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22 Marzo 2018Cisl e Uil firmano il contratto integrativo
Il 6 marzo è stata siglata un’ipotesi di accordo (perché ipotesi se è già in vigore?) di contratto integrativo aziendale tra la Lidl , Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, la Filcams-Cgil non ha firmato.
Quando si arriva ad una firma si devono valutare gli aspetti positivi e quelli negativi, per poi poter tirare una riga e farne un bilancio.
Quindi quali sono gli aspetti positivi?
L’agibilità sindacale nei negozi con meno di quindici lavoratori. La timbratura al minuto evitando così sanzioni sui 5 o 15 minuti, come succede in altre aziende. La retribuzione del lavoro domenicale, per tutti, sia per chi ha la domenica lavorativa nel contratto ed anche per chi non ce l’ha, al 135 % anziché al 30 % così come previsto dal contratto collettivo nazionale. Il riconoscimento del congedo matrimoniale anche per le unioni civili.
Credo che questi punti possano essere considerati positivi e non penso serva un granché entrare nel merito. Sembra tutto molto chiaro.
Cosa c’è che non va?
Si può iniziare dalle questioni legate alla sicurezza; si dice, nell’accordo: “La società conferma la propria disponibilità a dare visione della documentazione prevista dalla Legge (D.Lgs 81/08 )”. Interessante che si dia la propria disponibilità; potrebbe fare altro? È la legge che glie lo impone, ma scritto così sembra dire che, vabbè dai, vi facciamo contenti.
La cosa più importante e preoccupante è che son previsti 3 rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (gli Rls) per ogni direzione regionale. Si può notare nella mappa in questo articolo come sono ampie le direzioni regionali di Lidl e quindi come il numero di tre sia risibile. Lidl conta 13mila dipendenti distribuiti in 600 negozi in tutta Italia, l’ultimo è stato aperto recentemente a Palermo.
Seconda questione, la programmazione del lavoro ogni due settimane. Questo vuol dire che i lavoratori non possono programmare la propria vita se non ogni due settimane, oppure chiedere come favore personale la possibilità di prendere un impegno il mese successivo, sperando nella bontà del proprio responsabile.
E ancora, il lavoro domenicale è su base volontaria. Se però con la volontarietà non si copre la necessità lavorativa del negozio, allora l’azienda comanderà i lavoratori che non si sono offerti. Cosa si evince: che la volontarietà è solo formale, non sostanziale e non si capisce neanche quali sono i criteri e chi decide quanto personale ci vuole per ogni domenica. Inoltre nel testo si dice che si sceglierà il personale da far lavorare la domenica tra tutto il personale. Quindi anche tra i part time, che di norma non hanno l’obbligo del lavoro domenicale in quanto i loro sono contratti individuali?
Si propone un programma sperimentale, con adesione volontaria, di aumentare di cinque ore l’orario per i part time. Ad esempio da 25 ore a 30. Queste 30 ore, però, non verranno conteggiate su base settimanale, ma come media settimanale, su base mensile. Ergo, FLESSIBILITA’.
Nell’accordo si specifica che questa flessibilità legata al part time è redata “per i sensi e gli effetti di cui all’articolo 8 della legge 14.09.2011 n. 148”. Cosa prevede questo articolo di legge? Che i contratti integrativi possono derogare, cioè peggiorare, i contratti nazionale e le leggi sul lavoro. L’ultimo regalo dell’ultimo governo Berlusconi, Salvini, Meloni, prima di passare la palla a Monti. In pratica si dice che questa norma è peggiorativa per i lavoratori, ma tranquilli, tutto a norma di legge!
Si certifica l’obbligo di missione, quindi di spostamento, per tutti i dipendenti fino a 40 km, od oltre in caso di nuove aperture o formazione. Certo, con rimborso chilometrico!
Come welfare aziendale vengono proposti due buoni da 100 euro l’uno da spendere nei negozi Lidl. Il primo è un buono per acquisto di beni generici, mentre il secondo in prodotti per l’infanzia per chi diventerà padre o madre. Un welfare tutto a favore dell’azienda. Questi soldi rientreranno nelle proprie casse ed andranno a sommarsi ai soldi risparmiati dai contributi non versati, così come prevede la legge per ciò che riguarda il welfare aziendale. Di questi due buoni si dice che “non sono riproporzionabili per i lavoratori part time”.
Cosa significa? Che anche i part time beneficeranno dell’intera somma, oppure che non ne avranno diritto?
Nell’accordo si dice che verrà estesa la sanità integrativa rispetto a quella del fondo nazionale. In realtà è un annuncio, ma nell’immediato non produrrà nessun effetto, per il futuro si vedrà.
È prevista una banca ore dove i lavoratori che hanno già goduto delle quattro settimane obbligatorie di ferie previste dalla legge, possono accantonare ore di ferie o permessi che altri colleghi possono beneficiare per gravi motivi personali/familiari. Una cosa che potrebbe avere anche una buona finalità, ma la gestione di queste ore è in capo all’azienda e le ore donate sono irreversibili, anche in caso di dimissioni del donatore delle ore. Diciamo che se la finalità è nobile, la gestione lo sembra molto meno.
Insomma, credo non serva molto altro per dire che questo accordo, a fronte di qualche euro in più sul lavoro domenicale, è irricevibile. È un insieme di flessibilità e disponibilità del lavoratore nei confronti dell’azienda. La tua vita è regolata dall’azienda e tutto il resto viene dopo. E pensare che da quattro anni Lidl riceve dall’Istituto internazionale Great Place to Work Institute il premio per “il miglio posto di lavoro dell’anno.”
Bene ha fatto la Cgil a non firmare. Però agli stessi dirigenti della Cgil chiediamo come mai questo accordo non lo si firma, ma si sono firmati contratti nazionali come quello del commercio del 2015, quello dei pubblici esercizi, ristorazione collettiva e commerciale e del turismo del febbraio 2018. L’accordo sperimentale sulle domeniche in Esselunga, di gennaio 2016, giusto per restare nel settore. Come mail la Cgil (con Cisl e Uil ) ha sottoscritto, con grande enfasi, con Confindustria un nuovo patto per la contrattazione pochi giorni fa (vedi articolo su questo sito). Sono cose così differenti?
Si noti, per concludere, che la tanto millantata unità sindacale è valida se tutti sono disposti a firmare peggioramenti per i lavoratori, ma quando uno dei soggetti pensa che così è troppo, beh, vale lo stesso la firma separata. Mica vorrai rinunciare ad un peggioramento!
Il referendum tra i lavoratori? Ah, quello sì, se firmiamo tutti insieme, così vinciamo facile, ma se l’accordo è separato, allora no, non si può rischiare. Democrazia a fasi alterne!
Non firmare questa vergogna è stato giusto! Ma come ci insegna l’esperienza non firmare e basta non serve a nulla. L’unico modo per difendere i lavoratori di Lidl come di qualunque altra azienda è convocare le assemblee e discutere coi lavoratori come conquistare un contratto dignitoso. I lavoratori devono pretendere che il sindacato torni a fare il proprio mestiere, difendere in modo intransigente i loro interessi, questo è l’unico modo per respingere l’accordo Lidl e riconquistare un contratto dignitoso.