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4 Giugno 2018Una moltitudine, una massa compatta di centinaia di migliaia di persone si è data appuntamento lo scorso 25 maggio all’Obelisco nel centro di Buenos Aires per esprimere il proprio rifiuto nei confronti del governo Macri e della sua politica di sottomissione al Fondo monetario internazionale.
Dalla Avenida Corrientes fino a Moreno, la Avenida 9 de Julio era piena da un capo all’altro. Organizzazioni politiche, sociali, sindacali e un gran numero di giovani e lavoratori che non fanno riferimento a nessuna organizzazione hanno manifestato tutti, ancora una volta, l’enorme predisposizione della lotta che esiste fra le masse, la volontà di mobilitarsi ed esprimere la loro rabbia di fronte al piano di austerità in atto.
Mentre la mobilitazione si prendeva il centro della città, Macri, accanto agli alti comandi dell’esercito argentino, frequentava il tradizionale e oligarchico Te deum nella Cattedrale metropolitana e alla sua uscita salutava una folla solo immaginaria poiché la Plaza de Mayo era stata fortemente recintata dalla polizia.
I promotori
La mobilitazione è stata promossa fin dall’inizio da quei settori politici e sindacali vicini a Unidad Ciudadania (la nuova piattaforma elettorale del Kirchnerismo) che hanno fatto appello a “una grande manifestazione patriottica rivendicando il 25 maggio e rifiutando il FMI” e dove avrebbero presentato il “Proclama popolare del 25 maggio 2018: No al FMI”
Era possibile vedere tra i promotori i sindacati della Corriente Federal (coalizione di sindacalisti critici della CGT fondata nel 2016), il Moyanismo (sostenitori dell’ex segretario generale della Cgt, riferimento della destra peronista), i sindacati delle due CTA (Central de Trabajadores de Argentina, fondata nel 1992, poi scissa nel 2010 tra due settori in competizione), il blocco che forma il CTEP (Confederación de Trabajadores de la Economía Popular, che raggruppa lavoratori autonomi, delle cooperative e dell’economia sommersa), Barrios de Pie e il CCC ( Corriente Clasista y Combativa, corrente formata dal Partito comunista Rivoluzionario nel 1996) e organizzazioni a difesa dei diritti umani come le Madres e le Abuelas de Plaza de Mayo..
Sergio Palazzo, leader del lavoratori del settore bancario, ha affermato che l’obiettivo è continuare con “l’unità nelle piazze“.
Da parte loro, i dirigenti del Frente de Izquierda y los Trabajadores (FIT, un fronte formato da alcuni partiti che si dichiarano trotskisti. Ha tre deputati alla camera) si sono rifiutati di aderire alla mobilitazione, sebbene fossero presenti alcuni gruppi di sinistra orientati verso la FIT, nonché uno spezzone del MST, che fa parte di un fronte politico con il nuovo MAS (ambedue formazioni che fanno riferimento al trotskismo, il loro fronte è alternativo al FIT).
Questi settori mostrano i loro limiti di classe, non capendo che il problema non è solo Macri, ma è radicato nella crisi del capitalismo argentino, prodotto della crisi capitalista mondiale.
Oggi siamo in una crisi globale, che non è ciclica ma di portata storica e che rende impossibile effettuare qualsiasi tentativo di intraprendere un piano di sviluppo, che abbia al centro un alleanza o il tentativo di regolare una qualsiasi delle fazioni dominanti della borghesia. È risaputo che non si può sfamare un leone con la lattuga.
La realtà ci mostra che l’economia del nostro paese è un’economia strutturalmente arretrata, debole, soggetta al capitale straniero, altamente concentrata e saldamente ancorata al mercato mondiale. Ciò rappresenta una prova dell’incapacità organica della borghesia e dell’oligarchia di sviluppare un forte apparato produttivo, con un solido mercato interno, o tecnologie che permettano la creazione un settore industriale.
Per tale motivo, affermare che esista un settore della borghesia capace di sviluppare l’apparato produttivo nell’interesse della nazione, non è solo anacronistico dal punto di vista storico, ma è utopico nel quadro della crisi economica globale.
Su questo si deve essere chiari: governare nel quadro di una crisi economica globale di natura sistemica e secolare, può solo implicare, su basi riformiste, gestire la crisi del capitalismo e scaricarla sulle spalle dei lavoratori e dei poveri.
In questo contesto, queste organizzazioni hanno lo scopo di svolgere il ruolo di un’opposizione leale e democratica nella paziente attesa di nuove elezioni presidenziali dove contenderanno il potere al Macrismo. Ne consegue che la lotta da loro promossa è una lotta parziale, che non prevede un piano di lotta conseguente che inizi con la convocazione di uno sciopero nazionale per arrivare alla caduta di questo governo.
Mentre è vero che durante la manifestazione dal palco si è spiegato che “i sindacati che sono qui convocheranno uno sciopero generale”, questo non si esprime in azioni concrete come il lancio di assemblee nelle fabbriche, nelle aziende e nei luoghi di lavoro dove organizzazioni a livello di base come i corpi dei delegati e dei consigli interni possono concretizzare questo appello rivolgendosi alla base di quei sindacati i cui leader sono contrari allo sciopero, per superare i limiti della direzione e aderirvi.
I fatti chiariscono che questo movimento di base operaia e popolare non ha alcuna via d’uscita con questi leader che non intendono rompere con la scommessa interclassista e risolvere lo scontro con la borghesia nazionale e l’imperialismo sulla base di una posizione di classe. Tuttavia, la sua base rappresenta una forza formidabile che deve essere presa in considerazione.
D’altra parte, il fronte con più autorità e forza all’interno della sinistra rivoluzionaria, il FIT, non ha partecipato alla mobilitazione assumendo un atteggiamento chiaramente settario e che ha precluso la possibilità di contendere alla leadership riformista la sua base sociale ed elettorale. Ancora una volta, la malattia infantile dell’estremismo conduce a mala parata.
È evidente che a sinistra abbiamo una sfida: mentre lottiamo per l’indipendenza politica della nostra classe, dobbiamo rendere concreto il programma rivoluzionario rispetto ai settori dei lavoratori, della gioventù e della sua avanguardia. Ma questo può accadere solo se abbiamo principi saldi e tattiche flessibili. Solo combattendo il settarismo e accompagnando un processo di maturazione della classe operaia e della sua avanguardia, possiamo contestare la direzione del movimento.
Si tratta di partire dal movimento così com’è, e di applicare le tattiche migliori per connettersi con l’autentico movimento delle masse e fertilizzarlo con il programma del marxismo rivoluzionario. Come afferma Trotskij nelle sue considerazioni generali sul fronte unito: “Se potessimo semplicemente unire il proletariato attorno alla nostra bandiera o attorno ai nostri slogan pratici, e ignorare le organizzazioni riformiste, sia che si trattasse di partiti o sindacati, logicamente, questo sarebbe il migliore delle situazioni possibili“.
Pertanto, l’assenza della FIT dalla mobilitazione, facendo dell’indipendenza di classe un clichè, lascia le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza con un sano istinto di scontrarsi con il FMI orfani da una posizione rivoluzionaria . La cosa giusta sarebbe stata partecipare alla massiccia mobilitazione con un proprio programma, separato dal programma riformista e proporre un programma di transizione al socialismo come via d’uscita.
Questa è la tattica proposta dalla Corrente socialista Militante, basata sulla tattica del Fronte unico.
Ecco perché, da parte nostra, proponiamo di avere pazienza, di essere fermi nei principi e nei metodi rivoluzionari. Dobbiamo avere fiducia nella classe operaia e nei lavoratori, poiché non è solo la classe moderna e creativa per eccellenza, ma anche l’unica classe potenzialmente rivoluzionaria. La tattica del fronte unico, le tradizioni e i metodi del marxismo rivoluzionario, così come la necessità del dibattito e dell’azione devono essere le armi per gli scontri futuri contro il grande capitale e per superare la crisi di direzione che attraversa il campo rivoluzionario.
Sappiamo anche delle difficoltà che la Fit ha nello sviluppare rapporti con i settori che nutrono illusioni in CFK (Cristina Fernandez de Kirchner), si tratta di aprire questo dibattito sulla base di una possibilità concreta di organizzare i lavoratori e l’avanguardia giovanile di diversi partiti e movimenti nella lotta per il socialismo .
Unisciti alla costruzione della Tendenza Marxista Internazionale e della sua sezione Argentina nella lotta permanente contro il riformismo e il settarismo, sulla strada per costruire lo strumento necessario che ci permetta di percorrere l’unica strada favorevole agli interessi delle classi oppresse: il superamento rivoluzionario del capitalismo .