Il governo Macron è sull’orlo del baratro… Prepariamo lo sciopero generale!
18 Gennaio 2019Matamoros, Messico – 40mila lavoratori delle maquiladoras in sciopero!
22 Gennaio 2019Nella manovra economica 2019 è stata approvata dalla Commissione bilancio alla Camera una misura voluta dalla Lega sul congedo di maternità, il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro che spetta alle donne durante la gravidanza e il puerperio.
Se l’emendamento ottenesse l’approvazione del Parlamento, le donne potrebbero restare al lavoro fino al nono mese ed utilizzare i 5 mesi a disposizione dopo il parto. A valutare il loro stato di salute sarebbe un medico, come si trattasse di un comune raffreddore.
Questo congedo viene proposto in alternativa all’attuale, che prevede la sospensione obbligatoria dal lavoro due mesi prima del parto e nei tre successivi, oppure un mese prima e nei quattro successivi.
È chiaramente fuorviante pensare che potrà trattarsi di una libera scelta offerta alle donne. Non sarà sicuramente la valutazione del medico a condizionare la decisione ultima della lavoratrice di andare o meno a lavorare fino al nono mese di gravidanza, specie se neoassunta, dipendente di un’azienda in crisi o piccola, spesso priva di tutele.
Sono all’ordine del giorno le denunce di tantissime lavoratrici che subiscono vessazioni e discriminazioni per il semplice fatto di aspettare un figlio. La donna per i padroni diventa meno produttiva ed è spesso messa nelle condizioni di subire pressioni talmente forti da renderle impossibile conciliare la maternità con il lavoro, fino a costringerla alle dimissioni.
I casi di “mobbing post partum”, secondo l’Osservatorio nazionale mobbing, sono in continua ascesa: 4 donne su 10 sono state costrette a dare le dimissioni tra il 2013 ed il 2015: “Si tratta di lavoratrici che arrivano da realtà piccole o piccolissime, dove spesso il sindacato non è presente”, conferma il Centro Donna della Camera del Lavoro di Milano. Se si pensa che in Italia le piccole imprese (con meno di 50 addetti) rappresentano il 99,4% dell’intera struttura produttiva nazionale, è facile intuire che si tratta, a tutti gli effetti, dell’ennesima concessione data dal governo giallo-verde ai padroni per rendere le donne ancora più ricattabili.
Lo scopo è quello di minare la sacrosanta libertà, che spetta a ciascun individuo, di poter scegliere come conciliare la propria vita privata con quella lavorativa. Questo governo continua, in tal senso, a deludere le aspettative di quanti pensavano in un riscatto sociale. Basti pensare al famigerato Ddl Pillon, o al pesante attacco alla legge 104. L’obiettivo, ancora una volta, resta puntato verso quei lavoratori più fragili e ricattabili.
Dietro l’infelice definizione di maternità “agile” con questo emendamento l’unica agilità ce l’avranno le imprese nel gestire la vita delle neomamme lavoratrici!
La già abbondante raccolta di dati e statistiche dimostra a sufficienza che è l’ora di dire basta! L’unica possibilità che abbiamo è quella di mobilitarci contro questo governo per mantenere e piuttosto aumentare i nostri diritti come mamme, come lavoratrici e donne. Iniziative di lotta vanno promosse e sostenute dal sindacato, a partire dai luoghi di lavoro e dalle singole vertenze, affinché la lotta per i diritti delle donne diventi anche la lotta per i diritti di tutti i lavoratori.