controrivoluzione. A ciò si sommano le pesantissime sanzioni messe in campo dagli Usa.

Oggi le masse venezuelane pagano un prezzo molto alto per i cedimenti di Maduro e le enormi concessioni che in questi anni sono state fatte all’imperialismo e alla classe dominante. Se il presidente venezuelano pensava che, svenando il popolo venezuelano col pagamento di oltre 70 miliardi di dollari di debito estero, avrebbe ottenuto il quieto vivere con Washington, è del tutto evidente che si sbagliava.

Questo elemento decisivo viene completamente rimosso dai compagni della galassia riformista e stalinista (a partire dal responsabile esteri del Prc, Marco Consolo) che sostengono acriticamente Maduro e chiudono gli occhi di fronte alla disastrosa situazione dei lavoratori venezuelani, che hanno visto precipitare i loro salari, sono ridotti all’indigenza e in condizioni di totale degrado.

La borghesia venezuelana ha goduto di notevoli concessioni da parte del governo, esenzioni di imposte all’importazione, condono di debiti, finanziamenti a fondo perduto. Miniere e giacimenti naturali di enorme valore sono stati svenduti a prezzo di saldo al capitale straniero. Così come sono stati firmati contratti per l’estrazione del petrolio a condizioni estremamente favorevoli con multinazionali come la statunitense Erepla Service.

Maduro ha pagato la fantasmagorica cifra del debito estero, a detrimento dell’importazione di alimenti e medicine necessarie alla popolazione venezuelana.

Se il Venezuela dimostra qualcosa non è il “fallimento del socialismo”, ma il fallimento di una politica volta a regolare il capitalismo.

Finora l’esercito (salvo una minoranza di ufficiali) è rimasto fedele a Maduro, ma non bisogna mai dimenticare che gli alti ufficiali hanno un interesse materiale nel sostenere il governo solo nella misura in cui questo garantisce loro potere e privilegi. Questo può cambiare molto rapidamente se avvertono che l’offensiva imperialista si consolida e guadagna terreno. Non a caso Guaidò ha promesso l’amnistia e privilegi a tutti gli ufficiali che si rivolteranno contro Maduro.

Del corpo ufficiali non ci si può fidare. L’unica maniera di sconfiggere il golpe è attraverso una mobilitazione rivoluzionaria dei lavoratori, dei contadini e degli oppressi venezuelani, che già più volte hanno salvato la rivoluzione, a partire dalla risposta al golpe del 2002.

Ma la mobilitazione è possibile solo offrendo soluzioni ai problemi delle masse, rivendicando un programma di aumento dei salari, che garantisca la sufficienza alimentare e condizioni di vita decenti. In una parola per difendere la rivoluzione bisogna dotarsi di un programma rivoluzionario.

Visto che le banche degli Usa e della Gran Bretagna si sono impossessate delle riserve e dei conti correnti delle aziende venezuelane, tutte le agenzie delle banche di questi paesi e le multinazionali devono essere espropriate, così come le aziende dei padroni che sostengono il golpe. I lavoratori e i contadini devono formare delle milizie allo scopo di difendere la rivoluzione. Si parla sempre più apertamente di un intervento militare camuffato da una spedizione di “aiuti umanitari”.

Bisogna opporsi implacabilmente e unire le forze antimperialiste, ma farlo non significa sospendere la critica a Maduro. Si tratta di una contraddizione solo apparente. Se qualcosa ci ha insegnato la storia è che le rivoluzioni possono essere sconfitte dai nemici esterni, ma possono anche essere divorate da dentro, da una direzione burocratica e miope. Per parafrasare la rivoluzione francese, il Termidoro venezuelano è terminato, siamo ormai al bonapartismo. E se di fronte all’aggressione imperialista non abbiamo alcuna esitazione a schierarci con Maduro, il bonaparte di Caracas, questo non significa che lo sosteniamo politicamente, anzi diciamo apertamente che la maggior parte delle decisioni che ha assunto negli ultimi anni sono state sbagliate e hanno creato le condizioni per questo golpe.

Ma dall’altra parte è fin troppo evidente che solo dalla sconfitta degli Usa e non certo dalla sua vittoria, la rivoluzione venezuelana può acquisire nuova linfa, così come nel resto del continente latinoamericano creando le condizioni per rovesciare i governi reazionari che si sono insediati in Brasile, Argentina, Colombia, ecc.

Per questo è necessario appoggiare Maduro mantenendo una totale indipendenza dal suo programma. Non si illudano gli imperialisti americani e i loro lacchè. Il popolo venezuelano lotterà fino alla morte per cacciarli via!

E solo un secondo dopo la sconfitta del golpe si devono fare i conti con una burocrazia che ha condotto la rivoluzione venezuelana in un vicolo cieco.

20 febbraio 2019

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